martedì 30 giugno 2009
Giolito: Fiat venderà negli Stati Uniti quattro diverse varianti della 500
Molti negli USA hanno sperato a lungo di poter ricevere la popolarissima 500 negli scorsi due anni, ma il ritorno di una mancanza di interesse per le piccole vetture lo ha impedito. Ora, con l’alleanza di Fiat con Chrysler, la Casa piemontese dispone di un accesso al ricco mercato statunitense e il primo modello ad arrivare sotto la bandiera della nuova alleanza sarà proprio la 500, anche se il suo lancio è ancora lontano 18 mesi. La 500 sarà venduta dai rivenditori Chrysler e costituirà l’unico modello a marchio Fiat presente sul mercato U.S.A. . Arriverà in quattro diverse varianti, che saranno tutte realizzate in uno stabilimento Chrysler negli U.S.A. oppure a Toluca, in Messico, all’inizio del 2011. I quattro modelli disponibili includeranno la normale 500, la nuova 500C convertibile, una giardinetta e un modello ad alte prestazioni, probabilmente una versione Abarth come quella attualmente in vendita in Europa. C’è anche un’alta probabilità che una quinta versione AWD SUV sarà lanciata più in là. Le informazioni sono state rivelate ad Automotive News dal progettista della 500, Roberto Giolito, al lancio della nuova 500C convertibile. Il fatto che la 500 sarà venduta presso i rivenditori Chrysler, in ogni caso, non è una sorta di “ammiccamento” che Fiat sta preparando semplicemente portando una manciata di veicoli Fiat per poi ribattezzarli come Chrysler. Mentre Chrysler si aspetta di utilizzare piattaforme Fiat per realizzare i propri veicoli, Giolito insiste nel dire che non sarà un semplice lavoro di “rietichettatura”, ma piuttosto che queste saranno “specifiche per Chrysler”. Mentre ci si aspetta che le piattaforme e alcuni motori siano condivisi per circa sei o sette modelli Chrysler basati su Fiat, Giolito si è affrettato ad assicurare che “i veicoli saranno veicoli statunitensi, progettati per la clientela americana da una compagnia americana”. Con la notizia che Fiat porterà la 500 dall’altra parte dell’Oceano, gli altri costruttori potrebbero sentirsi costretti a competere con la piccola vettura. Questo potrebbe significare che si potrà vedere la Ford Ka uscire negli Stati Uniti più o meno nello stesso periodo.
(Fonte: www.autonews.com - 29/6/2009)
lunedì 29 giugno 2009
Fiat prepara i primi modelli per la Chrysler targata Torino
Si delineano le prima novità concrete dell’era Fiat-Chrysler. A Balocco (Vercelli), alla pista sperimentale del Lingotto, due giornate full time, in pieno stile americano, per il team Fiat-Chrysler che ha lavorato alla messa a punto del piano per il rilancio del marchio di Detroit. L’ad Sergio Marchionne insieme agli uomini della produzione e del marketing cerca di capire su quali modelli puntare per il mercato a stelle e strisce. In particolare, si tratta di decidere quali saranno le vetture Chrysler cui applicare motori e tecnologia Fiat per risalire nelle graduatorie di vendita Oltreoceano. Da tempo si parla dello sbarco della 500 negli Stati Uniti, operazione dal sicuro effetto immagine. Ora bisogna stabilire in quali stabilimenti Chrysler produrre la vettura portabandiera del Made in Italy. Ma Marchionne è altrettanto concentrato sulle strategie con cui aggredire i segmenti superiori del mercato americano, dove bisogna affrontare la concorrenza di big come Toyota e Honda. Si tratta per ora di ipotesi, ma nonostante il riserbo, dalle prime indiscrezioni sembra che lo sforzo di Fiat-Chrysler si concentrerà sulla creazione di sinergie con i nuovi modelli della Alfa Romeo, la Milano e la Giulia, prossime eredi rispettivamente della 147 e della 159. Un pianale comune, pur con qualche modifica, verrà probabilmente condiviso anche dalla Chrysler Sebring e dalla Dodge Avenger. C’è poi il capitolo dei monovolume. Il restyling della gamma dovrebbe prevedere una piattaforma unica per Chrysler Voyager e Lancia Phedra, mentre sparirà, da questa parte dell’Atlantico, il Fiat Ulysse.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 29/6/2009)
venerdì 26 giugno 2009
Marchionne: "Nessuna nuova offerta per Opel. Primo cda Chrysler a fine luglio"
L'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, conferma l'interesse del Lingotto per Opel, ma dichiara che non ci sarà nessuna nuova offerta per l'azienda tedesca. "Non credo che si possa migliorare l'offerta della Fiat. E' la cosa più razionale dal punto di vista industriale che potevamo offrire". Quanto all'ipotesi dell'emissione di obbligazioni per il valore di un miliardo di dollari, il numero uno della casa automobilistica torinese a margine del Consiglio Italia-U.S.A. in corso a Venezia, ha spiegato "Sono solo indiscrezioni, quando l'annunceremo lo saprete". Il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung aveva annunciato nuove offerte per la casa automobilistica Opel: "Fiat, il gruppo austro-canadese Magna e gli altri due investitori interessati, la cinese Baic e l'americana Ripplewood si preparano a presentare offerte più dettagliate e non vincolanti". L'amministratore delegato di Fiat ha rivelato "da quello che ho sentito tra Opel e Magna non sta andando molto bene". Secondo alcune fonti i negoziati tra l'ex socio di Fiat Auto e Magna si sarebbero arenati su ostacoli relativi all'utilizzo della tecnologia e del design. Ma certo non agevola la fuga di notizie che ha quantificato in 5-6 milioni al giorno l'entità reale delle perdite di Opel, contro i due milioni di euro di cui si era finora parlato. Un'emorragia che richiederà interventi drastici, come proponeva Marchionne, e un'abbondanza di capitali, visto che lo stesso aiuto di stato rischia di esaurirsi, a questi ritmi, in pochi mesi. D'altra parte i cinesi sembrano fortemente interessati ad Opel e si sarebbero offerti di mantenere in attività i quattro impianti tedeschi di Opel per almeno due anni senza tagliare alcun posto di lavoro. Sempre che il governo di Berlino si impegni a fornire garanzie pubbliche sul debito, per una cifra comunque inferiore a 5 miliardi. "Alla chiusura del primo semestre 2009 tutti gli obiettivi dell'azienda torinese sono stati raggiunti e confermo ciò che avevamo previsto per la fine dell'anno". Fiat ha fissato un target per l'utile netto superiore ai 100 milioni di euro e un cash flow industriale di oltre un miliardo. "Il primo consiglio di amministrazione di Chrysler sarà convocato entro la fine di luglio", ha annunciato Marchionne parlando del neo acquisto del Lingotto e ha continuato "Non mi posso lamentare, ma è poco tempo che l'operazione su Chrysler è stata conclusa. Sono particolarmente contento della velocità con cui abbiamo selezionato il management. Ho trovato manager eccellenti. Stiamo mantenendo oltre il 90% delle persone. Quello tra Fiat e Chrysler è un matrimonio in paradiso, renderemo Chrysler la società solida che deve essere. Non ho assolutamente intenzione di deludere il presidente degli Stati Uniti". Per quanto riguarda le priorità in agenda Marchionne ha spiegato che il rimborso al Tesoro americano dei fondi stanziati rimane il punto cruciale.
