Il ritorno al "dna" dell'Alfa Romeo, ma anche il debutto dell'ibrido negli States con un nuovo minivan Chrysler. A Detroit, l'ad di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne ha risposto alle domande dei giornalisti stranieri definendo le priorità del dopo-acquisizione.
Il quartier generale - Marchionne è tornato sulla scelta della sede del Gruppo, confermando che il tema, assieme al nome e agli aspetti organizzativi, verrà affrontato durante il cda del prossimo 29 gennaio. Una decisione non semplice: "Dobbiamo essere molto attenti nell'individuare il nostro quartier generale", ha detto l'ad, sottolineando che il Gruppo opera ormai in tutto il mondo. Optare per gli U.S.A., o l'Italia, o altrove, resta comunque una decisione "del board". Eppure, lo stesso Marchionne riconosce il dilemma: se da un lato, infatti, Chrysler ha tutto il suo peso economico, con gli U.S.A. a fare da sponda privilegiata per "attirare capitali", l'anima italiana, "per la sua storia e le capacità tecniche, ha il diritto di amministrare Ferrari e Alfa Romeo". Insomma, il nodo non sarà semplice da sciogliere.
Il Biscione - Molto più chiara, invece, è la "visione" del percorso che dovrebbe portare alla consacrazione di Alfa Romeo come marchio premium. Marchionne immagina vetture "leggere, incredibilmente belle e dai motori eccezionali: lavoriamo con discrezione – ha detto l'ad – Dobbiamo tornare al dna del marchio". E a un giornalista-appassionato, che chiedeva più dettagli, Marchionne ha risposto così: "Avremo un portafoglio nuovo di zecca. Nel 2015 faremo tante Alfa quante ne potrà comprare". Da Fiat non si deriverà più nulla, mentre per i propulsori Marchionne ha confermato che sarà utilizzato il "know how Ferrari". Infine, essenziali per l'esportazione dei gioielli del Biscione saranno i mercati di U.S.A. e Cina.
I minivan ibridi - Pur restando scettico sull'elettrico ("abbiamo la 500 venduta in California, perdiamo 14 mila dollari ogni volta che ne vendiamo una", è il leit motiv), Marchionne ha spiegato che ibrido ed emissioni zero sono "strategici" per il mercato U.S.A.: non a caso, il 2016 sarà l'anno in cui il Gruppo introdurrà le tecnologie ibride sui veicoli a stelle e strisce. "Stiamo individuando i modelli più appropriati, saranno minivan". Il primo, questo è già certo, avrà il simbolo Chrysler. Lontana l'Europa: Marchionne non vede sinergie tra la tecnologia ibrida e i segmenti più piccoli diffusi nel vecchio continente. L'investimento previsto in U.S.A., comunque, è di oltre un miliardo di dollari, anche se non è ancora stato deciso dove si terrà la produzione.
Wrangler e Jeep - Oltre alla rinascita dell'Alfa, l'altro obiettivo che Marchionne ritiene fondamentale per il 2014 è "l'internazionalizzazione di Jeep: dobbiamo portarla ovunque nel mondo", Cina, Brasile. "Abbiamo bisogno di una quota di mercato più ampia nel segmento D – ha sottolineato l'ad – La Cherokee ce la può fare, i numeri di dicembre sono incoraggianti e impiegheremo molte risorse per il suo posizionamento". Altro tema "caldo", la Wrangler: "Ne ho una – ha detto Marchionne – Ridisegnarla è la cosa più pericolosa che si possa fare. Dobbiamo aggiornare stile e design, ma senza toccare i fondamentali o stravolgere la natura del veicolo". Le decisioni, in merito, verranno prese nei primi mesi del 2014, ma per le nuove implementazioni serviranno un paio d'anni.
Il diesel negli U.S.A. - Per Marchionne, l'anno decisivo sarà il 2018. E per il suo successo negli States, l'ad intende usare al meglio il know how di Fiat, "storicamente un grande sviluppatore di motori diesel: la tecnologia è fenomenale, mi piace, siamo continuamente al lavoro per migliorarla anche sotto il profilo ambientale", ha aggiunto il manager.
Gli orizzonti - Insomma, per l'ad c'è molto da fare, anche se rispetto ai "tempi bui" del 2008-2009, oggi l'industria automotive U.S.A. è "un mondo completamente diverso: due dei tre colossi erano quasi morti e ora sono tornati con una nuova leadership. Per noi è stato un viaggio di 5 anni con risultati fenomenali: dobbiamo proteggere ciò che abbiamo e non possiamo sbagliare". In ogni caso, il futuro resta nebuloso: "Ora stiamo bene, sicuramente sopravviveremo – conclude Marchionne – ma se nel medio-lungo termine ci troveremo in un range ideale ancora non mi è chiaro. Puoi essere piccolo e bellissimo se vendi Ferrari, non berline di larga diffusione. È come essere un pesciolino in un mare di squali".
