giovedì 10 febbraio 2011

Il trasloco di Fiat a Detroit costerebbe 4 miliardi. L'auto vale il 10% del PIL italiano


Lo spostamento negli Stati Uniti della società che sorgerebbe dalla fusione tra Fiat S.p.A. e Chrysler potrebbe avere un costo molto elevato non solo per il sistema Paese Italia, il Fisco, la città di Torino e i lavoratori dell'azienda automobilistica piemontese, ma anche per lo stesso Lingotto, che potrebbe arrivare a dover spendere svariati miliardi per potersi assicurare il via libera all'operazione. Il motivo, si legge in un articolo di MF, risiede nell'articolo del codice civile che regola il diritto di recesso nelle società per azioni. Il 3° comma si occupa proprio del trasferimento all'estero della sede sociale spiegando che, qualora un'azienda decidesse di portare oltre confine la propria sede, "i soci che non hanno concorso alle deliberazione, hanno diritto di recedere". Ciò significa che ogni azionista Fiat S.p.A. potrebbe decidere di rifiutare la decisione del cda di trasferire a Detroit la sede della nuova Fiat-Chrysler, costringendo la società a rilevare le proprie azioni. Insomma anche Sergio Marchionne, a.d. di Fiat, ha davanti una strada in salita. Per questo il governo non sarà totalmente inerme nell'incontro che si svolgerà sabato 12 a Palazzo Chigi tra il manager italo-canadese, il primo ministro Silvio Berlusconi, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Ieri quest'ultimo, parlando al Tg3, ha anticipato che il governo chiederà alla Fiat di tenere "la testa e il cuore nel nostro Paese", anche perché, ha aggiunto Romani, "il settore automobilistico diretto e indotto rappresenta in Italia il 10% del Pil nazionale e quindi è per noi un pilastro fondamentale". Il ministro ha infine spiegato che il governo intende chiedere alla Fiat di continuare a investire nel Paese con il progetto Fabbrica Italia e di mantenere nel Paese la progettualità della strategia industriale.
(Fonte: www.borsaitaliana.it - 8/2/2011)

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