martedì 26 maggio 2009

Marchionne a Berlino «Colloquio costruttivo con la Merkel». E per Opel la Serbia tifa Fiat


«Colloqui costruttivi»: Sergio Marchionne si mostra soddisfatto, al termine dell'incontro con la cancelliera Angela Merkel a Berlino durato circa un'ora e mezza, dedicato al futuro della Opel. Era presente anche il vice presidente della Fiat John Elkann. «Abbiamo illustrato il nostro piano - ha detto l'ad - e il governo tedesco è seriamente impegnato in questo processo». L'amministratore del Lingotto, pur dicendosi «fiducioso per il grandissimo lavoro che stiamo facendo», non si sbilancia sull'esito della trattativa: «È diventata una lotteria, ci sono tantissime variabili in gioco e non posso stabilire quali sono le probabilità di successo. Sto lavorando seriamente per concludere l'accordo. Questa è sempre stata una fusione: stiamo cercando di mettere insieme le due organizzazioni per una molto più forte a livello europeo». «C’è stato un discorso molto aperto su tutti i punti importanti per quanto riguarda la transazione - aggiunge Marchionne -. Hanno una scelta difficile da fare, siamo qui per aiutarli». No comment da parte dell'ad del Lingotto circa le indiscrezioni di stampa che attribuiscono alla Merkel una preferenza per Fiat. Marchionne dice però di augurarsi che nella scelta prevalgano le ragioni dell'economia e non quelle della politica. All'incontro ha partecipato anche il ministro dell'Economia Karl-Thoedor zu Guttenberg, secondo cui Fiat deve ancora migliorare il piano: «L'offerta di Fiat è seria, non male ma va migliorata» ha detto ai giornalisti, aggiungendo però che tutte le offerte devono essere migliorate per tutelare i lavoratori e che al momento nessun concorrente è favorito. Guttenberg ha concluso che una «decisione preliminare» sul futuro della Opel arriverà probabilmente mercoledì e che resta in piedi anche l'opzione dell'«insolvenza controllata». Alla domanda su un eventuale interessamento cinese, come ha riportato l'edizione tedesca del Financial Times, ha risposto: «Non è del tutto sbagliato. C'è un interesse dalla Cina». Zu Guttenberg ha inoltre chiesto al governo Usa di contribuire alla ricerca di una soluzione per Opel. Nel pomeriggio Marchionne ha incontrato il vice cancelliere e ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e l'ambasciatore Antonio Puri Purini. L'ad di Fiat ha detto di aver fornito al governo tedesco maggiori dettagli sul nuovo piano del Lingotto, inclusi quelli relativi al futuro degli impianti Opel. «Quello che si è abbassato è la somma delle garanzie (pubbliche, ndr) - spiega -. Avevamo chiesto sette miliardi di euro all'inizio, siamo arrivati a sei miliardi adesso». Per mettere a punto la nuova offerta, spiega, «abbiamo rivisto i conti, alleggerito l'ammontare di cassa che l'organizzazione deve tenersi in bilancio per sostenere il ciclo produttivo».
(Fonte: www.corriere.it - 26/5/2009)

