L'alleanza tra Volkswagen e Suzuki ha le ore contate: in un comunicato diffuso ieri l'azienda giapponese ha ufficialmente chiesto a VW di sciogliere l'accordo e di vendere la quota del 19,9% di Suzuki acquistata poco meno di due anni fa quando - nel dicembre 2009 - l'intesa fu firmata. L'annuncio di ieri non è un fulmine a ciel sereno: il deterioramento nei rapporti durava da mesi e in una recente intervista Osamu Suzuki, presidente dell'azienda nipponica, aveva detto che «i dirigenti delle due imprese non si parlavano più». Nella conferenza stampa di ieri a Tokyo lo stesso Suzuki ha parlato di "divorzio" e ha invitato i tedeschi a gestire la separazione «con un sorriso» invece di scambiarsi accuse; non ha però risparmiato le frecciate, paragonando il legame con Volkswagen a una «palla al piede». Che le cose stessero precipitando si era capito già domenica, quando la Volkswagen aveva accusato i giapponesi di violazione dell'alleanza per aver concluso nel giugno scorso un accordo di fornitura di motori con Fiat: il Lingotto venderà a Suzuki il motore diesel Multijet 1.6 da 120 cavalli per l'utilizzo sulla prossima versione del suo fuoristrada SX4, prodotto in Ungheria. «Abbiamo dato a Suzuki un termine di parecchie settimane per rimediare alla violazione - spiega il comunicato diffuso da Wolfsburg domenica -. Consideriamo questo passo spiacevole ma necessario, e siamo disposti a discutere la materia con Suzuki». La risposta arrivata ieri è del tutto chiara: non solo Suzuki nega che tale accordo violi l'intesa del 2009 con VW, ma di fatto considera ormai tale intesa morta e sepolta. Diversa la posizione di Volkswagen: un portavoce ha fatto sapere ieri che l'azienda non ha nessuna intenzione, per ora, di vendere la quota del 19,9%, pagata nel 2009 1,7 miliardi di euro (Suzuki detiene l'1,5% del capitale di VW); difficile, però, che l'intesa possa proseguire a lungo se uno dei contraenti non ne vuol sapere. Quanto al caso dei motori Fiat, è poco più di un pretesto ma oltre a confermare la validità dei propulsori del Lingotto (che Suzuki stessa aveva già acquistato in passato), dimostra che i rapporti tra l'azienda italiana e quella giapponese - nati ai tempi dell'intesa Fiat-GM - restano ottimi. È possibile che Fiat e Chrysler rimpiazzino VW come partner di Suzuki? Dal Lingotto le bocche restano cucite, anche per non intromettersi in una disputa in corso; a bocce ferme, poi, non è detto che una Suzuki "libera" non sia un partner interessante per Torino. Non va dimenticato, però, l'ostacolo più grosso: gli 1,7 miliardi di euro pagati da Volkswagen per la quota nell'azienda nipponica. Suzuki è una delle aziende giapponesi di medie dimensioni: nel 2010 ha venduto 2,64 milioni di auto (più di Fiat); ha i suoi punti di forza nelle auto piccole e, dal punto di vista geografico, sul mercato indiano, dove con 1,1 milioni di auto vendute è leader assoluta con il marchio Maruti. Al momento in cui l'alleanza fu firmata, nel dicembre del 2009 i due gruppi avevano detto di voler cooperare sulla tecnologia, comprese le auto ibride ed elettriche, e per l'espansione sui mercati emergenti. Nessun progetto si è però finora concretizzato, e già a luglio Suzuki aveva detto che non c'erano tecnologie VW che potessero servirgli. Lo scoglio più grosso su cui l'intesa è naufragata è però quello dei rapporti di forza. Già al Salone di Ginevra dell'anno scorso, un Osamu Suzuki un pò imbarazzato si era trovato sul palco insieme ai top manager di tutte le controllate del gruppo Volkswagen; e il disagio è cresciuto quando il rapporto annuale di quest'anno della VW ha classificato Suzuki come «una consociata sulle cui decisioni finanziarie e operative abbiamo un'influenza significativa». «Credevamo di essere entrati in un'alleanza alla pari - ha detto ieri Suzuki - ma poi le cose sono gradualmente cambiate». L'azienda nipponica ha una tradizione di indipendenza che non era venuta meno neppure quando il socio di minoranza era la General Motors. La crisi con Suzuki arriva mentre Volkswagen è impegnata in questi giorni al Salone di Francoforte, dove gioca in casa, a presentare i modelli che dovrebbero dare una spinta decisiva all'offensiva per la conquista del primato mondiale. Le previsioni più recenti da Wolfsburg vedono un aumento delle consegne del 5% rispetto ai 7,2 milioni di veicoli del 2010, e il numero uno Martin Winterkorn ha detto ad "Automotive News Europe" che verranno create otto nuove fabbriche nei prossimi sette anni.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 13/9/2011)
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