giovedì 24 giugno 2010

Alfa Romeo, futuro prossimo


Ancora cento di questi giorni, ma, per favore, non cento di questi anni, almeno non come gli ultimi. Se l’Alfa Romeo potesse davvero spegnere le candeline in occasione del suo primo secolo di vita, non potrebbe davvero augurarsi che gli anni a seguire della propria vita assomigliassero agli ultimi dieci, dominati da una serie di errori e da diversi cambi di rotta, all’inseguimento di traguardi di vendite e strategici puntualmente mancati e segnati altrettanto puntualmente da vari cambi di guida alla sua conduzione. Diciamocelo con sincerità: l’Alfa Romeo non è mai davvero rinata, nonostante gli annunci di Sergio Marchionne e degli uomini da lui scelti per riportarla al livello cui potrebbe ambire per la sua storia e la forza del suo marchio, ovvero al pari dei costruttori premium tedeschi.
TRA OCCASIONI MANCATE E RIPENSAMENTI - Alfa che torna in America e alla trazione posteriore, Alfa pronta a tirare fuori modelli con prestazioni superiori alle sue concorrenti e che vende almeno 300mila auto all’anno. Sono stati questi i tormentoni che si sono susseguiti negli ultimi anni e ai quali i vari Antonio Baravalle, Luca De Meo e Sergio Cravero non hanno saputo dare attuazione con fatti che fossero eloquenti per quantità e per qualità piacessero allo stesso Marchionne. Per non parlare dei dubbi legati al nome che hanno segnato il battesimo della Giulietta, pensata come 149, nata Milano, ma poi ribattezzata in fretta e furia. Oppure delle occasioni mancate come il SUV compatto derivato dal concept Kamal che poteva nascere quando l’unico concorrente sarebbe stato la BMW X3 o il motore Diesel V6 3 litri prima sviluppato con GM e VM e poi messo in ghiaccio in attesa di tempi migliori. Per non parlare dell’Alfa Romeo 159, sviluppata su un pianale che doveva servire per molti modelli Fiat e GM e invece fa da base solo a Brera e Spider (che non passeranno certo alla storia); ha avuto bisogno di un paio di rivisitazioni per perdere almeno parte del suo eccessivo peso ed essere infine accantonato in attesa del modello che dovrebbe sostituire la 159.
NIENTE AMMIRAGLIA - Notizie non pervenute infine per quanto riguarda l’ammiraglia, dopo che la 166 è stata accompagnata alla pensione e per gli accordi che avrebbero dovuto portare la produzione e la vendita del Biscione in Cina. Così, mentre gli altri non ce la fanno a star dietro al boom del paese più popoloso al mondo, per l’Alfa si è persino parlato di scorporo e vendita, ipotesi puntualmente smentite. E neppure la MiTo è riuscita a dare un impulso a livello di vendite tale da cambiare il segno sostanziale di un marchio che gode ancora di una notorietà enorme anche dove manca da decenni. L’Alfa Romeo insomma rimane ancora un simbolo di sportività anche se al suo interno è essa stessa che ha abbattuto i suoi simboli, abbandonando prima il Portello, poi Arese e infine anche Pomigliano.
UN FUTURO PREMIUM - Di fronte alle famose 100 candeline, l’Alfa Romeo si chiede cos'è diventata, dove si trova e soprattutto che come si riscatterà sotto la guida di Harald Wester. In occasione dell’Investor Day tenutosi lo scorso 21 aprile a Torino, ad Alfa Romeo è dedicato in modo specifico il quarto dei 6 pilastri che recita così: impegno a sviluppare Alfa Romeo come marchio premium in tutta la sua gamma attraverso la crescita in Europa e il ritorno in Nordamerica. Parole non dissimili dal passato. Ma vediamo che cosa riserva il futuro nel dettaglio.
