venerdì 1 ottobre 2010

Marchionne "totalmente ottimista" su Fabbrica Italia, scommessa da vincere insieme


«Spero che il sistema italiano e le parti sociali ci accompagnino in questa scommessa. Cerchiamo di non perdere l’occasione, perchè quando le occasioni vengono o le cogli o te le giochi. Non lo dico come una minaccia, ma non possiamo aspettare per sempre». Dal Salone dell’Auto di Parigi Sergio Marchionne rilancia il suo invito a istituzioni e sindacati a lavorare insieme per realizzare il progetto Fabbrica Italia che prevede, da parte della Fiat, 20 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti italiani. «Sono totalmente ottimista, se no non mi sarei impegnato. Ci sto lavorando», dice l’amministratore delegato del Lingotto, che al Salone incontra anche i costruttori europei dell’auto. Marchionne parla anche di Chrysler: «l’ipo - spiega - sarà realizzata nel secondo semestre 2011. In che modo è tutto da vedere, ma sarà in più tranche perchè nel mercato americano non si fanno mega-ipo. Il solo obiettivo è quello di creare stabilità finanziaria al gruppo Chrysler». Il manager Fiat ribadisce che l’accordo di Pomigliano «è stato una svolta perchè per la prima volta c’è stata un’intesa tra le parti sociali per trovare un nuovo metodo per lavorare». Un modello al quale Marchionne spera che le aziende italiane guardino, «non perchè sto cercando di fare il professore - spiega - ma per diventare veramente competitive. Sembra che sia diventata una crociata, ma siamo molto più semplici». Una strada complicata, perchè «il cambiamento non è facile». Quando se ne parla in generale «c’è un aspetto quasi romantico», ma quando coinvolge la Fiat «non piace». Così, osserva, «ci raccontiamo le stesse storie per anni e non ci rendiamo conto che il resto del mondo va avanti e noi restiamo indietro». L’amministratore delegato del Lingotto si arrabbia un po' con chi nelle scorse settimane ha parlato del suo stipendio. «Non c’entra nulla - afferma - con Fabbrica Italia. Trovo offensivo utilizzarlo come argomento per rifiutare la modernizzazione del sistema delle relazioni industriali. Stiamo parlando del futuro dei nostri dipendenti e del sistema industriale italiano. Non collegate le due cose e non mi venite a toccare Fabbrica Italia nè l’accordo di Pomigliano. Che c’entro io? Toglietemi di mezzo e chiedetevi se il problema è scomparso».
(Fonte: www.lastampa.it - 1/10/2010)

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