(Fonte: www.repubblica.it - 26/6/2009)
giovedì 25 giugno 2009
Handelsblatt: «La partita per Opel è ancora aperta». Fiat resta alla finestra
«Il finale per Opel è ancora tutto da decidere, General Motors continua a parlare con diversi investitori. In questo momento, con Magna, esiste solo una dichiarazione d’intenti senza vincoli legali». Le dichiarazioni di Fred Irwin, presidente della società fiduciaria incaricata di amministrare temporaneamente la casa automobilistica di Rüsselsheim, riportate ieri sul quotidiano Handelsblatt, si prestano a due interpretazioni: il tentativo di Fritz Henderson, amministratore delegato di GM, di alzare la posta e costringere Magna a essere più generosa (non bisogna dimenticare, in proposito, che Detroit vuole riservarsi la possibilità di tornare in possesso di Opel, una volta risanata; altra pressione sugli austro-canadesi, poco inclini però a sottoscrivere questa clausola); la presa d’atto che l’opzione Magna, in cordata con i russi di Gaz e Sberbank, consegnerebbe di fatto - e chiavi in mano - il patrimonio Opel a Vladimir Putin. Secondo il quotidiano tedesco, il cambio di strategia del gruppo U.S.A. sarebbe direttamente legato all’aumento delle vendite realizzato da Opel grazie ai contributi pubblici per la rottamazione e ai buoni risultati conseguiti dall’ammiraglia Insignia. Ciò non toglie che i pretendenti tagliati fuori dopo i recenti lunghi negoziati con GM e Berlino siano pronti a farsi avanti nuovamente. Tra questi, molto attivi sono i cinesi di Baic che stanno passando al setaccio i conti della casa automobilistica. Impegnato nella due diligence è pure Ripplewood, anche se è opinione diffusa che il fondo americano potrebbe essere solo una soluzione temporanea per Opel nel caso la vendita al gruppo Magna non andasse in porto. L’azienda guidata da Carl-Peter Forster, infatti, ha bisogno di un vero partner industriale. Ecco allora rispuntare anche l’ipotesi Fiat. Per ora l’amministratore delegato Sergio Marchionne continua a restare alla finestra, convinto di aver messo nelle mani di GM e del governo di Berlino l’unico programma di rilancio valido per la casa tedesca. Marchionne, poi, sa di poter contare sul governo italiano, pronto a dare il suo apporto sul piano del rispetto delle regole UE in tema di concorrenza. Nei giorni scorsi il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, aveva confermato la possibilità di un «forte intervento» perché si mantenga la libera concorrenza europea nel settore dell’auto. Scajola ha poi assicurato il pressing di Palazzo Chigi affinché Bruxelles vigili «con molta attenzione sugli aiuti di Stato che alcuni Paesi (Francia e Germania, in particolare) hanno dato o si accingono a dare, come sembra profilarsi nel caso di Opel». In proposito i vertici di Magna stanno trattando in questi giorni con le autorità di Regno Unito, Spagna e Belgio, gli altri Paesi dove esistono fabbriche Opel (Vauxhall oltre la Manica) proprio per garantirsi nuovi finanziamenti.
(Fonte: www.handelsblatt.com - 24/6/2009)
mercoledì 24 giugno 2009
GreenCar: La nuova tecnologia verde Fiat MultiAir nelle macchine Chrysler
A marzo Fiat aveva annunciato il suo nuovo sistema elettro-idraulico MultiAir. Questo è un sistema di controllo del motore che consente di realizzare progetti più semplici, con minori esigenze di potenza, minori costi, minori consumi oltre che una migliore risposta dall’acceleratore. Questa tecnologia verde debutterà nel 2010 nella nuova Alfa MiTo e in futuro verrà usata in una famiglia di piccoli motori a quattro cilindri (sia aspirati che turbo) sviluppati per il mercato europeo. Secondo indiscrezioni riportate da GreenCar, la nuova alleanza Fiat-Chrysler contribuirà al passaggio di questa tecnologia oltreoceano nelle nuove produzioni realizzate dal binomio automobilistico sotto la guida di Marchionne. MultiAir dovrebbe garantire una riduzione del 10% nelle emissioni di anidride carbonica, del 60% del protossido di azoto (N2O), un aumento del 10% della potenza erogabile, un aumento del 15% della coppia. Questa nuova tecnologia ecologica dovrebbe anche essere efficace nell’aiuto al motore in partenza da freddo e nelle fasi di riscaldamento, con una riduzione del 40% nelle emissioni di monossido di carbonio e idrocarburi non bruciati. Il risparmio nei consumi di carburante sarà nell’ordine del 25%, anche grazie alla ridotta cilindrata necessaria. Aumentare le prestazioni riducendo le emissioni e l’impatto ambientale sono grosse promesse che daranno una mano al gruppo torinese nella conquista dei mercati americani assieme alla rinnovata Chrysler.
