sabato 31 agosto 2013

Jeep Wrangler Rubicon 10th Anniversary


Continuano i festeggiamenti in casa Jeep. Questa volta tocca alla versione Wrangler Rubicon, la più amata dai fanatici del fuoristrada, che per il decimo anniversario si presenta in versione limitata “10th Anniversary Edition”. La serie speciale monta il propulsore turbodiesel da 2,8 litri in grado di sviluppare 200 cavalli di potenza e 460 Nm di coppia abbinato al cambio automatico a cinque marce. “Dotata di assali anteriori e posteriori Dana 44, la nuova serie speciale deve le sue eccezionali capacità off-road al sistema di trazione integrale part-time con riduttore Rock-Trac inseribile ‘shift-on-the-fly’ a due velocità con rapporto delle marce ridotte pari a 4.0:1 che equipaggia esclusivamente gli esemplari Rubicon di Jeep Wrangler”, sottolineano dalla casa. Caratteristiche che si aggiungono al rapporto al ponte pari a 3.73 di serie e al sistema di disconnessione della barra stabilizzatrice anteriore (Active Sway bar System), utile per affrontare tratti particolarmente impegnativi. Per quanto riguarda l’estetica la Wrangler Rubicon ”10th Anniverary Edition” si presenta con tettino hard top nero removibile a tre pannelli e cofano a due prese d’aria che la rendono più aggressiva, cui si aggiungono pedane paracolpi laterali Mopar e cerchi in lega lucidi da 17 pollici caratterizzati dal logo rosso Jeep Willys applicato sul bordo esterno. Tocco finale per l’evento da ricordare la targhetta “10th Anniversary” applicata accanto ai parafanghi, l’adesivo “Rubicon” profilato in rosso ai lati del cofano e lo sportellino del carburante nero con firma Mopar. Anche nell’abitacolo non potevano mancare dettagli esclusivi come i sedili in pelle rossa che ricordano l’anniversario con il ricamo sullo schienale ”Rubicon 10th Anniversary” e volante, portiere e bracciolo centrale rivestiti a contrasto in pelle nera con impunture rosse. Sulla plancia una  targhetta riporta alcune specifiche del veicolo come tipologia assali, rapporto al ponte, misura pneumatici, rapporto riduzione e dati del produttore mentre le bocchette d’aerazione, le razze del volante e le maniglie d’apertura degli sportelli sono impreziosite da finiture silver. Equipaggiata con computer di bordo, la strumentazione della serie limitata permette di visualizzare le informazioni sulla pressione delle gomme, temperatura e pressione dell’olio direttamente nel cruscotto. Completano la dotazione esclusiva del modello il sistema multimediale di intrattenimento e navigazione satellitare UConnect gps con touchscreen da 6,5 pollici, hard disk da 40 gigabyte, presa usb, ingresso aux e lettore dvd. La Wrangler Rubicon ”10th Anniverary Edition” sarà disponibile da metà settembre in tutta la rete vendita italiana ufficiale Jeep in due colorazioni, l’esclusiva vernice Anvil o Billet Metallic, la versione due porte parte da 43.200 euro, versione quattro porte Unlimited è proposta invece a partire da 46.200 euro.
(Fonte: www.repubblica.it - 29/8/2013)

venerdì 30 agosto 2013

Fiat: novità a breve sul futuro di Mirafiori?


Sul futuro dello stabilimento Fiat di Mirafiori, che dovrebbe essere la sede di produzione dell'alto di gamma Alfa Romeo, si attendono indicazioni aggiuntive su tempi e modelli nel mese di settembre, in concomitanza degli incontri per il rinnovo della cassa integrazione in deroga. Lo dicono fonti sindacali, aggiungendo che su ammontare e tempi degli investimenti potrebbe avere un ruolo l'esito della trattativa con Veba per l'acquisto da parte di Fiat della sua partecipazione in Chrysler. Intanto l'a.d. Sergio Marchionne, ai primi di luglio, ha detto che in mancanza di chiarezza sulle rappresentanze sindacali potrebbe decidere che l'alto di gamma Alfa Romeo si faccia all'estero. La Consulta nelle scorse settimane ha accolto un ricorso della Fiom sull'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, che escludeva di fatto la Fiom dalle rappresentanze aziendali. Marchionne ha chiesto che il governo faccia chiarezza con una nuova legge. "Fa parte del suo stile nelle trattative: fino all'ultimo preferisce lasciarsi aperte tutte le possibilità", dice una fonte sindacale in merito all'incertezza sul destino del marchio Alfa Romeo. "Ma non penso sia in discussione una cessione di Alfa a Volkswagen o cose simili", aggiunge. "Mirafiori dovrebbe partire, ma come è da vedere. Bisogna vedere quali saranno le risorse disponibili una volta chiuse le trattative con Veba". Una seconda fonte sindacale conferma aggiungendo che "dovrebbe arrivare qualche indicazione sul futuro di Mirafiori con l'incontro sindacale di settembre", che sarà convocato per l'estensione della cassa integrazione straoridnaria. "Si attendono indicazioni su tempi e modelli". Il consiglio dei ministri ha approvato il rifinanziamento della cassa integrazione straordinaria per 500 milioni di euro. A metà aprile Fiat ha firmato un nuovo accordo sulla cassa integrazione per riorganizzazione che si esaurisce a settembre, per realizzare alcuni lavori sull'edificio. Oltre l'alto di gamma Alfa Romeo, si attende che a Mirafiori venga realizzato il Suv Maserati. Fiat "potrebbe considerare una partenza a scartamento ridotto o più aggressiva, in funzione di quale sarà l'esborso per la partecipazione di Veba in Chrysler", dice la prima fonte, sui possibili investimenti per lo stabilimento torinese. "A breve incontreremo l'azienda per il rinnovo della cassa, in quell'occasione Fiat potrebbe dare qualche indicazione sul futuro dello stabilimento", dice il segretario della Fim di Torino, Claudio Chiarle. "C'è allarme non c'è dubbio", dice il segretario provinciale della Fiom Federico Bellono. "Mancano indicazioni in positivo o negativo e consideriamo che i tempi di progettazione e realizzazione di un nuovo modello sono di 12-18 mesi". Fiat, che sta trattando con Veba per acquistare il suo 41,5% di Chrysler, punta a un'intesa extragiudiziale per evitare tempi troppo lunghi. Il gruppo, a inizio luglio, ha annunciato la volontà di esercitare l'opzione per acquistare un 3,3% del capitale per 254,7 milioni di dollari, operazione di fatto bloccata a causa del contenzioso in essere tra le parti. Sulla prima opzione, a luglio 2012, Fiat ha offerto 139,7 milioni di dollari, mentre il sindacato Uaw, che controlla Veba, ha chiesto 342 milioni. Proseguono intanto le procedure per un'Ipo di Chrysler, che però farebbe salire i costi che deve sostenere Fiat per salire al 100% e fondersi con il gruppo U.S.A.. Fiat-Chrysler a fine giugno aveva 21 miliardi di liquidità, ma Marchionne ha detto in diverse occasioni che intende mantenere la disponibilità elevata come assicurazione contro il rischio di crisi e anche le agenzie di rating considerano positiva l'elevata liquidità del gruppo.
(Fonte: http://borsaitaliana.it - 29/8/2013)

giovedì 29 agosto 2013

Fiat-Chrysler: il marchio "low cost" sarà Yugo (o Innocenti, o Autobianchi...)?


Il mercato europeo dell’auto è in forte crisi ed una ripresa è difficile da prevedere, soprattutto nel breve termine. Una delle soluzioni al problema, paventata dalle case automobilistiche, potrebbe essere la produzione di auto low cost. In questo segmento dovrebbero entrare due importanti costruttori del settore auto, vale a dire Volkswagen e Fiat. Il colosso di Wolfsburg ha già dato il via libera alla nascita del brand, la cui commercializzazione partirà nel 2015 nell’Est Europa e nell’area Bric, vale a dire Brasile, Russia, India e Cina. Quest’ultima darà anche i natali alla prima vettura “a basso costo” di Volkswagen, dato che la produzione sarà affidata ad uno dei due partner locali con cui la casa tedesca produce auto nel grande Paese asiatico. In seguito, le auto low cost di Volkswagen dovrebbero essere commercializzate anche nell’Europa Occidentale, molto probabilmente griffate con il brand Nsu, noto sul mercato italiano per l’utilitaria Prinz e dismesso verso la fine degli anni Settanta. La gamma sarà composta da una berlina, una station wagon ed una monovolume che dovrebbero condividere la piattaforma con la citycar Volkswagen up! o la piattaforma dell’attuale Polo. Fiat, invece, stando alle indiscrezioni, vorrebbe concentrare i propri sforzi in Europa, inizialmente ad Est e poi anche nella parte occidentale. La produzione delle auto low cost della casa torinese si terranno, quasi certamente, nell’impianto polacco di Tychy o nello stabilimento serbo di Kragujevac. La gamma comprenderà la citycar che condividerà la piattaforma con la Panda e l’utilitaria che condividerà la piattaforma con la 500L. Per quanto riguarda la scelta del brand, circolano le ipotesi su Innocenti ed Autobianchi, ma è più probabile l’utilizzo del brand Yugo, entrato nell’orbita Fiat con l’acquisizione della fabbrica serba che produce la 500L. La prima casa automobilistica a puntare fortemente sull’auto low cost è stata Renault che, nel 2004, ha introdotto la berlina Dacia Logan al prezzo di 5.000 euro sui mercati dell’Est Europa, puntando sulla produzione in Romania e sulla massima condivisione delle componenti con la Clio dell’epoca. L’anno dopo ha debuttato sui mercati europei occidentali, ottenendo grande successo prima con l’utilitaria Sandero e poi con la suv compatta Duster. Lo stesso esempio è stata seguito da Nissan, consociata di Renault. Il costruttore nipponico ha rispolverato il brand Datsun che identificherà l’utilitaria Go, presentata ufficialmente nei giorni scorsi. La vettura deriva dall’attuale Nissan Micra e sarà commercializzata sul mercato indiano dal 2014, al prezzo base di 400mila rupie, pari a circa 5mila euro. La Datsun Go non sarà venduta in Europa, onde evitare concorrenza interna con Dacia. Tuttavia il fenomeno low cost nel mondo dell’auto ha origini negli anni Ottanta. Infatti, nel 1985, Citroen e il Governo romeno dettero vita alla Axel, versione economica della Visa. Tra le antesignane delle auto a basso costo figurano anche le bistrattate Alfa Romeo Arna e Fiat Duna. La prima nacque per la volontà di offrire una vettura Alfa Romeo ad un prezzo contenuto, sfruttando la sinergia con Nissan che forniva la scocca della giapponese Cherry ed equipaggiata con la meccanica del Biscione, mentre la seconda doveva seguire le performance commerciali della Fiat Uno da cui derivava, soprattutto per il prezzo basso legato alla produzione in Brasile. Anche Porsche, a metà degli anni Novanta, puntava ad entrare nel segmento delle auto low cost con la C88, rimasta allo stadio di prototipo ed ora esposta in mostra permanente al museo aziendale di Zuffenhausen.
(Fonte: www.ilfattoquotidiano.it - 12/8/2013)

mercoledì 28 agosto 2013

Alfa Romeo: le prossime non più "italiane"?


