giovedì 11 giugno 2009
Roland Berger: "Fiat-Chrysler-Opel soluzione ottimale"
L'accordo Fiat-Chrysler? «È una pietra miliare sulla via di una maggiore globalizzazione, e proietta i marchi verso una dimensione "storica", molto più competitiva. Anche in Europa. Dove diventa un concorrente più forte e temibile. È l'unico produttore non tedesco con una forte presenza nell'America del Nord e del Sud, oltre alle molteplici alleanze in Russia, Cina e India ed altri paesi». Il superconsulente Roland Berger, membro del consiglio di Fiat e capo controllore del gruppo che porta il suo nome, con un'esperienza quarantennale sul mercato italiano, non riesce a nascondere una punta di orgoglio per «il grande riconoscimento del know-how tecnologico e dei marchi, del management e dei tecnici Fiat». E in particolare? «Fiat si avvicina a una dimensione di massa critica con la produzione di un milione di auto per piattaforma, e oltrepassa di molto la produzione di 4 milioni di veicoli. Che le permetterà di diventare molto più competitiva, dal punto di vista dei costi e dei prezzi. Anche perché aprirà ai nostri marchi il nuovo mercato nordamericano, che è ancora il maggiore del mondo; e alla Chrysler tutta la rete internazionale dei distributori Fiat. Si tratta, insomma, del primo vero passo verso un'internazionalizzazione della cultura». Fiat ha ancora bisogno di un terzo alleato? «Sarebbe una soluzione ottimale dal punto di vista industriale e economico, perché si arriverebbe a una produzione annua di quasi sette milioni di auto. Peccato che non si aggiunga Opel. Perché sarebbe calzata a pennello nella strategia. Il piano industriale Fiat è il piano migliore e il più attraente, perché avrebbe fatto sorgere un gruppo mondiale con radici pan-europee, e molto forte dal punto di vista tecnologico, economico, distributivo e dell' immagine. Ma non è detta l' ultima parola». Perché? Giudica ancora possibile un'alleanza fra Fiat-Chrysler e Opel? «Non so se Fiat si presenterà ancora. E se le condizioni poste siano accettabili per GM e per i rappresentanti politici tedeschi del governo e dei Laender, perché il piano Magna è ancora in discussione». Un settore maturo come l'auto come può reagire alla crisi? «Non si sa ancora quanto ci metterà l'industria matura a riprendersi. Ad ogni buon conto il settore dell'auto ha ancora molta crescita davanti a sé. Finora solo un terzo della popolazione è motorizzato, ed assorbe i due terzi della produzione mondiale. Quindi il mondo è ancora molto "sottomotorizzato", se aggiungiamo, per giunta, la prospettiva, di un aumento della popolazione mondiale». Dove vede quindi il futuro dell'auto? «L' aumento di competitività di Fiat è determinante, anche in relazione alla questione dello sviluppo futuro del mercato dell'auto. Un mondo con auto di piccole cilindrata, ecologiche, con l'impiego di nuove tecnologie, ibride, con motori elettrici, e così via, che, sottolineo, possono essere anche acquistate dai grandi produttori di componenti. E le alleanze in Russia, Cina e India e la vasta presenza nel Nord Africa possono essere meglio servite con una capacità di un milione di auto per piattaforma». Ma con una grande sovrapproduzione... «Che spingerà ancora un grande consolidamento, oltre a quello in corso, di GM e Chrysler. Le capacità in eccesso saranno notevolmente ridotte, nel Nord America, in Europa e in Giappone, e i prezzi delle auto dovranno scendere notevolmente. Mentre in Russia e in Cina la sovrapproduzione sparirà automaticamente. Nel frattempo, qui in Europa proseguiranno le alleanze fra Fiat-Peugeot-BMW, Daimler-BMW e, ad esempio, Volkswagen-Renault».
(Fonte: www.corriere.it - 11/6/2009)
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