(Fonte: www.greencar.com - 18/6/2009)
martedì 23 giugno 2009
Prime anticipazioni di IHS Global Insight sui futuri modelli Fiat-Chrysler
La società di consulenza IHS Global Insight ha reso noto quali saranno i probabili piani industriali di Chrysler, Dodge e Jeep all’indomani dell’accordo con Fiat e che, man mano che i giorni passano, prendono sempre più forma: infatti, la Fiat 500 verrà assemblata nell’impianto messicano di Toluca, mentre la tanto attesa erede dell’Alfa Romeo 166 - più volte denominata Alfa 169 - verrà realizzata sulla piattaforma LX, nello stabilimento in Ontario, Canada. In Messico sarà prodotta anche la Fiat Panda 4×4 griffata Jeep, mentre dalle SUV Cherokee e Grand Cherokee potrebbero derivare le rispettive varianti Alfa Romeo. La nuova Grand Cherokee fornirà la piattaforma WL per la SUV Alfa Romeo di grandi dimensioni, il cui nome in codice è GTX. Entrambe le vetture saranno realizzate nell’impianto di Jefferson, in Michigan. Invece, la piattaforma C-Evo verrà utilizzata per la prossima Cherokee - venduta negli USA come Liberty - e la gemella della Casa del Biscione. Queste due SUV saranno assemblate nello stabilimento di Toledo, in Ohio. Per quanto riguarda le SUV compatte di Jeep, Compass e Patriot non avranno eredi e saranno lasciate al loro destino, senza subire alcun restyling. Sempre sulla piattaforma C-Evo si baseranno anche le future generazioni di Chrysler Sebring e Dodge Journey, Caliber ed Avenger. Inoltre, è allo studio la nascita della Dodge Hornet sulla piattaforma “199″, la stessa della Alfa MiTo. Entrambe le vetture potrebbero essere assemblate nell’impianto di Belvidere, in Illinois, a partire dal 2011.
(Fonte: www.globalinsight.com - 10/6/2009)
lunedì 22 giugno 2009
Lee Iacocca alla Associated Press: “Chrysler si salverà”
La Chrysler ce la farà sotto la guida di Marchionne, ma per le case automobilistiche americane è vitale togliersi dal controllo del governo il prima possibile. A parlare non è uno qualsiasi, ma Lido Anthony Iacocca, meglio noto come Lee, uno dei santoni dell’auto americana, nato in Pennsylvania nel 1924 e figlio di due immigranti della provincia di Benevento. Lo dice uno che nel 1980 divenne famoso perché, grazie al prestito di un miliardo di dollari, riuscì a risollevare l’allora (anche allora…) morente Chrysler. “Ci stavano addosso giorno e notte, la loro supervisione era semplicemente esagerata”, dice Iacocca ripensando a quei giorni che somigliano molto a quelli che Chrysler sta rivivendo, con effetti ancora maggiori, insieme a General Motors. “Ecco perché abbiamo estinto il nostro prestito decennale in 3 anni. Non potevamo sopportare il governo. La burocrazia ti uccide”. Naturalmente questo suona come un consiglio alle due Case di Detroit, ma l’anziano manager deve ammettere che senza il denaro dei contribuenti, Chrysler e GM sarebbero potute crollare causando una disoccupazione di dimensioni nazionali davvero disastrosa, con perdita di migliaia di posti di lavoro. Secondo Iacocca i problemi più grossi li ha la General Motors, mentre è più ottimista per Chrysler e nutre piena fiducia in Sergio Marchionne che risolleverà la Casa di Auburn Hills anche grazie alla presenza di un uomo di grande esperienza come Jim Press. I due – secondo Iacocca – non dovrebbero azzerare la gamma esistente, in particolare per i modelli più tipici come Jeep Cherokee, Dodge Ram e Challenger o Chrysler 300C, ma integrarla con modelli piccoli. È invece favorevolmente sorpreso del fatto che riesca a sopravvivere senza l’aiuto dei fondi governativi la “sua” Ford, sua perché alla Casa di Dearborn Iacocca ha regalato nel 1964 un modello che è entrato nella storia come la Mustang. Fu poi licenziato da Henry Ford II nel 1978 per un errore che evidentemente rappresenta un’altra ricorrenza nell’industria americana: in piena crisi petrolifera aveva puntato a modelli troppo grandi e potenti. Pochi anni dopo, alla guida della Chrysler, dimostrò di aver capito la lezione tirando fuori una generazione di K-car capaci di riconquistare il favore degli americani anche puntando all’orgoglio patriottico. Sua è la famosa esortazione “Buy American!”, compra americano accompagnata da una pubblicità che suonava come una sfida “Se puoi trovare una macchina migliore, comprala!”. Iacocca concluse la sua avventura in Chrysler nel 1992, vittima allora della concorrenza giapponese che stava spolpando proprio la fetta che la Chrysler era riuscita a cucirsi nel settore delle compatte. Oggi la sfida invece è sopravvivere sperando che il mercato riparta. I debiti contratti dalla Chrysler con lo stato sono ben maggiori e solo dopo che essi verranno ripagati, Fiat potrà aumentare la propria quota del 20% ad Auburn Hills. La ricetta del nonno Lee dalla sua magione di Bel Air, sulle alture di Los Angeles, è molto semplice: “Prendetevi cura dei clienti, è la sola cosa solida che avete”.