Alfa Romeo: due parole, un suono magico per la mente e, soprattutto, per il cuore di tanti appassionati di automobili, italiani e non. Quest’anno debutterà sul mercato la già svelata coupé 4C, prima novità assoluta dopo l’uscita di scena della 159 e l’abbandono dell’impianto di Pomigliano d’Arco: affiancherà le superstiti MiTo e Giulietta. La Alfa Romeo 4C sarà espressione del Made in Italy, dato che sarà assemblata nelle Officine Maserati di Modena. Inoltre, dopo quasi vent’anni, segnerà il ritorno dello storico brand italiano alla trazione posteriore e alla commercializzazione sul mercato U.S.A. . Tuttavia, essendo un’auto di nicchia, la Alfa Romeo 4C potrebbe rappresentare il cosiddetto fuoco di paglia per gli estimatori della casa del Biscione. Infatti, il product plan di Alfa Romeo è solo una slide che indica l’introduzione, tra il 2013 e il 2016, di 9 nuovi modelli non propriamente specificati. Stando alle indiscrezioni riportate in tutto il mondo da numerose testate del settore, le future novità del Biscione saranno quasi certamente la berlina Giulia, l’ammiraglia 6C, l’attesissimo SUV e la nuova Spider. Ma il rischio del “tutto fumo e niente arrosto” è molto alto. Infatti, la Alfa Romeo Giulia, inizialmente attesa nel 2012, dovrebbe debuttare nel 2014 o nel 2015 e, molto probabilmente, rappresenterà la variante berlina a 3 volumi della Giulietta. La gamma della Giulia comprenderà anche la variante station wagon, denominata Sportwagon. Concretamente, la Alfa Romeo Giulia potrebbe essere la versione europea della americana Dodge Dart e della cinese Fiat Viaggio, due vetture che derivano strettamente dalla Giulietta. Più che la sostituta della 159, sarà l’erede della Alfa 33. L’unica consolazione sarà l’assemblaggio nell’impianto italiano di Cassino (FR), ma quest’ultimo nel breve periodo perderà la produzione di Fiat Bravo e Lancia Delta, due modelli di auto già sul viale del tramonto. Più travagliata la storia del SUV. Inizialmente doveva essere la versione di serie della concept car Kamal, presentata al Salone di Ginevra del 2003. Avrebbe dovuto rappresentare il primo modello del connubio tra Alfa Romeo e Maserati che lo stesso anno presentò la concept car Kubang, ma la sinergia tra i due costruttori italiani non è mai partita. Nel 2010, invece, fu annunciato il debutto di ben due SUV, una di forma compatta e l’altra di grandi dimensioni, ma il piano fu ridimensionato ad una sola già l’anno seguente. Il debutto adesso è previsto per il 2015 o il 2016 e si tratterà della gemella della nuova Jeep Cherokee, il cui tradizionale design a 7 feritoie verticali è stato stravolto per consentire l’operazione di rebadging con il brand del Biscione. Questa vettura sarà realizzata a Mirafiori, ma lo storico impianto torinese di occuperà solo dell’assemblaggio finale, perché la maggior parte delle componenti saranno prodotte negli Stati Uniti. La Alfa Romeo 6C sarà l’ammiraglia di segmento E a trazione posteriore attesa nel 2015. Al momento, circolano due ipotesi al riguardo: una sulla condivisione della piattaforma con la nuova Maserati Ghibli ed anche la produzione nell’impianto di Grugliasco (TO); l’altra sull’utilizzo della piattaforma della nuova Dodge Challenger e l’assemblaggio nello stabilimento di Mirafiori con un’operazione analoga alla già citata SUV. Il tradimento agli alfisti, invece, sarà evidente con la nuova Alfa Romeo Spider, già confermata per il 2015. La vettura, infatti, deriverà dalla nuova Mazda MX-5 e sarà prodotta in Giappone. Un’operazione che segna l’addio allo stile di Pininfarina, il quale ha caratterizzato tutte le precedenti generazioni della vettura, ma anche al Made in Italy di cui l’antenata Duetto fu l’ambasciatrice in tutto il mondo.
(Fonte: www.ilfattoquotidiano.it - 20/7/2013)

martedì 27 agosto 2013

Fiat-Chrysler lancia le concessionarie 2.0


Ogni giorno sul mercato arrivano auto sempre più tecnologiche, così anche le informazioni alla clientela devono adeguarsi ai tempi ed essere più innovative. Per questo Chrysler Group, controllata di Fiat, pensa alle concessionarie 2.0: nei punti vendita saranno usati supporti digitali, compresi video e animazioni al computer, per dare ai clienti indicazioni sempre più dettagliate. Come riporta Automotive News, l'azienda nell'ultimo mese ha formato i suoi venditori, insegnando come usare tablet e Pc per meglio spiegare agli automobilisti le funzioni dei veicoli o per aiutare nella scelta del colore e degli optional. Dopo l'acquisto, il cliente ha a disposizione un link per contattare direttamente il colosso di Detroit. John Fox, responsabile della formazione di Chrysler, ha spiegato che la società "sta esaminando il processo di vendita e cercando di trovare le aree in cui i rivenditori hanno le migliori opportunità per migliorare. E sicuramente, sul versante della fase di consegna, ce ne sono molte". Chrysler cerca dunque di rifarsi dopo le critiche della stampa specializzata, che all'inizio dell'anno scorso puntò l'indice proprio contro il livello di servizio offerto dai rivenditori. Lo stesso amministratore delegato Sergio Marchionne bacchettò le concessionarie: "Non trattano i clienti con la dignità che meritano, le concessionarie lavorano bene, ma non con i clienti", aveva detto ad Automotive News Europe.
(Fonte: www.tmnews.it -26/8/2013)

lunedì 26 agosto 2013

Alfa Romeo sponsor dell’Eintracht: soldi nel calcio per fare gola ai tedeschi


Con la vittoria per 2-0 in casa degli azeri del Karabach, l’Eintracht Francoforte ha ipotecato il passaggio del turno in Europa League e il marchio Alfa Romeo si è guadagnato una prestigiosa vetrina continentale per la prossima stagione. Perché da quest’anno sulle maglie rossonere della squadra apparirà infatti come main sponsor il logo della casa automobilistica italiana, grazie a un accorto siglato lo scorso giugno per i prossimi tre anni. Al costo di 18-20 milioni. Sembra quindi che, dopo aver deciso di portare all’estero la produzione delle macchine, il Gruppo Fiat abbia stabilito di investire all’estero anche nella promozione della propria immagine sui campi di calcio. Alla faccia del decadente calcio italiano. Molti sono i vantaggi dell’operazione per l’ex fabbrica milanese, poi ceduta da Prodi alla Fiat attraverso le dismissioni dell’Iri negli anni ’80. Innanzitutto quelli legati ai risultati sportivi. Benché squadra neopromossa in Bundesliga, l’Eintracht è stata infatti 13ma in Europa per numero di spettatori allo stadio, ben davanti a Milan, Juventus e compagnia, e il sesto posto nello scorso campionato le ha permesso di conquistare l’Europa. Poi la crescita esponenziale della Bundes a livello globale fa sì che anche il suo appeal televisivo sia più alto di quello di una buona squadra di Serie A anche per una compagine di medio lignaggio come la squadra di Francoforte: un titolo domestico e una storica finale di Coppa Campioni persa con il Real Madrid negli anni ’60 e poco altro. Poi c’è l’aspetto industriale. La sede tedesca di Fiat Group Automobiles Germany AG (FGA), a tutti gli effetti main sponsor della società, si trova in una zona strategica: tra la Commerzbank-Arena, la sede dell’Eintracht e il centro sportivo di Riederwald. Attraverso FGA, poi, Alfa Romeo abbina il suo marchio alla squadra della città in cui ogni anno si tiene il salone dell’automobile più importante di Europa e va a sostituirsi alla Bmw che, pur non essendo mai stata un main sponsor, aveva da anni legato il proprio nome al club attraverso partnership commerciali. In Germania poi, nonostante la crisi, il mercato dell’auto nel 2012 è crollato solo del 3% e, in generale, il gruppo Fiat-Chrysler non è andato nemmeno male, contenendo le perdite entro la doppia cifra grazie soprattutto agli exploit di Jeep e Lancia. Ma Alfa Romeo da sola, dopo il -28% del 2011, è crollata fino al -58% del 2012. Una batosta cui era urgente trovare rimedio. Forse per questo si è accelerato per stringere un accordo con un club della Bundes che riportasse in auge lo storico marchio Alfa Romeo, per la prima volta nella storia su una maglia di calcio. O forse non solo per questo. E’ una vecchia idea di Volkswagen quello di comprare il marchio Alfa Romeo, tanto che il boss Ferdinand Piech nel 2010 era pure uscito allo scoperto dicendosi interessato. Idea che nell’ultimo anno è tornata in auge a più riprese nei salotti che contano, con le uscite di Marchionne su “l’Alfa che potrà essere costruita all’estero” e con la tragica situazione di Cassino e Mirafiori – gli ultimi stabilimenti dove si produce proprio l’Alfa – che tra investimenti congelati e produzione a rischio, a fronte dell’inerzia totale delle Larghe Intese, annuncia l’arrivo della tragedia. Quest’anno la maglia dell’Eintracht sarà come al solito rossonera. Come quella del Milan, la squadra dei "caciavit", gli operai che lavoravano nelle catene di montaggio di Milano, città dove è nato il glorioso marchio una volta simbolo dell’Italia potenza industriale. Mentre la seconda sarà per la prima volta metà bianca e metà nera, come quella della celebre squadra di riferimento del gruppo Fiat. E oltre alla scritta Alfa Romeo e al logo, avranno incise anche il motto di riferimento “Senza cuore saremmo solo macchine”. Se quindi questa sponsorizzazione risulterà il preludio alla cessione del marchio, ironia vuole che bisognerà cominciare a pensare al futuro dell’Italia senza il suo cuore, a lungo fatto di macchine.
(Fonte: www.ilfattoquotidiano.it - 23/8/2013)

domenica 25 agosto 2013

FT: "Cura-Fiat per il Corriere della Sera?"


