mercoledì 31 agosto 2011

Prime foto ufficiali della Chrysler Delta



La casa automobilistica Chrysler ha ufficialmente divulgato le immagini ufficiali della propria personale versione di Lancia Delta, la media due volumi di segmento C italiana che vedremo dal prossimo anno sulle strade del Nuovo Continente. In realtà, la versione prettamente statunitense sarà svelata nel corso del Salone di Detroit 2012, durante il prossimo gennaio: questa declinazione è quella che sarà commercializzata in Gran Bretagna, là dove la casa automobilistica Lancia non è presente e dove dunque Fiat S.p.A. ha deciso di intervenire con questo clone. La nuova Chrysler Delta (ha un suono strano questo nome, per metà americano e per metà appartenente al Bel Paese, anche e soprattutto perché Delta ha una forte, fortissima tradizione alle spalle che questa operazione puramente commerciale lede lievemente) sarà sulle strade del Regno Unito tra pochi mesi, anche se non abbiamo indicazioni ufficiali in merito. La nuova Chrysler Delta non è e non deve essere molto diversa dalla vettura da cui nasce: l’unico dettaglio cambiato sulla media di segmento C è la mascherina anteriore, che ha perso il classico logo di Lancia per ottenere quello della casa automobilistica americana (la griglia frontale era stata comunque adattata per questo cambiamento, con una nuova versione Model Year 2012 presentata durante la scorsa edizione del Salone di Ginevra). La nuova Chrysler Delta sarà commercializzata (non sappiamo a quale prezzo) in Gran Bretagna con il motore 1.4 litri MultiAir da 120 e 140 cavalli, con il motore 1.6 litri MultiJet diesel da 120 cavalli e con il motore 2.0 litri Multijet diesel da 200 cavalli.
(Fonte: www.motorionline.com - 26/8/2011)

martedì 30 agosto 2011

Fiat conferma il piano di investimenti per Grugliasco (SUV e berlina Maserati)


Fiat ha confermato l'investimento da 550 milioni di euro che interessa le Officine Automobilistiche Grugliasco (ex stabilimento Bertone), dove saranno prodotte due nuove Maserati, una sport utility (alla quale abbiamo dedicato un ampio articolo nel numero di settembre, nelle edicole in questi giorni) e una vettura del segmento E, una sorta di baby Quattroporte. Una notizia che fa tirare un sospiro di sollievo agli oltre mille dipendenti della fabbrica torinese, ai quali, a partire dal mese di gennaio del 2012, sarà applicato il contratto di Pomigliano.
Accordi separati - Dopo il botta e risposta dei giorni scorsi tra il Governo e il Lingotto, infatti, è bastata Una telefonata tra il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne a rasserenare il clima di contrapposizione e a schiarire il cielo sopra Grugliasco. Il presidente della Fiat, John Elkann, infatti, parlando al Meeting di Rimini la settimana scorsa aveva ribadito l'esigenza di "condizioni" per investire in Italia. Che poi consistevano nell'inserimento nella Legge finanziaria di norme che rendessero validi per tutti i sindacati (anche i non firmatari, come la Fiom) gli accordi separati di Pomigliano e Mirafiori.
Fabbrica Italia - "La decisione è stata presa - ha precisato la Fiat, in un comunicato - basandosi sulle dichiarazioni del ministro che ha confermato la volontà del Governo a rendere operative le misure di interesse aziendale contenute nel decreto del 12 agosto scorso". Il ministro Sacconi, invece, ha sottolineato che "Marchionne ha apprezzato queste norme perché garantiscono certezza agli accordi già sottoscritti e ampliano la capacità di quelli futuri". E ha aggiunto che l'a.d. di Torino "ha garantito la prosecuzione del Programma Fabbrica Italia con immediata priorità all'investimento di Grugliasco".
Mirafiori, invece... - Notizie meno confortanti riguardano invece Mirafiori. La Fiat, infatti, ha fatto sapere che dopo una valutazione dell'impatto del cambio euro-dollaro sui costi potrebbe modificare la scelta sui modelli da produrre in questo stabilimento, dove erano inizialmente stati previsti Suv con i marchi Alfa Romeo e Jeep, da vendere in tutto il mondo e, soprattutto, negli Stati Uniti.
(Fonte: www.quattroruote.it - 29/8/2011)

lunedì 29 agosto 2011

S&P: partecipazione di Fiat positiva per il rating di Chrysler


La partecipazione di Fiat fa bene al rating di Chrysler, che però continua ad avere elevati rischi di business. E' l'opinione dell'agenzia di rating S&P, espressa in un report diffuso nella serata di venerdì. "Consideriamo la partecipazione di Fiat in Chrysler positiva sotto il profilo del rating", dice S&P. "Per Chrysler, i benefici operativi legati alla gestione Fiat e all'integrazione di prodotto potrebbero diventare più significativi con il passare del tempo", aggiunge. "Consideriamo questa strategia un 'work in progress', che sta dando i primi segnali di un possibile successo". S&P indica, tra i motivi dell'elevato rischio sul fronte del business: l'esposizione al mercato del Nord America che potrebbe evidenziare una ripresa debole; una dipendenza ancora elevata al settore dei veicoli commerciali leggeri, sempre in Nord America; le incertezze legate alla realizzazione del riposizionamento e dell'espansione sotto la direzione di Fiat. Secondo S&P, la partecipazione in mano a Veba, fondo pensioni dei lavoratori iscritti al sindacato Uaw, e al Tesoro U.S.A. non hanno impatto sul rating, in quanto "temporanee".
(Fonte: http://it.reuters.com - 22/8/2011)

domenica 28 agosto 2011

Tedeschini su Made in Italy e "Made in Fiat"

 
C'è uno strano destino ad accompagnare le macchine Fiat: tutti i modelli di grande successo vengono prodotti lontano dalll’Italia. Era accaduto nella seconda metà del 2007, quando il boom della nuova 500 (made in Polonia) colse in contropiede persino i più ottimisti tra i dirigenti torinesi; e sta verificandosi ora, anche se in misura minore, con l’ottima accoglienza riservata al Freemont, primo frutto dell’alleanza con l’americana Chrysler. Anche qui: nessuno ci puntava più di tanto, dato che il Suv lanciato a giugno altri non è se non la versione europea di un modello già accolto con un certo tepore in Italia, ovvero il Dodge Journey. Ma i miglioramenti posti in essere dagli uomini Fiat (tra questi motori diesel molto più umani) e la scelta di un prezzo più che competitivo (si è partiti da 24.900 euro per un’auto di dimensioni importanti) hanno fatto il botto, con il risultato di vedere la rete dei concessionari raccogliere 16 mila ordini in poche settimaane, contro le 13 mila unità che erano state preventivate per l’intero anno. Un successo che qualche problemino lo crea: il Freemont viene prodotto nello stabilimento messicano di Toluca, che sforna anche altri modelli del partner americano, e non è così semplice alzare il lotto delle vetture da consegnare, evitando così che si creino liste d’attesa troppo lunghe, fenomeno che peraltro ha colpito anche altri Suv più o meno low cost (vedi la Nissan Qashai, la Hyundai iX35 e la stessa Volkswagen Tiguan) che tanto a buon mercato non è mai stata, ma che ha sofferto all’inizio della scarsa produzione di modelli con il cambio automatico. Comunque sia: in Fiat si augurano di averne più spesso di problemi così. E già incrociano le dita, pensando alla nuova Panda, attesa per fine anno.
(Fonte: http://qn.quotidiano.net - 27/7/2011)

sabato 27 agosto 2011

Da Detroit a Torino (e ritorno): ritratto del nuovo capo di Lancia/Chrysler


Saad Chehab, 44 anni, è il nuovo amministratore delegato dei marchi Chrysler e Lancia. Prende il posto di Olivier François, promosso alla direzione del brand Fiat dopo i successi ottenuti a Detroit. Nel nuovo organigramma disegnato dall'a.d. di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, Chehab dovrà portare avanti l'integrazione fra Chrysler e Lancia iniziata da chi lo ha preceduto.
Quello spot del Superbowl - Da capo della comunicazione di Chrysler ad amministratore delegato di due marchi: un bel salto di carriera per un manager quarantenne dalle brillanti intuizioni, assunto da Auburn Hills nel luglio del 2009, dopo una precedente esperienza in Ford. Decisivo è stato il suo contributo alla realizzazione del famoso spot del Superbowl (quello con Eminem) dal quale è nato il tormentone "Imported from Detroit". Una campagna pubblicitaria che è piaciuta al pubblico americano e che ha risvegliato l'interesse intorno alla Chrysler e a Detroit "una città che è andata all'inferno ed è ritornata" per citare le parole del claim pubblicitario. 
Fra Detroit e Torino - Nel suo nuovo ruolo, Chehab farà regolarmente la spola fra Detroit e Torino per seguire da vicino lo sviluppo dei marchi Chrysler e Lancia sul mercato europeo. L'agenda appare già fitta di impegni: in autunno arriveranno l'ammiraglia Thema e la monovolume Voyager e l'anno prossimo potrebbe aggiungersi anche la Flavia.
(Fonte: www.quattroruote.it - 29/7/2011)

venerdì 26 agosto 2011

Marchionne e il feeling con il Quirinale: perché Fiat riscopre le radici italiane