La Serbia fa il tifo per Sergio Marchionne. Alla vigilia del verdetto del governo tedesco, a Belgrado e dintorni gli occhi sono puntati su Berlino e le dita incrociate per Fiat: se il Lingotto centrerà l'obiettivo di Opel, di riflesso, anche l'azienda automobilistica nazionale serba, Zastava, acquisita lo scorso autunno dal Lingotto, si ritroverà "parte di uno dei più grandi gruppi mondiali che arriverà a produrre tra i 5 e i 6 milioni di automobili", sottolinea oggi il quotidiano 'Borba'. E nel Paese balcanico, l'avanzata americana e poi la campagna tedesca di Marchionne hanno sollevato un fenomeno davvero raro: un'ondata di ottimismo, applicata in questo caso alle sorti dell'industria locale. Quello di Zastava è stato un salto niente male: fino a meno di un anno fa, era un carrozzone statale, sventrato dai bombardamenti Nato del 1999, senza che da allora nessuno fosse stato in grado di risollevare le sorti di Zastava, l'orgoglio industriale della Jugoslavia degli anni '70, la sola azienda di uno stato socialista che riuscì, seppur per una breve parentesi, a conquistare il mercato U.S.A., con la mitica autovettura low cost, "Yugo". Poi, in settembre 2008, Marchionne atterra a Belgrado nel suo immancabile maglioncino blu e, a chiusura di una trattativa dai tempi record, sigla una joint venture con il governo serbo che prevede investimenti del Lingotto di 700 milioni di euro in due anni, a cui si aggiunge un contributo di oltre 200 milioni da parte dell'esecutivo. A tenere a battesimo la futura 'Fiat-Serbia', c'è il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Ma a Kragujevac, cittadina della Serbia centrale, sede degli stabilimenti Zastava, il vento di entusiasmo e euforia per quella salvezza piombata miracolosamente dal cielo, inverte presto rotta: la crisi finanziaria travolge il settore auto e Torino mette in stand by i finanziamenti, la cui prima tranche da 200 milioni di euro era attesa entro il 31 marzo, 2009. "Questa crisi ha avuto proporzioni tali che nessuno era in grado di prevedere, nemmeno gli italiani potevano: abbiate fiducia" va ripetendo come un mantra il ministro dell'Economia, Mladjan Dinkic, dopo essere volato di persona in Piemonte a ricevere garanzie che i piani non siano stati annullati, ma solo rimandati. Ma tra sindacati, opinione pubblica e stampa i timori circolano. "Quando a sottoscrivere il contratto di investimenti comuni nella Zastava (...) è arrivato Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat indossando un maglione, il pubblico serbo si chiedeva chi fosse mai quest'uomo che non prende sul serio un affare da cui dipende il futuro della Serbia e di Kragujevac", osservava tempo fa il quotidiano Press. Così, persino quando in diretta mondiale è arrivata la benedizione del presidente Usa per l'affare Chrysler, il tradizionale sospetto balcanico non sembrava fugato e ancora qualcuno, riferendosi al super manager italo-canadese, allertava: "ha convinto Obama, ma deve ancora convincere i serbi". Però sembra che 'l'anti-manager' ce la stia facendo, almeno a giudicare dal recente cambio dei toni che si registra nella stampa locale: "anche se le trattative con Opel dovessero fallire, Zastava farà comunque parte della Fiat-Chrysler" sottolinea ancora oggi 'Borba', nel suo editoriale intitolato "Cosa significherà per Zastava l'ingresso nella grande famiglia Fiat-Chrysler-Opel". Così, giorni addietro, la seriosa e autorevole testata 'Politika' osservava come, nella partita Opel, "Sergio Marchionne ha dalla sua i fatti, i risultati conseguiti in Fiat, dove è arrivato che era nuovo del settore ed è riuscito a risollevare un'azienda che nel 2004 era data in rovina". Ed è ancora 'Press' a dedicare nel suo magazine settimanale un lungo profilo a "l'uomo che ha salvato la Fiat e l'industria automobilistica". Scorrendo tra le righe, a un certo punto si legge "in linea con la sua canzone preferita 'Don't worry be happy', Marchionne continua a sfidare situazioni che sembrano senza uscita. Ed è questo che si aspettano da lui anche gli operai di Kragujevac, le cui chiavi gli sono state consegnate dal sindaco, Veroljub Stevanovic". Insomma, nella partita tedesca di Fiat, il tredicesimo uomo in campo è seduto negli spalti balcanici e, se mai dovesse uscirne sconfitto, Marchionne potrà almeno consolarsi per essere riuscito nell'impresa, non da poco, di aver risvegliato l'ottimismo serbo.
(Fonte: www.wallstreetitalia.com - 26/5/2009)

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