GIULIA - Cominciamo dalla fascia mediana dove la 159 lascerà lo spazio alla Giulia, nata stavolta da un pianale più leggero progettato in Italia e derivato dal Compact che ha debuttato sulla Giulietta. Su questa vettura, prodotta in Italia nello stabilimento di Mirafiori, Marchionne ha messo la bandierina a stelle e strisce perché sarà questo probabilmente il modello che segnerà il ritorno dell’Alfa negli Stati Uniti. Ci sarà ovviamente anche la versione Sportwagon (ma solo per l’Europa) e per i motori la gamma ruoterà intorno al nuovo 1750 con distribuzione MultiAir, ma ci sarà a disposizione anche il 2,4 litri di derivazione Chrysler al quale Fiat Power Train ha lavorato tanto per ridargli nuova linfa. Per il Diesel ci sarà il già noto 2 litri accanto alla possibilità che venga scongelato il già citato V6 3 litri. Quel che è sicuro è che il 5 cilindri 2.4 prodotto a Pratola Serra non è più in grado di reggere il passo in termini di prestazioni ed emissioni. Questo vuol dire che l’Alfa Romeo non solo non affiderà il proprio ritorno degli U.S.A. alla sua nuova ammiraglia, ma quest’ultima è addirittura sparita dai piani. Dunque la questione se avrà o no la trazione posteriore è tagliata alla radice. Un cambio di strategia radicale che i ben informati dicono dovuto all’arrivo di quella che nei piani viene definita Maserati E High End. Quindi non sarà una vettura col Biscione a sfidare le varie Audi A6/A7, BMW Serie 5 (e forse Serie 8) e Mercedes Classe E/CLS, ma una con il Tridente, più piccola della Quattroporte e che avrà pianale e motori di derivazione americana, visto che per il primo si prenderà la scocca della Chrysler 300C rivisitata e per i secondi si attingerà alla nuova famiglia dei V6 Phoenix per i quali sono previste varie configurazioni con potenze oltre 400 CV. Dovrebbe esserci anche un V8, ma non è certo che sia il solito di derivazione Ferrari. Anzi, ci si chiede se una Maserati pensata in questo modo abbia ancora senso produrla in Italia. Ma si tratta di una questione che non riguarda direttamente l’Alfa Romeo. Tuttavia la complementarietà sarà fondamentale a livello commerciale, soprattutto in Nordamerica e favorirà la costruzione di una rete di concessionari sul quale sarà issata la bandiera tricolore, in grado di vendere entrambi i marchi senza dare adito a sovrapposizioni di alcun genere.
UNA NUOVA SPIDER - L’Alfa Romeo andrà poi a eccitare la nostalgia degli americani con un nuova Spider il cui debutto è previsto nel 2013 e che il piano rappresenta in modo ambiguo perché la sagoma ha sia la colorazione che ne indica la derivazione da un progetto industriale italiano come la Giulia, sia la derivazione da un progetto americano come altri due nuovi modelli che vedremo tra poco. I ben informati dicono che sarà una due posti secca a trazione posteriore. Potrebbe essere dunque anche lei derivata dal pianale della LX della 300C opportunamente accorciato oppure prendere l’architettura della Dodge Viper che – vale la pena ricordarlo – ha dalla sua un struttura da vera sportiva, capace di ospitare il mastodontico V10 8.4 che trabocca di coppia e cavalli, garantendo leggerezza e compattezza tale da poter avere una vettura che oggi non supera i 4,5 metri di lunghezza e potrebbe essere facilmente accorciata. A questo proposito, i primi segni potrebbero essere quelli visti sul concept 2uettottanta presentato da Pininfarina all’ultimo Salone di Ginevra. Nessuna decisione infine sul sito produttivo.