La visita a sorpresa di Sergio Marchionne al meeting di Cl a Rimini per ascoltare il discorso del presidente Giorgio Napolitano è troppo ricca di suggetioni per poter essere catalogata come un evento di ordinaria amministrazione. E infatti non lo è, soprattutto se si considera la delicatezza del momento che la Fiat sta vivendo in Borsa. “Gliel’avevo promesso” si è limitato a commentare il ceo del Lingotto, facendo balenare il suo feeling con il Capo dello Stato. Laconico commento da cui si ricava la notizia di un precedente incontro (sfuggito ai mass media) tra il presidente e l’ad della Fiat. A conferma che la Fiat “americana” mantiene solide radici italiane e intende partecipare allo sforzo per uscire da una crisi colpevolmente sottovalutata, come ha tenuto a precisare il Presidente. Ma anche a conferma della delicatezza della situazione della casa di Torino, una sorta di anticipo di autunno caldo che, al solito, è destinato a segnare il futuro prossimo dell’economia italiana. L'incontro Napolitano-Marchionne di Rimini suggerisce alcune riflessioni sulla Fiat e il suo difficile momento. Eccole:
a) La crisi borsistica di Fiat e Fiat Industrial rischia di compromettere la tabella di marcia dell’integrazione tra Fiat e Chrysler. Marchionne si difende e difende la Fiat ribadendo che il gruppo è "solido" e che le Borse sono spesso "irrazionali" e che, in questo momento, l'unica cosa che conta è accrescere la "credibilità" di tutti i soggetti in campo, Stati o imprese che siano. Certo la frana del titolo ha spiegazioni che non riguardano solo il Lingotto. Nel corso delle ultime tre settimane, il Global Auto index ha perduto il 18 per cento circa, un terzo di più del mercato nel suo complesso. Sotto la minaccia di una nuova recessione, le stime sulle vendite del settore si stanno ridimensionando a vista d’occhio: JD Power parla di 75-77 milioni di veicoli per il 2011, 10 milioni in meno delle stime di inizio luglio.
b) Ma la Fiat resta la casa più esposta all’inversione del ciclo: dall’inizio dell’anno, la società a quattro ruote ha lasciato sul terreno il 40 per cento circa. Più ancora, sono andate in frantumi le aspettative degli operatori. Solo poche settimane fa gli analisti finanziari rivedevano al rialzo le stime su Fiat, dopo il consolidamento dei conti Chrysler, capace di guadagnare in un mese tre volte tanto il resto del gruppo. Oggi, al contrario, si sottolinea che la controllata di Detroit ha un patrimonio positivo solo grazie al goodwill, cioè un bene immateriale. Circostanza che non ha impedito a Gm, giusto un anno fa, di entrare in Borsa con un certo successo. Ma che, al contrario, se non cambia lo scenario, spingerà le agenzie di rating a retrocedere a ottobre il rating del gruppo, con effetti pesanti sul fronte dei debiti. Anche così si spiega il repentino cambio di valutazione degli analisti. Goldman Sachs, ad esempio, prevedeva per Fiat un target price di 13 euro, tre volte tanto la quotazione attuale.
c) I problemi non riguardano solo la volatilità finanziaria. La brusca caduta del mercato italiano a luglio (-10,3%) complica non poco i piani di ripresa delle vendite del gruppo in Italia e in Europa grazie ai nuovi modelli. A questo si aggiungono le difficoltà in India (dove Marchionne ha detto ieri che i rapporti con Tata saranno rivisti e aggiornati) e nel decollo della jv in Russia. In Brasile, il mercato forte che contribuisce fortemente ai profitti dell'intero gruppo, Fiat deve fronteggiare l’offensiva di Volkswagen, pronta ad approfittare delle difficoltà del concorrente italiano.
d) Per uscire dal guado, Marchionne avrà bisogno, per prima cosa, di rafforzare il patrimonio di Fiat-Chrysler, alleanza dalle spalle fragili che non può permettersi il lusso di una pesante congiuntura negativa. Difficile, quasi impossibile, ipotizzare in un mercato del genere un’Ipo di Chrysler che consenta di liquidare il socio sindacale, l’Uaw, e di rimpolpare il patrimonio. Ancor più problematica un’operazione sul capitale Fiat, che comunque non è nei piani dell’Exor, il socio di maggioranza. Resta la strada delle dismissioni, tutt’altro che agevole per ora, dati i chiari di luna. Forse, l’unica strada da percorrere resta la cessione di una quota di Ferrari. Più facile la soluzione di un partner di minoranza che non l’Ipo. Ma, a parte il problema del prezzo (impossibile spuntare una valutazione di 5 miliardi, come vorrebbe Marchionne, per una partecipazione di minoranza), è tutto da vedere che i soci dell’accomandita, azionista di maggioranza di Exor, siano tutti pronti a fare un sacrificio di questa portata per sostenere la sfida dell’auto globale lanciata da Marchionne all’inizio del 2009.
e) Il manager in maglione blu ha goduto, infatti, di grande popolarità finché la sua formula si è rivelata vincente. Si tratta ora di verificare se la fiducia reggerà agli scossoni della crisi. Oppure se gli azionisti, compreso John Philip Elkann che ha condiviso appieno tutte le decisioni, cominceranno ad esaminare opzioni diverse.
f) un punto a favore della Fiat Marchionne per la verità l'ha incassato in qusta torrida estate: la validità dell'accordo interconfederale sui contratti e sulle relazioni industriali tra sindacati e Confindustria, al quale l'ultima manovra di governo assegna effetti retroattivi isolvendo con ciò il contenzioso sugli accordi alla Fiat di Pomigliano e di Mirafiori. Sbloccato questo ostacolo, con buona pace della Fiom di Landini, è evidente che per Marchionne sia più agevole confermare il proprio programma di investimenti in Italia e il segnale lanciato domenica a Napolitano e alla classe politica ha forse anche questo significato.
(Fonte: www.firstonline.info - 22/8/2011)

giovedì 25 agosto 2011

Marchionne al Meeting di Rimini: "Fiat è solida: avanti con il piano"


Contiamo di andare avanti, i programmi sono stati annunciati e puntiamo a portarli a conclusione». L’amministratore delegato di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, piomba a sorpresa da Torino alla prima giornata del Meeting di cielle di Rimini - l’anno scorso era intervenuto sul palco come ospite - e subito sgombra gli equivoci sugli investimenti del Lingotto in Italia. Replicando indirettamente alla lettera aperta indirizzatagli ieri mattina da Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera. «Ho letto l’articolo di Gramellini su La Stampa e l’ho trovato molto più incoraggiante per quanto riguarda il futuro dell’Italia», glissa ironicamente. Insomma «parliamo del futuro del Paese e non di me», taglia corto Marchionne, soprattutto con chi gli chiede un commento sulla richiesta che arriva da più parti di «un cambio di passo. L’azienda finanziariamente è solida, abbiamo creato una buona cassa», tranquillizza il manager italocanadese di buon umore, una sigaretta via l’altra, inconfondibili polo e pantaloni neri. Anche sull’andamento delle vendite di Fiat Cinquecento negli U.S.A. non si mostra preoccupato: «Guardate - spiega ai cronisti che lo interrogano - vendiamo 4 milioni di auto nel mondo, se quest’anno arriveremo a 35mila invece che a 50mila non succede niente». Piuttosto è l’ottovolante internazionale ad essere maledettamente complicato, a partire dal mercato statunitense e da quelli in frenata cinese e brasiliano, «con numerosi atteggiamenti irrazionali», ammette Marchionne. Si prenda la borsa. «I listini sono tutti in ribasso pesante, ne parlavo prima anche con Corrado Passera, la verità è che siamo tutti sulla stessa barca... » Dentro lo scenario globale c’è però una difficoltà tutta italiana, un sistema ingolfato da troppo tempo e una politica che fatica a trovare soluzioni. Sulla manovra correttiva in corso di approvazione, l’amministratore delegato del Lingotto non commenta direttamente le singole scelte, piuttosto vuol lanciare un monito forte e chiaro: «è una cosa che devono gestire i politici, non è il mio mestiere, ma la cosa importante è riacquistare credibilità a livello internazionale per finanziare il debito. Questo è il problema immediato perché se non lo facciamo, i mercati finanziari non crederanno nell’Italia», spiega passeggiando tra gli stand della fiera, interrotto da molti che gli chiedono la ragione della sua improvvisata riminese. «Sono venuto per ascoltare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: è un uomo che stimo immensamente e un punto di riferimento per il Paese in questo momento difficile», conferma. «Ora è il momento di essere tutti italiani e non uomini di partito... », scandisce il manager quasi a rimarcare l’abisso tra il Colle e il teatrino della politica nostrana. A proposito. Il discorso del presidente? «Perfetto, non avrei cambiato una virgola», chiosa Marchionne. Prima di fare un altro accenno industriale sulla joint venture tra Fiat e il gruppo automobilistico indiano Tata: «l’operazione procede - spiega - ma cambieranno i termini dell’alleanza». Nella prima giornata riminese il Ceo del Lingotto non è stato però l’unico manager di un grande gruppo presente in fiera, anzi. Nel salottino vip prima, e poi nel grande auditorium ad ascoltare l’intervento del presidente della Repubblica, c’era un bel pezzo di capitalismo italiano in trincea nella bufera della crisi, simbolicamente corso al capezzale del Colle. Di certo non solo in visita di cortesia. Oltre a Marchionne c’erano infatti l’amministratore delegato di Intesa San Paolo, Corrado Passera, quello di Trenitalia, Mauro Moretti, e di Enel Fulvio Conti. Come dire industria, energia, credito e trasporti. Scortati dai padroni di casa Bernhard Scholz (presidente della Compagnia delle Opere) e Giorgio Vittadini (fondazione per la Sussidiarietà), i parlamentari dell’intergruppo, Maurizio Lupi (Pdl) ed Enrico Letta (Pd), il neo ministro Anna Maria Bernini per il governo e molti altri imprenditori e manager di area. Tutti a consulto dal capo dello Stato su crisi economica e scenari autunnali, con il meeting a fare da sfondo. Le stime di tutti gli istituti di ricerca prevedono una ripresa calda, con posti di lavoro in perdita, consumi stagnanti, borse a terra e quote di mercato in calo sui mercati tradizionali. Difficile affrontare così la tempesta, tanto più in un clima politico bellicoso e davanti ad una manovra in via di approvazione sbilanciata sul lato dei tagli e con pochi stimoli all’economia reale. «Napolitano? Probabilmente oggi è l’unico esponente istituzionale all’altezza dei tempi», racconta uno dei presenti al salottino privato. Oltre alla politica, adesso anche il mondo dell’economia si appella al Colle per evitare l’abisso e tentare di ripartire...
(Fonte: www.lastampa.it - 22/8/2011)

mercoledì 24 agosto 2011

Leftlane News: in forse il futuro della Lancia Flavia


L’immediato futuro del marchio Lancia non prevede una berlina di segmento D. Questa indiscrezione viene riportata dal sito Leftlane News e allontana così l’ipotesi della Flavia, tre volumi su base Chrysler 200 già anticipata dall’omonima concept car. I dirigenti Lancia avrebbero giudicato l’operazione “non profittabile”, scegliendo così di pazientare fino al 2013 quando verrà introdotta la nuova berlina Chrysler-Lancia su piattaforma C-Evo. Il niet non rappresenta comunque una sorpresa, visto che già nel comunicato introduttivo si parlò di “eventuale produzione” tanto per la berlina quanto per la cabriolet. La Flavia Concept venne proposta con il quattro cilindri 2.4 ed il Pentastar V6 3.6, in aggiunta a un propulsore diesel. Imponenti le dimensioni: 4.87 metri in lunghezza, 1.84 in larghezza ed 1.48 in altezza.
(Fonte: www.leftlanenews.com - 19/8/2011)

martedì 23 agosto 2011

Bloomberg: il SUV Maserati sarà "Made in U.S.A."


