mercoledì 26 novembre 2014

Così Volkswagen "studia" il caso FCA


Dalla Germania si guarda con particolare interesse alle prossime mosse della «nuova» Fiat Chrysler Automobiles (FCA) di Sergio Marchionne. La cosa è comprensibile se si pensa che ancora a metà luglio il patriarca della Volkswagen, Ferdinand Piech, aveva compiuto un ultimo tentativo per impadronirsi di Fiat e se fosse stato possibile di Chrysler, precedentemente sfuggita al suo diretto concorrente Daimler. Se il colpo gli fosse riuscito, Piech avrebbe posto fine alla lunga marcia intrapresa dalla VW per divenire entro il 2018 il numero uno a livello mondiale. Gli è invece andata male («Posso ancora aspettare», sembra sia stato il suo commento) e per il momento Piech dovrà occuparsi della radicale dieta prescritta dall'a.d. Martin Winterkorn a una Volkswagen cresciuta molto in fretta e ora alle prese con margini di guadagno esegui e costi di produzione elevati. E' una coincidenza che anche Marchionne, completata la fusione con Chrysler, abbia annunciato di voler ritirarsi proprio nel 2018? Probabilmente no. Secondo Winterkorn, il settore dell'auto è alla vigilia di uno dei più grandi cambiamenti che si siano mai verificati nella storia. Marchionne afferma che la strategia di sviluppo di FCA non è molto diversa da quella di Volkswagen. E' quella, cioè, di un gruppo con un segmento «premium» - Alfa, Maserati e Jeep - in grado di assicurare quei margini di guadagno a due cifre percentuali che i modelli di massa Fiat e Chrysler non potranno mai dare. Con la differenza che, rispetto a un gruppo VW già presente livello globale, Fiat negli ultimi anni ha dovuto concentrarsi sull'acquisizione di Chrysler. Uno dei compiti di Marchionne sarà quindi ora quello di trovare per FCA un forte partner in Asia altrimenti, al contrario del gruppo Volkswagen, Fiat e Chrysler rischierebbero di restare prevalentemente due marche regionali. Il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, in un recente articolo intitolato «Mamma mia, here we jeep again» promuove per la prima volta la fusione Fiat-Chrysler, definendola «un matrimonio felicemente riuscito» soprattutto per quanto riguarda Jeep, che sta andando bene sia sul particolarmente esigente mercato tedesco sia negli altri Paesi. Il successo dovrebbe estendersi dal prossimo anno anche ad Alfa Romeo, una marca che fino a una decina di anni ha avuto un grandissimo prestigio tra gli appassionati dell'auto premium in Germania e di cui lentamente ci si sta ora ricordando. Tutti i concessionari tedeschi con cui abbiamo avuto modo di parlare nelle varie regioni della Germania hanno espresso la convinzione che, dopo la fusione Fiat-Chrysler, un rinascimento sul mercato tedesco di Alfa Romeo è ancora del tutto possibile. Come a suo tempo accadde a Porsche, che fu salvata in extremis dal fallimento da Wendelin Wiedeking, un coraggioso manager che seppe guardare lontano.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 17/11/2014)

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