lunedì 13 giugno 2011

Gli analisti: l'indebitamento di Fiat-Chrysler è sostenibile


L'indebitamento proforma consolidato di Fiat-Chrysler nel 2010 "sembra assolutamente sostenibile" e non ci sono preoccupazioni neppure per il futuro malgrado gli investimenti per i previsti modelli e i possibili esborsi per rilevare una parte ulteriore nel capitale della casa americana. Così gli analisti, che prevedono per il 2011 una redditività che potrebbe quasi raddoppiare secondo le stime più ottimistiche rispetto al consolidato 2010 grazie anche al possibile crescente contributo di Chrysler. Il ragionamento degli esperti parte dal documento informativo sul 2010. Per l'anno in corso, considerando separatamente le due società, l'utile netto di Fiat è atteso da 320 a 480 milioni di euro e quello di Chrysler tra 90 e 400 milioni, mentre l'indebitamento complessivo potrà collocarsi tra 5 e 7 miliardi circa nella peggiore delle ipotesi, rispetto agli 8,56 miliardi contenuti nel documento. Guardando al margine operativo, Fiat, con oltre il 3%, è in posizione lievemente migliore rispetto ai competitor francesi, afferma un analista, secondo il quale "guardando da dove vengono i profitti, Fiat deve comunque risolvere le difficoltà in particolare in Italia, migliorando la redditività ma anche aumentare la quota in importanti mercati emergenti come Russia e Cina". Quanto a Chrysler, il cui margine operativo era pari al 3,5% nel primo trimestre, "è chiaro che deve migliorare, considerando l'andamento dei rivali americani. Ford, ad esempio ha l'8-9%". In ogni caso l'operazione Fiat Chrysler riceve il plauso unanime degli analisti, che elogiano la strategia dell'a.d. Sergio Marchionne, che si sta dimostrando valida "non solo a livello finanziario, ma anche operativo, visto che i modelli Chrysler sono nuovamente attraenti", come si vede dall'andamento delle vendite, che negli U.S.A. sono cresciute del 20% nei primi 5 mesi dell'anno verso lo stesso periodo del 2010. Non preoccupa gli analisti la possibilità di uno spostamento della sede legale di Fiat Chrysler negli U.S.A. in quanto "per il mercato questo è l'ultimo dei problemi. Il mercato guarda piuttosto ai piani di un'azienda e ci deve credere per sostenerla. I grafici sul titolo sono eloquenti".
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 9/6/2011)

1 commento:

  1. be a me preoccupa se la sede non e più in italia, non può essere che un azienda italiana che ( già sono pochi ) compra una estera sposta la sua sede nell estero. ho avuto nella mia vita solo auto italiane e non mi hanno mai deluso, ma se loro spostano la sede nell estero non comprero per principio più auto italiane ma estere, magari del gruppo VAG almeno loro hanno la sede nell loro paese

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