sabato 20 agosto 2011

1941-2011: Jeep compie 70 anni


Nella storia dell'auto ci sono stati modelli che hanno trainato interi marchi, fino a diventare essi stessi dei brand a sé stanti. E la storia dei marchi MINI e Jaguar ne è l'esempio più eclatante. Ma c'è dell'altro: ci sono marche che hanno avuto una identità talmente forte da venire identificate con un'intera categoria di veicoli. E se pensiamo a quest'ultimo caso, non possiamo non pensare a Jeep. Ancora oggi il brand americano è universalmente riconosciuto come sinonimo di fuoristrada e l'agguerrita concorrenza, che negli anni si è affermata, sarà pure riuscita a frenarne l'incedere sui mercati, ma non è certamente riuscita a scalfirne l'immagine.
ALL'INIZIO FU UNA SIGLA - Il nome Jeep, nonostante le assonanze con il fantomatico Eugene the Jeep, surreale personaggio dei fumetti di Popeye, deriva dalla straslitterazione fonetica della sigla GP, ovvero General Purpose, utilizzata da Ford per identificare il suo modello di veicolo leggero multiuso costruito – su specifiche Willys-Overland – per l'esercito americano. Le prime GP furono arruolate nel 1941(modello Willys MA/MB) – quando gli USA entrarono in guerra – e, a conflitto ultimato, la Willys decise di continuare con la produzione della GP indicandola come CJ: Civilian Jeep. “Gip” (secondo la fonetica anglofona “jeep”), era diventato un nome notissimo: negli ambienti militari e nei teatri di guerra, dove le popolazioni sentivano i soldati statunitensi chiamare “gip” quella che, ad esempio, nell'italico linguaggio era una specie di “torpedo”. Fino alla metà degli anni Cinquanta, la produzione fu quasi monomodello. Alla classica carrozzeria aperta della CJ, furono affiancate le meglio attrezzate Station Wagon, con una qualche vocazione familiare e l'essenziale Pick Up: i modelli prodotti dalla Willys si affermarono soprattutto nelle zone rurali, dove la leggerezza, le buone prestazioni e soprattutto l'efficace trazione integrale, regalavano alla vettura una duttilità mai vista prima. Un discorso esclusivo merita la VJ (nota anche come Jeepster e poi come Jeepster Commando): questa era una versione “automobilistica” della CJ, prodotta a partire dal 1948, con parabrezza inclinato, interni con finiture “adeguate” e trazione solo sulle ruote posteriori. La VJ non era un prodotto particolarmente digeribile: l'estetica controversa (conservava i cofani, il muso e tutta la parte inferiore della CJ) ed un'identità non proprio definita mirarono senza remore al successo di quest'insolito modello nel panorama automobilistico americano.
NASCE LA "JEEP" - Intanto, nonostante il relativo successo della famiglia CJ, la Willys – Overland non riuscì mai a superare la crisi che l'attanagliava fin dal periodo pre-bellico, nonostante negli anni Dieci del Novecento era indicato come il secondo colosso automobilistico americano. Così, nel 1953 la casa fu acquistata dalla Kaiser–Frazer, azienda automobilistica americana con svariati interessi industriali in Sudamerica e già proprietaria della Studebacker. La Kaiser mantenne la struttura produttiva Willys fino al 1955, quando deliberò la cessazione della produzione di automobili, dedicando le risorse dell'azienda alle sole evoluzioni del modello base CJ. Nel 1956 iniziò anche la produzione della versione civile della FC (Foward Control), una CJ “truck” a cabina avanzata e pianale posteriore, nonché della versione commerciale leggera FJ (Fleetvan Jeep), ovvero la versione “delivery” della Station Wagon su base CJ. L'ultima declinazione della vecchia, originale, CJ fu – risalente sempre allo stesso periodo – la DJ (Dispatcher Jeep), identica alla CJ, ma dotata di sola trazione posteriore. Su base DJ venne realizzata anche la FJ ufficiale per i servizi postali statunitensi, realizzata su specifiche governative: leggera e sufficientemente duttile per essere utilizzata come veicolo di servizio per i postini USA. Gli anni Cinquanta furono particolari anche per un altro aspetto della vita Jeep: la Kaiser-Frazer, cessata la produzione in USA delle autovetture Kaiser e Willys, cambiò anche denominazione sociale in Kaiser-Jeep e, finalmente, quello che era solo un “nomignolo” divenne brand a tutti gli effetti.
LA GAMMA SI AMPLIA - Il primo vero ampliamento alla gamma Jeep si ebbe solo all'inizio degli anni Sessanta quanto esordì la Jeep “full sized” SJ. Realizzata su un nuovo telaio e con motorizzazioni finalmente adeguate, la Jeep SJ diede il via alla nascita del concetto di SUV. Spinta da adeguati motori V8, la SJ – commercializzata come Jeep Wagoneer – abbinava la tecnologia tutto-terreni, con trazione integrale inseribile, una carrozzeria da grossa giardinetta yankee ed un abitacolo rifinito di tutto punto. La Wagoneer, di fatto seconda linea di prodotto del marchio ebbe una carriera lunghissima ed aprì le porte alla parentesi moderna della Casa, quella che conosciamo ancora oggi. Il telaio SJ di prima generazione fu declinato anche nelle versioni pick-up Gladiator ed in quella, meglio rifinita, di SuperWagoneer. Quest'ultima affiancò a partire dal 1974 la prima serie della Cherokee, una Wagoneer due porte a passo corto, realizzata quindi sul medesimo telaio SJ e caratterizzata da allestimenti più essenziali. Sempre dalla meccanica SJ derivò il grosso veicolo militare Kaiser M715/725. 
