Sergio Marchionne ha delineato i dettagli del piano industriale del Gruppo Fiat per i prossimi anni. Dopo la presentazione dei risultati finanziari, dunque, è arrivato il momento di parlare di marchi e prodotti. Le notizie sono tante e interessanti. Ecco i punti principali dei programmi del Lingotto, che ha innanzi tutto confermato l'intenzione di non chiudere fabbriche in Italia.
Diciassette nuovi modelli - Il piano prodotto passa in particolare per il lancio di 17 nuovi modelli da oggi al 2016: tre verranno presentati l'anno prossimo, sei nel 2014, cinque nel 2015 e tre nel corso del 2016. Fiat nei prossimi anni spingerà con più convinzione sui modelli di maggiore prestigio: è questa la chiave per incrementare i margini e scongiurare la chiusura di una o più fabbriche, che altrimenti sarebbe diventata una realtà.
Quattro marchi globali - Dal quadro complessivo emerge con chiarezza come il piano di Marchionne passi per quattro punti cruciali, che corrispondono a quelli individuati dalla dirigenza come i marchi dal respiro globale attualmente nelle mani del Gruppo: Alfa Romeo, Maserati, Jeep e 500, con quest'ultimo che darà vita a una vera e propria famiglia dalla specifica personalità, differenziata da quella del marchio Fiat.
Ritorno al prestigio - Alfa Romeo e Maserati diventeranno il fulcro di un'operazione di recupero del prestigio avuto in passato, che porterà a un riposizionamento dei marchi tramite la spinta sui nuovi prodotti. "Non c'è solo la Ferrari", afferma Marchionne: "abbiamo almeno tre marchi in grado di competere nei segmenti più elevati del mercato, quelli in grado di garantire i margini più elevati.
Il potenziale del Biscione - "A gennaio lanceremo la nuova Quattroporte, e poi tra il 2013 e il 2014 verranno presentate altre due novità di prodotto, che contribuiranno a ridare forza alla Maserati tra i più importanti Costruttori internazionali di auto sportive", ha affermato Marchionne, che ha poi parlato di Alfa Romeo nei termini del marchio "dal potenziale più elevato" in ottica futura.
Produrre per esportare - Il rilancio dei due marchi italiani sarà reso possibile dalle decisioni prese nei primi tre anni del matrimonio tra Fiat e Chrysler, che hanno portato allo sviluppo delle piattaforme necessarie a dare vita ai nuovi modelli, da un lato, e all'apertura di nuovi mercati, dall'altro, per la precisione il Nord America e la regione Asia-Pacifico.
Il futuro di Fiat - Ciò detto, va comunque chiarito che l'attenzione per i marchi e i prodotti generalisti non verrà meno: Fiat si concentrerà sui suoi punti di forza, che di fatto oggi sono tutti concentrati nel segmento A. Tra le citycar, il marchio ha per le mani due veri e propri "sub-brand", dalle vocazioni molto diverse fra loro. Uno è quello della Panda, l'altro è quello della 500 che, come detto, darà vita a una vera e propria famiglia di prodotti destinata a essere commercializzata su molti mercati internazionali.
Il destino incerto di Lancia - Le note dolenti sono quelle riservate al marchio Lancia, che vedrà significativamente ridotto il suo ruolo all'interno del Gruppo. Per il marchio torinese Marchionne ha avuto parole di asciutto realismo: "La Lancia di un tempo non tornerà", ha affermato l'ad, che ha poi ribadito comunque l'importanza della Ypsilon. Oltre alla piccola, la Casa offrirà in gamma i modelli derivati dalla produzione Chrysler, laddove possano garantire un ritorno economico.
Le piccole Jeep "europee" - Venendo ai marchi americani, l'unico in grado di sostenere il ruolo di "global brand", nel piano di Marchionne, è Jeep. La Casa vedrà crescere la propria offerta verso il basso, con prodotti pensati per il mercato europeo che avranno un ruolo centrale nei piani di "saturazione" delle fabbriche europee, dalle quali usciranno molti dei prodotti dei quattro marchi globali.
"Riempire" le fabbriche italiane - Con questa soluzione Fiat conta di risolvere, da un lato, la questione produttiva europea e, dall'altro, di rispondere al problema diametralmente opposto degli stabilimenti nord/sudamericani, che già viaggiano al massimo delle loro capacità e che sono chiamati ad assorbire la produzione dei nuovi modelli Chrysler attesi da qui al 2015.
Il prestigio resta qui - Secondo le previsioni, almeno il 15% della produzione nelle fabbriche europee sarà destinata all'export, e proprio la piccola Suv della Jeep sarà centrale in questo senso. In sostanza, l'obiettivo è quello di tenere i modelli di maggior valore, compresi naturalmente quelli a marchio Alfa Romeo e Maserati, nelle fabbriche italiane e portare fuori dai confini nazionali le linee dei modelli Fiat di normale produzione.