Il futuro SUV Maserati sarà costruito in America, presso lo stabilimento di Jefferson North dove viene assemblata anche la Jeep Grand Cherokee che all’italiana fornirà la piattaforma. Lo afferma l’agenzia Bloomberg citando fonti interne e confermando che il concept che preannuncia lo stile della inedita auto del Tridente sarà svelato al prossimo Salone di Francoforte (15-25 settembre). La scelta farà sicuramente scandalo, ma è necessaria per una ragione di costi e logistica. È infatti chiaro che approntare una nuova linea a Modena è impossibile e, vista anche la situazione in Italia dai punti di vista sociale, economico e delle relazioni industriali, è assai più conveniente innestare un nuovo modello sulla stessa piattaforma nello stesso stabilimento. Va infine detto che lo sbocco naturale e principale di un grande SUV sportivo sarebbe proprio il Nordamerica. Dunque perché portare una base americana in Europa e poi riportarla di nuovo Oltreoceano? L’occasione inoltre è ideale per spingere ancora oltre l’integrazione Fiat-Chrysler. Con il nuovo SUV e con l’arrivo dell’inedita berlina di segmento E, che invece dovrebbe essere assemblata a Grugliasco, vicino Torino, la Maserati punta a raggiungere un volume produttivo di 50mila unità realizzando profitti superiori, soprattutto sfruttando il premium price del quale i mezzi a ruota alta godono. Una mano la darà anche il famoso Diesel biturbo 3 litri da oltre 300 CV al quale i tecnici torinesi e VM stanno lavorando, ma è chiaro che la partita si giocherà negli USA e nei mercati emergenti. Oltretutto – secondo gli analisti di IHS – il mercato dei grandi SUV è destinato a crescere nel 24% da qui fino al 2015 raggiungendo gli 1,09 milioni di unità. La Maserati va già bene perché dal 2007 guadagna denaro e nel primo quarto i profitti sono cresciuti a 9 milioni di euro su un totale fatturato di 168 milioni, superando dunque la soglia del 5%. Certo passare in 4 anni dai 5.675 pezzi del 2010 ai 50mila previsti non sarà facile, soprattutto se di fronte ci sono concorrenti del calibro di Audi, BMW, Infiniti, Porsche e Range Rover. Monumenti di immagine e tecnologia dotati inoltre di una certa aggressività e non daranno sicuramente tregua a un Tridente sempre più ambizioso.
(Fonte: www.bloomberg.com - 18/8/2011)

lunedì 22 agosto 2011

Automotive News: ecco il piano per il ritorno (nel 2013) di Alfa Romeo negli U.S.A.


Fiat ha definito le tappe del ritorno in forze dell'Alfa Romeo negli Stati Uniti dal 2013. Il programma risente di un lieve ritardo quale conseguenza del lavoro svolto per arrivare alla migliore definizione delle caratteristiche dei veicoli e del loro design (in 18 mesi della Giulia, il modello centrale di questa operazione, Sergio Marchionne ne ha bocciate tre versioni successive), ma evidenzia una strategia più coerente non solo con la situazione del mercato U.S.A. ma anche con la razionalizzazione delle sinergie con Chrysler. I tempi e le tappe di questo programma sono descritti da un dettagliato articolo di Automotive News. Prima Alfa Romeo a sbarcare negli U.S.A. - anche se di fatto qualche esemplare della 8C è stato già venduto dalla rete Maserati - sarà la sportiva compatta 4C, il cui aspetto esterno era stato svelato lo scorso marzo in occasione del Salone di Ginevra. Programmata per essere costruita in circa 5.000 unità all'anno, la 4C è una due posti dal forte carattere sportivo e si distingue per il vantaggioso rapporto tra peso e potenza garantito da una costruzione che fa largo impiego di fibre di carbonio e da un motore 1.8 turbo iniezione diretta da 250 Cv. Per la 4C, Automotive News indica anche un prezzo ''inferiore in Europa ai 40.000 euro'' e un debutto commerciale nel Continente ''alla fine del 2012'' mentre le prime unità raggiungeranno la rete dei concessionari U.S.A. all'inizio del 2013. Nella primavera dello stesso anno da Mirafiori partiranno alla volta degli Stati Uniti i primi esemplari del nuovo Suv compatto Alfa Romeo, realizzato sulla piattaforma CUSW (Compact US Wide) che altro non è che una versione più lunga e più larga della piattaforma Compact già adottata dalla Giulietta. Automotive News precisa nel report che Fiat avrebbe invece cancellato dai programmi un Suv di dimensioni medie, per rimpiazzare la Jeep Liberty, e anche una variante Alfa Romeo di un nuovo Suv Large derivato dalla Jeep Grand Cherokee, missione che sarà invece svolta in una fascia di mercato più spiccatamente premium dall'inedito Suv Maserati di analoga derivazione (anch'esso dovrebbe debuttare attorno al 2013). Ma dal punto di vista numerico, e quindi della profittabilità, l'operazione "Alfa U.S.A." deliberata da Marchionne è centrata sulla nuova Giulia, che sarà proposta nelle versioni berlina (fine 2013) e wagon (2014). A differenza della Giulietta e del Suv compatto, questa sarà la prima Alfa Romeo a essere prodotta interamente negli Stati Uniti con due declinazioni: versioni per il mercato interno ed eventuali altri sbocchi in nord e sud America e versioni per l'esportazione in Italia e nel resto d'Europa. Le nuove Giulia - il cui design è ''ancora lontano dall'essere definito'' - saranno costruite sulla piattaforma CUSW ed utilizzeranno motori disposti trasversalmente sull'avantreno, con varianti a trazione anteriore o 4x4. Con l'arrivo della Giulia e, soprattutto, con la decisa evoluzione del mercato U.S.A. che sta dimostrando di privilegiare i modelli compatti ma internamente spaziosi (ne sono un esempio le Chevrolet Cruze e Malibu, la Hyundai Sonata, la Honda Accord e la Nissan Altima) non appare più così lontano l'obiettivo fissato da Fiat per il brand Alfa Romeo negli Stati Uniti - 85.000 unità all'anno - anche se, commenta Automotive News, ''sembra in forse il target complessivo di 500.000 Alfa da raggiungere entro il 2104''. Nel più recente piano di Marchionne resta ancora sospeso il progetto per una nuova roadster sportiva a trazione posteriore, la moderna erede della Giulia Spider del film ''Il Laureato''. Automotive News svela che un'opzione potrebbe essere quella di avviarne la produzione a Brampton, in Canada, sfruttando la piattaforma a trazione posteriore della Chrysler 300.
(Fonte: www.autonews.com - 8/8/2011)

domenica 21 agosto 2011

Bloomberg: Marchionne ha visto in Chrysler un'opportunità, Ghosn un rischio


In un interessante articolo dell’agenzia Bloomberg si sottolinea come Sergio Marchionne abbia raccolto negli Stati Uniti un’interessante opportunità con l’alleanza Chrysler; per Renault i rischi erano evidentemente troppo elevati. Carlos Ghosn, ricchissimo ad del Gruppo Renault-Nissan (lo scorso anno ha guadagnato qualcosa come 9,6 milioni di euro), rifiutò infatti nel 2008 la possibilità di acquistare Chrysler LLC nel 2008, al culmine della recessione U.S.A., aprendo così la porta a Sergio Marchionne che ricevette il 20 per cento della casa automobilistica americana senza pagare nulla, ma solo in cambio di tecnologia e management. "Ci siamo tirati fuori dall’offerta perché stavamo vedendo una drammatica crisi in atto" ha detto Ghosn in un’intervista lo scorso mese. "Penso ancora di aver preso la decisione più ragionevole". Marchionne intanto sta facendo di tutto per dimostrare al rivale che ha sbagliato, spingendo per una rapida integrazione tra Fiat e Chrysler. Come? Con l'utilizzo di architetture comuni, con un nuovo top management e alzando la partecipazione Fiat in Chrysler fino al 53,5 %. Ghosn ha escluso invece un’integrazione più forte tra Renault-Nissan, ormai in essere da 12 anni. Renault detiene il 43,4% di Nissan, che a sua volta detiene il 15 % di Renault. Eppure un partner statunitense per Ghosn avrebbe avuto senso. Prima di lasciar cadere i colloqui con Chrysler, l’ad tenne alcuni colloqui con General Motors, falliti però nel 2006.
(Fonte: www.bloomberg.com - 24/7/2011)