Il Financial Times si è interrogato sui motivi che stanno dietro la recente mossa del presidente di Fiat di raddoppiare la partecipazione del Lingotto in RCS, il gruppo del primo quotidiano nazionale: «Avendo imparato una cosa o due sulla sopravvivenza d'azienda dall'audace svolta di Fiat attraverso il legame con l'americana Chrysler, è una bella scommessa capire se John Elkann cercherà di adottare la stessa strategia con il Corriere della Sera».
RITORNO SUL SUO INVESTIMENTO - Il prestigioso quotidiano  britannico ha fatto notare come alcuni alleati di Elkann sostengano che il presidente di Fiat «non sia interessato a partecipare ai provinciali giochi di potere italiani tradizionalmente diffusi nelle stanze alte del Corriere», ma piuttosto ad avere un miglior ritorno sul proprio investimento.
FORSE INGRESSO DI UNO STRANIERO - Secondo il FT, non è chiaro se Elkann si accontenterà di un consolidamento, come potrebbe essere un accordo tra Corriere, La Stampa e Secolo XIX, «oppure se Murdoch o un altro editore straniero, possano unirsi nella mischia».
PROSSIMA MOSSA A MARZO? - Il momento per vedere una mossa di Elkann potrebbe essere il prossimo marzo, quando Mediobanca ha la possibilità di vendere il proprio 15%: «Quello che è certo è che il miliardario erede Agnelli, nato negli U.S.A. e cresciuto in Brasile, è diventato una forza nel settore dei media con cui fare i conti - benché nel frattempo altre dinastie stiano decidendo la propria uscita», ha concluso il FT facendo riferimento alla recente decisione dei Graham di vendere il Washington Post.
(Fonte: www.lettera43.it - 23/8/2013)

sabato 24 agosto 2013

Fiat 500 tra le auto più amate dalle donne


Le auto non sono tutte uguali, specialmente per le donne. A condizionare la scelta, soprattutto, è la città in cui si guida: essendo difficile parcheggiare un transatlantico in spazi ristrettissimi, in molti casi nelle città più caotiche le donne preferiscono, ad esempio, le utilitarie. Ma quali sono, in generale, le auto più amate dal mondo femminile? Una ricerca di Truecar.com rivela che in pole position si trovano quelle piccole e compatte: le marche più amate sono Mini, Nissan, Kia, Honda e Mitsubishi. Una classifica di PanoramAuto.it spiega che l'auto più femminile in assoluto è la Fiat 500, mentre al secondo posto campeggia la Lancia Y e al terzo e quarto posto rispettivamente la Nissan Micra e la Nissan Juke. Il sondaggio di Truecar rivela inoltre che è la Volkswagen Beetle l'auto più "unisex", tanto che nel 2011 le vendite hanno raggiunto la percentuale del 45%. Secondo un'altra indagine di MotorCompass, il primo posto tra le auto preferite in assoluto dalle donne va comunque alla Mercedes Classe A che in dieci anni ha registrato vendite superiori ai due milioni di auto, il secondo va alla Mini ed in particolare la nuova edizione, il terzo alla Fiat 500, il quarto alla Lancia Y, e il quinto alla New Beetle. Secondo un'altra ricerca della compagnia americana Polk, ci sono poi alcuni modelli che sembrano essere stati creati su misura per le donne, dalla Volvo S40, con una percentuale di vendite alle donne americane del 57,9%, alla Nissan Rogue (un modello che non viene importato in Italia), con il 56,9%, alla Volkswagen Eos, con il 56,4%, fino alla Volkswagen Beetle (54,6%), alla Toyota Matrix (anch'essa non importata, con il 54,1%), alla Hyundai Tucson (che da noi si chiama ix35, 54%), alla Honda CR-V (53,4%), alla Toyota RAV4(53%), per concludere con la Nissan Juke (52,7%) e la Jeep Compass (52,7%). Anche dall'indagine del sito Voituresaufeminin.fr colpisce che nella top ten non ci siano auto francesi. La medaglia di legno spetta alla Renault Twingo, piazzata al quarto posto davanti alla compatriota Peugeot 207, e ad un'altra Renault, la Clio. I modelli classici, insomma, rimangono ancora molto popolari a testimonianza che, nonostante l'attenzione al design, l'affidabilità è senz'altro un'altra caratteristica apprezzata dalle donne.
(Fonte: www.repubblica.it - 22/8/2013)

venerdì 23 agosto 2013

Jeep: intesa per la produzione in Cina?


Fiat e Chrysler sono vicine all'annuncio di un accordo per la produzione del SUV Jeep in Cina. Lo ha riportato il Detroit Free Press, citando indiscrezioni giunte dalla Cina in base alle quali un accordo per una joint-venture con Guangzhou Automobile Group sarebbe vicino e potrebbe essere firmato nei prossimi mesi. Fiat e Chrysler avevano detto in gennaio di aver raggiunto un accordo-quadro con GAC per produrre il Suv in Cina. Un accordo definitivo è essenziale per Chrysler che vuole produrre Jeep in Cina, mercato dell'auto più grande al mondo. Il governo di Pechino dovrà comunque approvare un eventuale accordo prima che la Jeep possa essere costruita in Cina.
(Fonte: www.freep.com - 22/8/2013)

giovedì 22 agosto 2013

WSJ su Mirafiori e la crisi dell'auto in Europa


Mirafiori come esempio della crisi dell’industria automobilistica europea. E’ l’analisi del Wall Street Journal, secondo cui il grave errore di Fiat – come delle altre case automobilistiche del vecchio continente – è stato uno solo: non seguire il modello americano. Ovvero, non tagliare i ‘rami secchi’ e chiudere tutte le fabbriche poco produttive. L’articolo – intitolato “Dipendenti Fiat pagati per stare a casa” (e centrato sul funzionamento della cassa integrazione) – trova spazio nella homepage dell’edizione online del quotidiano statunitense. La Cig e la condizione dei dipendenti del Lingotto, però, sono solo lo spunto per una più ampia riflessione sullo stato dell’automobile europea. “Un tempo stella dell’industria manifatturiera italiana – si legge nel testo -, la sottoutilizzata e sottofinanziata fabbrica di Mirafiori oggi incarna tutto ciò che è andato storto nell’industria automobilistica europea”. Dopo aver elencato i numeri della crisi, il Wall Street Journal prova a individuarne le cause. E scrive: “Né Fiat né altre case europee hanno seguito l’esempio americano ed effettuato i massicci tagli necessari a portare la produzione in linea con i valori della domanda in caduta libera”. Quale sia questo modello da imitare è presto detto. “Nel corso della crisi finanziaria del 2008 – spiega il quotidiano statunitense – in America 18 fabbriche automobilistiche sono state chiuse. Molte di queste come parte del piano governativo di ristrutturazione di General Motors e Chrysler, la cui maggioranza oggi è di proprietà proprio di Fiat”. Il Lingotto, invece, “dopo la chiusura di uno stabilimento in Sicilia nel 2011 (il riferimento è a Termini Imerese, ndr), ha evitato ulteriori chiusure”. Tra il 2007 e il 2014 in Europa sono state chiuse ‘solo’ sei fabbriche: “Non abbastanza per colmare il gap fra produzione e domanda”. Un grave errore di valutazione, secondo il giornale, perché “in Europa i dati sulle vendite sono così negativi che meno della metà delle fabbriche opera al minimo della capacità (pari al 75%) necessaria a chiudere in pareggio“. Una situazione insostenibile per le logiche di profitto: “Le case automobilistiche europee perdono miliardi di dollari, continuando a mantenere fabbriche e dipendenti di cui non hanno più bisogno“. Il Wall Street Journal si sofferma sulle misure alternative adottate dalle case europee per combattere la crisi: dismettere la produzione di vecchi modelli, mettere migliaia di dipendenti in cassa integrazione, investire nei mercati emergenti. Provvedimenti comunque insufficienti ad invertire la tendenza negativa, se è vero che "nessuna di queste case prevede di chiudere in pareggio, almeno fino al 2015", come rileva Abbas Ali Quettawala, analista per Sanford C. Bernstein. E stante queste condizioni, le prospettive restano cupe. “Fiat – ricorda il Wsj – impiega in Italia oltre 40mila dipendenti. Ma per il momento ha sospeso gli investimenti nel Paese, lasciando nel limbo la fabbrica di Mirafiori”. E, con essa, migliaia di lavoratori.
(Fonte: www.ilfattoquotidiano.it - 10/8/2013)

