lunedì 20 agosto 2012

Kragujevac, al via l'export della Fiat 500L


A Kragujevac, 150 chilometri a sud di Belgrado, sede del nuovissimo stabilimento serbo di Fiat, ormai si serve un buon caffè espresso ma la pausa di Ferragosto, all’italiana, qui non è stata sdoganata. Anzi, nella settimana in cui l'Italia è ferma la cittadina serba è in gran fermento per l'avvio dell'esportazione della nuova «500L», la monovolume che il Lingotto ha appena iniziato a produrre nel Paese balcanico. Scortato dalla polizia, è partito il primo treno composto da sedici vagoni con a bordo 206 vetture «Made in Serbia» alla volta del porto montenegrino di Bar. Qui le «500L» saranno caricate su navi italiane che le porteranno fino a Salerno, da dove in futuro le auto saranno smistate anche per l’America. Presto al porto di Bar arriveranno 14 treni a settimana. Questa è la prima tappa reale di un viaggio ideale iniziato oltre tre anni fa, quando il governo di Belgrado e Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler, si unirono in matrimonio. Ma, come talvolta accade anche alle coppie più solide, l'arrivo del primo figlio rischia di incrinare gli equilibri tra i due genitori. Così la stampa locale ha scoperto che, proprio quando il nuovo stabilimento di Kragujevac - un investimento da circa un miliardo di euro - inizia a sfornare la sua creatura, gli italiani sarebbero «irritati» per il comportamento del governo serbo che di Fiat Srbija è socio al 33%. Il Lingotto si è astenuto da dichiarazioni ufficiali, ma il malcontento italiano è stato confermato dal sindaco di Kragujevac, Veroljub Stevanovic: «Fiat ha tutto il diritto di essere irritata con il nostro Paese», ha detto. La cittadina rischia il tilt poiché non sono state ancora realizzate le due nuove strade concepite per servire la maxi-fabbrica destinata ad essere raggiunta ogni giorno da decine di Tir carichi di componenti, provenienti soprattutto dall’Italia. Non solo: Belgrado - che secondo i patti dovrebbe contribuire con 200 milioni di euro - non ha pagato la tranche di 60 milioni prevista per il 2011. E il neo-ministro dell'Economia, Mladjan Dinkic, ha dichiarato che questi soldi «non sono stati nemmeno messi a budget». D'altra parte Fiat ha di che rallegrarsi della buona volontà dimostrata dai sindacati serbi, i quali hanno accettato di sperimentare, per sei mesi, il nuovo orario di lavoro suddiviso in due turni giornalieri più lunghi - da dieci ore di cui una di pausa, invece che otto -, ma con tre giorni di riposo settimanale invece che due. Per Fiat si tratta di un'innovazione cruciale in termini di produttività. Zoran Mihajlovic, vicepresidente della Confederazione serba dei sindacati autonomi, si aspetta però «più che una rivoluzione, diversi problemi». Al momento la fabbrica sforna 50 vetture al giorno, che dovrebbero arrivare a 550 entro fine anno. Allora «avremo problemi: i nostri operai sono giovani, ma i turni in dieci ore sono molto faticosi», spiega Mihajlovic. Ciononostante, «dovevamo provare: oggi il primo problema della Serbia è il lavoro», ha decretato il sindacalista.
(Fonte: www.ilmessaggero.it - 17/8/2012)

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