L'INTERESSE DI RENAULT - Intanto, nel 1970 la divisione “Defense” del Gruppo, che si occupava proprio delle forniture militari e ministeriali, ultimo scampolo di attività della Studebacker, venne rinominata AM General (che anni dopo darà i natali all'Hummer), acquisì una propria struttura organizzativa e divenne un'azienda dedicata allo studio ed alla produzione di soli veicoli su specifiche governative. Questa fu la prima mossa della nuova proprietà del marchio. Nello stesso anno, infatti, la American Motors Corporation rilevò le attività della Kaiser-Jeep che, nonostante tutti i risanamenti messi in atto, non riuscì ad uscire dalla crisi finanziaria del dopoguerra. La AMC, oltre a dar vita alla AM General, fece di Jeep un marchio a sé stante, gestito da una propria divisione. La gestione AMC, anch'essa segnata da una cronica mancanza di liquidità, merita spazio per avere accelerato lo sviluppo della classica Jeep CJ, che intanto continuava ad essere prodotta regolarmente, e per aver dato vita alla terza linea di prodotto dopo, appunto, la classica CJ e la grossa SJ: l'intermedia XJ del 1984. Il telaio XJ fu il primo a scocca portante del marchio Jeep (in realtà era una scocca rinforzata con due robusti longheroni saldati) e diede vita alle nuove Cherokee e Wagoneer. La precedente Wagoneer SJ fu rinominata GrandWagoneer e prodotta solo negli allestimenti più ricchi, mentre la gamma pick-up Gladiator/Honcho fu limitata alla sola versione “utility” Jeep Truck. Le versioni meglio rifinite dei pick-up furono rimpiazzate dalla nuova Comanche, sempre su base XJ. La nascita della XJ, ben quattordici anni dopo l'acquisizione della Jeep da parte dell'AMC, fu possibile grazie alla presenza di un partner relativamente forte per il Gruppo, la Renault, che dal 1980 stava scalando la AMC fino a giungere alla completa acquisizione nel 1983. Nello stesso anno la Casa francese si trovò costretta a cedere la divisione AM General (con tutti i suoi progetti, tra cui l'Hummer) alla LTV Corporation a causa di una legge federale che vieta ad aziende con partecipazione straniera di produrre veicoli ed attrezzature governative per gli Stati Uniti, dai veicoli militari a quelli in dotazione ai servizi postali o determinati corpi di polizia. L'impronta europea, comunque, nella XJ è tangibile, sia in relazione tecnologia utilizzata (una monoscocca rinforzata in luogo dei vecchi telai a longheroni), sia nell'impostazione generale del progetto, volta ad una ben definita efficienza, con nuovi motori e dimensioni relativamente compatte. Nonostante l'impegno di Renault nel fare di AMC un'adeguata filiale nordamericana, gli investimenti si rivelarono fallimentari e nel 1987 la Régie cedette l'intero pacchetto azionario AMC (con i marchi dipendenti Jeep e Eagle) a Chrysler, mantenendo ancora per alcuni anni una funzione di supporto tecnico-commerciale sui mercati europei per il marchio Jeep.
DA CHRYSLER A FIAT - Chrysler, a partire dal 1987, accelerò lo sviluppo della CJ. Questa fu sostituita nello stesso anno da un nuovo modello, la YJ – concepito sotto la gestione AMC/Renault - totalmente rivista nella meccanica. Commercialmente la nuova Jeep “classica” prese il nome di Wrangler e divenne, per la prima volta in 46 anni, un prodotto ben definito anche dal punto di vista commerciale. Nel 1991, col pensionamento della GrandWagoneer, fu accantonato il vetusto telaio full size SJ – risalente al 1963 – per essere sostituito dalla nuova meccanica ZJ. La ZJ esordì sul mercato nel 1993 col nome di Grand Cherokee. Questa fu il primo progetto Jeep firmato Chrysler a cui seguì, nel 1997 la nuova Wrangler serie TJ, un'evoluzione della precedente meccanica YJ. Nel 1998 la Daimler Benz si fuse con Chrysler (in realtà più che una fusione, fu una vera e propria acquisizione) dando vita alla Daimler-Chrysler. Con l'iniezione di capitali dalla Germania, e col supporto tecnico degli uffici Daimler Benz, il gruppo Chrysler, in crisi da un po' di anni, poté risalire la china. Fu rinnovato il comparto automobilistico e truck e nuova vitalità interessò il marchio Jeep. Nel 1999 la Grand Cherokee ZJ fu sostituita dalla versione evoluta WJ, mentre la Cherokee XJ – già aggiornata nel 1997 – fu sostituita dalla nuova serie KJ, nota anche come Jeep Liberty su alcuni mercati. Particolare della gestione Daimler-Chrysler fu l'interesse verso i segmenti margine del mercato, con l'introduzione di altre tre linee di prodotto: la grande Commander (2006, che si rifà idealmente alla vecchia GrandWagoneer) e le compatte Compass e Patriot (2007), collocate al di sotto della classica Cherokee. Dopo l'introduzione della terza generazione di Grand Cherokee (WH nel 2006), l'evoluzione della Wrangler nella serie JK l'anno successivo e della quarta Cherokee (serie KK) nel 2008, la Daimler si liberò della Chrysler. Di fatto, a parte la divisione Jeep, il comparto auto e veicoli commerciali del gruppo americano stentava a macinare utili (anche a causa di un certo disinteresse da parte della Casa tedesca, maturato subito dopo i primi anni di gestione), al punto che la Chrysler fu messa in liquidazione e salvata dal Gruppo Fiat nel 2009. Ma questa più che storia diventa attualità: l'attualità di un marchio diventato ormai decano dell'automobilismo e che è stato da poco celebrato anche con le 70th Anniversary Edition.
(Fonte: www.omniauto.it - 31/7/2011)

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