giovedì 8 aprile 2010
Quando Parigi e Stoccarda si ispirano a Torino
Passano solo pochi minuti dalla stretta di mano tra Dieter Zetsche e Carlos Ghosn, ovvero il baffuto cowboy di Germania (per i suoi trascorsi in sella a Chrysler) e il Napoleone dell’auto, e i blog americani si scatenano in una gara sulla battuta più velenosa da dedicare all’accordo franco-nippo-tedesco. Memori delle nozze finite male tra Daimler e l’americana Chrysler, casa automobilistica affidata ora alle cure italiane, i blogger U.S.A. mettono in guardia Ghosn e, di riflesso, Renault e Nissan: «Goodbye Renault-Nissan», sottolinea ironicamente un sito, mentre un altro sottolinea che «Daimler è capace soltanto di succhiare agli altri ciò di cui non dispone». E ancora: «Daimler riuscirà a uccidere Renault e Nissan nel tempo necessario a dire: “Siete morti”». Toccherà al cowboy Zetsche, che continua a sostenere di aver lasciato un pezzo di cuore ad Auburn Hills, dimostrare il contrario. E lo stesso dovrà fare Sergio Marchionne, o più amichevolmente Sergioou, come tutto lo chiamano negli U.S.A., dal capo del sindacato a quello dei concessionari (ma non i suoi manager italiani che lavorano nel Michigan), che si è preso in carico il rilancio di Chrysler e il suo sviluppo in sinergia con Fiat. Fatto sta che a differenza di Marchionne, il cosiddetto uomo solo al comando, Zetsche e Ghosn sono due galli nello stesso pollaio. Riusciranno ad andare d’accordo? Se finirà come tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sulla politica economica europea, i blogger americani si faranno sicuramente due risate. Le scommesse sono aperte. E pensare che Dieter e Sergio avrebbero potuto brindare con del buon vino piemontese se, due anni fa, fosse andato in porto l’accordo tra Mercedes-Benz e Fiat che avrebbe portato a Cassino la produzione delle nuove Classe A e B della casa con la Stella. Intesa sfumata dopo una serie di blitz tedeschi nella fabbrica italiana non perché insoddisfatti della qualità del lavoro, anzi. «A scoraggiare i vertici di Stoccarda - ricorda una fonte - il timore di andare incontro a costi maggiori a causa delle prevedibili interferenze dei sindacati. A questo bisogna aggiungere le perplessità suscitate in Germania di affidare a una linea di montaggio italiana la produzione di due loro modelli», dimenticando probabilmente gli incidenti di percorso a cui Mercedes-Benz è andata incontro tempo fa. «Parliamoci chiaro - ha detto ieri Ghosn a Bruxelles - le nostre aziende, per sopravvivere, devono essere presenti ovunque sul mercato, dalla low cost in India all’auto di lusso in Europa. Ma da sole non ce la fanno». E l’unico modo per mantenersi vive sul mercato, spiega, è andare verso la condivisione di tecnologia per consolidare la produzione. Frase già sentita, il copyright è italiano.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 8/4/2010)
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