(Fonte: www.ap.org - 22/6/2009)
venerdì 19 giugno 2009
Time: Fiat è come Apple, Marchionne come Steve Jobs
La Fiat, appena sbarcata di nuovo sul mercato americano acquistando la Chrysler, ha un potenziale di innovazione per l'auto simile a quello della Apple per i computer e la telefonia mobile. Lo scrive il settimanale americano Time nel numero di questa settimana. Secondo Time, l'ad Sergio Marchionne "ha sfruttato Apple come un modello", concentrandosi sul modo in cui Jobs ha trasformato l'azienda in "una icona globale del cool".
(Fonte: www.time.com - 18/6/2009)
giovedì 18 giugno 2009
La Chrysler targata Fiat pronta a riaprire sette impianti
Chrysler ha reso nota la decisione di far ripartire a partire dal 29 giugno la
produzione in sette impianti attualmente fermi a causa della grave contrazione della domanda. Lunedì 15 giugno Chrysler aveva riavviato la produzione della Dodge Viper nell'impianto di Detroit a Conner Avenue. Gli impianti in cui la produzione sarà riavviata alla fine del mese sono quelli noti con i nomi di "Sterling Heights Assembly Plant", a Sterling Heights, in Michigan, dove si producono i modelli Chrysler Sebring e Dodge Avenger; di "Warren Truck Assembly Plant", a Warren, sempre in Michigan, dove si producono i Dodge Ram e i Dodge Dakota; di "St. Louis North Assembly Plant", a Fenton, nel Missouri (modello Dodge Ram); di "Toledo Supplier Park", a Toledo, in Ohio (modelli Jeep Wrangler e Jeep Wangler Unlimited); di "Brampton Assembly Plant", a Brampton, in Ontario, Canada (modelli Chrysler 300, Dodge Charger e Challenger); di "Windsor Assembly Plant", a Windsor, sempre in Ontario (modelli prodotti Chrysler Town & Country e Dodge Grand Caravan); e di "Toluca Assembly Plant", a Toluca, in Messico (modelli prodotti Dodge Journey e Chrysler PT Cruiser). Nel comunicato diffuso dalla società americana, si legge anche che a operare saranno anche le divisioni "Powertrain e Stamping" che riforniscono questi impianti di assemblaggio. Da segnalare che proprio lo scorso lunedì, 15 giugno, Chrysler aveva riavviato la linea di produzione della Dodge Viper, nell'impianto di assemblaggio di Conner Avenue,a Detroit, per la prima volta dal 30 aprile scorso, quando andò in amministrazione controllata. Tutti gli impianti di Chrysler Group saranno comunque chiusi - continua il comunicato - in occasione della pausa estiva che durerà due settimane, relativa alle settimane del 13 luglio e del 20 luglio. La ripresa della produzione in altri impianti di assemblaggio di Chrysler Group sarà resa nota più tardi.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 17/6/2009)
mercoledì 17 giugno 2009
Cura-shock per Chrysler. Marchionne lancia la sfida
Esattamente come cinque anni fa: squadra nuova e al lavoro da subito. La cura Marchionne per la Chrysler è la stessa da lui adottata nell'estate del 2004 per la Fiat appena dopo il suo arrivo al Lingotto. Nel decidere di praticarla nuovamente in America non può non aver messo in conto la "paura" di cui riferiva ieri il Financial Times. Lo ha fatto, così come lo aveva fatto a Torino, quando mise assieme la squadra con la quale aveva messo in atto la rivoluzione che avrebbe portato al salvataggio e al rilancio dell'azienda torinese. E se ci riprova oggi è perché, dopo aver verificato che qui ha funzionato, non ha motivo di pensare che non possa avvenire lo stesso anche in America. Il suo obiettivo dichiarato è quello di fare in modo che Chrysler non bruci quotidianamente risorse finanziarie come sta accadendo oggi. Tanto più che nei suoi programmi c'è ancora un pezzo di strada da percorrere verso il raggiungimento della soglia di sopravvivenza dei 6 milioni di vetture prodotte all'anno. Su questa strada presto potrebbe trovarsi nuovamente la Opel la cui partita con Magna non è ancora chiusa. E noi siamo pronti, ripetono a Torino, purché ce lo dicano e non continuino col teatrino delle dichiarazioni ai giornali. Ha scritto il FT che il discorso inaugurale del neo ad di Chrysler ha lasciato "stordito" il personale, colpito dall'annuncio della drastica riorganizzazione del personale affidata a una squadra di 23 dirigenti che riporteranno direttamente a lui. Di questi soltanto tre sono di estrazione Fiat mentre gli altri sono stati scelti tra gli uomini della vecchia azienda, come Peter Fong che, terzo livello fino a qualche giorno fa, è stato nominato chief executive del brand Chrysler, il più acciaccato rispetto a Jeep e Dodge. Da Torino, oltre ad Alfredo Altavilla, capo di FPT e gran negoziatore sul fronte americano che farà parte del cda, arriveranno a Auburn Hills, Richard Palmer con l'incarico di direttore finanziario, Pietro Gorlier che sarà responsabile di Mopar (ricambi) e Gualberto Ranieri al quale è stata affidata la comunicazione. Anche a Torino, cinque anni fa, la prima mosse di Marchionne era stata accompagnata da malumori, critiche, qualche delusione: soprattutto da parte degli esclusi. Mentre c'erano anche quelli che mal sopportavano il ritmo di lavoro del nuovo ad e la sua tendenza ad alzare costantemente l'asticella degli obiettivi. I risultati poi hanno dato ragione a lui e per questo egli li ha ricordati nella lettera inviata tre giorni fa ai dipendenti della Nuova Chrysler. I quali dovranno adattarsi al metodo Marchionne, a tutti i livelli. Una conferma? Tornato ieri nel quartier generale del Michigan, quello da lui definito "inutilmente vasto come due volte il Pentagono", l'ad del Lingotto e della nuova Chrysler, ha convocato la squadra per una riunione che si protrarrà anche oggi. Marchionne vuole fare in fretta perché ha promesso che "nei prossimi mesi avrà inizio il processo di trasferimento delle tecnologie Fiat, piattaforme e motori per le piccole e medie vetture di Chrysler". E da subito deve preparare il terreno per la produzione in U.S.A. di Fiat e Alfa Romeo. Nella nuova Chrysler si lavorerà per brand sul piano commerciale e per piattaforme su quello produttivo, l'esatto opposto di come si è lavorato finora. A questa "novità vincente" Marchionne non intende rinunciare.