sabato 20 agosto 2011

1941-2011: Jeep compie 70 anni


Nella storia dell'auto ci sono stati modelli che hanno trainato interi marchi, fino a diventare essi stessi dei brand a sé stanti. E la storia dei marchi MINI e Jaguar ne è l'esempio più eclatante. Ma c'è dell'altro: ci sono marche che hanno avuto una identità talmente forte da venire identificate con un'intera categoria di veicoli. E se pensiamo a quest'ultimo caso, non possiamo non pensare a Jeep. Ancora oggi il brand americano è universalmente riconosciuto come sinonimo di fuoristrada e l'agguerrita concorrenza, che negli anni si è affermata, sarà pure riuscita a frenarne l'incedere sui mercati, ma non è certamente riuscita a scalfirne l'immagine.
ALL'INIZIO FU UNA SIGLA - Il nome Jeep, nonostante le assonanze con il fantomatico Eugene the Jeep, surreale personaggio dei fumetti di Popeye, deriva dalla straslitterazione fonetica della sigla GP, ovvero General Purpose, utilizzata da Ford per identificare il suo modello di veicolo leggero multiuso costruito – su specifiche Willys-Overland – per l'esercito americano. Le prime GP furono arruolate nel 1941(modello Willys MA/MB) – quando gli USA entrarono in guerra – e, a conflitto ultimato, la Willys decise di continuare con la produzione della GP indicandola come CJ: Civilian Jeep. “Gip” (secondo la fonetica anglofona “jeep”), era diventato un nome notissimo: negli ambienti militari e nei teatri di guerra, dove le popolazioni sentivano i soldati statunitensi chiamare “gip” quella che, ad esempio, nell'italico linguaggio era una specie di “torpedo”. Fino alla metà degli anni Cinquanta, la produzione fu quasi monomodello. Alla classica carrozzeria aperta della CJ, furono affiancate le meglio attrezzate Station Wagon, con una qualche vocazione familiare e l'essenziale Pick Up: i modelli prodotti dalla Willys si affermarono soprattutto nelle zone rurali, dove la leggerezza, le buone prestazioni e soprattutto l'efficace trazione integrale, regalavano alla vettura una duttilità mai vista prima. Un discorso esclusivo merita la VJ (nota anche come Jeepster e poi come Jeepster Commando): questa era una versione “automobilistica” della CJ, prodotta a partire dal 1948, con parabrezza inclinato, interni con finiture “adeguate” e trazione solo sulle ruote posteriori. La VJ non era un prodotto particolarmente digeribile: l'estetica controversa (conservava i cofani, il muso e tutta la parte inferiore della CJ) ed un'identità non proprio definita mirarono senza remore al successo di quest'insolito modello nel panorama automobilistico americano.
NASCE LA "JEEP" - Intanto, nonostante il relativo successo della famiglia CJ, la Willys – Overland non riuscì mai a superare la crisi che l'attanagliava fin dal periodo pre-bellico, nonostante negli anni Dieci del Novecento era indicato come il secondo colosso automobilistico americano. Così, nel 1953 la casa fu acquistata dalla Kaiser–Frazer, azienda automobilistica americana con svariati interessi industriali in Sudamerica e già proprietaria della Studebacker. La Kaiser mantenne la struttura produttiva Willys fino al 1955, quando deliberò la cessazione della produzione di automobili, dedicando le risorse dell'azienda alle sole evoluzioni del modello base CJ. Nel 1956 iniziò anche la produzione della versione civile della FC (Foward Control), una CJ “truck” a cabina avanzata e pianale posteriore, nonché della versione commerciale leggera FJ (Fleetvan Jeep), ovvero la versione “delivery” della Station Wagon su base CJ. L'ultima declinazione della vecchia, originale, CJ fu – risalente sempre allo stesso periodo – la DJ (Dispatcher Jeep), identica alla CJ, ma dotata di sola trazione posteriore. Su base DJ venne realizzata anche la FJ ufficiale per i servizi postali statunitensi, realizzata su specifiche governative: leggera e sufficientemente duttile per essere utilizzata come veicolo di servizio per i postini USA. Gli anni Cinquanta furono particolari anche per un altro aspetto della vita Jeep: la Kaiser-Frazer, cessata la produzione in USA delle autovetture Kaiser e Willys, cambiò anche denominazione sociale in Kaiser-Jeep e, finalmente, quello che era solo un “nomignolo” divenne brand a tutti gli effetti.
LA GAMMA SI AMPLIA - Il primo vero ampliamento alla gamma Jeep si ebbe solo all'inizio degli anni Sessanta quanto esordì la Jeep “full sized” SJ. Realizzata su un nuovo telaio e con motorizzazioni finalmente adeguate, la Jeep SJ diede il via alla nascita del concetto di SUV. Spinta da adeguati motori V8, la SJ – commercializzata come Jeep Wagoneer – abbinava la tecnologia tutto-terreni, con trazione integrale inseribile, una carrozzeria da grossa giardinetta yankee ed un abitacolo rifinito di tutto punto. La Wagoneer, di fatto seconda linea di prodotto del marchio ebbe una carriera lunghissima ed aprì le porte alla parentesi moderna della Casa, quella che conosciamo ancora oggi. Il telaio SJ di prima generazione fu declinato anche nelle versioni pick-up Gladiator ed in quella, meglio rifinita, di SuperWagoneer. Quest'ultima affiancò a partire dal 1974 la prima serie della Cherokee, una Wagoneer due porte a passo corto, realizzata quindi sul medesimo telaio SJ e caratterizzata da allestimenti più essenziali. Sempre dalla meccanica SJ derivò il grosso veicolo militare Kaiser M715/725. 
L'INTERESSE DI RENAULT - Intanto, nel 1970 la divisione “Defense” del Gruppo, che si occupava proprio delle forniture militari e ministeriali, ultimo scampolo di attività della Studebacker, venne rinominata AM General (che anni dopo darà i natali all'Hummer), acquisì una propria struttura organizzativa e divenne un'azienda dedicata allo studio ed alla produzione di soli veicoli su specifiche governative. Questa fu la prima mossa della nuova proprietà del marchio. Nello stesso anno, infatti, la American Motors Corporation rilevò le attività della Kaiser-Jeep che, nonostante tutti i risanamenti messi in atto, non riuscì ad uscire dalla crisi finanziaria del dopoguerra. La AMC, oltre a dar vita alla AM General, fece di Jeep un marchio a sé stante, gestito da una propria divisione. La gestione AMC, anch'essa segnata da una cronica mancanza di liquidità, merita spazio per avere accelerato lo sviluppo della classica Jeep CJ, che intanto continuava ad essere prodotta regolarmente, e per aver dato vita alla terza linea di prodotto dopo, appunto, la classica CJ e la grossa SJ: l'intermedia XJ del 1984. Il telaio XJ fu il primo a scocca portante del marchio Jeep (in realtà era una scocca rinforzata con due robusti longheroni saldati) e diede vita alle nuove Cherokee e Wagoneer. La precedente Wagoneer SJ fu rinominata GrandWagoneer e prodotta solo negli allestimenti più ricchi, mentre la gamma pick-up Gladiator/Honcho fu limitata alla sola versione “utility” Jeep Truck. Le versioni meglio rifinite dei pick-up furono rimpiazzate dalla nuova Comanche, sempre su base XJ. La nascita della XJ, ben quattordici anni dopo l'acquisizione della Jeep da parte dell'AMC, fu possibile grazie alla presenza di un partner relativamente forte per il Gruppo, la Renault, che dal 1980 stava scalando la AMC fino a giungere alla completa acquisizione nel 1983. Nello stesso anno la Casa francese si trovò costretta a cedere la divisione AM General (con tutti i suoi progetti, tra cui l'Hummer) alla LTV Corporation a causa di una legge federale che vieta ad aziende con partecipazione straniera di produrre veicoli ed attrezzature governative per gli Stati Uniti, dai veicoli militari a quelli in dotazione ai servizi postali o determinati corpi di polizia. L'impronta europea, comunque, nella XJ è tangibile, sia in relazione tecnologia utilizzata (una monoscocca rinforzata in luogo dei vecchi telai a longheroni), sia nell'impostazione generale del progetto, volta ad una ben definita efficienza, con nuovi motori e dimensioni relativamente compatte. Nonostante l'impegno di Renault nel fare di AMC un'adeguata filiale nordamericana, gli investimenti si rivelarono fallimentari e nel 1987 la Régie cedette l'intero pacchetto azionario AMC (con i marchi dipendenti Jeep e Eagle) a Chrysler, mantenendo ancora per alcuni anni una funzione di supporto tecnico-commerciale sui mercati europei per il marchio Jeep.
DA CHRYSLER A FIAT - Chrysler, a partire dal 1987, accelerò lo sviluppo della CJ. Questa fu sostituita nello stesso anno da un nuovo modello, la YJ – concepito sotto la gestione AMC/Renault - totalmente rivista nella meccanica. Commercialmente la nuova Jeep “classica” prese il nome di Wrangler e divenne, per la prima volta in 46 anni, un prodotto ben definito anche dal punto di vista commerciale. Nel 1991, col pensionamento della GrandWagoneer, fu accantonato il vetusto telaio full size SJ – risalente al 1963 – per essere sostituito dalla nuova meccanica ZJ. La ZJ esordì sul mercato nel 1993 col nome di Grand Cherokee. Questa fu il primo progetto Jeep firmato Chrysler a cui seguì, nel 1997 la nuova Wrangler serie TJ, un'evoluzione della precedente meccanica YJ. Nel 1998 la Daimler Benz si fuse con Chrysler (in realtà più che una fusione, fu una vera e propria acquisizione) dando vita alla Daimler-Chrysler. Con l'iniezione di capitali dalla Germania, e col supporto tecnico degli uffici Daimler Benz, il gruppo Chrysler, in crisi da un po' di anni, poté risalire la china. Fu rinnovato il comparto automobilistico e truck e nuova vitalità interessò il marchio Jeep. Nel 1999 la Grand Cherokee ZJ fu sostituita dalla versione evoluta WJ, mentre la Cherokee XJ – già aggiornata nel 1997 – fu sostituita dalla nuova serie KJ, nota anche come Jeep Liberty su alcuni mercati. Particolare della gestione Daimler-Chrysler fu l'interesse verso i segmenti margine del mercato, con l'introduzione di altre tre linee di prodotto: la grande Commander (2006, che si rifà idealmente alla vecchia GrandWagoneer) e le compatte Compass e Patriot (2007), collocate al di sotto della classica Cherokee. Dopo l'introduzione della terza generazione di Grand Cherokee (WH nel 2006), l'evoluzione della Wrangler nella serie JK l'anno successivo e della quarta Cherokee (serie KK) nel 2008, la Daimler si liberò della Chrysler. Di fatto, a parte la divisione Jeep, il comparto auto e veicoli commerciali del gruppo americano stentava a macinare utili (anche a causa di un certo disinteresse da parte della Casa tedesca, maturato subito dopo i primi anni di gestione), al punto che la Chrysler fu messa in liquidazione e salvata dal Gruppo Fiat nel 2009. Ma questa più che storia diventa attualità: l'attualità di un marchio diventato ormai decano dell'automobilismo e che è stato da poco celebrato anche con le 70th Anniversary Edition.
(Fonte: www.omniauto.it - 31/7/2011)

