domenica 26 giugno 2011

"Operazione Freemont" (2): i favorevoli


Allargata e allungata. Estesa oltre il perimetro del nucleo madre-padre-figli e generosamente (ma si può dire anche: freneticamente) protesa in ogni direzione. Dall'impegno di lavoro al servizio navetta per i bimbi (e i loro compagni), allo svago con amici e parenti. Non c'è da sorprendersi che la famiglia moderna, questa famiglia «a geometria variabile», cerchi auto funzionali, aperte a qualsiasi soluzione, disponibili a semplificare la vita. L'ultima arrivata si chiama Freemont. Per la Fiat, all'inizio, il nome giusto era Freedom. Libertà, in inglese (del resto l'auto deriva, opportunamente trasformata per adeguarla al gusto e alle strade europee, dalla nuova Dodge Journey). Costretti a cambiarlo perché già registrato, al Lingotto ne hanno trovato un altro di fantasia, assonante e con la stessa radice "free". Liberi, innanzitutto, di conciliare l'ordinario (vedi la spola «leggera» casa-ufficio) con lo straordinario (vedi le vacanze a pieno carico). Perché la Freemont ha sette posti compresi nel prezzo. E la seconda fila è rialzata rispetto alla prima, come la terza rispetto alla seconda: schema cinema. Così anche quelli in fondo, dalla loro «poltrona», possono godersi il viaggio. E sopra la seconda e la terza fila, dal «soffitto» spuntano grosse bocchette dell'aria, a dimostrazione che non c'è differenza tra prima classe ed economy. E raggiungere l'ultima fila non è un'impresa per contorsionisti: le porte si aprono a 90 gradi, i sedili di mezzo scorrono con un dito. E gli schienali della terza fila non sono attaccati al lunotto, ma danno su un vano (piccolo, ma sfruttabile) di 145 litri. E quando i sedili non servono, si possono ripiegare nel pavimento, ottenendo un vano di carico da 1.461 litri, con il fondo piatto. E nell'abitacolo non si contano (si fa per dire: sono 32) i portaoggetti. Libertà fa rima con flessibilità, praticità, spaziosità, comodità. L'adrenalina delle prestazioni? Non è neppure il caso di parlarne, considerata l'attitudine dell'auto. Ma un certo tipo di piacere lo si ricava eccome. Il piacere dell'assetto equilibrato (infatti è stato pesantemente rivisto rispetto allo schema americano del Journey), che anche nei bruschi cambi di direzione smorza al primo ondeggiamento il rollio; dello sterzo abbastanza pronto e preciso; del posto di guida ben allineato; della maneggevolezza che non ti aspetti da un'auto di tale lunghezza (489 cm), tale altezza (169 cm) e tale peso (1.874 kg a vuoto); dei motori a gasolio al passo con i tempi nei consumi e nelle emissioni (sono i nuovi Fiat Powertrain: i 2.0 Multijet 16V di seconda generazione, da 140 e 170 cv). Auto che seguono l'evoluzione della famiglia, si diceva. Imponenti e ariose, con sette posti (di serie o a pagamento), modulabili, intelligenti. La Freemont è in linea con una tendenza: le monovolume più grandi sono in ripresa. Grazie ai «pro» di cui sopra, e nonostante i «contro» che si possono immaginare. La difficoltà nel trovare parcheggio in città, per dirne uno. Perché a certi inconvenienti si può rimediare. Prendete i sensori di parcheggio, anteriori e posteriori: sarà dura trovare un posto, ma quando lo si trova, anche se i margini di manovra sono stretti, aiutati dal "bib bip" del sistema (che spesso integra la telecamera) e dalla posizione di guida rialzata, mettere a cuccia il bestione non è faticoso. In questa categoria, monovolume a 7 posti, le alternative alla Freemont non mancano. Ultimamente l'offerta si è arricchita. Un po' più corte della Fiat sono le Ford S-Max e (stessa piattaforma, ma 5 cm più lunga e 15 più alta) Galaxy. Ci sono le Volkswagen Sharan e Seat Alhambra, che hanno l'indubbio vantaggio delle porte scorrevoli (anche se l'apertura a 90 gradi delle porte della Freemont è una rarità non trascurabile). C' è la Renault Espace, il classico europeo della categoria. Come classico americano è il Chrysler Voyager, ma è più lungo (di 25 cm!) e tra non molto si ripresenterà rinnovato e ribattezzato Lancia Voyager, anch'esso frutto dell'integrazione fra i gruppi Fiat e Chrysler, per prendere il posto della Phedra. Un po' più corte sono la Citroën Grand C4 Picasso (459 cm) e la Peugeot 5008 (453 cm). Monovolume, appunto. Ma la Freemont non è (solo) una monovolume. Il frontale imponente, la carrozzeria scolpita e la seduta rialzata fanno pensare pure ai Suv. Infatti a fine anno arriverà la trazione integrale (insieme al cambio automatico - con convertitore di coppia - a 6 marce prodotto da Chrysler) anche per la Freemont da 170 cv. In questo segmento le proposte a 7 posti non scarseggiano. Dall'Audi Q7 (più lunga) alla Bmw X5 (più corta): ma costano parecchio. Più accessibili sono la Chevrolet Orlando (da 21.900 euro) e la Nissan Qashqai+2 (da 21.090 euro), ma sono più corte: -25 cm la prima e -35 cm la seconda. Pochi esempi, indicativi non soltanto della forte domanda di auto versatili, a 7 posti (e pazienza se gli ultimi due vengono usati di rado: averli, rassicura), ma anche dell'unicità della Fiat Freemont, dell'impossibilità di trovarle antagoniste dirette per posizionamento (il prezzo d'accesso è 25.700 euro, ma al lancio l' allestimento Urban, il più ricco, viene venduto a 24.900 euro), dimensioni e stile. E dal momento che nessuna concorrente significa tutte concorrenti (la Casa ha sintetizzato il concetto nello slogan: «Tutte le auto che vuoi»), di fronte all'ultimo modello del Lingotto si apre un vasto territorio di conquista.
(Fonte: www.corriere.it - 20/6/2011)

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