(Fonte: www.repubblica.it - 14/6/2009)
martedì 16 giugno 2009
Verheugen a Die Welt: "Il piano Magna vantaggioso solo per i russi"
Secondo Verheugen, commissario UE all’industria, l’accordo sul caso Opel sembra avvantaggiare solo i russi. Insomma, per il tedesco la soluzione Magna non va bene. In un articolo pubblicato sul giornale tedesco “Die Welt” Verheugen annuncia che ne chiederà un esame accurato presso la Commissione europea. «La Commissione europea non può consentire che questo piano passi automaticamente, deve essere esaminato dalla prima all’ultima riga perché deve offrire garanzie che l’azienda sopravviva e sia competitiva a lungo». La Opel è stata ceduta grazie agli 1,5 miliardi di euro di garanzie fornite dal governo tedesco e ai 700 milioni di euro promessi dalla società di componentistica auto canadese Magna. Secondo l’accordo GM conserverà il 35 per cento della società, i sindacati avranno il 10. Magna controllerà il 20 per cento e la banca statale russa Sberbank insieme alla società automobilistica russa GAZ avrà il rimanente 35 per cento. «Finora nessun investitore si è fatto avanti in tutto il mondo per continuare le attività di GM Europe senza aiuti statali. Questo dimostra che i rischi sono molto alti» sostiene Verheugen, secondo cui «gli unici a correre relativamente pochi rischi entrando in General Motors Europe sono i russi perché avranno accesso a una tecnologia più moderna per costruire una loro industria automobilistica, adatta per le esportazioni».
(Fonte: www.welt.de - 15/6/2009)
lunedì 15 giugno 2009
Lettera di Marchionne ai dipendenti Chrysler
Ecco il testo della lettera che l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha indirizzato il 10 giugno a tutti i dipendenti Chrysler.
Agli uomini e alle donne della nuova Chrysler.
Oggi è il giorno di un nuovo inizio per Chrysler e per l'industria dell'auto del Nord America... È con grande orgoglio che vi saluto come nuovo amministratore delegato. Sebbene di fronte a noi ci siano molte sfide da vincere, non ho alcun dubbio che faremo bene il nostro lavoro. Chrysler tornerà, forte e competitiva. Siete passati attraverso un momento di grande avversità e instabilità nel passato recente e io voglio iniziare riconoscendo il vostro impegno per Chrysler e prendendo atto dei sacrifici che avete fatto. Grazie al vostro impegno e al duro lavoro di una folta schiera di persone, incluso il presidente Obama e la sua task force sull'automobile, Chrysler è ora un società più concentrata e agile, che beneficerà in grande misura della nuova alleanza strategica globale con Fiat. Per questa ragione, oggi è un giorno di ottimismo. I veicoli Chrysler, Jeep e Dodge torneranno a essere sfornati dai nostri impianti, torneranno negli showroom dei nostri concessionari, presto anche sulle strade e autostrade d'America.
Nel corso dei prossimi mesi avrà inizio il processo di trasferimento della tecnologia Fiat, piattaforme e motori per le piccole e medie vetture negli impianti di produzione di Chrysler. Questa pluripremiata tecnologia sarà fondamentale per aiutare la Chrysler a migliorare i prodotti e a fornire alla società un vantaggio strategico in molti mercati di tutto il mondo. Chiedo a tutti voi di assumere un ruolo di leadership e di lavorare con me per far tornare Chrysler ad essere ancora una volta una società pienamente competitiva e in grado di generare utili. Cinque anni fa, ho messo piede in una situazione simile in Fiat. Era percepita da molti come un costruttore di auto letargico e sulla via del fallimento che produceva auto di bassa qualità e che era afflitto da una burocrazia senza fine. Ma la maggior parte delle persone in grado di ricostruire la Fiat erano lì da sempre. Attraverso un duro lavoro e scelte difficili, abbiamo trasformato la Fiat in una società molto più efficiente investendo pesantemente sulle nostre tecnologie e piattaforme.
Possiamo ottenere e otterremo lo stesso risultato qui. Le persone che se ne faranno carico lavorano già qui alla Chrysler. Abbiamo pianificato di portare quella stessa pulsione e impegno nell'innovazione a Chrysler perché vogliamo renderla di nuovo una delle forze trainanti della nostra industria. Sono sicuro che possiamo arrivare lì insieme.
Grazie per il vostro impegno in Chrysler.
venerdì 12 giugno 2009
Ecco il comunicato ufficiale di Fiat e Chrysler sul perfezionamento dell'alleanza
CHRYSLER GROUP LLC E FIAT PERFEZIONANO LA LORO ALLEANZA STRATEGICA GLOBALE
LA NUOVA CHRYSLER, UNA SOCIETÀ PIÙ FORTE E COMPETITIVA A LIVELLO MONDIALE
Robert Kidder - designato Presidente della casa automobilistica americana
Sergio Marchionne - Amministratore Delegato
Auburn Hills, Michigan e Torino, Italia – 10 giugno 2009
Chrysler Group LLC e Fiat Group comunicano il closing dell’alleanza strategica globale già annunciata, con la piena operatività della nuova Chrysler, che da oggi dispone di risorse, tecnologie e rete di distribuzione necessarie per competere in modo efficace a livello mondiale.
Come previsto dall’accordo, Fiat fornirà a Chrysler la tecnologia tra le più innovative e avanzate al mondo, le piattaforme e i propulsori per vetture piccole e medie. Chrysler potrà così offrire una più ampia gamma di prodotti comprese anche vetture a basso impatto ambientale, sempre più richieste dal mercato. Chrysler potrà anche trarre beneficio dall’esperienza della Fiat nelle ristrutturazioni aziendali e avrà accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia.