venerdì 19 agosto 2011

Nino Lo Bianco (Business Integration Partners): perché il calo di Fiat in Borsa


I problemi che sta affrontando in queste settimane la Fiat, problemi che si ripercuotono sul titolo in Borsa, sono solo parzialmente legati al Brasile. Infatti se è vero che il calo delle vendite nel paese carioca è un segnale duro, è altrettanto vero che la capacità produttiva della Fiat in Brasile ha un tetto massimo, cioè ad una domanda che sta crescendo il gruppo non è in grado di fare fronte con produzione locale e l'importazione è durissima e costosissima. Quindi si tratta di aspettare che ci sia una nuova capacità produttiva ma il nuovo stabilimento in costruzione richiederà ancora molto tempo per essere pronto e quindi la rincorsa a Volkswagen e alle altre marche tedesche dovrà essere per ora rinviata. Questa comunque è solo una delle cause che contribuisce a deprimere il titolo a Piazza Affari. Nel breve termine c'è anche il fatto che l'integrazione attesa con la gamma della produzione americana ritarda perché la logistica tanto di fabbricazione che di trasporto e di distribuzione è ancora complicata. Inoltre la Fiat non è presente nei mercati emergenti cioè in Cina, in Russia e India (qui solo con prodotti Tata di basso valore aggiunto) e questo le sta facendo perdere delle opportunità a fronte del fatto che invece i tedeschi e gli altri costruttori con una gamma di lusso stanno andando molto bene. Per recuperare su questi fronti richiederà del tempo, ci vorranno tre o quattro anni, e questa è una delle spiegazioni del perché la speculazione sta giocando contro il titolo. Da sottolineare anche il fatto che il debito che Fiat dovrebbe contrarre per acquisire l'altro 40% della Chrysler in mano ai sindacati attualmente richiederebbe uno sforzo e un indebitamento incredibile per la struttura finanziaria del gruppo. Inoltre la Fiat 500 ha un problema temporaneo negli U.S.A. perché non ha una distribuzione sufficiente. Infine c'è da ricordare il problema dei nuovi contratti che sono in discussione in Italia, i contratti firmati tanto a Pomigliano che a Mirafiori: in questo momento di incertezza non si sa se Fiat continuerà a investire o no e questo crea incertezza.
(Fonte: www.corriere.it - 18/8/2011)

giovedì 18 agosto 2011

Toledo Blade: accordo per l'incremento della capacità produttiva della Jeep Wrangler


Il programma di espansione varato da Chrysler per la fabbrica americana di Toledo, nello Stato dell'Ohio, potrebbe essere ancora più ampio rispetto a quanto anticipato nei giorni scorsi dal giornale locale Toledo Blade. Un documento dell'Amministrazione Municipale della città americana, successivamente riportato sul Toledo Blade, informa che il progetto di Chrysler riguarderebbe anche l'espansione della capacità produttiva della Jeep Wrangler e quindi la costruzione di ulteriori 50.000 metri quadri da aggiungere agli esistenti 372.000 metri quadri dell'intero complesso industriale. Il documento citato indica in 8 milioni di dollari l'investimento deciso da Chrysler per la prima fase del potenziamento (destinato al lancio del modello 2013 della Jeep Liberty) e di successivi 15 milioni di dollari per aggiungere, nel complesso, tre nuovi edifici alla fabbrica. Secondo quanto riportato dal Toledo Blade il potenziamento di questo vasto complesso industriale dovrebbe servire ad aumentare la produzione della Jeep Wrangler che viene definita "altamente profittevole" e che, riporta il giornale, "il proprietario italiano della Chrysler, la Fiat, utilizzerà per la penetrazione della marca Jeep in tutti i mercati mondiali". Un portavoce dell'azienda non ha confermato quanto riportato dal Toledo Blade ma ha semplicemente detto che una comunicazione ufficiale verrà rilasciata dopo il 29 agosto, quando la Ohio Tax Credit Authority si pronuncerà su una richiesta di incentivi statali. Tra i provvedimenti che dovrebbero essere presi, crediti sulle tasse locali per le retribuzioni dei lavoratori e sulla creazione dei nuovi posti di lavoro, interventi sulla viabilità locale e i collegamenti ferroviari e, infine, il blocco delle tariffe per acqua e scarichi.
(Fonte: www.toledoblade.com - 14/8/2011)

mercoledì 17 agosto 2011

Jeep: in arrivo un crossover compatto su base Fiat


Arrivano da oltreoceano le prime conferme sul nuovo crossover realizzato da Jeep per sfidare apertamente la Mini Countryman, che avevamo anticipato nei mesi scorsi. Battezzata come sigla di progetto SS (acronimo di Super Sport o Super Small), la novità del costruttore americano si andrà a posizionare al di sotto dei modelli Patriot e Compass. Progettata ad Auburn Hills, la nuova Jeep SS Crossover nascerà su una piattaforma di origine Fiat, necessaria per garantire dimensioni contenute e peso ridotto. Non solo il telaio sarà italiano: secondo le ultime voci trapelate, la motorizzazione scelta potrebbe essere il 1.4 Multiair al debutto negli Stati Uniti sulla Fiat 500. Grazie alla presenza di un turbocompressore, il quattro cilindri italiano arriverà ad erogare fino a 170 cavalli. La nuova Jeep per competere al 100% con la Mini Countryman All4 sarà abbinata alle quattro ruote motrici e alla trazione anteriore dotata di differenziale anti-slittamento elettronico, necessario in condizioni di scarsa aderenza; entrambe le versioni saranno disponibili in versione con cambio automatico, grazie alla presenza della nuova trasmissione a nove rapporti sviluppata da ZF per le vetture compatte del gruppo Fiat/Chrysler. Rimane un mistero la linea della futura 4x4 americana: se alcune indiscrezioni parlavano di un design dai tratti morbidi, ora sembra che il gruppo americano abbia optato per una carrozzeria ispirata alla Jeep Wrangler, creando così un family feeling tra i diversi modelli. Ora, in attesa dei primi avvistamenti, non ci resta che attendere il 2013, quando la nuova Jeep SS Crossover arriverà sul mercato.
(Fonte: www.motori.it - 18/7/2011)

martedì 16 agosto 2011

Intervista a Laura Soave a margine dell'evento Fiat 500 a Times Square


L’appuntamento è in uno dei simboli della New York di oggi, ma l’atmosfera che si respira a Times Square riporta agli anni ’60. Trenta ‘500’ di tutti i colori invadono la piazza diventando protagoniste di un pomeriggio di musica e gastronomia e al calar del sole la trasformano in un enorme drive-in. Laura Soave, amministratore delegato di Fiat Nordamerica, punta sul connubio tra icone di oggi e di ieri per il lancio della piccola del Lingotto sul mercato americano. “Un mix perfetto tra passato e presente, ma anche tra design italiano e stile americano – spiega la Soave – Abbiamo ricreato lo spot pubblicitario della ‘500’. Siamo in uno dei più famosi simboli americani, ma guardare un film dentro un’automobile è qualcosa che le nuove generazioni non conoscono. E’ un’occasione provare le macchine, apprezzarne i dettagli e la funzionalità. Vogliamo che le persone si avvicino al brand senza fretta, in un’atmosfera rilassata, mangiando un gelato, ascoltando la musica e guardando un ‘cult movie’. E’ la prima volta che la città di New York da la possibilità di parcheggiare così tante auto a Times Square. I film scelti per la proiezione sono tre, tutti remake di classici del passato rivisti in chiave moderna. C’è Romeo e Giulietta’, con Leonardo di Caprio, ‘La leggenda di un amore’ con Drew Barrymore, tratta dalla favola di Cenerentola, e ‘La leggenda degli uomini straordinari’. Il concetto è lo stesso della ‘500’: icone di ieri e di oggi, vecchi film e nuovi film, vecchie auto e nuove auto. Abbiamo in programma molti altri eventi di questo tipo per continuare a far conoscere il marchio”.
A che clientela si rivolge la compatta di casa Fiat?
“E’ una vettura per tutti. Un modello storico, ma con un design moderno e dotata di tutti i gadget tecnologici. Non puntiamo solo ai giovani, ma a persone di tutte le età. I ragazzi amano la vasta gamma di allestimenti, ma c’è anche la generazione che conosceva il marchio Fiat negli anni ’60 e ’70 e apprezza il suo ritorno sul mercato americano. E’ una macchina funzionale, piccola e facile da parcheggiare, ma con una grande attenzione allo stile e ai particolari”.
Qual’è il vostro mercato di riferimento?
“Sicuramente New York e Los Angeles, ma ora stiamo spingendo molto anche su altre zone, dove la ‘500’ sta diventando sempre più popolare”.
Si parlava di 50.000 auto entro la fine dell’anno: pensate di riuscire a raggiungere questo risultato? Quali sono gli obiettivi di vendita per il 2011?
“In realtà non abbiamo un vero ‘target’. In questi mesi abbiamo puntato molto sui ‘Club’, come quello di Manhattan, a Soho, per aumentare la consapevolezza sul brand e sul prodotto, per far conoscere la nuova ‘500’ ad una nuova generazione di consumatori e farla ‘ritrovare’ a chi l’ha già provata in passato”.
Nel 2013 dovrebbe esserci un altro ‘grande rientro’ di casa Fiat, un marchio storico, considerato di alto valore negli Stati Uniti.
“Stiamo definendo i dettagli per il lancio di Alfa Romeo. Ma non ci sarà competizione. Le due vetture si rivolgono a un tipo di clientela completamente differente. Il mercato però sarà lo stesso. Punteremo ancora sullo ‘smile’, il sorriso, ossia la West e la East Coast, New York e Los Angeles. Con la ‘500’ siamo presenti in 37 Stati e le zone che abbiamo scelto sono perfette anche per la nuova Alfa”.
Fiat e Chrysler hanno unito le forze per puntare a grandi obiettivi. La casa torinese oggi controlla il 57% della società americana e il prossimo anno ci sarà la quotazione in borsa. Per il medio e lungo periodo avete in programma di incrementare il processo di fusione?
“La collaborazione è molto stretta. Stiamo lavorando perfettamente insieme come un'unica compagnia e questo è fondamentale per essere competitivi e adattare le auto Fiat alle richieste del pubblico U.S.A.”.
(Fonte: http://qn.quotidiano.net - 13/8/2011)

lunedì 15 agosto 2011

domenica 14 agosto 2011

Chrysler: due berline compatte su base Fiat previste per il 2013


Chrysler proporrà nel corso dei prossimi anni due modelli inediti basati su architetture sviluppate da Fiat. Uno di questi è una berlina compatta di segmento C del tutto inedita rispetto alla gamma attuale del costruttore: l’auto nascerà sulla nuova architettura CUSW, la stessa derivata dal pianale C-Evo che darà i natali alla berlina compatta Dodge. La proposta Chrysler è attesa per il 2013. Anche l’attuale Chrysler 200 verrà sostituita da una novità con DNA italiano, e anche lei passerà il testimone nel 2013. La nuova berlina media sarà il primo modello di Auburn Hills a montare il doppia frizione sei marce TCT. In occasione del Model Year 2012, anche la grossa 300 riceverà qualche aggiornamento: arriveranno per la precisione il cambio automatico otto marce ZF ed un nuovo quadro strumenti. Il 2014 sarà invece l’anno del ricambio generazionale per il Grand Voyager. Chrysler ha annunciato che il nuovo monovolume non sarà proposto con due marchi diversi (oggi viene venduto anche come Dodge con pochissime differenze), ed è dunque probabile che proprio la versione dell’Ariete verrà cancellata.
(Fonte: www.autoweek.com - 10/8/2011)

