venerdì 5 settembre 2014

Suzuki guarda a FCA dopo l'addio a VW?


Fiat Chrysler Automobiles ha ormai la sua struttura definitiva e adesso si apre il capitolo delle partnership che sono indispensabili anche per un gruppo di queste dimensioni, joint-venture di settore, come quella con Renault per un furgone compatto, o geografiche, per espandersi in aree tuttora critiche per i marchi di FCA. Suzuki potrebbe essere un compagno di viaggio ideale, ma lo storico brand giapponese, attivo anche nelle moto e nei motori marini, prima di lanciarsi in nuove intese attende la soluzione della vertenza con Volkswagen dopo le mancate nozze. «Anch'io ho sentito le voci che prevedono una soluzione entro fine anno - spiega Junya Kumataki, presidente di Suzuki Italia, con la tipica riservatezza nipponica - e aspettiamo con fiducia la fine della vicenda nata da un'interpretazione data all'alleanza dal gruppo tedesco diversa da quanto si pensava nel gennaio 2010 al momento dello scambio azionario». La collaborazione tra Fiat e Suzuki ha portato in passato a modelli paralleli come Sedici e Sx4, e Fiat Powertrain continua a fornire motori diesel per le compatte giapponesi e per le utilitarie dell' indiana Maruti controllata dai nipponici. «I rapporti con Torino - conferma Kumataki - sono sempre stati ottimi e favoriti dalla nostra presenza strategica in Europa attraverso lo stabilimento ungherese di Esztergom; e poi c'è l'India, dove siamo molto forti (a differenza di FCA, ndr) e il motore diesel 1.6 Multijet ha un ruolo importante». Da risolvere in tempi brevi per Suzuki non c'è però soltanto il nodo Volkswagen, ma anche la successione a Osamu Suzuki, il patriarca ormai ottantacinquenne che non si è piegato di fronte al gigante di Wolfsburg che voleva appendere nella sua galleria dei trofei anche la grande «S» rossa di Hamamatsu. «Sì, la successione va definita e il top management è al lavoro per trovare l'erede di Osamu - ci dice Kumataki -: un successore era già stato trovato, ma poi è morto prematuramente e si è dovuto rifare tutto da capo, cercando all'interno della famiglia (intesa in senso lato, anche Osamu fu adottato dal suocero e prese il cognome della dinastia, ndr)». Suzuki Italia non si occupa soltanto di auto, ma anche di grandi moto e scooter nonché di motori marini, una posizione speciale per valutare la crisi. «La crisi è stata pesante - conclude Kumataki - ma soprattutto per motori marini e grandi moto che, a differenza dell'auto che prima o poi dobbiamo cambiare, sono oggetti leisure di cui si può rimandare l'acquisto».
(Fonte: www.ilgiornale.it - 3/8/2014)

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