martedì 9 giugno 2009

Fiat alla Corte Suprema: "Accordo entro il 15 giugno o offerta per Chrysler non più vincolante"


Se non ci sarà accordo entro il 15 giugno, la Fiat non si considererà più vincolata dal memorandum di intesa stipulato per Chrysler. Lo ha spiegato la stessa Fiat alla Corte Suprema degli Stati Uniti. L'annuncio arriva al termine di una giornata in cui l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, aveva fugato ogni dubbio di bloccare, almeno temporaneamente, la cessione della casa statunitense alla Fiat. "Non ce ne andremo, mai", aveva detto l'ad in un'intervista a Bloomberg. Per la Solicitor General degli Stati Uniti, Elena Kagan, c'è la sostanziale possibilità che la Fiat abbandoni l'accordo o insista per rinegoziarlo in termini ben diversi se la vendita non andrà in porto entro il 15 giugno. Un nuovo accordo potrebbe rendersi necessario e la Fiat "sarebbe libera di insistere per nuove concessioni come condizione della sua approvazione": in questo caso sarebbe necessario tornare di nuovo al tribunale della bancarotta. In una risposta, resa nota in serata, inviata alla Corte Suprema degli Stati Uniti, la Fiat scrive - tra l'altro - che "il punto cruciale che i fondi pensione dell'Indiana ignorano è che se la transazione di vendita approvata dal tribunale fallimentare non andrà in porto entro il 15 giugno 2009, si concluderà in base ai suoi stessi termini". Il Lingotto precisa inoltre che l'unica eccezione prevista per una proroga di 30 giorni "è inapplicabile" perché ci sono già stati tutti i via libera attesi. "La conclusione automatica - prosegue la Fiat - riflette il delicato equilibrio tra gli interessi dei numerosi azionisti nel salvataggio della Chrysler e il riconoscimento che dopo il 15 giugno 2009 il probabile deterioramento delle fortune della Chrysler significherebbero che nessuno di questi azionisti vorrebbe continuare ad essere vincolato dall'accordo originale". Ieri il giudice Ruth Bader Ginsberg ha accettato il ricorso dei tre fondi pensione dell'Indiana secondo i quali l'accordo viola le leggi sul fallimento e che il governo U.S.A. non ha il diritto di usare i fondi destinati alla finanza per aiutare l'industria dell'auto. Ginsberg ha affermato che la vendita di Chrysler a Fiat "è congelata in attesa di altre disposizioni della corte". Il problema è che secondo alcuni, a cominciare dal Wall Street Journal potrebbero essere necessari "settimane o mesi" perché i magistrati statunitensi prendano una decisione. Nell'intervista a Bloomberg, Marchionne spiegava che da parte di Fiat non c'era alcuna intenzione di ritirare l'offerta in caso di un rinvio della procedura oltre il 15 giugno (la scadenza fissata dal contratto per l'ufficializzazione del deal). "Bisogna avere pazienza e lasciar lavorare la giustizia", aveva detto. La nuova Chrysler, quella che uscirà dal fallimento pilotato, sarebbe in mano per il 20% alla Fiat (successivamente potrà salire al 35%), per il 10% ciascuno allo Stato americano e a quello canadese e per il 55% a un fondo gestito da sindacati.
(Fonte: www.repubblica.it - 9/6/2009)

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