mercoledì 17 giugno 2009

Cura-shock per Chrysler. Marchionne lancia la sfida


Esattamente come cinque anni fa: squadra nuova e al lavoro da subito. La cura Marchionne per la Chrysler è la stessa da lui adottata nell'estate del 2004 per la Fiat appena dopo il suo arrivo al Lingotto. Nel decidere di praticarla nuovamente in America non può non aver messo in conto la "paura" di cui riferiva ieri il Financial Times. Lo ha fatto, così come lo aveva fatto a Torino, quando mise assieme la squadra con la quale aveva messo in atto la rivoluzione che avrebbe portato al salvataggio e al rilancio dell'azienda torinese. E se ci riprova oggi è perché, dopo aver verificato che qui ha funzionato, non ha motivo di pensare che non possa avvenire lo stesso anche in America. Il suo obiettivo dichiarato è quello di fare in modo che Chrysler non bruci quotidianamente risorse finanziarie come sta accadendo oggi. Tanto più che nei suoi programmi c'è ancora un pezzo di strada da percorrere verso il raggiungimento della soglia di sopravvivenza dei 6 milioni di vetture prodotte all'anno. Su questa strada presto potrebbe trovarsi nuovamente la Opel la cui partita con Magna non è ancora chiusa. E noi siamo pronti, ripetono a Torino, purché ce lo dicano e non continuino col teatrino delle dichiarazioni ai giornali. Ha scritto il FT che il discorso inaugurale del neo ad di Chrysler ha lasciato "stordito" il personale, colpito dall'annuncio della drastica riorganizzazione del personale affidata a una squadra di 23 dirigenti che riporteranno direttamente a lui. Di questi soltanto tre sono di estrazione Fiat mentre gli altri sono stati scelti tra gli uomini della vecchia azienda, come Peter Fong che, terzo livello fino a qualche giorno fa, è stato nominato chief executive del brand Chrysler, il più acciaccato rispetto a Jeep e Dodge. Da Torino, oltre ad Alfredo Altavilla, capo di FPT e gran negoziatore sul fronte americano che farà parte del cda, arriveranno a Auburn Hills, Richard Palmer con l'incarico di direttore finanziario, Pietro Gorlier che sarà responsabile di Mopar (ricambi) e Gualberto Ranieri al quale è stata affidata la comunicazione. Anche a Torino, cinque anni fa, la prima mosse di Marchionne era stata accompagnata da malumori, critiche, qualche delusione: soprattutto da parte degli esclusi. Mentre c'erano anche quelli che mal sopportavano il ritmo di lavoro del nuovo ad e la sua tendenza ad alzare costantemente l'asticella degli obiettivi. I risultati poi hanno dato ragione a lui e per questo egli li ha ricordati nella lettera inviata tre giorni fa ai dipendenti della Nuova Chrysler. I quali dovranno adattarsi al metodo Marchionne, a tutti i livelli. Una conferma? Tornato ieri nel quartier generale del Michigan, quello da lui definito "inutilmente vasto come due volte il Pentagono", l'ad del Lingotto e della nuova Chrysler, ha convocato la squadra per una riunione che si protrarrà anche oggi. Marchionne vuole fare in fretta perché ha promesso che "nei prossimi mesi avrà inizio il processo di trasferimento delle tecnologie Fiat, piattaforme e motori per le piccole e medie vetture di Chrysler". E da subito deve preparare il terreno per la produzione in U.S.A. di Fiat e Alfa Romeo. Nella nuova Chrysler si lavorerà per brand sul piano commerciale e per piattaforme su quello produttivo, l'esatto opposto di come si è lavorato finora. A questa "novità vincente" Marchionne non intende rinunciare.
(Fonte: www.repubblica.it - 14/6/2009)

Nessun commento:

Posta un commento