mercoledì 13 ottobre 2010

Manley: "Jeep è il vero marchio globale di Fiat-Chrysler"


Michael Manley (46 anni), amministratore delegato del marchio Jeep, è venuto al Salone dell'Auto di Parigi per presentare la nuova Grand Cherokee. È il primo veicolo nato dopo l'accordo con la Fiat e che ora è al suo debutto in Europa. Chiede due minuti per fumare all'aperto una sigaretta, esce in maniche di camicia scusandosi in italiano («una lingua che dovrò imparare», dice). Esordisce precisando: «Jeep è il vero marchio globale del gruppo Fiat-Chrysler e il nostro obiettivo è quello di incrementare ulteriormente la sua diffusione, considerando che è già distribuito in oltre cento paesi in tutto il mondo».
Jeep rappresenta dunque un nuovo legame con l'Italia e i suoi consumatori? «Già oggi l'Italia costituisce il terzo mercato per la Jeep al di fuori del Nord America. Si tratta quindi di riproporre un successo in tutta Europa e non solo nel vostro Paese. Le nostre vendite sono sempre state focalizzate su tre modelli: Cherokee, Patriot e Compass. In virtù di questa partnership con il gruppo Fiat, noi vogliamo coinvolgere un numero maggiore di concessionari proprio per dare al Grand Cherokee quello spazio che finora gli era mancato».
La distribuzione avverrà anche attraverso la rete Fiat? «Vi sarà il coinvolgimento di un 75% della rete attuale (il 25% sarà Lancia), questo per il 2011. Quando il brand crescerà, questa percentuale è destinata ad aumentare fino al 40%».
Che risultati vi aspettate considerando anche il cambio di immagine di Jeep? «Il Grand Cherokee ha avuto in America un immediato riscontro positivo, il segmento dei SUV è raddoppiato. Ci attendiamo la stessa reazione in Europa grazie a questo prodotto e al nuovo Wrangler».
Attualmente quante Jeep si vendono e quali sono le previsioni? «Nel 2010 venderemo circa 400 mila Jeep, una quota importante se viene rapportata agli 1,6 milioni previsti per Chrysler. Nel 2011 pensiamo di immatricolare 600 mila veicoli contro i 2,2 milioni complessivi di Chrysler, ma nel 2014 miriamo a consegnare 800 mila vetture, mentre Chrysler ha un target di 2,8 milioni. Ciò significa che in tre anni vogliamo arrivare al raddoppio delle vendite».
Ci sarà integrazione di Jeep con un marchio italiano? «No, la Jeep rimane un'icona americana, ma la collaborazione con Fiat porterà all'utilizzo di tecnologia italiana, per cui motori, cambi e il brevetto Powertrain Multiair saranno adottati sui nostri modelli, senza contare il contributo che Fiat ci darà in tutta Europa per migliorare la distribuzione».
Il carisma di Sergio Marchionne quanto ha influito sulla fusione dei due gruppi? «Marchionne ha dato un'accelerazione a tutto il processo decisionale di Chrysler. Che cosa ci ha detto? Che ciascuno di noi si deve assumere le sue responsabilità, deve realizzare gli impegni presi e che il lavoro si basa sulla meritocrazia».
(Fonte: www.corriere.it - 7/10/2010)

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