mercoledì 21 agosto 2013

Tifiamo Fiat-Chrysler, non Chrysler-Fiat


Attorno a Sergio Marchionne volano troppi corvi e troppe colombe. Uccellacci e uccellini, entrambi presagi nefasti. Bisogna fare il tifo perché riesca l’operazione Fiat-Chrysler, un tifo autentico non puramente scaramantico. Tuttavia, occorre discuterne costi e benefici non tanto per il super manager o per la famiglia Agnelli, bensì, come è ovvio, per l’Italia. Ci può aiutare in questo il capitolo dedicato a Exor (così viene classificato l’intero gruppo del quale fanno parte le due Fiat e tutto il resto) nell’ultimo rapporto R&S (Mediobanca). Vediamo alcuni punti essenziali. Il primo dato ci dice che con 287.343 dipendenti, Exor nel 2012 era di gran lunga l’unico gruppo nazionale con oltre centomila occupati diretti. Luxottica, il numero due, non arriva a 68 mila. Exor ha un capitale di 91 miliardi, Luxottica non raggiunge i sette. Dunque, siamo in presenza dell’ultimo campione nazionale privato, con una taglia paragonabile a quella dei colossi mondiali. Non è vero che Fiat sia diventata irrilevante nella economia italiana e nella formazione del prodotto lordo, al contrario: se scompare, l’intera industria manifatturiera sarà in mano al quarto capitalismo, come nota Fulvio Coltorti che è stato fino a ieri il capo dell’ufficio studi Mediobanca e coordinatore delle indagini di R&S. Il secondo punto chiaro è che nessuna delle due imprese è fuori dai guai. Il bilancio di Fiat auto ha chiuso il 2012 con una perdita superiore a 1,3 miliardi di euro. I conti americani sono diversi, ma Chrysler mostra un patrimonio netto negativo di 7,3 miliardi. Negli U.S.A. è possibile per un’impresa operare anche con un grande buco patrimoniale, ricorda Coltorti, il quale nota che “questo sembra uno dei motivi (forse il più rilevante) per il quale non c’è da sperare che il gruppo Fiat-Chrysler, a fusione avvenuta, resti con la sede in Italia”. Ciò spiega anche perché Fiat deve mantenere un grande cuscinetto di liquidità senza il quale non sarebbe in grado non solo di completare la fusione, ma nemmeno di pagare i debiti: quelli finanziari totali ammontano a 12,6 miliardi di dollari ed entro quest’anno bisogna pagare 19 miliardi di dollari ai fornitori. Dunque, anche da questo punto di vista, bisogna valutare la situazione in modo corretto, quando si critica Marchionne perché mantiene un portafoglio pieno di cash e non spende il becco di un quattrino. Su questo punto, ha ragione lui, se si vuole che la nave arrivi in porto. I critici ad ampio raggio (vanno dall’estrema destra all’estrema sinistra) si dividono in due scuole di pensiero: da una parte chi sostiene che lo sbarco in America sia stato enfatizzato eccessivamente (“Nessuno metterà una 500 sulle autostrade degli States”, è l’obiezione più popolare), dall’altra chi dice che alla fine della fiera sarà l’Italia a rimetterci (con tutto quel che i contribuenti hanno pagato nei decenni per sostenere Fiat). I primi sono smentiti dalle cifre del bilancio: il fatturato è salito da 29 miliardi di dollari del 2009 (contando anche gli 11 miliardi realizzati dalla “vecchia” Chrysler nel primo semestre) ai 66 miliardi del 2012 con un risultato netto passato dagli 8 miliardi di perdite nei 12 mesi del 2009 a 1,7 miliardi di utili nel 2012. Anche se “l’utile del 2012 (come il precedente) è stato ottenuto evitando di far passare per il conto economico 2,9 miliardi di perdite attuariali sui fondi pensionistici che, diversamente, avrebbero segnato di rosso anche l’ultimo consuntivo. La perdita americana sarebbe comunque stata inferiore a quella italiana, di cui non è dato conoscere l’importo a livello consolidato per mancanza dei documenti contabili”, precisa ancora Coltorti. Quanto alla seconda obiezione, è vero che tecnologie motoristiche italiane hanno rinvigorito il marchio americano; la cura Fiat è stata efficace non solo sul piano contabile, ma anche su quello produttivo. Fiat, prima dell'operazine-Chrysler, non era presente negli Stati Uniti e aveva pochissime chance di recuperare il tempo perduto in Cina e le occasioni gettate al vento in India e in Russia, cioè nei mercati più dinamici di questo decennio. Siamo, così, alla questione di fondo. Scrive Coltorti: “Fiat fronteggia nel settore auto una situazione che permane critica. Non c’è che da augurarsi che essa riesca a trovare sul mercato americano i mezzi per la sua rinascita, possibilmente senza far perdere al sistema Italia altri pezzi pregiati”. Senza pretese neodirigiste né polemiche tardostataliste, l’opinione pubblica e i suoi influenti manipolatori dovrebbero discutere qual è l’interesse nazionale in questa complessa partita, in modo che Fiat vinca, ma non contro l’Italia. Se è vero che la tecnologia italiana ha avuto un effetto rinvigorente e che la gestione all’americana di Marchionne è stata un tonico sia per Fiat sia per Chrysler, allora il dibattito nei sindacati, tra gli studiosi, nelle forze politiche e sui giornali, dovrebbe indirizzarsi sul che fare per mantenere il cervello a Torino e potenziare i muscoli a Detroit.
(Fonte: http://cingolo.it - 12/8/2013)

martedì 20 agosto 2013

Fiat-Veba: Wall Street punta sull'accordo


Il possibile negoziato tra Fiat e Veba, il trust sindacale che gestisce l'assistenza sanitaria dei pensionati dell'auto e detiene tuttora il 41,5% di Chrysler, rimane nel limbo delle buone intenzioni. Ma restano e potrebbero anzi rafforzarsi le ragioni e le pressioni per una soluzione “diplomatica” allo scontro sulla valutazione della quota, che consentirebbe alla casa italiana di completare l'acquisizione senza attendere tempi e modi di ulteriori puntate in tribunale o di interi processi. Due settimane or sono la speciale corte americana che dirime le dispute di business, la Chancery Court del Delaware, ha dato a Fiat una coppia di vittoria legali sui criteri della valutazione, che secondo gli analisti potrebbero abbassare il conto finale. UBS ha stimato di recente che Fiat, anziché pagare 4,5 miliardi per l'intera quota, potrebbe fermarsi a circa 4 miliardi. Per altri osservatori Fiat punta però a non versare più di 2 miliardi. Fiat, che detiene il 58,5%, ha diritto a rilevare partecipazioni di circa il 3,3% ogni sei mesi fino a raggiungere il 75% di Chrysler, un processo lento e oggi ostacolato dalle divergenze sul prezzo. Le opzioni per questo 16% complessivo sono scattate dal luglio 2012 e finora Fiat ne ha esercitate tre senza, però, che Veba cedesse i titoli. Il disaccordo, infatti, è scoppiato fin dalla prima tranche: Fiat ha offerto 140 milioni, citando preesistenti accordi sul valore di Chrysler raggiunti nell'ambito dei piani con i quali ha guidato il gruppo fuori dall'amministrazione controllata: il sindacato ha chiesto quasi il triplo spingendo Fiat a rivolgersi al tribunale. «La decisione del Delaware ha rappresentato senz'altro uno sviluppo positivo per Fiat – ha scritto l'analista Philippe Houchois di UBS – e dovrebbe aiutare probabilmente le parti a ragiungere un'intesa extragiudiziale». Veba, dopo le ultime prese di posizione del giudice Donald Parsons, ha mantenuto uno stretto riserbo, senza commentare ipotesi negoziali. Risposte non sono arrivate neppure ieri a nuove richieste di commentare le possibili soluzione del contenzioso. L'interesse del fondo a chiudere la partita è tuttavia noto ed è filtrato a Wall Street. Il trust intende rastrellare risorse per coprire gli oneri assistenziali che sono la sua missione. Anche Fiat, al prezzo giusto, potrebbe essere disposta a scendere a patti: il completamento dell'acquisizione viaggia di pari passo con i progetti di crescente integrazione tra i due gruppi, Fiat e Chrysler. La decisione del giudice, inoltre è stata un successo men che totale: la Corte, nelle 448 pagine del suo pronunciamento, non ha imposto al trust sindacale di accettare il prezzo voluto da Fiat. Una serie di interrogativi sono stati inoltre rimandati a una successiva fase istruttoria. E qualunque processo minaccerebbe di prolungare incerte battaglie: la sua durata, da una data di inizio che oltretutto ancora manca, viene calcolata tra i dodici e i 18 mesi. La possibilità di un accordo tra le parti, se non nelle prossime settimane almeno nei prossimi mesi, resta dunque più che mai aperta. Per Wall Street la data da tenerre sotto osservazione, entro la quale un compromesso potrebbe scattare, è quella della fine dell'anno.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 15/8/2013)

lunedì 19 agosto 2013

Alfa Romeo Giulietta: nuovi interni in arrivo


CAMBIA DENTRO - La versione rivista dell'Alfa Romeo Giulietta, uscita nel 2010, si appresta ad essere presentata all'imminente Salone di Francoforte. Se esternamente non dovrebbero esserci grossi cambiamenti ad una linea che ha riscosso unanime consenso, l'abitacolo sembra destinato a cambiare aspetto, come dimostrano alcune foto spia che circolano sul web.
FORME PIÙ RICERCATE - Sono due le immagini che suffragano questa tesi. La prima è estratta da un pdf che circola già da qualche tempo. Si tratterebbe di un documento destinato ai concessionari greci nel quale si trova un disegno al computer della nuova plancia. Solo ora altre foto spia confermano che quella prima immagine è autentica. Come si vede, la plancia della Giulietta viene completamente rivista. L'impostazione è decisamente più ricercata con un disegno ispirato alle Alfa del passato e si nota la “finezza” del volante che riprende la forma del classico scudetto Alfa Romeo. Spariscono anche i pulsanti a bilanciere e arriva il sistema multimediale Uconnect. Resta da vedere se ci sarà, come sperato da molti appassionati, il salto qualitativo in termini di materiali e finiture che la Giulietta meriterebbe.
LA VENDETTA DI MARCHIONNE - I più attenti ricorderanno che, stando alle indiscrezioni dell'epoca, proprio gli interni nel 2010 furono oggetto dell'ira di Sergio Marchionne che non li riteneva all'altezza della vettura. Visto il poco tempo che mancava alla commercializzazione della Giulietta, a quanto si sa, furono fatti solo piccoli aggiustamenti. Come spesso accade, il compito di portare al debutto delle modifiche che non sono arrivate in tempo per l'inizio della produzione è stato affidato al restyling di metà carriera.
(Fonte: www.alvolante.it - 12/8/2013)