“Questo è un giorno molto importante, non solo per Chrysler e per i suoi dipendenti, che hanno vissuto quest’ultimo anno in un contesto pieno di incertezze, ma anche per l’intera industria automobilistica”, ha commentato Sergio Marchionne, da oggi Amministratore Delegato di Chrysler Group LLC. “Sin dall’inizio, eravamo decisi a fare di quest’alleanza un passo fondamentale per risolvere i problemi che affliggono l’industria dell’auto. D’ora in avanti, lavoreremo alla definizione di un nuovo modello di riferimento per le aziende automobilistiche che vogliano produrre utili”.
Marchionne ha poi aggiunto: “Partendo dalla cultura di innovazione di Chrysler e dalla tecnologia e know-how di Fiat, intendiamo ampliare il portafoglio prodotti di Chrysler sia in Nord America sia negli altri mercati. Le attività della Chrysler rilevate dalla nuova società, ferme durante questo periodo, sono già o saranno presto nuovamente operative, ed è già iniziato il lavoro per sviluppare vetture ecologiche, a basso consumo e di alta qualità, che saranno le caratteristiche distintive dei nuovi prodotti del gruppo Chrysler”.
“I punti di forza che in primo luogo ci hanno spinto verso questa alleanza, ancora oggi più veri e concreti, sono una casa automobilistica mondiale con tecnologie di primo livello, dipendenti motivati, una maggiore efficienza, una rete distributiva globale ed un fortissimo desiderio di costruire vetture che i consumatori vogliono. Questa alleanza, creata con il pieno sostegno dell’Amministrazione del Presidente Obama, non risolve sicuramente tutti i problemi che attualmente affliggono l’industria automobilistica ma rappresenta un passo fondamentale per posizionare Fiat e Chrysler tra i leader della futura generazione di produttori a livello globale. Sono consapevole del fatto che questo è stato un processo difficile per tutti i soggetti coinvolti, ma siamo pronti a dimostrare al consumatore americano che Chrysler può tornare ad essere una società forte e competitiva con una gamma di vetture affidabili che colpiscono l’immaginazione e ispirano fedeltà”, ha commentato Marchionne.
In base alle condizioni approvate dal Tribunale di New York e dalle diverse autorità regolamentari e antitrust, la società precedentemente conosciuta come Chrysler LLC ha oggi formalmente ceduto sostanzialmente tutti i propri beni (con l’esclusione di determinati debiti e altre passività) ad una nuova società con la denominazione sociale di Chrysler Group LLC.
Chrysler Group ha assegnato ad una controllata di Fiat una quota del 20% della partecipazione nella nuova società, al netto degli effetti diluitivi. Fiat ha anche stipulato una serie di accordi necessari per il trasferimento di determinate tecnologie, piattaforme e propulsori alla nuova Chrysler. La quota di Fiat aumenterà progressivamente fino ad un totale del 35% subordinatamente al raggiungimento di determinati obiettivi previsti dall’accordo. Tuttavia Fiat non potrà ottenere la quota di maggioranza di Chrysler fino a quando i debiti derivanti dai finanziamenti pubblici non saranno stati interamente rimborsati.
Contemporaneamente, l’United Auto Workers’ Retiree Medical Benefits Trust, associazione volontaria di ex dipendenti (VEBA), ha ricevuto una partecipazione del 55% di Chrysler Group, al netto degli effetti diluitivi. Al Dipartimento del Tesoro statunitense e al Governo canadese sono state assegnate quote rispettivamente dell’8% e del 2% (al netto degli effetti diluitivi). Queste percentuali riflettono le quote di partecipazione che saranno detenute da ciascuno dei soci, se e quando Fiat maturerà il diritto ad aumentare la propria partecipazione avendo raggiunto gli obiettivi fissati.
La nuova Chrysler sarà guidata da un Consiglio di Amministrazione composto da tre amministratori nominati da Fiat, tra i quali Sergio Marchionne (Amministratore Delegato di Fiat S.p.A.) in qualità di Amministratore Delegato, quattro nominati dal Dipartimento del Tesoro statunitense, uno dal Governo canadese e uno dall’United Auto Workers’ Retiree Medical Benefits Trust. Il Consiglio dovrebbe nominare Presidente Robert Kidder. Il processo per la selezione degli altri amministratori è attualmente in corso e le nomine saranno comunicate al più presto.
Come annunciato in precedenza, Chrysler ha stipulato un accordo con GMAC Financial Services per fornire prodotti e servizi di finanziamento ai propri concessionari e clienti in Nord America (NAFTA). GMAC Financial Services sarà il fornitore preferenziale in Nord America per le attività di concessionarie e clienti Chrysler, Jeep® e Dodge, inclusi finanziamenti alla rete e alla clientela finale per vetture nuove e usate.
