lunedì 14 giugno 2010
Il segreto del piano Marchionne: l'export verso l'America
Il rilancio di Pomigliano è solo il primo dei tasselli del piano “Fabbrica Italia” che l’amministratore delegato di Fiat (e Chrysler) Sergio Marchionne ha lanciato lo scorso 21 aprile. Com’è noto il progetto complessivo prevede, in cinque anni, qualcosa di più del raddoppio della produzione di veicoli (auto e furgoni) in Italia con il passaggio dai 768 mila pezzi sfornati l’anno scorso a 1.630.000. Ogni stabilimento ha ricevuto missioni e traguardi. Stupore e scetticismo espressi da molti osservatori sono un po’ scemati quando Marchionne ha fatto notare che il livello di produzione previsto per il 2014 non sarebbe lontano dai quelli già raggiunti in Italia una quindicina d’anni fa. E comunque anche se Fiat-Chrysler tagliasse tutti i traguardi fissati, l’Italia rimarrebbe un Paese che importa più auto di quante ne produce poiché il nostro mercato assorbe fra 1,7 e 2,5 milioni di vetture a seconda dell’annata. Tuttavia è proprio l’export uno dei “segreti” di Fabbrica Italia, poiché l’aumento dell’esportazione è uno dei tre anelli in grado di coniugare i due estremi della riduzione dei costi e dell’aumento della produzione. Con il controllo del gruppo Chrysler, infatti, Marchionne ha a disposizione una imponente rete commerciale di 2.392 concessionari disseminati negli Stati Uniti e ha pianificato la più classica delle sinergie: la distribuzione in America anche di automobili fatte in Italia al 100% ma vendute con il marchio Chrysler. L’operazione - che prevede a regime la partenza dai porti italiani per il mercato U.S.A. di circa 100 mila auto l’anno - dovrebbe decollare a cavallo fra il 2012 e il 2013. Il modello individuato è la già collaudata Lancia Delta che sarà sottoposta ad un apposito restyling. Sarà dunque la Delta/Chrysler - e non la ”500”, che sarà fabbricata in Messico da dicembre di quest’anno - a far tornare in America, dopo 25 anni, auto ”autenticamente” made in Italy. La ripresa dell’export di auto italiane verso gli U.S.A. è concatenata al secondo anello del piano Fiat di taglio dei costi: la saturazione degli stabilimenti, ovvero l’utilizzazione dei macchinari a livelli vicini al 100%. Le centomila Delta/Chrysler destinate all’America assicurerebbero, infatti, il raddoppio della produzione della fabbrica di Cassino dalla quale l’anno scorso sono uscite solo 105 mila Croma, Bravo e Delta. La fabbrica laziale dovrebbe lavorare di più già da quest’anno, visto che ai modelli in produzione (ma la Croma è a fine corsa) si sta aggiungendo l’Alfa Romeo Giulietta, di cui è prevista la vendita di 40 mila esemplari nel 2010. Nei piani Fiat, però, Cassino è destinata a raggiungere le 400 mila vetture nel 2014 passando ai tre turni, notte compresa, esattamente sul modello della Pomigliano futura. Basterà tutto questo a ridurre i costi aumentando la produzione? Manca ancora il terzo anello: una maggiore razionalità produttiva. Marchionne ha destinato ad ogni fabbrica italiana la costruzione di auto diverse sulla base di una sola piattaforma, ovvero di componenti simili come il pianale, i motori, la trasmissione. Se Pomigliano costruirà solo Panda, ovvero un’auto costruita sulla piattaforma A, Melfi sfornerà solo vetture di piattaforma B e Cassino solo di piattaforma C anche se di ben quattro marchi: Fiat, Alfa, Lancia e Chrysler.
(Fonte: www.ilmessaggero.it - 14/6/2010)
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