domenica 18 agosto 2013

Il Centro Ricerche Fiat compie 35 anni


E’ un polo di eccellenza del "Made in Italy", fucina delle tecnologie automotive. E’ il “Centro Ricerche Fiat”, fondato nel 1978 come polo di riferimento per l’innovazione e la ricerca e sviluppo del Gruppo torinese. Successivamente è diventato una Società consortile per azioni con la partecipazione delle società del Gruppo e insieme alla sede centrale di Orbassano (Torino), sono attive le sedi decentrate di Valenzano (Bari), Trento, Foggia e una società controllata a Udine. La rete capillare con la quale il CRF interagisce vanta più di 170 università e centri di ricerca con oltre 1.700 partner industriali in tutto il mondo (dal MIT di Boston allo Stanford Research Institute di Palo Alto, alla Berkeley University a San Francisco e a molti altri centri negli Stati Uniti, ma anche in Giappone, in Canada, in Corea). La “mission” del centro è lo sviluppo di tutti quei fattori (prodotti, processi e metodologie innovative), che possano contribuire ad aumentare la competitività nel contesto internazionale del gruppo Fiat. L’attività di ricerca, come sottolineano al CRF, si sviluppa lungo tre direttrici pincipali: la sostenibilità ambientale, che comprende le attività relative all’aumento dell’efficienza energetica e alla riduzione dell’impatto ambientale su tutto il ciclo di vita del veicolo; la sostenibilità sociale, con focus sullo sviluppo di sistemi di sicurezza attiva, passiva, preventiva e cooperativa dei sistemi di trasporto e delle misure indirizzate a garantire la mobilità a tutte le persone indipendentemente dalle loro specificità; la competitività economicamente sostenibile, rivolta all’individuazione di iniziative tese al miglioramento delle prestazioni e della funzionalità dei nuovi veicoli, riducendo i tempi di introduzione sul mercato dei risultati della ricerca. Fino al mese di dicembre del 2011 i ricercatori del centro hanno dato vita ad una incredibile mole di scoperte, concretizzate in 2.860 tra brevetti registrati e domande di registrazione in corso che sono sfociati nell’industrializzazione di prodotti di grande rilievo per i marchi del Gruppo, come, tanto per fare qualche esempio, il sistema Diesel Common Rail (Unijet e MultiJet), il sistema Multiair e il nuovo motore TwinAir e poi ancora i sistemi di condizionamento energy saving, la connettività basata su Blue&Me, i sistemi di ausilio alla guida (Driving Advisor e Magic Parking) e di eco-navigation (EcoDrive). Ma il centro non è solo la fucina di soluzioni innovative per il mondo dell’auto ed abbraccia tante altre attività: “In aggiunta al know how tipico del settore automobilistico, il CRF ha sviluppato competenze strategiche anche nel manufacturing, nello studio dei materiali funzionali, nell’Ict e nell’elettronica. Il CRF dispone anche di diversi laboratori tecnologicamente all’avanguardia, tra cui hanno particolare rilievo quello di compatibilità elettromagnetica e il simulatore dinamico di guida in realtà virtuale immersiva. Il Centro Ricerche Fiat partecipa alle Public Private Partnership “Green Car Initiative” e “Factories of the Future”, istituite dalla Commissione Europea per focalizzare la ricerca industriale pubblica e privata sulle tematiche di interesse comunitario e di applicazione industriale. Con la stessa finalità supporta i programmi avviati dalle istituzioni comunitarie nelle seguenti Piattaforme Tecnologiche Europee: Ertrac (road transport), Eposs (smart systems), Eumat (materials), Manufu-Ture (manufacturing)”. Volendo semplificare, schematizzando in aree, l’attività del Centro Ricerche Fiat, sono state individuate sei sfere di azione, suddivise in Motopropulsore, Veicolo, Sistemi, Materiali, Infomobilità e Produzione. Attraverso queste aree si sviluppano quindi tutte le novità che poi vanno ad equipaggiare i veicoli del Gruppo.
(Fonte: www.repubblica.it - 7/8/2013)

sabato 17 agosto 2013

U.S.A.: il simpatico spot della Fiat 500L


Mentre in Italia si ritrova impantanata tra questioni sindacali e un mercato dell'auto con il freno a mano tirato, Fiat sembra puntare sempre più verso gli Stati Uniti, dove la controllata Chrysler procede invece col vento in poppa. Nell'ambito della strategia d'immagine del marchio, sul sito funnyordie.com è stato caricato da Fiat U.S.A. uno spot-parodia dell'italianità tanto cara ai consumatori americani, che amano tutto ciò che è Made in Italy. Protagonista dello spot è la Fiat 500, la celebre utilitaria che sempre si fa strada nel traffico delle strade americane. Nel video una coppia americana si trova in una concessionaria del marchio torinese: è pronta a mettersi al volante della nuova vettura quando, a sorpresa, gli viene fatto presente che nell'acquisto sarà inclusa una famiglia italiana - in pianta stabile sui sedili posteriori - da portare con sé ovunque. Dal caffè rigorosamente espresso (quello americano pare un'eresia) alla mamma-chioccia passando per la passione per il calcio e lo stile, una madre e due figli si prestano ad una rappresentazione che riporta alla mente i più simpatici luoghi comuni sui comportamenti tricolore. Inizialmente sconvolti dai nuovi arrivati, in appena una settimana, i due scopriranno gli aspetti positivi dell'essere italiani. La missione della famiglia italiana è compiuta quando la coppia americana sembrerà essere sbarcata direttamente dalla Penisola. Il sito Funny or die è stato fondato nel 2007 dalla Gary Sanchez Productions, società di Will Ferrell e Adam McKay. Ha già pubblicato video con personalità note come come James Franco e si distingue per il fatto che gli utenti possono votare i video selezionando tra i tasti 'funny' e 'die'. Della serie, un video ti diverte o in caso contrario lo puoi eliminare. I video più votati restano in evidenza mentre quelli meno popolari vengono spostati in altre sezioni del sito. Lo spot comparso su funnyordie.com segue la linea tracciata già dal precedente “Italian invasion” pubblicato alla fine del mese di giugno e in cui un piccolo villaggio americano delle origini è in agitazione per una temuta invasione degli inglesi ma alla fine ad arrivare sono gli italiani a bordo di una flotta di 500. I pub si trasformano in club e le donne si liberano delle grandi vesti per riscoprirsi alla moda. un gruppo di ragazze, invitate a salire sulla 500, chiude lo spot: “This is gonna be so much better than a tea party!”.
(Fonte: http://america24.com - 7/8/2013)

venerdì 16 agosto 2013

Abarth cerca nuovi clienti con "ZeroPensieri"


Il nome è tutto un programma, “ZeroPensieri”, ma il suo compito rispecchia fedelmente le sue intenzioni: soddisfare le richieste dei clienti Abarth che vogliono acquistare una vettura senza avere il più piccolo dei problemi. Disponibile in Italia sull'intera gamma Abarth, la nuova formula è infatti realizzata in collaborazione con Sava - il marchio della società finanziaria FGA Capital specializzata nel settore automobilistico - e assicura un acquisto della vettura desiderata con tanto di garanzia estesa e manutenzione programmata incluse nel prezzo. Facciamo un esempio. Il cliente che desidera una Abarth  500 può averla con un anticipo contenuto - 5.500 euro inclusi 3 anni di garanzia - e una rata mensile di soli 199 euro per 36 mesi. Alla scadenza dei tre anni il cliente può scegliere se tenere l'auto, cambiarla o restituirla. “Il programma 'ZeroPensieri' è quindi una proposta forte e chiara – dicono alla Abarth -  rafforzata da 3 anni di garanzia, assistenza stradale e primo tagliando, che assicura la massima libertà e accessibilità grazie ad anticipo e rate contenuti. Del resto, da sempre la filosofia di Abarth è focalizzata nell'apertura , nell'engagement e nell'ascolto dei propri appassionati”.
(Fonte: www.repubblica.it - 10/8/2013)

giovedì 15 agosto 2013

Ora che il peggio è passato, l’Italia resti la "Terra dei Motori"