giovedì 11 giugno 2009
Roland Berger: "Fiat-Chrysler-Opel soluzione ottimale"
L'accordo Fiat-Chrysler? «È una pietra miliare sulla via di una maggiore globalizzazione, e proietta i marchi verso una dimensione "storica", molto più competitiva. Anche in Europa. Dove diventa un concorrente più forte e temibile. È l'unico produttore non tedesco con una forte presenza nell'America del Nord e del Sud, oltre alle molteplici alleanze in Russia, Cina e India ed altri paesi». Il superconsulente Roland Berger, membro del consiglio di Fiat e capo controllore del gruppo che porta il suo nome, con un'esperienza quarantennale sul mercato italiano, non riesce a nascondere una punta di orgoglio per «il grande riconoscimento del know-how tecnologico e dei marchi, del management e dei tecnici Fiat». E in particolare? «Fiat si avvicina a una dimensione di massa critica con la produzione di un milione di auto per piattaforma, e oltrepassa di molto la produzione di 4 milioni di veicoli. Che le permetterà di diventare molto più competitiva, dal punto di vista dei costi e dei prezzi. Anche perché aprirà ai nostri marchi il nuovo mercato nordamericano, che è ancora il maggiore del mondo; e alla Chrysler tutta la rete internazionale dei distributori Fiat. Si tratta, insomma, del primo vero passo verso un'internazionalizzazione della cultura». Fiat ha ancora bisogno di un terzo alleato? «Sarebbe una soluzione ottimale dal punto di vista industriale e economico, perché si arriverebbe a una produzione annua di quasi sette milioni di auto. Peccato che non si aggiunga Opel. Perché sarebbe calzata a pennello nella strategia. Il piano industriale Fiat è il piano migliore e il più attraente, perché avrebbe fatto sorgere un gruppo mondiale con radici pan-europee, e molto forte dal punto di vista tecnologico, economico, distributivo e dell' immagine. Ma non è detta l' ultima parola». Perché? Giudica ancora possibile un'alleanza fra Fiat-Chrysler e Opel? «Non so se Fiat si presenterà ancora. E se le condizioni poste siano accettabili per GM e per i rappresentanti politici tedeschi del governo e dei Laender, perché il piano Magna è ancora in discussione». Un settore maturo come l'auto come può reagire alla crisi? «Non si sa ancora quanto ci metterà l'industria matura a riprendersi. Ad ogni buon conto il settore dell'auto ha ancora molta crescita davanti a sé. Finora solo un terzo della popolazione è motorizzato, ed assorbe i due terzi della produzione mondiale. Quindi il mondo è ancora molto "sottomotorizzato", se aggiungiamo, per giunta, la prospettiva, di un aumento della popolazione mondiale». Dove vede quindi il futuro dell'auto? «L' aumento di competitività di Fiat è determinante, anche in relazione alla questione dello sviluppo futuro del mercato dell'auto. Un mondo con auto di piccole cilindrata, ecologiche, con l'impiego di nuove tecnologie, ibride, con motori elettrici, e così via, che, sottolineo, possono essere anche acquistate dai grandi produttori di componenti. E le alleanze in Russia, Cina e India e la vasta presenza nel Nord Africa possono essere meglio servite con una capacità di un milione di auto per piattaforma». Ma con una grande sovrapproduzione... «Che spingerà ancora un grande consolidamento, oltre a quello in corso, di GM e Chrysler. Le capacità in eccesso saranno notevolmente ridotte, nel Nord America, in Europa e in Giappone, e i prezzi delle auto dovranno scendere notevolmente. Mentre in Russia e in Cina la sovrapproduzione sparirà automaticamente. Nel frattempo, qui in Europa proseguiranno le alleanze fra Fiat-Peugeot-BMW, Daimler-BMW e, ad esempio, Volkswagen-Renault».
(Fonte: www.corriere.it - 11/6/2009)
mercoledì 10 giugno 2009
Fiat-Chrysler, via libera dalla Corte Suprema. Marchionne a.d., Kidder presidente
La suspense è durata soltanto un giorno. La Corte Suprema americana ha tolto ieri notte il "blocco" alla vendita di Chrysler a un nuovo gruppo auto guidato da Fiat. La sospensione era stata decisa lunedì dall'alto magistrato Ruth Bader Ginsburg per meglio esaminare il caso. Ma Ginsburg e gli altri otto giudici della Corte hanno avuto bisogno solo di poco più di ventiquattr'ore per una decisone definitiva: quella di non accogliere la richiesta di appello contro l'operazione avanzata da tre fondi pensione dell'Indiana e da associazioni di consumatori. La svolta sblocca la strada all'immediato completamento, già nella giornata odierna, del passaggio di mano degli asset Chrysler. La fusione dovrebbe scoccare alle 9 di mattina, ora di New York, quando il governo statunitense trasferirà aiuti per finanziare la cessione. E dovrebbe portare all'uscita della rinata Chrysler dall'amministrazione controllata, in cui si trova dal 30 aprile scorso per ristrutturarsi. I magistrati, in due pagine di motivazioni, hanno indicato come i fondi dell'Indiana, che rappresentano insegnanti e agenti di polizia, non siano riusciti a dimostrare la necessità di un intervento della massima autorita' giudiziaria. In dettaglio la Corte ha fatto sapere di aver preso in considerazione tre fattori: la probabilità che almeno quattro dei suoi nove giudici, il quorum minimo, fossero a favore di considerare l'appello; la probabilità che una maggioranza della Corte ritenesse errate le decisioni legali finora prese nella vicenda e il rischio o meno di danni irreparabili quale conseguenza del via libera all'operazione. Chrysler e il Tesoro americano, che ha orchestrato e sostenuto l'operazione con Fiat, hanno tirato un sospiro di sollievo. «Siamo soddisfatti che nessuna corte, compresa la Corte Suprema, abbia trovato alcun problema nella gestione della vicenda da parte di Chrysler o del governo», ha comunicato il Tesoro. Per l'amministrazione di Barack Obama la ristrutturazione di successo di Chrysler, oltretutto, è un test cruciale per il risanamento dell'altra grande casa automobilistica oggi in amministrazione controllata, General Motors. «Siamo pronti a chiudere la transazione», ha aggiunto ieri sera un portavoce Chrysler. E il Wall Street Journal ha rivelato che nel quartier generale dell'azienda erano già in corso all'alba i preparativi per il debutto del nuovo corso: dall'introduzione di Sergio Marchionne come nuovo amministratore delegato alla costruzione di un palco fino alla messa