sabato 13 agosto 2011

Fiat Freemont in vendita anche in Brasile


Arriva nelle concessionarie brasiliane la Fiat Freemont, la crossover a sette posti costruita sulla base della Dodge Journey. La Freemont è proposta nel Paese con un quattro cilindri a benzina di 2.4 litri da 172 CV di origine Chrysler, abbinato a un cambio automatico a quattro rapporti. Di serie, tanto. Le sospensioni sono state tarate sulle sconnesse strade locali e la dotazione di serie è ricca: ci sono l'Esp e il clima automatico trizona, per esempio, oltre a tutta una serie di equipaggiamenti che in Europa si danno per scontati, ma in Sudamerica no, come per esempio gli alzacristalli elettrici o i quattro freni a disco. Peccato che gli airbag siano solo due, quelli frontali per guidatore e passeggero. Il prezzo è molto alto, come sempre accade in Brasile, a causa del forte peso delle tasse: le due versioni Emotion e Precision sono a listino rispettivamente a 81.900 e 86.000 real, vale a dire circa 35.400 e 37.200 euro. In Italia, la Freemont parte da 25.700 euro.
(Fonte: www.quattroruote.it - 11/8/2011)

venerdì 12 agosto 2011

La crisi di U.S.A. ed Europa spaventa Fiat. Cina e Russia diventano obiettivi primari


La Cina e la Russia tornano nel mirino di Sergio Marchionne. La crisi americana, che tanti guai sta creando al suo amico Barack Obama, impone una rapida correzione di rotta all'amministratore delegato di Fiat-Chrysler con una accelerata alla ricerca di nuovi accordi e nuovi mercati. A convincerlo contribuisce la situazione italiana ed europea le cui prospettive sono tutt'altro che rassicuranti. Senza contare che da qualche giorno il Lingotto è sull'ottovolante di una Borsa fuori controllo: ieri Fiat S.p.A. ha perduto l'8,23 e Fiat Industrial l'8,26 per cento, lasciando sul campo in una settimana 2 e 3 punti. Nel pieno dell'estate 2011, l'ad deve rivedere la sua strategia e adeguarla a una situazione che era fuori da ogni previsione. Con qualche ricaduta anche sui già difficili rapporti con i sindacati italiani. Ancora qualche settimana fa, Marchionne aveva puntato sull'America intesa come area del Nafta (U.S.A., Canada e Messico) con l'apporto determinante dei mercati del Sudamerica, Brasile in testa. Dopo avere conquistato il 53% della società di Auburn Hills, il manager era convinto che il successo americano avesse una vita più lunga. O per lo meno gli garantisse un margine di tempo sufficiente per completare l'integrazione industriale tra Torino e Detroit e studiare le nuove tappe. I numeri gli davano ragione. Con meno di 40 mila dipendenti sparsi dal Canada all'Argentina, Marchionne ha ottenuto nel secondo trimestre del 2011 un risultato di gran lunga migliore di quello messo assieme in Italia e nel resto dell' Europa, Polonia e Turchia compresi, dove i dipendenti sono 46 mila di cui 34 mila nel nostro Paese. In un solo mese, la controllata americana ha realizzato un risultato netto di 155 milioni contro i 175 che la Fiat ha realizzato, ma in tre mesi. Con queste premesse, Marchionne poteva dire che «quest'anno l'auto americana guadagnerà più di quella italiana». Insomma il sorpasso della controllata sulla controllante. Sarà sempre così? Il peso di Chrysler rispetto a Fiat è destinato ad aumentare, ma da qualche giorno quella prospettiva non è scontata come sembrava. L'America è nella bufera e quando ne uscirà nulla sarà più come prima. Resiste sempre la grande "provincia" sudamericana dominata dalla Fiat brasiliana, dove Marchionne ha piazzato uno dei suoi quattro proconsoli (gli altri tre sono in Europa, U.S.A. e Asia). Ma il mercato dell'automobile U.S.A. non sembra offrire grandi sbocchi e già da tempo quello italiano ed europeo stentano a uscire dalla crisi. In Italia si va di male in peggio anche perché la manovra del governo ha picchiato sull'auto gelando i segnali peraltro incerti di ripresa. Ecco perché Marchionne, ferma la sua predilezione per l'America, sta pensando di riattivare i canali con l'altra faccia del Pianeta facendo subito rotta verso l'Asia e la Russia, i cui mercati, nel disastro generale, promettono di crescere. «Il fatto che i costruttori cinesi possano esportare è un rischio enorme per europei e americani, anche se si trattasse di un 10 per cento della loro produzione», ha osservato. Ed ha aggiunto: «Poiché i cinesi intendono passare da una produzione per il mercato interno all'export, non possiamo farci trovare impreparati». Forte dell'integrazione con Chrysler, ora Marchionne deve assicurarsi che entro l'anno diventi operativa la joint-venture con i cinesi di Guangzhou che, grazie a un investimento complessivo di 400 milioni, prevede la produzione di 140 mila vetture l'anno (si parte con il modello Linea) e 220 mila motori. In Russia, dopo lo sfortunato "fidanzamento" con Severstal, Marchionne ha espresso al governo la disponibilità a creare un impianto da 200 mila vetture all'anno. Ora deve premere perché arrivi da Mosca la risposta. Il più presto possibile.
(Fonte: www.repubblica.it - 11/8/2011)

giovedì 11 agosto 2011

Nuovi dettagli sul 2° polo Fiat in Brasile


Fiat ha completato le ricerche per la costituzione del suo secondo impianto in Brasile, nello stato di Pernambuco, vicino alla città di Goiana. Lì nascerà un polo industriale della capacità di 200-250 mila unità l'anno che dovrebbe essere attivo per l'inizio del 2014. La sua costruzione comporta un investimento di 3-3,5 miliardi di real (1,3 miliardi di euro) e la creazione di più di 3.500 posti di lavoro.
Ci sarà anche la pista - Lo stato di Pernambuco non è stato scelto soltanto perché Fiat si attende una crescita del mercato nel Nordest del Brasile, ma anche perché lì il Gruppo ha trovato un'area ci 1.400 ettari ininterrotti, dove saranno costruiti la fabbrica, gli impianti dei fornitori, il centro di addestramento, quello di ricerca e sviluppo e una pista per le prove. In più, in un secondo momento, si potrà aggiungere un secondo appezzamento di terreno da 140 ettari. Stando a Fiat, il polo di Pernambuco sarà disegnato secondo le più recenti tecniche di integrazione industriale e ottimizzazione delle risorse, con un sistema interno di purificazione delle acque industriali.
Fiat prima in Brasile - Per Fiat, il Brasile è un mercato strategico: è la leader indiscussa da nove anni. Nel 2010, dei 3,3 milioni di veicoli venduti fra automobili e veicoli commerciali leggeri, 760 mila circa avevano il marchio torinese sulla calandra. In più, è un mercato in forte crescita: nel 2014 potrebbe superare i 4,5 milioni di unità.
(Fonte: www.quattroruote.it - 10/8/2011)

mercoledì 10 agosto 2011

IHS Automotive: Chrysler unica, con Skoda, a migliorare i rapporti con i fornitori


 
Chrysler e Skoda sono le uniche case automobilistiche ad aver migliorato le loro relazioni con i fornitori nel 2011. E' quanto emerge dall'indagine Supplier Relationship (SuRe) condotta da IHS Automotive, dalla quale si rileva che la performance del gruppo controllato dalla Fiat è "degna di nota" poiché ha consentito alla casa di Auburn Hills di risalire dal fondo della classifica grazie ad una striscia positiva di risultati. Chrysler ha infatti registrato il più basso indice SuRe tra il 2007 e il 2010. Dall'indagine, che misura le performance delle case automobilistiche nella gestione delle relazioni con la base dei fornitori, emerge inoltre come il settore abbia registrato un deterioramento dei giudizi del 7,6% in media tra il 2010 e il 2011 segnando così un ritorno ai livelli del 2009. Nel corso della crisi la qualità media delle relazioni era migliorata per poi diminuire nel periodo successivo. A livello di singole case, oltre a Chrysler e Skoda, lo studio sottolinea come Porsche abbia superato Toyota a causa in particolare del significativo deterioramento del rating della casa nipponica, mentre Volkswagen ha confermato un trend di declino in tutti gli ambiti. Quanto alla Fiat, lo studio sottolinea come "il problema principale è nella percezione di una prospettiva povera nel lungo termine nell'offerta ai fornitori", che hanno espresso commenti negativi in particolare "sulla strategia di lancio dei prodotti della casa automobilistica italiana. Questo segna una chiara differenziazione tra Chrysler e Fiat, che nonostante la loro alleanza vede la prima come cliente preferito nel paragone".
(Fonte: www.borsaitaliana.it - 15/7/2011)

martedì 9 agosto 2011

Mopar presenta la gamma accessori per la Fiat 500 a stelle e strisce


La Fiat 500 U.S.A., dedicata al mercato americano, può ora essere personalizzata con i nuovi accessori Mopar, ben 150 opzioni disponibili sul sito ufficiale www.mopar.com. Sulla falsariga di quello che è accaduto in Europa, anche gli americani potranno quindi rendere unica la propria 500 e 500 Cabrio con articoli per tutte le tasche, dalle cover delle chiavi fino ai kit per la carrozzeria, dalle grafiche esterne ai portapacchi per accessori sportivi, fino al Wi-fi di bordo. Assolutamente made in U.S.A. sono invece le cover per il frontale, divise in due parti, per proteggere la carrozzeria da insetti e piccoli sassi. Per ora si tratta, comunque, di accessori legati all’immagine ed al comfort: gli accessori sportivi arriveranno in un secondo momento, quando lo scorpione Abarth tornerà sul mercato americano. Debutterà infatti al salone di Los Angeles l’Abarth 500 in versione U.S.A. e con lei, con ogni probabilità, tutti gli accessori e gadget dedicati.
(Fonte: www.autoblog.it - 30/7/2011)