Il quartier generale - Marchionne è tornato sulla scelta della sede del Gruppo, confermando che il tema, assieme al nome e agli aspetti organizzativi, verrà affrontato durante il cda del prossimo 29 gennaio. Una decisione non semplice: "Dobbiamo essere molto attenti nell'individuare il nostro quartier generale", ha detto l'ad, sottolineando che il Gruppo opera ormai in tutto il mondo. Optare per gli U.S.A., o l'Italia, o altrove, resta comunque una decisione "del board". Eppure, lo stesso Marchionne riconosce il dilemma: se da un lato, infatti, Chrysler ha tutto il suo peso economico, con gli U.S.A. a fare da sponda privilegiata per "attirare capitali", l'anima italiana, "per la sua storia e le capacità tecniche, ha il diritto di amministrare Ferrari e Alfa Romeo". Insomma, il nodo non sarà semplice da sciogliere.
Il Biscione - Molto più chiara, invece, è la "visione" del percorso che dovrebbe portare alla consacrazione di Alfa Romeo come marchio premium. Marchionne immagina vetture "leggere, incredibilmente belle e dai motori eccezionali: lavoriamo con discrezione – ha detto l'ad – Dobbiamo tornare al dna del marchio". E a un giornalista-appassionato, che chiedeva più dettagli, Marchionne ha risposto così: "Avremo un portafoglio nuovo di zecca. Nel 2015 faremo tante Alfa quante ne potrà comprare". Da Fiat non si deriverà più nulla, mentre per i propulsori Marchionne ha confermato che sarà utilizzato il "know how Ferrari". Infine, essenziali per l'esportazione dei gioielli del Biscione saranno i mercati di U.S.A. e Cina.
I minivan ibridi - Pur restando scettico sull'elettrico ("abbiamo la 500 venduta in California, perdiamo 14 mila dollari ogni volta che ne vendiamo una", è il leit motiv), Marchionne ha spiegato che ibrido ed emissioni zero sono "strategici" per il mercato U.S.A.: non a caso, il 2016 sarà l'anno in cui il Gruppo introdurrà le tecnologie ibride sui veicoli a stelle e strisce. "Stiamo individuando i modelli più appropriati, saranno minivan". Il primo, questo è già certo, avrà il simbolo Chrysler. Lontana l'Europa: Marchionne non vede sinergie tra la tecnologia ibrida e i segmenti più piccoli diffusi nel vecchio continente. L'investimento previsto in U.S.A., comunque, è di oltre un miliardo di dollari, anche se non è ancora stato deciso dove si terrà la produzione.
Wrangler e Jeep - Oltre alla rinascita dell'Alfa, l'altro obiettivo che Marchionne ritiene fondamentale per il 2014 è "l'internazionalizzazione di Jeep: dobbiamo portarla ovunque nel mondo", Cina, Brasile. "Abbiamo bisogno di una quota di mercato più ampia nel segmento D – ha sottolineato l'ad – La Cherokee ce la può fare, i numeri di dicembre sono incoraggianti e impiegheremo molte risorse per il suo posizionamento". Altro tema "caldo", la Wrangler: "Ne ho una – ha detto Marchionne – Ridisegnarla è la cosa più pericolosa che si possa fare. Dobbiamo aggiornare stile e design, ma senza toccare i fondamentali o stravolgere la natura del veicolo". Le decisioni, in merito, verranno prese nei primi mesi del 2014, ma per le nuove implementazioni serviranno un paio d'anni.
Il diesel negli U.S.A. - Per Marchionne, l'anno decisivo sarà il 2018. E per il suo successo negli States, l'ad intende usare al meglio il know how di Fiat, "storicamente un grande sviluppatore di motori diesel: la tecnologia è fenomenale, mi piace, siamo continuamente al lavoro per migliorarla anche sotto il profilo ambientale", ha aggiunto il manager.
Gli orizzonti - Insomma, per l'ad c'è molto da fare, anche se rispetto ai "tempi bui" del 2008-2009, oggi l'industria automotive U.S.A. è "un mondo completamente diverso: due dei tre colossi erano quasi morti e ora sono tornati con una nuova leadership. Per noi è stato un viaggio di 5 anni con risultati fenomenali: dobbiamo proteggere ciò che abbiamo e non possiamo sbagliare". In ogni caso, il futuro resta nebuloso: "Ora stiamo bene, sicuramente sopravviveremo – conclude Marchionne – ma se nel medio-lungo termine ci troveremo in un range ideale ancora non mi è chiaro. Puoi essere piccolo e bellissimo se vendi Ferrari, non berline di larga diffusione. È come essere un pesciolino in un mare di squali".
(Fonte: www.quattroruote.it - 13/1/2014)
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