«Abbiamo davanti a noi un semestre di fuoco». Parlando in questi termini, pochi giorni fa, agli analisti finanziari, Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler, non si riferiva alla Fiom di Maurizio Landini e alle relazioni industriali nelle fabbriche italiane del gruppo (e neppure agli scenari politici sotto il sole di Roma), ma solo a Chrysler, la controllata americana alle prese con una strozzatura nella sua catena di produzione. Ma è bene non farsi distrarre. Le sfide che il gruppo Fiat dovrà affrontare nei prossimi mesi (mesi, non anni) riguarderanno tutte, direttamente o indirettamente, anche l’Italia. Guardando a Chrysler, qualcuno potrebbe anche dire che Marchionne si stia «lamentando del brodo grasso». I problemi che hanno costretto a limare al ribasso le stime di vendite e di utili per l’anno in corso derivano dalla difficoltà di stare dietro ad una domanda che da quando, nel 2009, Fiat intervenne a salvare Chrysler dal fallimento ha già portato a più che raddoppiare la produzione. Quella di «una macchina industriale sottoposta a un enorme stress» non è per Fiat né l’unica né la principale partita aperta in terra americana. Resta, infatti, da portare a compimento la conquista di quel 41,5 per cento del capitale di Chrysler che tuttora le manca. Il braccio di ferro con l’azionista di minoranza, il fondo sanitario Veba gestito dai sindacati dell’auto, è ancora in pieno corso e, per quanto l’esito finale della contesa non dovrebbe essere in dubbio, permane l’incertezza dei tempi. E dato che dal possesso della totalità del capitale di Chrysler dipendono necessariamente sia la possibilità per Fiat di fare ricorso alla liquidità generata dalla casa americana sia, e ancor più, la stessa fusione tra Torino e Detroit, risulta evidente quanto grande sia l’interesse dell’Italia per queste vicende di Oltreoceano. Ma poi, nell’agenda Fiat, c’è il grande capitolo che riguarda direttamente l’Italia. Chiamato a rispondere alla crisi che travolgeva le economie, Sergio Marchionne, con il pieno sostegno dell’azionista, ha tirato il freno sugli investimenti in nuovi modelli per il mercato italiano ed europeo, sino ad azzerare quel progetto di Fabbrica Italia che lui stesso era andato a illustrare fin dentro alla Camera dei Deputati, abbandonando per un giorno il tradizionale maglione blu per la giacca e la cravatta imposte dalla tradizione parlamentare. Corroborate dalle cifre sulla continua perdita di quote di mercato del gruppo Fiat e dall’ammirazione per i sempre nuovi modelli e per i continui successi delle tedesche Volkswagen, Daimler e Bmw, le critiche al taglio degli investimenti deciso da Marchionne erano state continue e durissime. Col senno di poi è giusto riconoscere che aveva ragione lui. Il crollo del mercato dell’auto è stato così drammatico e prolungato che gli ingentissimi investimenti necessari per un profondo rinnovamento dei modelli non sarebbero quasi certamente stati premiati da vendite sufficienti, ma avrebbero scavato nei conti di Fiat voragini analoghe a quelle che si sono aperte nei bilanci delle francesi Peugeot-Citroen e Renault e della tedesca Opel, costrette a ricorrere all’aiuto le prime due dello Stato francese, la terza della casa madre americana General Motors. I conti dei primi sei mesi dell’anno, che registrano per tutti i produttori risultati finanziari migliori del previsto, fanno tuttavia pensare che per l’industria europea dell’auto il peggio sia passato. Calcolando il tempo necessario per far arrivare sul mercato un nuovo modello, il momento di tornare ad investire è, dunque, arrivato, anche per Fiat. Sergio Marchionne ha da tempo elaborato e illustrato una strategia di sviluppo mirata a spostare il gruppo Fiat su modelli più redditizi di quelli, come la Punto, che hanno tradizionalmente costituito il cuore della sua produzione «generalista». Avviato con successo nel campo delle piccole con la «500», straordinario esempio di trasformazione di un’utilitaria in un’auto capace di giustificare un di più di prezzo, il progetto prevede e richiede ora di essere compiutamente realizzato entrando finalmente in diretta concorrenza con le grandi tedesche che hanno sinora dominato incontrastate. È un progetto che porta i nomi di Maserati e, soprattutto, di Alfa Romeo. Determinato nel denunciare condizioni industriali che in Italia rimangono a suo dire «impossibili», Sergio Marchionne ha minacciato di spostare fuori dall’Italia la produzione dei prossimi (peraltro ancora indefiniti) modelli Alfa Romeo, avvertendo che Fiat «ha le alternative per realizzarli ovunque nel mondo». Qui s’innesta il tema delle alleanze internazionali (con una giapponese? con l’indiana Tata Motors che porterebbe in dote in alto Land Rover e Jaguar e in basso la piccola Nano?), indispensabili per portare Fiat nel novero dei grandissimi produttori su scala mondiale. Un’Alfa Romeo prodotta fuori dall’Italia non sarebbe, però, un’autentica Alfa Romeo. Come il «made in Germany» è componente essenziale del prestigio e del successo delle Audi, delle Bmw e delle Mercedes, così il «made in Italy» è elemento costitutivo di quel fascino dell’auto italiana che ha nel mito della Ferrari la sua espressione più alta. Peraltro, senza Alfa Romeo, cioè senza gli investimenti del gruppo Fiat, l’Italia rischierebbe grosso. Con l’Inghilterra che, con otto stabilimenti tutti posseduti da compagnie straniere, si è ormai imposta come base di produzione e di esportazione e che nel Royal College of Art di Londra ha la più prestigiosa scuola di design automobilistico su scala mondiale e con la Germania della quale è quasi superfluo parlare, per l'Italia il pericolo di perdere il ruolo di «Terra dei Motori» è un pericolo concreto. Maranello da sola non può bastare. Fiat serve all’Italia. E l’Italia serve a Fiat. Il tempo a disposizione per tradurre queste convergenti necessità in un concreto progetto di sviluppo è limitato. Un «semestre di fuoco»?
(Fonte: www.corriere.it - 9/8/2013)

mercoledì 14 agosto 2013

U.S.A.: Chrysler investe ancora nei motori


Chrysler investirà 52 milioni di dollari nelle fabbriche americane di Dundee e Trenton. Allo stabilimento di Trenton, dove già si produce il 1.4 Fire, sono destinati 11,5 milioni di dollari per creare una linea di produzione dedicata al quattro cilindri Tigershark 2.4 litri Multiair da 184 CV, utilizzato dalla Dodge Dart GT e dalla nuova Jeep Cherokee. Per questo motivo saranno creati 298 nuovi posti di lavoro. Per la fabbrica di Trenton sono previsti, invece, 40,5 milioni di dollari, che serviranno a convertire tutti i macchinari per l'assemblaggio dei componenti necessari alla costruzione dello stesso propulsore. A Trenton viene già assemblato il nuovo Pentastar V6 3.2 litri, dedicato alla nuova Jeep Cherokee, in abbinamento all'inedito cambio automatico nove marce.
(Fonte: www.quattroruote.it - 7/8/2013)

martedì 13 agosto 2013

U.S.A.: ai motori elettrici Fiat-Chrysler preferisce i diesel e i benzina "small size"


Fiat-Chrysler non farà ulteriori investimenti nel settore dei sistemi elettrificati di propulsione fino a quando i clienti decideranno volontariamente di fare questo 'salto' e saranno quindi disposti a pagare per questa tecnologia. Lo ha detto Bob Lee, capo del Global Powertrain di Fiat-Chrysler, intervenendo come relatore ai seminari del 2013 Car Management Briefing nell'ambito dell'Advanced Powertrain Forum di Trasverse City. Nel frattempo - ha ribadito Lee - Fiat-Chrysler arricchirà la propria offerta nel mercato nordamericano con altri modelli dotati di motori diesel e di unità a turbo benzina 'downsized'. ''Molti consumatori - ha detto Lee riferendosi alle auto elettrificate - vogliono ridurre le emissioni di CO2, ma non hanno ancora intenzione di cambiare il loro stile di vita o di pagarne il costo. Questo potrebbe non cambiare - ha concluso - per altri dieci anni''. Come riporta Automotive News nel riferire la notizia, i diesel e i piccoli potenti motori turbo a benzina sono la strada più veloce per consentire a Chrysler di migliorare la media dei consumi della propria flotta ed ottemperare così alle richieste delle norme CAFE. Fiat-Chrysler, sottolinea Automotive News, non ha al momento un propulsore ibrido ed offre nel mercato del Nord America un solo modello elettrificato, la 500e, che è venduta solo in California ad un prezzo comparabile con quello della 500 con motore termico. Il report ribadisce come Chrysler abbia appena lanciato una nuova versione V6 3.0 turbodiesel della Grand Cherokee, omologata con un consumo di 30 miglia per gallone (12,75 km/litro) in autostrada. Altri due modelli con questo motore verranno lanciati a breve negli U.S.A.: sono il furgone Ram ProMaster, che andrà in vendita durante l'estate, e il pick-up Ram 1500, che debutterà invece in autunno. Automotive News sottolinea come i motori diesel e quelli ibridi permettano un guadagno del 20-30% rispetto ai propulsori a benzina con un ''punto a favore per i motori a gasolio - ha detto Lee - cioè di essere più performanti, cosa che offre un vantaggio rispetto agli ibridi''.
(Fonte: www.ansa.it - 7/8/2013)

lunedì 12 agosto 2013

India: Fiat-Chrysler punta al raddoppio


Fiat-Chrysler ''considera il 2013 un anno molto importante per la sua espansione nel mercato indiano dove sta creando una rete di concessionari esclusivi che nei prossimi mesi toccheranno quota 100''. Lo ha detto il presidente e direttore esecutivo di Fiat-Chrysler India, Nagesh Basavanhalli, in occasione dell'inaugurazione di due nuovi showroom a New Delhi e nella vicina Gurgaon, Basavanhalli ha ricordato che ''la quota attuale di mercato Fiat in India è di meno dell'1% e che l'obiettivo è di raddoppiarla ogni anno nel prossimo triennio''. Questo dovrebbe avvenire grazie all'espansione della rete su tutto il territorio nazionale e all'introduzione di nuovi modelli'', tre di Fiat, tre di Chrysler (che farà il suo esordio in India) ed uno di Abarth. Il responsabile della casa torinese non ha voluto fornire altri particolari a questo riguardo perché nei prossimi giorni sulla strategia di introduzione dei modelli nuovi o modificati sarà fatto uno specifico annuncio. In ogni caso mesi fa era stato fissato per l'esordio di Jeep nel mercato indiano l'ultimo trimestre 2013. Secondo gli ultimi dati disponibili forniti dall'Associazione dei costruttori indiani (Siam), in India si sono venduti, nel periodo 2012-2013, circa 2.686.000 di veicoli di tutti i generi.
(Fonte: www.ansa.it - 6/8/2013)

domenica 11 agosto 2013

Marchionne e Landini: i motivi per non incontrarsi


Sergio Marchionne e Maurizio Landini hanno diversi motivi per non incontrarsi. Di uno, in particolare, solo il futuro dirà se sarà superabile, oggi è una montagna inscalabile. Tutto questo dopo che il 2 agosto l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler ha saltato inelegantemente il faccia a faccia con il segretario della Fiom. Una incomunicabilità tra i due lunga ormai tre anni. Il 2 agosto Landini è uscito dall’incontro mancato con Marchionne affermando che la Fiat non vuole applicare le sentenze della magistratura. Poche ore dopo in un comunicato l’azienda lo ha smentito. Con ragione: la Fiat non può non rispettare una sentenza definitiva della Consulta come se la fabbrica fosse un saloon del Far West. Ma nell’incontro, mi risulta, il capo delle relazioni industriali ha detto chiaro e tondo a Landini che sì, la Fiom avrà i suoi delegati ma la Fiat non ci parlerà perché il sindacato metalmeccanico della Cgil non ha firmato gli accordi, da Pomigliano in giù. Stesso ritornello, per altro, usato dai sindacati firmatari. Insomma, per la Fiat il rispetto formale della sentenza è una cosa, la sostanza un’altra. Ma se questo è davvero il punto, a rigor di logica perché Landini dovrebbe poi accettare un accordo che non vale più (oltre al merito già giudicato inaccettabile), essendo iperconesso al famoso piano di investimenti da 20 miliardi cancellato dalla Fiat? Fabbrica Italia viene annunciata il 21 aprile 2010. “Per raggiungere ciò – dice quel giorno Marchionne – bisogna aprire un confronto con le organizzazioni sindacali per rinegoziare gli accordi che non sono più adeguati ai requisiti correnti e, di fatto, comprometterebbero la realizzazione del piano. Questa è una di quelle occasioni che capitano una volta nella vita“. Nel gennaio del 2011, Marchionne ribadisce il concetto – soldi in cambio di nuove regole in fabbrica – al direttore di Repubblica Ezio Mauro: “Io metto sul piatto 20 miliardi, accetto la sfida, ma voglio che quei soldi servano, dunque voglio garantire la Fiat e chi ci lavora. Cambiamo le regole per garantire l’investimento attraverso il lavoro”. Sappiamo tutti come è andata a finire. Landini e Marchionne potranno dunque mai più incontrarsi? Ci vorrebbe una “flessibilità bestiale”, per citare lo stesso manager nel suo colloquio del 2007 con il vicedirettore di Repubblica Cresto-Dina: “Se ho un metodo, è un metodo che si ispira a una flessibilità bestiale con una sola caratteristica destinata alla concorrenza: essere disegnato per rispondere alle esigenze del mercato. Se viene meno a questa regola è un metodo che non vale un tubo”. Oggi siamo più o meno al tubo.
(Fonte: www.carblogger.it - 5/8/2013)