UN'ALFA SUV - Ma il capitolo più innovativo sarà quello a ruote alte. Alfa Romeo infatti si prepara ad avere in gamma non uno, ma due SUV, entrambi derivati da piattaforme americane fornite da Jeep, con tutto il bagaglio di conoscenze che il marchio americano ha in questo campo. Il primo, previsto già nel 2012, sarà un crossover compatto dalle caratteristiche decisamente sportive che riprende nel concetto proprio quella Kamal le cui potenzialità non furono allora comprese. Il secondo è invece previsto per il 2014 e avrà dimensioni medio-grandi, dunque assimilabile alla nuova Grand Cherokee, ma con un’impostazione nettamente più stradale e motori più potenti. Qui torneranno utile le altre versioni del V6 Phoenix, alcune con MultiAir, iniezione diretta e doppio turbocompressore. Tralasciando quella 3 litri da oltre 400 CV destinata alle auto stradali, ce n’è un’altra da 370-380 CV che potrebbe fare proprio al caso del nuovo SUV Alfa, magari accoppiata con il cambio automatico 8 rapporti di origine ZF che Chrysler si appresta a produrre proprio dal 2013. È molto probabile che entrambi questi modelli vengano prodotti in Nordamerica.
SPORTIVA SI', MA SECONDO I DESIDERI DEL MERCATO - La sportività dunque rimarrà, ma sarà declinata secondo quelli che sono i desideri del mercato, in particolare quello americano dove l’Alfa da qui al 2014 si gioca davvero tutto e dove vuole portare tutto, compresa la MiTo rinnovata nel 2012 per la quale è prevista anche la versione a 5 porte, pensata proprio per il pubblico d’Oltreoceano e che sarà prodotta in Canada. Stessa sorte avrà la Giulietta in occasione del primo restyling previsto per ora nel 2014. Per quell’anno dunque tutta la gamma Alfa Romeo sarà disponibili sui due lati dell’Atlantico. Cosa succederà invece sui mercati emergenti è presto per dirlo. Gli accordi fatti con Chery e SAIC sono praticamente falliti o rimandati sine die, quello con la Gac (Guangzhou Automotive Company) partirà nella seconda metà del 2011, ma l’esperienza dimostra che mandare a regime un’alleanza con aziende cinesi presenta molti rischi e richiede tempo.
UN'ALFA ROMEO INTERNAZIONALE - Ma cosa rimarrà allora dell’italianità di Alfa Romeo? Di sicuro il brand ha perso la sua milanesità presente nel marchio stesso (il biscione è l’antico stemma dei Visconti e la croce quello della città di Milano): il Portello è un lontano ricordo, Arese offre una visione spettrale. Ma ha perso anche la sua napoletanità, dovuta alle origini partenopee del fondatore Nicola Romeo e allo stabilimento di Pomigliano, dove l’Alfa ha prodotto le sue auto a trazione anteriore dal 1971 fino alla fine del 2009, sul quale Fiat ha piani ambiziosi, ma la cui attuazione è quantomeno problematica per le note vicende che sono sulle prima pagine in questi giorni. Sarà dunque una Alfa Romeo più internazionale, sicuramente italiana agli occhi degli stranieri meno per quelli degli italiani, meno sportiva e tradizionalista con l’obiettivo categorico di guadagnare quel successo che, al di là dei consensi ottenuti per lo stile delle sue vetture, non c’è mai stato a livello commerciale in modo stabile e redditizio. Si tratta in definitiva di un ultimo appello che suona più o meno così: se vuoi mantenere il tuo passaporto italiano, devi dimostrare di essere capace di viaggiare nel mondo e portare i soldi a casa. Fuor di metafora: il momento di fare i numeri è questo, altrimenti vendita o addio al marchio. Il mondo dell’automobile non può più vivere di nostalgie e occorre avere un futuro. Questo vale anche per l’aristocrazia dell’auto della quale Alfa Romeo sicuramente fa parte, ma che non giustifica più l’esistenza di un marchio.
Auguri quindi Alfa Romeo per i tuoi 100 anni, ma soprattutto per questo importantissimo quinquennio che deciderà il tuo destino.
(Fonte: www.omniauto.it - 24/6/2010)

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