Identificare le giuste persone dal management esistente, migliorare la varietà di modelli offerti e trovare il modo con cui fare lavorare insieme due società. Secondo il Financial Times è stata questa la ricetta vincente di Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di Fiat a cui si deve l’acquisizione, da parte del Lingotto, dell’americana Chrysler che lui stesso guida. All’epoca dei fatti, il 2009, Chrysler era “un gruppo automobilistico sofferente appena uscito dalla bancarotta”, scrive il prestigioso giornale inglese. Oggi il gruppo di Detroit è tornato a dare prova del suo successo, dimostrato questa settimana dalle vendite relative al 2012 negli Stati Uniti: su base annuale, ricorda il Financial Times, Chrysler ha registrato un balzo del 21%, “molto meglio del +4,7% di Ford, il secondo gruppo automobilistico americano per volumi, e del +3,7% di General Motors, il leader del mercato” delle quattro ruote. Tale successo, continua l’FT citando Michelle Krebs, analista del sito d’informazione del comparto auto Edmunds.com, è ancora più significativo se si considera il fatto che i manager di Chrysler “hanno fatto un lavoro straordinario con poche risorse”. L'FT non manca di fare notare come Marchionne debba però fare i conti con una situazione meno brillante in Italia per Fiat. Nella Penisola, ha fatto sapere il Lingotto, “solo 1,4 milioni di veicoli sono stati immatricolati nel 2012, un livello visto nel 1979. Il Paese è uno dei molti in Europa dove le vendite a picco di auto hanno lasciato la aziende produttrici con impianti operanti al di sotto della loro capacità”. Marchionne, prosegue il giornale, compensa le pressioni competitive derivanti dal gestire la crescita di Chrysler e la domanda europea in calo per Fiat anche attraverso un “impegno incredibile”, come spiegato al Financial Times dal portavoce di Chrysler Gualberto Ranieri. Il giornale economico-finanziario britannico spiega poi come la gran parte degli sforzi di Marchionne sia concentrata nel "rendere Fiat-Chrysler un'unica società globale". Uno dei segni di ciò, prosegue l'FT, è dato dal fatto che l’anno scorso "uno dei modelli di maggior successo di Chrysler è stato la Fiat 500, la super-mini che Marchionne sta trasformando in un marchio mondiale". Un’altra dimostrazione sta nella Dodge Dart, la compatta lanciata nel mercato americano lo scorso giugno e che utilizza componenti presenti nell’Alfa Romeo Giulietta della Fiat. "Giusto prima di Natale, Marchionne ha annunciato a Melfi, Italia, che la Fiat avrebbe investito un miliardo di euro in una fabbrica per produrre, tra gli altri modelli, un Suv con il marchio Jeep della Chrysler. Tale integrazione globale", aggiunge il quotidiano, "è di vitale importanza se case automobilistice relativamente piccole come Fiat e Chrysler devono coprire i costi di sviluppo di nuovi modelli e tecnologie". Insomma, conclude l’FT, “l’integrazione sta rendendo Fiat-Chrysler sempre più simile al suo amministratore delegato” italo-canadese, che si sente a casa sia in Europa sia nell'America del Nord. Con l'articolo del giornale britannico continuano le lodi a Marchionne da parte della stampa estera. La settimana scorsa il portale canadese Wheels aveva nominato l'a.d. di Chrysler e Fiat come uomo dell'anno.
(Fonte: www.ft.com - 5/1/2013)
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