sabato 10 agosto 2013

Alfa Romeo e il tormentone delle occasioni mancate


Se a qualcuno manca il tormentone estivo eccone uno pronto ai blocchi di partenza: il caso Alfa Romeo. Marchionne, a.d. del gruppo Fiat-Chrysler, dopo aver detto che in Italia le condizioni industriali rimangono impossibili aggiunge, o meglio ripete per la quinta, sesta volta, di avere le alternative necessarie per realizzare le Alfa Romeo ovunque. Lo faccia pure, ma resta da capire quali Alfa produrrebbe. La spider con i giapponesi della Mazda? La Giulia americana? La nuova ammiraglia? Da quanti anni sentiamo dire dello sbarco di Alfa Romeo in America? Quanti pezzi sono stati scritti (con poca fantasia) sul Duetto del Laureato? Oggi si continua così. Promesse rilanciate da giornali compiacenti e non, mentre le vendite segnano il passo e si allontana la possibilità di realizzare gli obiettivi stabiliti dallo stesso Marchionne (300 mila unità entrò il 2016 mentre ora siamo a 35.175 vetture vendute in Europa nei primi sei mesi dell'anno con un calo del 33,1%, in Italia nello stesso periodo -29%). Forse dunque il problema non è proprio quello di "dove produrre", ma semmai "cosa produrre e con quali investimenti". Giulietta e Mito i loro obiettivi li hanno raggiunti, questo va riconosciuto, ma due modelli possono bastare per fare una gamma come dovrebbe essere quella Alfa? Le prospettive erano altre. Nel 1985, un anno prima che Fiat acquistasse Alfa Romeo dall'Iri, quest'ultima aveva perdite consolidate pari a 1.685 miliardi. Ma l'anno seguente si prende l'Alfa, battendo l'offerta della Ford, sborsando oltre 8.000 miliardi, tra prezzo d'acquisto, assunzione dei debiti e grossi investimenti per il rilancio. Sull'effettivo numero dei miliardi sborsati se ne sono dette tante ed è inutile ritirare fuori polemiche del passato. Ciò che conta è che, da quel momento in poi, grandi investimenti per il rilancio del marchio non ci sono più stati e la storica fabbrica di Arese è stata chiusa appena possibile. Sono nati modelli ottimi (156 su tutti e, recentemente, la Giulietta), ma sono stati troppo pochi per far decollare il marchio e anche i sogni di molti italiani che si aspettavano (e forse si apettano ancora) una resurrezione.
(Fonte: www.repubblica.it - 1/8/2013)

venerdì 9 agosto 2013

Russia: "destinazione Zil" per il Fiat Ducato?


Fiat tratta con Renault per produrre il Ducato in Russia sulle linee di montaggio della Zil. Lo scrive il giornale russo Vedomosti, che cita fonti industriali e di governo secondo cui Renault, Fiat e Zil avrebbero sottoscritto la scorsa settimana "un accordo preliminare" in vista di "un'intesa definitiva a fine anno". Dal Lingotto un deciso 'no comment'. Zil, che costruiva le auto destinate ai dirigenti del partito comunista in epoca sovietica, attualmente produce camion e motori. Vedomosti precisa che l'intesa prevede la produzione di Renault Master e Fiat Ducato a partire dal primo trimestre 2014 con una capacità totale di 50mila veicoli all'anno. Igor Koulgan, direttore di una filiale Zil incaricata di sottoscrivere contratti di produzione di vetture per il sito in corso di ristrutturazione, ha detto all'agenzia Itar Tass che "sono in corso trattative, ma è prematuro parlare di un accordo. Un annuncio è previsto a fine agosto". L'ingresso di costruttori europei nell'area industriale Zil a sud-est di Mosca è stata al centro di molte voci e trattative negli ultimi mesi. Lo scorso marzo PSA ha confermato di avere in corso negoziati con questo obiettivo. I costruttori occidentali sono molto interessati al mercato russo, che ha raggiunto il picco nel 2012 con un una crescita annua dell' 11%.
(Fonte: www.rainews24.rai.it - 8/8/2013)

giovedì 8 agosto 2013

SRT Challenger: sfida a Camaro e Mustang


SRT sta lavorando a una nuova versione della Dodge Challenger, come dimostrano le foto spia scattate a un gruppo di prototipi negli Stati Uniti. Le avversarie storiche targate GM e Ford, nella fattispecie Chevrolet Camaro Z/28 e Mustang GT500 hanno notevolmente alzato il livello delle potenze in gioco e delle prestazioni, ma la risposta del gruppo Chrysler non si farà attendere ancora per molto. È infatti previsto un nuovo allestimento nel corso del 2014, dotato di un inedito propulsore noto con la sigla "Hellcat" che promette di toccare quota 600 CV grazie al compressore volumetrico, da proporre sulla coupé Challenger, modificata nel frontale con nuove prese d'aria e nella coda, con minacciosi terminali di scarico modificati ancora non definitivi. L'attuale 6.4 litri aspirato, per fare un rapido confronto, si ferma a "soli" 470 CV.
(Fonte: www.quattroruote.it - 2/8/2013)

mercoledì 7 agosto 2013

Ferrari: un primo semestre indimenticabile


Ferrari in festa: il semestre appena conclusosi lascia sul tappeto risulati straordinari. Il CdA della Rossa infatti si è riunito oggi per esaminare i dati di chiusura dei primi sei mesi del 2013. Durante l'incontro sono stati evidenziati anche i primi risultati della decisione strategica di ridurre la produzione: anche se gli effetti si vedranno dopo. "Si può già notare - spiegano a Maranello - come ad una contenuta crescita dei volumi, più lenta rispetto a quella del primo trimestre, faccia riscontro un deciso aumento degli utili, sia quello della gestione ordinaria che quello netto." "Al 30 giugno la Ferrari ha raggiunto risultati ottimi - continuano a Maranello - come confermano tutti gli indicatori economici: l'utile della gestione ordinaria è aumentato del 22% (176 milioni di Euro), mentre l'utile netto ha toccato i 116,2 milioni con un incremento del 20%. I ricavi sono saliti a 1.177 milioni di euro (+7,1%). Le vetture omologate consegnate alla rete sono state 3.767, con una crescita del 2,8%, più lenta rispetto a quella del primo trimestre. La posizione finanziaria industriale netta è la migliore di sempre: 1.220 milioni di Euro, con investimenti sul prodotto estremamente elevati e un flusso di cassa netto, generato nella prima metà dell'anno, pari a 189 milioni di Euro. Questi numeri sono frutto del perdurante successo dell'intera gamma. Fra gli 8 cilindri continuano a raccogliere risultati positivi sia la California 30 che la 458 Spider. Nel settore dei 12 cilindri prosegue con costanza l'andamento delle vendite della FF mentre sono molto buoni i riscontri per la F12 berlinetta, il cui propulsore ha consentito alla Ferrari di aggiudicarsi il premio come Best Performance Engine of the Year per la terza volta di fila dopo i riconoscimenti andati all'8 cilindri della 458, quest'anno secondo. E' sempre importante il contributo derivante dai programmi di personalizzazione - Atelier e Tailor Made - e da Ferrari Classiche, nella cui rinnovata officina sono stati recentemente restaurati modelli straordinari e di grande valore provenienti dalle più importanti collezioni nel mondo". Gli U.S.A. continuano a crescere (+9%) con 1.048 vetture omologate consegnate, incluso il Canada. Nonostante la decisione di ridurre le vendite, le previsioni a breve termine suggeriscono un ulteriore seppur lieve aumento nei prossimi mesi per evitare un allungamento della lista d'attesa oltre i due anni. In Europa la Gran Bretagna diventa il primo mercato del Continente (+6%, 415 vetture consegnate), sorpassando almeno temporaneamente una Germania che con 388 consegne conferma (+1%) i numeri del 2012. Nessuna sorpresa dall'Italia, in persistente diminuzione con 116 vetture, un numero che rappresenta ormai soltanto il 3% dei volumi totali. Incrementi a doppia cifra in Medio Oriente (+39%, 264 vetture) e in Giappone che con le 172 consegne di questo primo semestre (+28%) torna vicino ai livelli antecedenti la recente crisi economica. Rallenta invece la Grande Cina (Repubblica Popolare Cinese, Hong Kong e Taiwan) dopo anni di crescita impetuosa. Sono state quasi 350 le vetture vendute - cinquanta in meno rispetto allo scorso anno - in virtù principalmente della decisione di diminuire le consegne a Hong Kong, un mercato che era salito molto negli ultimi tempi, e dei timori per un inasprimento delle politiche fiscali sui beni di lusso. "Anche in questo primo semestre del 2013 la Ferrari fa registrare ottimi risultati. Due mesi fa abbiamo preso una decisione strategica i cui effetti si vedranno meglio nel prossimo semestre ma già oggi ci sono le prime indicazioni" - ha detto Luca di Montezemolo - "Ad un aumento di poco più del 2% dei volumi si associa una crescita del 20% del risultato operativo, che è e resta il nostro vero obiettivo insieme all'esclusività e al mantenimento del valore delle nostre vetture nel tempo". Proseguono ad essere positivi i dati provenienti dalle attività legate al Brand (licensing, retail, e-commerce). Nell'area retail ha fatto il suo debutto ad inizio maggio nel negozio di Maranello il nuovo concept del Ferrari Store che verrà presto esteso a tutta la rete mondiale: oltre a migliorare l'esperienza d'acquisto del cliente l'innovativo design ha favorito l'incremento del giro d'affari salito del 50% in soli due mesi. Continua il lavoro di razionalizzazione nell'area delle licenze, che ha portato, in poco più di un anno, a ridurre a 60 il numero dei licenziatari con una crescita del risultato del 9% nei primi sei mesi del 2013. Note liete anche sul fronte dell'on line: l'e-commerce ha fatto registrare un +21% così come i social network, ormai diventati il canale principale di comunicazione con appassionati e tifosi di tutto il mondo, con la pagina di Facebook che ha superato il muro dei 12 milioni di fan. Merita infine una menzione il grande successo del Museo Ferrari di Maranello: con quasi 140.000 visitatori il Museo ha aumentato le visite di oltre il 30% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno."
(Fonte: www.repubblica.it - 1/8/2013)

martedì 6 agosto 2013

Alfa Romeo Giulietta: nuovi elementi del restyling atteso al Salone di Francoforte


