venerdì 5 giugno 2009

Fiat chiama ancora Opel e guarda alle elezioni europee


Fiat chiama ancora Opel. La casa torinese e l'Ad Sergio Marchionne sono sempre convinti che la proposta di Torino per risolvere i problemi della controllata di General Motors sia la migliore e, se il Governo tedesco si mostrasse interessato al progetto, sono sempre interessati a riproporla. Oggi infatti l'Ad del Lingotto è tornato sullo spinoso argomento, confermando la disponibilità di Fiat a entrare in un discorso intelligente, industriale, logico, con Opel. "Siamo convinti che, di tutte le proposte che hanno ricevuto (i tedeschi), la nostra sia l'unica che aveva quegli elementi", ha affermato. "Se il Governo tedesco è disposto ad ascoltarla di nuovo siamo disposti a riaprirla, ma l'inquadratura è quella lì. Noi facciamo vetture, dobbiamo trovare il modo per risolvere il problema della sovracapacità industriale, abbassare i costi di produzione, fare le cose necessarie per tenere questa industria in piedi", ha aggiunto il top manager di Fiat. Dunque Torino resta in attesa di una una telefonata da Berlino, ma "non c'è ansia, se arriva arriva, se non arriva continuiamo a fare il lavor nostro", ha sentenziato sempre Marchionne, esprimendo dubbi su un possibile rinvio in autunno della decisione sul futuro della casa tedesca. "Opel adesso non sta in piedi molto bene, ha una debolezza strutturale preoccupante. Bisogna intervenire con precisione. Non so quanto rimarrebbe in autunno se non si mette mano in modo preciso. Opel è sempre stata collegata al sistema americano che adesso ha i suoi problemi. Non è facile". Lo stesso Governo tedesco mantiene aperta una via di fuga: "in teoria il Governo federale potrebbe siglare un accordo su Opel con un investitore diverso, ma "i negoziati con Magna sono a uno stadio avanzato", ha sottolineato ancora stamani un portavoce dell'esecutivo tedesco. Peraltro senza Opel anche l'interesse di Fiat per la svedese Saab si riduce drasticamente, ha spiegato Marchionne. "La possibilità che succeda qualcosa è minima", ha detto oggi perchè il valore di Saab era nel collegamento con la controllata tedesca di GM, "che vi metteva gran parte dell'apporto tecnologico. Saab non sta in piedi da sola", ha precisato, sostenendo anche che le attività di General Motors in America Latina "sono fuori dal perimetro" del progetto perchè gli americani non sono interessati. Questa ipotesi "non è andata da nessuna parte", mentre Peugeot non è da scartare. "Non parliamo dei francesi, con americani e tedeschi abbiamo abbastanza da fare", ha dichiarato oggi Marchionne, precisano però: "parliamo con tutti, abbiamo contatti con tutti. Con PSA abbiamo attività in comune ma non abbiamo nulla in corso. Ma tutto è possibile, nonostante al momento non ci sia nulla da dire".
(Fonte: www.milanofinanza.it - 5/6/2009)

Andrà in scena lunedì, a risultati delle elezioni europee in Germania noti, una delle puntate più attese della soap opera Magna-Opel. Dal responso delle urne si capirà se la bagarre politica, scoppiata all’indomani del memorandum d’intesa tra Gm e Magna, può realmente cambiare le carte in tavola e far rientrare Fiat e i cinesi di Baic nelle partita. Se prevarrà lo schieramento socialdemocratico (SPD), di cui fa parte il vicecancelliere e ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier (con il sostegno dell’ex cancelliere Gerhard Schröder), la strada per Magna sarà in discesa. Al contrario, nel caso la componente democristiana (CDU) ottenesse più consensi, la possibilità che Fiat e altri eventuali gruppi tornino in gioco sarebbe facilitata. Sulle posizioni del Lingotto ci sarebbe anche il ministro dell’Economia, il bavarese Karl-Theodor zu Guttenberg, del CSU (a lui si sarebbe rivolto il consulente di Fiat, Roland Berger, per confermare l’interesse italiano a riprendere il dialogo). In mezzo si trova Angela Merkel la quale, sebbene del CDU, non può dimenticare di essere stata sponsorizzata all’epoca del suo insediamento proprio da Schröder, ora socio in affari con il colosso russo Gazprom, e molto interessato che l’operazione Opel prendesse la via di Mosca. Il destino della casa automobilistica tedesca è sempre legato a doppio filo con la politica. E la ragione per la quale il premier Vladimir Putin è sceso in campo in prima persona nella battaglia per Opel, è legata alla necessità per la Russia, dove le materie prime abbondano, di attingere tecnologie dall’azienda e dagli uomini di Rüsselsheim. Intanto, mentre la «cassaforte» Sberbank, che insieme a Magna assicurerà 500 milioni a Opel, ha già fatto sapere di sfilarsi al momento opportuno dall’operazione («per noi non è strategica»), il quotidiano Frankfurter Rundschau rileva come nel piano della cordata austro-russo-canadese siano previsti 11.600 esuberi su 50mila complessivi, almeno 1.600 in più rispetto alle indicazioni della scorsa settimana (i tagli previsti da Fiat erano meno di 10mila, 2mila dei quali in Germania). Sempre Magna avrebbe pianificato snellimenti e chiusure di fabbriche; alla fine dell’anno, inoltre, si aspetta che Opel e la collegata inglese Vauxhall, registrino perdite per 2,1 miliardi di dollari.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 5/6/2009)

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