martedì 5 ottobre 2010

La Fiat 500 sbarca negli U.S.A., ma dovrà essere super-affidabile


Sui siti e nei blog motoristici americani non si parla quasi d'altro che dell'imminente sbarco oltreoceano della Fiat 500, attesa all'appuntamento col mercato il prossimo dicembre. Le operazioni di pre-lancio sono in pieno svolgimento e comprendono, ovviamente, la necessaria e gigantesca campagna di marketing che si propone di far digerire agli americani (e anche ai concessionari Chrysler che dovranno venderla, dei quali non pochi hanno storto il naso) una vettura non certo progettata fin dall'origine con un occhio alle loro esigenze e al loro modo d'intendere l'automobile. Per presentarsi con le carte il più possibile in regola, la piccola Fiat, che per il mercato U.S.A. verrà prodotta il Messico dallo stabilimento Chrysler di Toluca, ha beneficiato di affinamenti che ne hanno migliorato la silenziosità, la tenuta di strada e gli interni, resi più aderenti ai gusti yankee. Tuttavia, e l'interessato lo sa bene, la vera sfida per l'ad Fiat Sergio Marchionne è un'altra: far dimenticare agli automobilisti U.S.A. la pessima fama delle auto italiane in fatto di affidabilità, guadagnata molti anni fa a colpi di rapporti negativi da parte della bibbia dei consumatori U.S.A., Consumer Report, sui modelli Made in Italy un tempo importati: Fiat Brava e Strada (equivalenti, rispettivamente, alle nostre 131 e Ritmo) e Alfa Romeo 164 3.0 V6. Dopo l'ignominiosa ritirata dal mercato U.S.A. che ne seguì, negli anni '80, le vetture italiane non hanno avuto altre occasioni per riscattarsi agli occhi degli automobilisti a stelle e strisce. Quindi, è rimasto loro addosso come un marchio d'infamia uno di quegli impietosi acronimi in cui gli americani sono maestri, il noto e abusato Fiat = "Fix it again, Tony" ("Aggiustala ancora, Tony"). Alla piccola 500 toccherà dunque l'ingrato compito di scrollarsi di dosso la scomoda etichetta che, da allora, pesa come un macigno su ogni modello Made in Italy tranne, a torto o a ragione, Ferrari, Maserati e Lamborghini (ma quello, lo sappiamo, è un mondo a sé, che funziona in base ad altre leggi). Un compito reso ancora più difficile dal fatto che il nuovo alleato di Torino in terra d'America, cioè Chrysler, ha inanellato negli ultimi anni, sempre da parte di Consumer Report, una serie di stroncature che hanno infilato parecchi suoi modelli agli ultimi posti delle classifiche sull'affidabilità: per esempio, tra le 34 marche monitorizzate l'anno scorso, Jeep è risultata 28a, Dodge 30a e Chrysler addirittura 32a. Insomma, i cattivi risultati delle Chrysler di oggi uniti ai brutti ricordi sulle Fiat di ieri possono amplificarsi a vicenda, facendo detonare un pericoloso effetto moltiplicatore che rischia di rendere ancora più ardua la (ri)scoperta dell'America da parte di San Sergio da Chieti. Auguri a lui e, naturalmente, anche alla coraggiosa 500.
(Fonte: www.sicurauto.it - 5/10/2010)

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