Il restyling della Alfa Romeo Giulietta sarà presentato al Salone di Francoforte 2013. Queste immagini esclusive ci permettono di osservare in anteprima le entità delle modifiche, tutte concentrate nel frontale della cinque porte italiana. La parola restyling sembra quasi troppo "importante" vista la leggerezza con cui i designer sono intervenuti sulla Giulietta, che non ha perso niente delle sue forme originali.
Scudetto inedito - Le lievi protezioni inferiori nascondono infatti la zona dei fendinebbia, aggiornata con un alloggiamento dalla finitura superficiale differente, pur lasciando intatto il taglio delle prese d'aria. Invariati anche i gruppi ottici, mentre il classico scudetto Alfa ha beneficiato di una leggera modifica. Le protezioni applicate sui muletti fanno pensare a qualcosa di più di una semplice finitura aggiornata, ma non è possibile dedurre altro dalle immagini. Il volume posteriore, qui visibile su un esemplare dotato di uno dei motori più potenti con doppio terminale, è del tutto identico al modello uscente.
Sensori e colori - Le nostre immagini ci permettono di notare le due nuove colorazioni, il grigio metallizzato opaco della Quadrifoglio Verde e l'azzurro metallizzato di un altro esemplare. Debuttano anche i sensori di parcheggio anteriori. Ancora da stabilire gli eventuali aggiornamenti alla meccanica, frutto probabilmente di semplici messe a punto piuttosto che di vere e proprie novità, come il leggero aumento di potenza per i modelli diesel.
(Fonte: www.quattroruote.it - 1/8/2013)

lunedì 5 agosto 2013

Fiat: premiata la fabbrica di Bielsko Biala


Lo stabilimento Fiat di Bielsko Biala, in Polonia, ha conquistato il premio "Automotive Lean Production 2013" nella categoria Excellent Value Chain, assegnato dalla rivista tedesca Automobil Produktion e dalla Agamus Consult. La fabbrica produce motori Fiat e Chrysler e occupa 1.100 operai. A partire dal 2007 sono stati realizzati oltre 30.000 progetti per l'ottimizzazione delle procedure interne, coinvolgendo anche tutti gli addetti e chiedendo loro consigli e suggerimenti utili per la riduzione dei costi e il miglioramento della sicurezza.
(Fonte: www.quattroruote.it - 31/7/2013)

domenica 4 agosto 2013

"Impossibile fare impresa in Italia": la querelle Marchionne-Giovannini


“Non sono d’accordo con Marchionne che ritiene che oggi sia impossibile fare impresa in Italia”. Sono le parole di Enrico Giovannini, ministro del Lavoro, secondo cui “ci sono molte imprese che in queste condizioni stanno continuando a investire, a crescere, a creare profitto e posti di lavoro. Questo nonostante le indubbie difficoltà”. “Le condizioni industriali in Italia rimangono impossibili”, aveva affermato l’ad Fiat. La polemica era sorta a seguito della sentenza della Corte costituzionale, che aveva valutato illegittimo l’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori sulla rappresentanza sindacale. Fiat si era avvalsa della norma per escludere la Fiom in quanto non aveva sottoscritto gli accordi con l’azienda, e il sindacato di Maurizio Landini aveva presentato ricorso alla Consulta. Abbiamo intervistato Giorgio Benvenuto, già Segretario generale della Uil e Presidente della Fondazione Bruno Buozzi.
Che cosa ne pensa della querelle tra Marchionne e il ministro Giovannini?
I problemi ci sono. Certamente Marchionne li esaspera, ma Giovannini li minimizza. Per un’impresa manifatturiera, soprattutto se vuole fare ricerca, investire nel nostro Paese non è proprio semplice. In passato le colpe sono state del sindacato, soprattutto per quanto riguarda il costo del lavoro troppo elevato e l’eccesso di scioperi.
Qual è invece la causa dei problemi attuali?
Oggi la responsabilità è del peso della burocrazia e dell’incertezza. Ci troviamo in un Paese con troppe leggi e centri di intervento. Oltre a Comune, Provincia, Regione e Stato centrale, abbiamo le varie authority. Anche per questo il nostro è un Paese che si avvia alla “decadenza dell’Impero bizantino”. Marchionne minaccia di andarsene dall’Italia, mentre io penso che non ci si debba rassegnare. Negli ultimi anni sia dal centrodestra, sia dal centrosinistra sono venute delle indicazioni, in Parlamento c’è addirittura una commissione bilaterale che dovrebbe attuare le semplificazioni, ed è questa una delle sedi in cui risolvere i problemi.
Come valuta la decisione della Corte costituzionale sulle rappresentanze sindacali?
L’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori è una norma in vigore da 20 anni. Si è trattato di una modifica voluta dalle organizzazioni sindacali e dal mondo imprenditoriale e trovo a dir poco singolare che a distanza di così tanto tempo la Corte Costituzionale decida di dichiararla illegittima. Quella sull’articolo 19 si somma con altre decisioni della Corte Costituzionale francamente discutibili. Mi riferisco, per esempio, all’eliminazione del tetto agli stipendi per i manager pubblici e del contributo di solidarietà sulle pensioni alte, al blocco della legge sulla riduzione delle Province e sulla possibilità della Corte dei conti di intervenire sulle Regioni con i bilanci in disordine. Se un tempo la Consulta sembrava avere una visione progressista, oggi la sua funzione sembra sempre di più essere quella di intervenire per lasciare il Paese così com’è, con tutte le sue contraddizioni e iniquità.
Come si può intervenire per risolvere il problema sulle rappresentanze sindacali?
L’iniziativa era stata presa 20 anni fa dalle Parti sociali, grazie a un accordo tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, e ritengo che anche oggi la strada sia quella. Gli accordi hanno sempre funzionato, anche in momenti difficili come la stagione dei consigli di fabbrica. L’intesa tra le Parti sociali è fondamentale e non può essere sostituita né dal Parlamento, né dal Governo, in quanto questi ultimi sono sempre di parte. Ci si può inoltre rivolgere ai tribunali se ci sono violazioni, ma chiedere alla magistratura di sostituirsi al Parlamento e al sindacato definendo le regole di rappresentanza mi sembra contraddittorio rispetto alla storia della Seconda repubblica.
Marchionne ha minacciato di trasferire all’estero la produzione delle nuove Alfa Romeo. Che cosa pensa di queste affermazioni?
Marchionne assomiglia più a Valletta che a Gianni Agnelli. I primi due sono accomunati da una logica che vede come principale punto di riferimento gli azionisti, mentre Agnelli si preoccupava soprattutto che la Fiat si identificasse con l’Italia e con Torino. Marchionne dal punto di vista anagrafico è italiano, ma in realtà ragiona come se fosse un grande manager sovranazionale che privilegia il rapporto con istituzioni forti, a cominciare dagli Stati Uniti. Non condivido il fatto che Fiat vada all’estero, ma alcune delle questioni indicate da Marchionne sull’inefficienza del nostro Paese meritano maggiore attenzione. Ciò che addebito a Marchionne è la sua scelta di uscire da Confindustria, in quanto non si può accettare senza colpo ferire che la più grande industria italiana esca dall’associazione datoriale del nostro Paese.
(Fonte: www.ilsussidiario.net - 1/8/2013)

sabato 3 agosto 2013

Abarth 500C: "Charlie's Island", il nuovo spot per gli U.S.A.


Fiat ha diramato un nuovo spot ufficiale dedicato alla Abarth 500C. Il protagonista è, ancora una volta, Charlie Sheen che, isolato sulla sua personale isola deserta, sfreccia con la sua piccola italiana sulla spiaggia. Al centro dell’isola sono presenti anche due bellissime sirene e, dopo qualche giro attorno a loro, Charlie Sheen gli insegna che sulla sua isola non ci sono regole rubando i loro top. Un’altra pubblicità creativa e simpatica del gruppo Fiat che punta molto sul mercato americano, sul quale ha intenzione di continuare ad espandersi nei prossimi anni, facendo ritornare marchi amati dagli appassionati come Alfa Romeo. L’Abarth 500C U.S.A. è resa disponibile unicamente nella sua configurazione da 150 cavalli e 230 Nm e presenta alcune modifiche all’estetica rispetto al modello europeo. Carrozzeria rinforzata, ABS ricalibrato ed un serbatoio della benzina più capiente, sono le modifiche che differenziano la nostra Abarth 500 da quella sviluppata per il mercato americano, nel quale la piccola torinese viene molto apprezzata per via delle sue forme sbarazzine e per la sua particolare connotazione cittadina. In Italia l’Abarth 500C è in vendita con prezzi a partire da 19.350 Euro ed è disponibile in due varianti potenza dello stesso 1.4 Turbo T-Jet. La meno performante vanta una potenza di 135 cavalli e 206 Nm, dati che le consentono di scattare da 0 a 100 in 7.9 secondi toccando i 205 chilometri orari di velocità massima consumando in media 6.5 litri ogni 100 chilometri. A 20.650 euro è però disponibile una variante più potente, la Abarth 500C MTA, con cambio meccanico sequenziale a controllo elettronico. Pur presentanto una potenza di 140 cavalli e 206 Nm, la Abarth 500C MTA scatta da 0 a 100 in 8.1 secondi, toccando i 205 chilometri orari e presentando lo stesso identico consumo della variante da 135 cavalli.
(Fonte: www.autoblog.it - 30/7/2013)