mercoledì 10 giugno 2009
Fiat-Chrysler, via libera dalla Corte Suprema. Marchionne a.d., Kidder presidente
La suspense è durata soltanto un giorno. La Corte Suprema americana ha tolto ieri notte il "blocco" alla vendita di Chrysler a un nuovo gruppo auto guidato da Fiat. La sospensione era stata decisa lunedì dall'alto magistrato Ruth Bader Ginsburg per meglio esaminare il caso. Ma Ginsburg e gli altri otto giudici della Corte hanno avuto bisogno solo di poco più di ventiquattr'ore per una decisone definitiva: quella di non accogliere la richiesta di appello contro l'operazione avanzata da tre fondi pensione dell'Indiana e da associazioni di consumatori. La svolta sblocca la strada all'immediato completamento, già nella giornata odierna, del passaggio di mano degli asset Chrysler. La fusione dovrebbe scoccare alle 9 di mattina, ora di New York, quando il governo statunitense trasferirà aiuti per finanziare la cessione. E dovrebbe portare all'uscita della rinata Chrysler dall'amministrazione controllata, in cui si trova dal 30 aprile scorso per ristrutturarsi. I magistrati, in due pagine di motivazioni, hanno indicato come i fondi dell'Indiana, che rappresentano insegnanti e agenti di polizia, non siano riusciti a dimostrare la necessità di un intervento della massima autorita' giudiziaria. In dettaglio la Corte ha fatto sapere di aver preso in considerazione tre fattori: la probabilità che almeno quattro dei suoi nove giudici, il quorum minimo, fossero a favore di considerare l'appello; la probabilità che una maggioranza della Corte ritenesse errate le decisioni legali finora prese nella vicenda e il rischio o meno di danni irreparabili quale conseguenza del via libera all'operazione. Chrysler e il Tesoro americano, che ha orchestrato e sostenuto l'operazione con Fiat, hanno tirato un sospiro di sollievo. «Siamo soddisfatti che nessuna corte, compresa la Corte Suprema, abbia trovato alcun problema nella gestione della vicenda da parte di Chrysler o del governo», ha comunicato il Tesoro. Per l'amministrazione di Barack Obama la ristrutturazione di successo di Chrysler, oltretutto, è un test cruciale per il risanamento dell'altra grande casa automobilistica oggi in amministrazione controllata, General Motors. «Siamo pronti a chiudere la transazione», ha aggiunto ieri sera un portavoce Chrysler. E il Wall Street Journal ha rivelato che nel quartier generale dell'azienda erano già in corso all'alba i preparativi per il debutto del nuovo corso: dall'introduzione di Sergio Marchionne come nuovo amministratore delegato alla costruzione di un palco fino alla messa in mostra della 500. Delusi, invece, i fondi dell'Indiana: «Le future ramificazioni di queste decisioni devono ancora manifestarsi», hanno fatto sapere. Fiat avrebbe potuto ritirarsi qualora la fusione non fosse stata chiusa entro il 15 giugno. E anche se l'azienda italiana aveva espresso l'impegno a non uscire di scena, le due aziende e il governo americano avevano sottolineato i pericoli nel rinegoziare gli accordi presi. Lo spettro era quello che alla fine Chrysler, in presenza di una protratta battaglia legale, fosse costretta a una liquidazione. I tre fondi dell'Indiana avevano accusato la fusione di essere incostituzionale, perché violava i diritti dei creditori senior e garantiti che vedranno rimborsato il 29 per cento delle obbligazioni in loro possesso. I tre dissidenti hanno perso circa cinque milioni di dollari. I fondi hanno anche accusato il governo di aver usato irregolarmente i capitali del programma del Tesoro destinato alle banche, il TARP, per finanziare la ristrutturazione di Chrysler. Gli investitori ribelli avevano invitato gli alti magistrati a prendere d'esempio l'intrervento della Corte Suprema durante l'amministrazione di Harry Truman: negli anni Cinquanta bocciò un tentativo della Casa Bianca di nazionalizzare le acciaierie giuistificato con la Guerra di Corea. Alcune associazioni di consumatori si erano unite alla protesta dei fondi, affermando che la nuova azienda targata Fiat sarebbe protetta da denunce per danni personali causati da vecchi veicoli Chrysler. I dissidenti avevano già perso numerose battaglie in tribunale. Il giudice fallimentare Arthur Gonzalez, che ha seguito la ristrutturazione di Chrysler in regime di amministrazione controllata, aveva approvato il merger con Fiat la scorsa settimana. E ieri ha anche approvato i piani di Chrysler di eliminare quasi 800 concessionari per tagliare i costi. Una corte d'Appello aveva confermato la decisione di Gonzalez, sospendendo però la fusione per tre giorni, tra venerdì e lunedì, con l'obiettivo di dar tempo alla Corte Suprema di esprimersi. Quest'ultima aveva inizialmente sorpreso molti osservatori prolungando la sospensione. Fiat inizialmente dovrebbe avera una quota del 20% nel nuovo gruppo dell'auto, con il 55% al sindacato e quote anche in mano ai governi statunitense e canadese. La quota dell'azienda italiana potrà tuttavia salire al 35% e poi fino al 51%.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 10/6/2009)
Con un comunicato congiunto Chrysler e Fiat, i due gruppi automobilistici protagonisti negli ultimi mesi delle prime pagine dei giornali economici, hanno finalmente comunicato la chiusura dell'alleanza strategica globale. Ecco quello che è successo tecnicamente, in base alle condizioni approvate dalle autorità: la "vecchia Chrysler" (Chrysler LLC) ha ceduto tutti i propri beni (esclusi alcuni debiti) alla "nuova Chrysler" (Chrysler Group LLC). Quest'ultima è controllata per il 20% da un'azienda riconducibile alla Fiat, ma la quota aumenterà fino al 35% se saranno raggiunti gli obiettivi previsti dall'accordo. Tuttavia il Lingotto non potrà ottenere la quota di maggioranza di Chrysler fino a quando i debiti derivanti dai finanziamenti pubblici non saranno stati rimborsati. Il fondo assistenziale dell'UAW, il sindacato dei lavoratori dell'auto americani, ha ricevuto una partecipazione del 55%, il dipartimento del Tesoro statunitense dell'8% e il Governo canadese del 2%. Il consiglio di amministrazione della "nuova Chrysler" sarà composto da tre membri nominati da Fiat, tra i quali Sergio Marchionne in qualità di amministratore delegato, quattro nominati dal dipartimento del Tesoro statunitense, uno dal governo canadese e uno dall'UAW. Il consiglio dovrebbe scegliere come presidente Robert Kidder. Che cosa succederà a livello industriale? Sempre stando alla nota, "Fiat fornirà a Chrysler le tecnologie più innovative e avanzate al mondo, le piattaforme e i propulsori per vetture piccole e medie. Chrysler potrà così offrire una più ampia gamma di prodotti comprese anche vetture a basso impatto ambientale, sempre più richieste dal mercato (...) e avrà accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia". Sergio Marchionne, amministratore delegato sia di Fiat sia della "nuova Chrysler", ha dichiarato che "questa alleanza, creata con il pieno sostegno dell'amministrazione del Presidente Obama, non risolve sicuramente tutti i problemi che attualmente affliggono l'industria automobilistica, ma rappresenta un passo fondamentale per posizionare Fiat e Chrysler tra i leader della futura generazione di produttori a livello globale".
(Fonte: www.quattroruote.it - 10/6/2009)
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