lunedì 8 agosto 2011

Nuova Stratos: Ferrari blocca la produzione in serie limitata


La nuova Stratos sarebbe stata bloccata dalla Ferrari. Sono in corso degli incontri tra Michael Stoschek e i vertici Ferrari in merito alla versione limitata. Il fondatore della società New Statos ha visto interrompersi le trattative per avviare la produzione della sportiva, a causa della casa automobilistica di Maranello che non vuole più concedere i propri motori. L’interesse esibito nei confronti della Stratos dal presidente Montezemolo non ha dunque aiutato a trovare una soluzione, così da spingere Stoschek a prendere una decisione. A questo punto o utilizza meccaniche differenti rispetto alle Ferrari 360 e 430, oppure si trova a rinunciare a Pininfarina e ai fornitori con cui ha costruito il modello beta, con l’obbligo di sviluppare di nuovo il processo produttivo. Questo vincolo riguarda tutte le carrozzerie legate da rapporti professionali con Ferrari. Il comunicato diffuso sul sito della New Stratos sostiene che oltre 40 automobilisti dall’Europa e dall’estero hanno mostrato interesse nei confronti della nuova Stratos. Questi nuovi esemplari potrebbero essere costruiti utilizzando Ferrari 360 o Ferrari 430, sfruttando un procedimento produttivo simile alla one-off. Pininfarina ha avvisato Stratos che potrà dedicarsi alla costruzione di una serie limitata solo con il permesso di Ferrari. Nonostante i riscontri positivi del presidente Luca di Montezemolo durante il test a Fiorano, Ferrari non ha consentito di affidare la produzione a Pininfarina o ad altra azienda fornitrice. Adesso la produzione di altre vetture sembra possibile solo tramite società non collegate a Ferrari. Sono infatti al vaglio in questo momento accordi con altre aziende.
(Fonte: www.allaguida.it - 14/7/2011)

domenica 7 agosto 2011

Volkswagen Up contro Fiat Panda: sale l'attesa per il duello dell'anno


Per Deutsche Bank la Volkswagen Up migliorerà il mercato europeo delle city car - Le due prossime novità di Wolfsburg e Torino devono ancora essere presentate (l'attesa è tutta per il salone di Francoforte a settembre), ma la sfida tra Volkswagen Up e Fiat Panda è già iniziata. E non c'entra il pepato scambio di dichiarazioni tra Ferdinand Piech e Sergio Marchionne all'ultimo salone di Ginevra. Questa volta è stata un'istituzione come la tedesca Deutsche Bank a tirare in ballo i due modelli. Perché seconda la banca Volkswagen, grazie al lancio della nuova Up, può dare davvero uno slancio al mercato europeo delle city car. Il marchio tedesco è presente in questo segmento con una quota dell'1% e per colmare questa lacuna ha pensato al modello in presentazione a Francoforte il prossimo settembre: infatti, secondo la banca tedesca, la Up rappresenta un prodotto europeo dal costo relativamente basso e per questo in grado di migliorare l'offerta in questo segmento.
Sfida sui mercati azionari tra Volkswagen e Fiat - Come si sa la VW Up è la concorrente diretta della nuova Fiat Panda, vettura assemblata nel nuovo stabilimento Giovanbattista Vico di Pomigliano d'Arco. E quindi i risultati di vendita potrebbero influire anche sugli andamenti dei titoli azionari delle due case costruttrici spostando la sfida dai mercati stradali a quelli finanziari, dalle concessionarie alle borse e, secondo le previsioni della tedesca Deutsche Bank, a vincere la competizione sarà la tedesca Volkswagen. Infatti, la banca teutonica ha confermato il rating buy e il target price a 150 euro sul titolo VW, mentre su Fiat ha portato il prezzo obiettivo da 7,50 a 7,2 euro ribadendo l'hold, con la conseguenza che alla Borsa di Francoforte il titolo della casa di Wolfsburg è salito a quota 125,95 euro (+ 1,16%) e quello di Fiat a 7,22 euro (+ 1,23%). Di contro, per l'italiana Mediobanca il titolo Fiat è al momento sottovalutato, visti anche gli ottimi andamenti negli Stati Uniti di Chrysler, capace di ripagare il debito allo Stato U.S.A. prima della scadenza. Infatti la banca fondata da Enrico Cuccia oggi ha confermato la raccomandazione outperform e il target price di 11,80 euro sul titolo del Lingotto, con l'aspettativa della riduzione del debito a fine anno a 5 miliardi di euro (dai 6,3 del 2010). Per Mediobanca "i buoni risultati del secondo trimestre 2011 rilanceranno le quotazioni".
La sfida tra Volkswagen Up e Fiat Panda è già iniziata - L'eterna sfida da Germania e Italia non ha mai fine. Dai campi da calcio a quelli finanziari all'industria automobilistica. Deutsche Bank ha buttato il primo sassolino. Chissà se al Salone di Francoforte a settembre (dal 15 al 25) il presidente VW, Ferdinand Piech, e l'AD del gruppo Fiat/Chrysler, Sergio Marchionne, continueranno la loro polemica a distanza nata al salone di Ginevra.
(Fonte: www.infomotori.com - 28/6/2011)

sabato 6 agosto 2011

Marchionne vs. Berlusconi


Si riferiva proprio a Berlusconi (se non anche a Tremonti) l’amministratore delegato della Fiat-Chrysler Marchionne, quando mercoledì sera ora italiana diceva a un collega dell’Ansa che “in altri paesi chi ha compiuto anche scorrettezze nella vita quotidiana sarebbe stato costretto a dimettersi immediatamente”. La correzione di rotta del suo pur attento portavoce, costretto a un superlavoro dopo che aveva già definito una “battuta scherzosa” il probabile annunciato addio del Capo nel 2015 o nel 2016, ha lasciato il tempo che trova, nella cronache dei giornali e nella storia personale del manager. Che da sempre mi risulta essere un vero antiberlusconiano, non da sinistra ma per la sua cultura politica liberal in senso anglosassone. Tra i due non c’è mai stato un rapporto diretto, cosa che invece è avvenuta quando a palazzo Chigi stava Prodi. Nel marzo del 2006, a Vicenza, un Marchionne più che esterrefatto si lascia immortalare dalle tv mentre Berlusconi fa uno violento show contro della Della Valle davanti a una platea confindustriale. Al di là di qualsiasi smentita, sul capo del governo il manager Fiat non la pensa poi così diversamente dai conservatori tedeschi e inglesi o dai gollisti francesi, che considerano Berlusconi un’anomalia della destra politica europea. L’antiberlusconismo di Marchionne ha basi culturali e, volendo, anche sostanziali: la maggioranza Pdl-Lega è storicamente anti-Fiat e non ha mai concesso nulla al Lingotto dal 2001 a oggi, eccezion fatta solo alla voce incentivi per il metano, ai tempi della rottamazione auto (provvedimento di cui complessivamente hanno beneficiato tutti, così come tutte le aziende operanti nel paese beneficiano degli ammortizzatori sociali). Quando Marchionne chiede una “leadership più forte che ridia credibilità al paese” continua soltanto a fare il suo mestiere di manager – la sacralità della leadership, innanzitutto - altro che piano segreto d’intesa con l’opposizione (che è molto meno efficace di lui nella critica al governo) o con la Confindustria (da cui vuole uscire). Il capo Fiat sa poi che i grandi affari nell’era globalizzata si fanno anche insieme al sistema-paese: lui ha trattato da solo con l’amministrazione Obama per la Chrysler, ma se alle sue spalle ci fosse stato un governo che conta, probabilmente in Cina la Fiat oggi starebbe messa meno peggio di quanto è, forse in Germania sarebbe andata diversamente per la Opel. Infine, invocando Napolitano e un cambio di stagione politica, Marchionne difende anche i suoi soldi. La borsa di Milano continua a massacrare il titolo Fiat da giorni, oggi -10,03% quanto i titoli bancari (i più colpiti in assoluto), perché la speculazione agisce con più facilità lì dove la politica è debole o assente. Marchionne ha già i suoi guai sul mercato dell’auto in Europa dove perde, perché dover sopportare pure Berlusconi che a ogni parola fa altri danni?
(Fonte: http://blog.ilmanifesto.it/autocritica - 4/8/2011)

venerdì 5 agosto 2011

Marchionne al Center for Automotive Research: "Fiat e Chrysler partner perfetti"


Sergio Marchionne ha ancora molta strada da fare alla guida di Fiat e Chrysler. Ma ieri ha anche indicato che i vertici dell'alleanza sapranno preparare per tempo una successione: ha indicato che potrebbe lasciare la carica di amministratore delegato dopo il 2015. E che il successore dovrebbe essere scelto tra gli esponenti degli attuali organismi di management. Marchionne ha dato conto nello Stato americano dell'auto per eccellenza – il Michigan – dei molti piani aziendali: dall'integrazione tra la società italiana e quella americana al collocamento in Borsa di Chrysler, che probabilmente avverrà solo nel 2013. Fino alla prossima "enorme" sfida per il settore, quella con i produttori cinesi che si preparano a esportare veicoli. L'occasione: un convegno del Center for Automotive Research di Traverse City. Sono state però le dichiarazioni su un'eventuale successione all'architetto del rilancio di Fiat e Chrysler ad attirare la maggior attenzione. Il titolo Fiat ha ceduto il 1,7 per cento. Marchionne ha precisato di aver «citato il 2015 solo come punto di riferimento». E che «l'ultima cosa che serve sono voci su quando potrei andarmene. Posso stare oltre il 2015». Il portavoce di Chrysler, Gualberto Ranieri, ha a sua volta dichiarato che «si è trattato solo di una battuta». Marchionne ha tuttavia delinato un accurato percorso per i vertici del futuro. Ha affermato che la missione di Fiat-Chrysler sarà ereditata «dal dirigente che verrà dopo di me, spero dopo il 2015. Forse un anno più tardi, non so. Ho 59 anni. Quel che è certo è che ci sarà qualcuno dopo di me». E ha invitato a «non concentrarsi sulla data ma sul processo. Ho sempre creduto che il mio successore debba arrivare dall'interno. La nostra squadra di management, con 22 executive di nove nazionalità, è progettata per essere un banco di prova per la gestione. È più che probabile che il mio successore venga da questa struttura». L'ad ha parlato di come opererà il nuovo comitato esecutivo congiunto Fiat-Chrysler, il Group executive council incaricato di gestione quotidiana e strategie, tenuto a battesimo la scorsa settimana. Ha evitato di dire che avrà una sede, perchè il gruppo unificato che sta nascendo ha radici sia a Torino che a Detroit. «Sarà una banda di nomadi – ha detto – in viaggio tra tutte le regioni». Per quanto riguarda Chrysler, di cui Fiat controlla ormai una quota del 53,5%, Marchionne ha inoltre indicato che entro fine mese il board del gruppo di Detroit avrà «una configurazione finale». E che un collocamento in Borsa di Chrysler è «improbabile» nel 2012 e potrebbe slittare per le convulsioni sui mercati. Fiat e Chrysler, ha continuato, sono «partner perfetti per un'integrazione», dai modelli alla tecnologia dei motori. Un'integrazione che «non significa cancellare le identità», piuttosto comporre «un mosaico». E ha contrastato la determinazione americana nel fornire una base solida all'industria dell'auto con «la mancanza di una visione comune» in Europa, che blocca «gli sforzi per risolvere problemi strutturali». Marchionne ha utilizzato toni incoraggianti anche su uno dei nodi della competitività in America: i negoziati, definiti «estremamente produttivi», con il sindacato United Auto Workers sul nuovo contratto di lavoro del settore. Sulle sfide strategiche, ha puntato l'indice sulla Cina. «Producono quasi interamente per il mercato interno, ma hanno significativi piani per l'export. Anche se venderanno all'estero il 10% della produzione, il rischio che corriamo sui nostri mercati è gigantesco».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 4/8/2011)