Diciassette nuovi modelli - Il piano prodotto passa in particolare per il lancio di 17 nuovi modelli da oggi al 2016: tre verranno presentati l'anno prossimo, sei nel 2014, cinque nel 2015 e tre nel corso del 2016. Fiat nei prossimi anni spingerà con più convinzione sui modelli di maggiore prestigio: è questa la chiave per incrementare i margini e scongiurare la chiusura di una o più fabbriche, che altrimenti sarebbe diventata una realtà.
Quattro marchi globali - Dal quadro complessivo emerge con chiarezza come il piano di Marchionne passi per quattro punti cruciali, che corrispondono a quelli individuati dalla dirigenza come i marchi dal respiro globale attualmente nelle mani del Gruppo: Alfa Romeo, Maserati, Jeep e 500, con quest'ultimo che darà vita a una vera e propria famiglia dalla specifica personalità, differenziata da quella del marchio Fiat.
Ritorno al prestigio - Alfa Romeo e Maserati diventeranno il fulcro di un'operazione di recupero del prestigio avuto in passato, che porterà a un riposizionamento dei marchi tramite la spinta sui nuovi prodotti. "Non c'è solo la Ferrari", afferma Marchionne: "abbiamo almeno tre marchi in grado di competere nei segmenti più elevati del mercato, quelli in grado di garantire i margini più elevati.
Il potenziale del Biscione - "A gennaio lanceremo la nuova Quattroporte, e poi tra il 2013 e il 2014 verranno presentate altre due novità di prodotto, che contribuiranno a ridare forza alla Maserati tra i più importanti Costruttori internazionali di auto sportive", ha affermato Marchionne, che ha poi parlato di Alfa Romeo nei termini del marchio "dal potenziale più elevato" in ottica futura.
Produrre per esportare - Il rilancio dei due marchi italiani sarà reso possibile dalle decisioni prese nei primi tre anni del matrimonio tra Fiat e Chrysler, che hanno portato allo sviluppo delle piattaforme necessarie a dare vita ai nuovi modelli, da un lato, e all'apertura di nuovi mercati, dall'altro, per la precisione il Nord America e la regione Asia-Pacifico.
Il futuro di Fiat - Ciò detto, va comunque chiarito che l'attenzione per i marchi e i prodotti generalisti non verrà meno: Fiat si concentrerà sui suoi punti di forza, che di fatto oggi sono tutti concentrati nel segmento A. Tra le citycar, il marchio ha per le mani due veri e propri "sub-brand", dalle vocazioni molto diverse fra loro. Uno è quello della Panda, l'altro è quello della 500 che, come detto, darà vita a una vera e propria famiglia di prodotti destinata a essere commercializzata su molti mercati internazionali.
Il destino incerto di Lancia - Le note dolenti sono quelle riservate al marchio Lancia, che vedrà significativamente ridotto il suo ruolo all'interno del Gruppo. Per il marchio torinese Marchionne ha avuto parole di asciutto realismo: "La Lancia di un tempo non tornerà", ha affermato l'ad, che ha poi ribadito comunque l'importanza della Ypsilon. Oltre alla piccola, la Casa offrirà in gamma i modelli derivati dalla produzione Chrysler, laddove possano garantire un ritorno economico.
Le piccole Jeep "europee" - Venendo ai marchi americani, l'unico in grado di sostenere il ruolo di "global brand", nel piano di Marchionne, è Jeep. La Casa vedrà crescere la propria offerta verso il basso, con prodotti pensati per il mercato europeo che avranno un ruolo centrale nei piani di "saturazione" delle fabbriche europee, dalle quali usciranno molti dei prodotti dei quattro marchi globali.
"Riempire" le fabbriche italiane - Con questa soluzione Fiat conta di risolvere, da un lato, la questione produttiva europea e, dall'altro, di rispondere al problema diametralmente opposto degli stabilimenti nord/sudamericani, che già viaggiano al massimo delle loro capacità e che sono chiamati ad assorbire la produzione dei nuovi modelli Chrysler attesi da qui al 2015.
Il prestigio resta qui - Secondo le previsioni, almeno il 15% della produzione nelle fabbriche europee sarà destinata all'export, e proprio la piccola Suv della Jeep sarà centrale in questo senso. In sostanza, l'obiettivo è quello di tenere i modelli di maggior valore, compresi naturalmente quelli a marchio Alfa Romeo e Maserati, nelle fabbriche italiane e portare fuori dai confini nazionali le linee dei modelli Fiat di normale produzione.
(Fonte: www.quattroruote.it - 30/10/2012)