Continua il braccio di ferro che oppone la Suzuki al gruppo Volkswagen dopo il naufragio del matrimonio che aveva unito le due Case nel 2009, suggellandolo con l'ingresso dei tedeschi nel capitale Suzuki per una quota del 19,89 per cento. E proprio questa percentuale di azioni detenuta da Wolfsburg è diventata il nodo principale della discordia, perché i giapponesi vorrebbero riacquistarle e Volkswagen non intende rivendergliele. Insomma, i due costruttori per ora sono "separati in casa" e la Suzuki cerca disperatamente di ottenere un "divorzio" che il gruppo guidato da Martin Winterkorn non vuole concedere.
Ricorso all'arbitrato - Per questo, la casa giapponese ha intrapreso un'azione legale presso la Corte internazionale per gli Arbitrati con sede a Londra, per forzare la Volkswagen a rivendere la sua quota azionaria alla stessa Suzuki "o a una terza parte designata dalla Suzuki". L'alleanza tra le due Case doveva servire alla Volkswagen per accedere al promettente mercato indiano, dove il marchio nipponico è molto forte, e anche a poter usare alcune piattaforme economiche nella fascia bassa del mercato, e alla Suzuki per poter condividere tecnologie avanzate che non avrebbe la possibilità di sviluppare da sola. Ma nessuna di queste condizioni è stata soddisfatta e dopo due anni dall'accordo nessun progetto di sviluppo comune è mai stato avviato. Ma perché allora la Volkswagen vuole restare dentro a una partnership che si è rivelata fallimentare?
Azione preventiva - Si è detto che il problema fosse legato al valore delle azioni, oggi inferiore a quanto originariamente pagato dalla Volkswagen. In realtà Wolfsburg non vuole lasciare che la Suzuki cada nell'abbraccio di qualche concorrente. Pur non avendone il controllo, con la sua quota la Volkswagen è il maggiore azionista della Casa giapponese e ha due uomini nel consiglio d'amministrazione. Una circostanza questa che può far da deterrente per qualsiasi partner esterno che fosse interessato a stringere una cooperazione stabile con Suzuki.
Con lo sguardo a Torino - Uno degli ultimi episodi di frizione con Wolfsburg è stato l'acquisto di una fornitura di motori diesel dalla Fiat. Torino, anche per via dei trascorsi di collaborazione industriale sul progetto Sedici/SX4, è un naturale polo d'attrazione per la Suzuki. E a Sergio Marchionne un partner del genere farebbe comodo per molte ragioni: l'accesso ai mercati orientali, la possibilità di sviluppare congiuntamente la futura citycar o addirittura la prossima Punto. E, in una fase di congiuntura economica difficile, avrebbe l'effetto di rilanciare l'immagine (e le quotazioni di borsa) del Gruppo Fiat.
Ricorso all'arbitrato - Per questo, la casa giapponese ha intrapreso un'azione legale presso la Corte internazionale per gli Arbitrati con sede a Londra, per forzare la Volkswagen a rivendere la sua quota azionaria alla stessa Suzuki "o a una terza parte designata dalla Suzuki". L'alleanza tra le due Case doveva servire alla Volkswagen per accedere al promettente mercato indiano, dove il marchio nipponico è molto forte, e anche a poter usare alcune piattaforme economiche nella fascia bassa del mercato, e alla Suzuki per poter condividere tecnologie avanzate che non avrebbe la possibilità di sviluppare da sola. Ma nessuna di queste condizioni è stata soddisfatta e dopo due anni dall'accordo nessun progetto di sviluppo comune è mai stato avviato. Ma perché allora la Volkswagen vuole restare dentro a una partnership che si è rivelata fallimentare?
Azione preventiva - Si è detto che il problema fosse legato al valore delle azioni, oggi inferiore a quanto originariamente pagato dalla Volkswagen. In realtà Wolfsburg non vuole lasciare che la Suzuki cada nell'abbraccio di qualche concorrente. Pur non avendone il controllo, con la sua quota la Volkswagen è il maggiore azionista della Casa giapponese e ha due uomini nel consiglio d'amministrazione. Una circostanza questa che può far da deterrente per qualsiasi partner esterno che fosse interessato a stringere una cooperazione stabile con Suzuki.
Con lo sguardo a Torino - Uno degli ultimi episodi di frizione con Wolfsburg è stato l'acquisto di una fornitura di motori diesel dalla Fiat. Torino, anche per via dei trascorsi di collaborazione industriale sul progetto Sedici/SX4, è un naturale polo d'attrazione per la Suzuki. E a Sergio Marchionne un partner del genere farebbe comodo per molte ragioni: l'accesso ai mercati orientali, la possibilità di sviluppare congiuntamente la futura citycar o addirittura la prossima Punto. E, in una fase di congiuntura economica difficile, avrebbe l'effetto di rilanciare l'immagine (e le quotazioni di borsa) del Gruppo Fiat.
(Fonte: www.quattroruote.it - 24/11/2011)
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