venerdì 8 febbraio 2013

Fiat: nessuna chiusura o cessione di asset


Fiat ha livelli adeguati di liquidità per far fronte ai bisogni operativi, ai piani di investimento e alle incertezze sui mercati. Il Lingotto non ha bisogno di monetizzare i propri asset, né di vendere Ferrari.
NON SI CHIUDONO STABILIMENTI - Lo ha affermato l'azienda stessa il 7 febbraio in alcune slide preparate per un incontro con gli investitori a New York, sottolineando che il Lingotto e Chrysler già operano in modo integrato. «Fiat non è immune agli effetti di un carmageddon», ha affermato il Lingotto spiegando le difficoltà del mercato dell'auto europeo, dove la domanda nel 2012 è scesa per il quinto anno consecutivo. Un quadro quindi difficile all'interno del quale Fiat ha ritenuto di non dover chiudere altri impianti in Italia dopo quello di Termini Imerese, ma al contrario ha deciso di far leva sui marchi premium quali Alfa Romeo e Maserati, sul riallineamento del portafoglio prodotti e sul riposizionarsi per il futuro.
NESSUNA CONVENIENZA ECONOMICA - «Un ulteriore ristrutturazione della presenza in Italia con la chiusura di uno o due impianti non è economicamente conveniente perché comporta costi, per uno stabilimento di circa 5 mila addetti, per circa 500 milioni di euro per gli esuberi e altri 100 milioni di dollari per penalità contrattuali e la chiusura fisica dello stabilimento stesso», ha spiegato Fiat.
500 E PANDA PILASTRI DEL MARCHIO - «Ci sono poi dei costi meno quantificabili ma non meno significativi che sono stati considerati: l'impatto sociale e la discontinuità dovuta a potenziali scioperi». Per il futuro Fiat ritiene che «500 e Panda siano i pilastri del marchio», ma è necessario anche puntare su Jeep con la messa a punto di prodotti appropriati per i mercati europei e internazionali e su Alfa Romeo e Maserati nel segmento alto del mercato.
(Fonte: www.lettera43.it - 7/2/2013)

Nessun commento:

Posta un commento