martedì 16 ottobre 2012

Moody's abbassa il rating di Fiat: "Troppo Italia-dipendente"


Moody's ha abbassato il rating di Fiat da Ba2 a Ba3 con outlook negativo. L'agenzia giustifica il downgrade (vittima è anche PSA) con «il calo della domanda di auto italiane registrato finora e le prospettive per la stessa domanda sino alla fine del 2012 e oltre». Moody's, insomma, mette ancora una volta il dito nella piaga, in quanto evidenzia come l'Italia continui «a rappresentare più della metà delle immatricolazioni europee di Fiat e come tale, il deterioramento, è la forza trainante delle perdite in aumento tra i suoi marchi di massa». Moody's sottolinea le difficoltà del Lingotto nella regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) dove, secondo le analisi, ha bruciato 2,6 miliardi tra luglio 2011 e giugno 2012. A questo si aggiungono i nodi dell'eccesso di capacità, il ritardo nel rinnovamento della gamma e l'assenza di lanci di modelli di massa rispetto alla concorrenza, «mentre - continua Moody's - crescono le pressioni perfino in Brasile, al momento il mercato più proficuo». Marchionne, che già in passato è entrato in rotta di collisione con le agenzie, questa volta tiene botta («era prevedibile, ce lo aspettavamo») e replica a Moody's, affermando, però, che «il declassamento nulla ha a che fare con i modelli, ma è comprensibile considerando lo stato del mercato italiano». E precisa: «Il downgrade non riflette le condizioni finanziarie di Fiat nel suo insieme». Lo scenario del settore si presenta, comunque, sempre più complesso. E Moody's mette sull'avviso Marchionne per un ulteriore downgrade «se il flusso di cassa del gruppo da attività industriali, escludendo cioè Chrysler, dovesse superare un dato negativo di 2 miliardi quest'anno e in assenza di segnali di miglioramento nel prossimo». Il panorama, comunque, è desolante, visto che l'altra agenzia, S&P, stima che le vendite di nuove auto nell'UE non torneranno ai livelli pre-crisi prima del 2018. E mentre sale la tensione negli stabilimenti italiani del gruppo, in mancanza di prospettive per il futuro, Marchionne ammette di vedere nero anche per il 2013, dopo un 2012 nel quale «potremmo aver toccato i livelli di vendita più bassi». L'ad di Fiat, ma questa volta con il pullover di presidente dell'ACEA, apre intanto un nuovo fronte, quello degli accordi di libero scambio per i quali invita l'UE a non firmare più intese del genere. «Non è il momento - puntualizza - di abbracciare politiche di questo tipo». E una sponda il capo dell'ACEA la trova subito nei ministri dell'Industria di Italia, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Romania e Lussemburgo, i quali sollecitano la UE a garantire più competitività alle industrie europee, tra cui quella dell'auto, rispetto alla concorrenza internazionale. «Occorre più coordinamento a livello europeo per il settore auto», ribadisce Marchionne. Inutile dire che, quando il presidente dell'ACEA parla di concorrenza internazionale, il riferimento è rivolto in questo momento ai coreani e ai giapponesi. «Mentre cerchiamo di assestare la nostra industria - così Marchionne - è controproducente andare ad aprire altri mercati». La conseguenza di una mancanza di politica industriale e della mancata soluzione dell'eccesso di capacità ha avuto come risultato 3 milioni di macchine invendute.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 11/10/2012)

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