giovedì 4 agosto 2011

Accordo Fiat-Opel per il nuovo Combo: sarà un re-badging del Doblò


25 anni di "onorata carriera" al ritmo 72.000 esemplari venduti ogni anno. Forte di questo successo Opel lancia la nuova generazione di Combo, veicolo multifunzionale appartenente al segmento dei van compatti. Come abitudine Combo viene offerto in un'ampia gamma di versioni, con la variante van ora disponibile in due passi (2.755 mm o 3.105 mm) con lunghezze totali di 4,39 e 4,74 metri, e due altezze, 1,85 m o 2,10 m, mentre come veicolo passeggeri può essere dotato di cinque o sette posti. La facilità di accesso al vano di carico, può essere agevolata richiedendo le versioni van con una o due porte scorrevoli (optional) e la versione passeggeri è dotata di serie di due porte scorrevoli e portellone incernierato sul lato superiore (si possono richiedere anche con porte a battente). Per aumentare poi la capacità di carico sui van è possibile installare un portapacchi sul tetto. Combo vanta un vano di carico molto ampio, fino a 3,8 m3 di carico nella versione a passo corto e 4,6 m3 nella versione a passo lungo e si distingue per la ridotta altezza della soglia di carico (54,4 cm), con portate fino ad una tonnellata. Sul fronte dei propulsori la scelta spazia tra sei motorizzazioni, quattro diesel, uno a benzina e uno a metano. La gamma a gasolio parte dal 1.300cc da 90 Cv, e arriva al 2.000cc da 135Cv e la possibilità di abbinare al 1.600cc la trasmissione manuale robotizzata Easytronic a cinque velocità. Il motore benzina 1.400cc offre invece una potenza di 95 Cv, mentre la versione a metano dispone di 120 Cv. Da segnalare poi che il motore a metano e le unità diesel più potenti sono abbinate ad un cambio manuale a sei rapporti, inoltre, tranne le unità a metano e Easytronic, tutte le motorizzazioni possono essere richieste con dispositivo Start/Stop per ridurre consumi ed emissioni. Il nuovo Opel Combo, già dalla versione base, propone un equipaggiamento completo che prevede, tra l'altro, chiusura centralizzata, servosterzo, piantone dello sterzo regolabile in altezza e profondità, finestrini elettrici e sedile del guidatore regolabile in quattro direzioni (a richiesta anche la regolazione in altezza), oltre ad airbag guidatore e freni con Abs. Come optional, per le versioni a metano, si può richiedere il serbatoio aggiuntivo che aumenta l'autonomia complessiva fino a 450 chilometri. Per la versione passeggeri è possibile scegliere tra gli allestimenti Essentia, Enjoy o Cosmo, mentre tra i vari equipaggiamenti troviamo la terza fila di sedili posteriori che aumenta il numero di posti totali a 7 e il vivavoce bluetooth. Il nuovo Combo, la cui base è la stessa del Doblò Cargo, in seguito al progetto di collaborazione tra Opel e Fiat, sarà in vendita dal mese di febbraio 2012, e rafforzerà la presenza del marchio tedesco nel segmento dei veicoli commerciali.
(Fonte: www.repubblica.it - 25/7/2011)

mercoledì 3 agosto 2011

Chrysler e GM investiranno sul metano per il mercato U.S.A.


Nei prossimi anni, il metano potrebbe sfondare nel mercato U.S.A., stando a quanto riportato da Automotive News. Infatti, Barack Obama ha annunciato che, dal 2015, la flotta di mezzi pubblici sarà composta solo da veicoli ecologici. Chrysler e General Motors si stanno preparando a questo evento, cercando di proporre un’alternativa alle ancora costose auto elettriche ed ibride. Sono già quattro le società impegnate negli Stati Uniti nello sviluppo dell’alimentazione a metano, come la Clean Energy Fuel, la Fuel Systems Solutions, la WestPort Innovations per i veicoli industriali e l’italiana Landi Renzo per le auto. Inoltre, Chrysler adotterà la tecnologia Natural Power di Fiat dal 2017, mentre GM proporrà l’alimentazione a metano per van e trucks. Il metano permetterà di ridurre la dipendenza dal petrolio e di sfruttare le ingenti risorse di gas naturale presenti negli U.S.A. . Inoltre, GM e Chrysler punteranno fortemente sulle caratteristiche principali del metano, in quanto economico, sicuro e pulito anche rispetto alla tecnologia elettrica che sfrutta ancora energia prodotta da combustibili fossili. Entro 10 anni, i veicoli a metano rappresenteranno il 20% del mercato U.S.A., ma saranno necessari gli incentivi governativi per la diffusione di questo tipo di alimentazione.
(Fonte: www.autonews.com - 2/7/2011)

martedì 2 agosto 2011

Jeep, congelato il progetto di un pick-up


La gamma della casa automobilistica statunitense Jeep potrebbe accogliere in maniera remissiva un pick-up, che si adatterebbe molto bene alla tipologia di veicoli che l’azienda americana produce; una vettura un po’ rude, un po’ grezza, piuttosto massiccia, che il management della società aveva annunciato, alcuni mesi fa, in via quasi-ufficiale, e che molti appassionati aspettavano ed aspettano con ansia. Tuttavia, pare che il progetto di questo particolare mezzo Jeep sia stato momentaneamente bloccato e che, per ora, la casa automobilistica non stia lavorando ad un possibile pick-up. Il Chief Executive Officer della casa automobilistica Jeep, Mike Manley, ha rivelato, nel corso di un’intervista, che in questo momento il brand si trova ancora in “recovery mode”, cioè in un momento delicato di guarigione: ecco perché l’azienda deve valutare molto attentamente gli investimenti da fare. Manley ha dichiarato che la casa automobilistica sta lavorando con Fiat S.p.A. (così come tutto il Gruppo Chrysler) per progettare nuovi veicoli, talvolta destinati agli Stati Uniti, talvolta destinati al Vecchio Continente: tutte le risorse sono impegnate in questa joint-venture e dunque c’è comunque poco spazio per immaginare e concepire un pick-up Jeep. Il Managing Director della casa automobilistica ha comunque chiarito che negli States lo spazio per un pick-up Jeep ci sarebbe e che – ancora più importante – ci potrebbe essere già un bacino d’utenza pronto a richiedere la vettura. Perciò, il progetto non è stato completamente cancellato: lo estrarranno dal cassetto, in futuro. Quando arriverà, allora, il pick-up Jeep?  Per ora non ci è dato conoscere un termine cronologico.
(Fonte: www.motorionline.com - 29/6/2011)

lunedì 1 agosto 2011

NYT: "Così Marchionne ha salvato Chrysler"


«La salvezza della Chrysler, in formato Fiat». È il titolo dell'edizione del 29 luglio del New York Times che, nell'apertura della sezione business, ha pubblicato un lungo articolo del premio Pulitzer James B. Stewart, dedicato alle tappe che hanno portato all'accordo tra il colosso dell'auto made in U.S.A. e la Fiat di Sergio Marchionne. La penna di Stewart ha ricordato come, grazie alle innovazioni apportate dell'amministratore delegato della Fiat, il terzo produttore di auto d'America è riuscito a risalire la china, dall'orlo della chiusura nel 2008, arrivando ai successi degli ultimi 15 mesi.
LA RISALITA DAL TUNNEL - «Poco più di due anni fa la task force della Casa Bianca sull'industria automobilistica concluse che la Chrysler "non poteva più" reggere solo sulle gambe proprie»: la terza casa americana produttrice di auto «era troppo dipendente dai veicoli ad altissimo consumo di benzina come i Suv, penalizzati dalla recessione, troppo piccola per competere sul mercato mondiale e troppo indebitata per poter investire su nuove tecnologie», ha scritto Stewart. In più, la qualità dei suoi mezzi era «bassissima, abissale» tra il 2006 e il 2008 la Chrysler perse 30 miliardi di dollari. Il 44esimo presidente della compagnia, David Kelleher, pensò seriamente che «la sua azienda e la sua leadership fossero vicino alla fine, alla chiusura». E anche la collaborazione con la Mercedes aveva dato pessimi frutti. Poi, la salvezza, con l'arrivo di Fiat e del piano di recupero voluto dal governo U.S.A.: l'impronta di Marchionne, scrive il Nyt, si è fatta sentire da subito.
LO SPOT DELLA RINASCITA - Su Marchionne Kelleher dichiarò: «Ha messo fine agli sconti, ai cattivi finanziamenti, abbiamo sentito il cambio immediatamente». Poi il giornalista ha accennanto anche alle polemiche che coinvolsero anche Capitol Hill, quando Marchionne decise di spendere 2 milioni di dollari per il famoso e carissimo spot con Eminem, nel mezzo del Superbowl, le tre ore di tv più viste in America: «Dopo quello spot ero frastornato. Attorno a me, tutti erano in silenzio, la stanza era muta. Alcuni di noi hanno cominciato a piangere, poi arrivarono gli applausi, avemmo la sensazione di una rinascita», affermò sempre Kelleher, numero uno di Chrysler.
(Fonte: www.nytimes.com - 29/7/2011)