mercoledì 9 febbraio 2011

Giugiaro: "Fiat negli U.S.A.? Sarebbe la sua tomba"


Il trasferimento oltreoceano della testa della Fiat "sarebbe un colpo molto grave per il sistema dell'automotive torinese". Non è tanto per spirito di parte che il designer Giorgetto Giugiaro, ultimo recente acquisto della scuderia Volkswagen, critica l'ipotesi di traslocare a Detroit la testa della nuova società unica che sta sognando Marchionne. Una società di fusione tra Chrysler e Fiat che avrebbe il quartier generale oltreoceano: "Parlo da italiano che dà lavoro a italiani per un gruppo straniero: con quel trasferimento - dice Giugiaro - nulla sarebbe più come prima".
Ingegner Giugiaro, partiamo dalla sua esperienza: come si lavora lontano dal quartier generale di un gruppo?
"Ormai è molti anni che mi trovo in questa condizione. Da quando sono finite le commesse della Fiat, perché con l'arrivo di Marchionne si è scelto di utilizzare le risorse interne e non di dare ai carrozzieri la commessa per progettare un nuovo modello. Lavorando con gli stranieri si capisce bene come sta cambiando il mondo dell'automotive. Mi è capitato di lavorare non solo con i costruttori europei, ma anche con quelli cinesi e devo dire che il quadro si è modificato rapidamente".
Quali sono i cambiamenti principali?
"L'irrompere dei mercati asiatici sta cambiando anche il modo di pensare e produrre l'automobile. Nel 1973 feci un viaggio in Corea. Tra le tante visitai anche una fabbrica di automobili. Era una piccola azienda, stava in un capannone che non era più grande della Bertone. Si chiamava Hyundai. Oggi fa paura ai principali produttori mondiali".
Che cosa cambia questo per l'automotive torinese?
"Significa che bisogna sapersi adattare molto in fretta. Soprattutto nel design automobilistico. E' vero che siamo stati i primi al mondo in questo settore, ma per continuare a rimanere al vertice bisogna investire molto".
Per questo è importante la presenza di un produttore come Fiat nel Torinese?
"E' importante se quel produttore non segue logiche puramente finanziarie, non tira al risparmio, come purtroppo mi sembra sia accaduto anche nel recente passato. E' questo atteggiamento che rischia di impoverire le industrie di un territorio e potrebbe farci perdere posizioni nel mondo. Marchionne ha tante qualità, ma ha l'animo e la formazione di un finanziere, non di un produttore. Quando Volkswagen mi chiese di disegnare quella che poi sarebbe diventata la Golf, in Germania consideravano il design di Fiat all'avanguardia. Avevano preso una 128, l'avevano smontata pezzo per pezzo e poi mi avevano detto: 'Noi non le chiediamo di raggiungere questi livelli. Ci accontentiamo di un'automobile che possa essere considerata l'erede del Maggiolino'. Come vede, di acqua ne è passata sotto i ponti".
Che cosa significa investire su un prodotto nuovo?
"Significa tenere presenti le diverse esigenze e le diverse sensibilità del pubblico. Se porto in Europa auto disegnate negli U.S.A. e solamente ritoccate per il gusto europeo, difficilmente avrò successo. L'Italia non è gli U.S.A.".
Ma l'Italia non è nemmeno la Germania. Eppure lei disegna per i tedeschi...
"Perché sono i tedeschi che apprezzano il nostro design, e da lungo tempo. Come apprezzano un certo stile italiano. Lo stile Alfa, ad esempio".
Lei qui è di parte. E' noto che da mesi la Volkswagen fa il filo all'Alfa. Ma Marchionne ha detto che non la vende...
"E allora, da italiano, mi auguro che la rilanci investendo molti soldi. Certo con il passaggio alla Volkswagen e le possibilità di motorizzazioni che offre un grande gruppo come quello tedesco, il rilancio dell'Alfa sarebbe immediato".
Come valuta l'ipotesi dell'arrivo a Torino di un altro produttore accanto alla Fiat?
"Un produttore delle dimensioni della Fiat qui? Non credo che sia possibile, è un'eventualità che considero poco realistica. Certo, se la testa della Fiat andasse via, tutto sarebbe molto più difficile da queste parti. Perché senza un produttore di un certo peso tutto l'indotto, che a Torino è fatto anche di molte società che operano nel campo della progettazione, finirebbe prima o poi per entrare in crisi".
Il trasloco è un rischio reale?
"Non so. Credo che se avvenisse finirebbe per coincidere, in realtà, con la morte della stessa Fiat. Marchionne l'avrebbe salvata cinque anni fa per poi seppellirla. Spero che la storia non si concluda in quel modo".
(Fonte: www.repubblica.it - 7/2/2011)

2 commenti:

  1. La gestione della Chrysler da parte di un nuovo azionista che pensa ad un'integrazione tra due aziende automobilistiche non sarà facile come non è stata facile per Daimler che ha dovuto ritirarsi con grosse perdite. Se arriverà una terza azienda (magari asiatica)per raggiungere la soglia di sicurezza dei 6 milioni di veicoli l'integrazione diventerà ancora più complessa e problematica. Comunque una domanda per FIAT si pone: dove è più conveniente avere la testa del sistema? in Italia? negli Usa o in estremo Oriente? Un'azienda che opera in senso globale queste domande deve porsele perchè "scegliere il sistema paese che dà maggiori possibilità ,opportunità e garanzie" fa parte delle regole gioco globale. Nell'economia globale i sistemi nazioni sono locali e competono tra di loro. Per l'Italia e Torino è venuta l'ultima chiamata per dimostrare che può offrire i migliori vantaggi per la localizzazione della testa del sistema in casa. Per commentare sarebbe meglio far riferimento alle varie ipotesi riorganizzative che potrebbe presentare opportunità interessanti per i sistemi locali. Aspettiamo di conoscerle. Nella seconda metà degli anni 80 FIAT Auto e VW producevano circa 2 milioni di veicoli all'anno e si fronteggiavano testa a testa. Erano i tempi di Ghidella e della sua battaglia contro la politica della diversificazione del Gruppo FIAT; la sua visione "troppo autocentrica" è stata bocciata dalla gestione Romiti e da quel momento Fiat Auto ha cominciato a perdere terreno mentre VW continuava a crescere e investire nell'auto, oggi la distanza acquisita da VW si può leggere nella tabella pubblicata in questo blog qualche giorno fa. L'esercizio dell'opzione "put" del contratto GM prevedeva il definitivo abbandono del business auto per FIAT. GM, rifiutando di acquisire la partecipazione su richiesta FIAT, ha preferito ritirarsi e pagare la penale. Marchionne si è trovato a gestire il dopo GM e sta tentando di salvare l'auto italiana con un innesto ad altissimo rischio con un'azienda da risuscitare. Gli USA sono un paese liberale dove "business is business" e non politica dove c'è un grande orgoglio nazionale, come potrebbe la FIAT Auto malandata e zoppicante guidare da Torino la rinascita della Chrysler? La presenza di un leader carismatico che gestisca le crisi di rigetto che certamente ci saranno quando le energie vitali di Chrysler saranno rinate è necessaria. Contnuo a pensare che la fusione con Chrysler è veramente una sfida da far tremare i polsi anche a costruttori automobilitici ben più agguerriti di FIAT.

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  2. concordo pienamente con Giugiaro..ci vorrebbe una persona come lui a indirizzare le scelte economiche di Marchionne...fate qualcosa vi prego..vedo il futuro italiano in caduta libera, e la fiat sta probabilmente prendendo anch' essa qualla direzione...

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