in mostra della 500. Delusi, invece, i fondi dell'Indiana: «Le future ramificazioni di queste decisioni devono ancora manifestarsi», hanno fatto sapere. Fiat avrebbe potuto ritirarsi qualora la fusione non fosse stata chiusa entro il 15 giugno. E anche se l'azienda italiana aveva espresso l'impegno a non uscire di scena, le due aziende e il governo americano avevano sottolineato i pericoli nel rinegoziare gli accordi presi. Lo spettro era quello che alla fine Chrysler, in presenza di una protratta battaglia legale, fosse costretta a una liquidazione. I tre fondi dell'Indiana avevano accusato la fusione di essere incostituzionale, perché violava i diritti dei creditori senior e garantiti che vedranno rimborsato il 29 per cento delle obbligazioni in loro possesso. I tre dissidenti hanno perso circa cinque milioni di dollari. I fondi hanno anche accusato il governo di aver usato irregolarmente i capitali del programma del Tesoro destinato alle banche, il TARP, per finanziare la ristrutturazione di Chrysler. Gli investitori ribelli avevano invitato gli alti magistrati a prendere d'esempio l'intrervento della Corte Suprema durante l'amministrazione di Harry Truman: negli anni Cinquanta bocciò un tentativo della Casa Bianca di nazionalizzare le acciaierie giuistificato con la Guerra di Corea. Alcune associazioni di consumatori si erano unite alla protesta dei fondi, affermando che la nuova azienda targata Fiat sarebbe protetta da denunce per danni personali causati da vecchi veicoli Chrysler. I dissidenti avevano già perso numerose battaglie in tribunale. Il giudice fallimentare Arthur Gonzalez, che ha seguito la ristrutturazione di Chrysler in regime di amministrazione controllata, aveva approvato il merger con Fiat la scorsa settimana. E ieri ha anche approvato i piani di Chrysler di eliminare quasi 800 concessionari per tagliare i costi. Una corte d'Appello aveva confermato la decisione di Gonzalez, sospendendo però la fusione per tre giorni, tra venerdì e lunedì, con l'obiettivo di dar tempo alla Corte Suprema di esprimersi. Quest'ultima aveva inizialmente sorpreso molti osservatori prolungando la sospensione. Fiat inizialmente dovrebbe avera una quota del 20% nel nuovo gruppo dell'auto, con il 55% al sindacato e quote anche in mano ai governi statunitense e canadese. La quota dell'azienda italiana potrà tuttavia salire al 35% e poi fino al 51%.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 10/6/2009)
Con un comunicato congiunto Chrysler e Fiat, i due gruppi automobilistici protagonisti negli ultimi mesi delle prime pagine dei giornali economici, hanno finalmente comunicato la chiusura dell'alleanza strategica globale. Ecco quello che è successo tecnicamente, in base alle condizioni approvate dalle autorità: la "vecchia Chrysler" (Chrysler LLC) ha ceduto tutti i propri beni (esclusi alcuni debiti) alla "nuova Chrysler" (Chrysler Group LLC). Quest'ultima è controllata per il 20% da un'azienda riconducibile alla Fiat, ma la quota aumenterà fino al 35% se saranno raggiunti gli obiettivi previsti dall'accordo. Tuttavia il Lingotto non potrà ottenere la quota di maggioranza di Chrysler fino a quando i debiti derivanti dai finanziamenti pubblici non saranno stati rimborsati. Il fondo assistenziale dell'UAW, il sindacato dei lavoratori dell'auto americani, ha ricevuto una partecipazione del 55%, il dipartimento del Tesoro statunitense dell'8% e il Governo canadese del 2%. Il consiglio di amministrazione della "nuova Chrysler" sarà composto da tre membri nominati da Fiat, tra i quali Sergio Marchionne in qualità di amministratore delegato, quattro nominati dal dipartimento del Tesoro statunitense, uno dal governo canadese e uno dall'UAW. Il consiglio dovrebbe scegliere come presidente Robert Kidder. Che cosa succederà a livello industriale? Sempre stando alla nota, "Fiat fornirà a Chrysler le tecnologie più innovative e avanzate al mondo, le piattaforme e i propulsori per vetture piccole e medie. Chrysler potrà così offrire una più ampia gamma di prodotti comprese anche vetture a basso impatto ambientale, sempre più richieste dal mercato (...) e avrà accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia". Sergio Marchionne, amministratore delegato sia di Fiat sia della "nuova Chrysler", ha dichiarato che "questa alleanza, creata con il pieno sostegno dell'amministrazione del Presidente Obama, non risolve sicuramente tutti i problemi che attualmente affliggono l'industria automobilistica, ma rappresenta un passo fondamentale per posizionare Fiat e Chrysler tra i leader della futura generazione di produttori a livello globale".
(Fonte: www.quattroruote.it - 10/6/2009)
martedì 9 giugno 2009
Fiat alla Corte Suprema: "Accordo entro il 15 giugno o offerta per Chrysler non più vincolante"
Se non ci sarà accordo entro il 15 giugno, la Fiat non si considererà più vincolata dal memorandum di intesa stipulato per Chrysler. Lo ha spiegato la stessa Fiat alla Corte Suprema degli Stati Uniti. L'annuncio arriva al termine di una giornata in cui l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, aveva fugato ogni dubbio di bloccare, almeno temporaneamente, la cessione della casa statunitense alla Fiat. "Non ce ne andremo, mai", aveva detto l'ad in un'intervista a Bloomberg. Per la Solicitor General degli Stati Uniti, Elena Kagan, c'è la sostanziale possibilità che la Fiat abbandoni l'accordo o insista per rinegoziarlo in termini ben diversi se la vendita non andrà in porto entro il 15 giugno. Un nuovo accordo potrebbe rendersi necessario e la Fiat "sarebbe libera di insistere per nuove concessioni come condizione della sua approvazione": in questo caso sarebbe necessario tornare di nuovo al tribunale della bancarotta. In una risposta, resa nota in serata, inviata alla Corte Suprema degli Stati Uniti, la Fiat scrive - tra l'altro - che "il punto cruciale che i fondi pensione dell'Indiana ignorano è che se la transazione di vendita approvata dal tribunale fallimentare non andrà in porto entro il 15 giugno 2009, si concluderà in base ai suoi stessi termini". Il Lingotto precisa inoltre che l'unica eccezione prevista per una proroga di 30 giorni "è inapplicabile" perché ci sono già stati tutti i via libera attesi. "La conclusione automatica - prosegue la Fiat - riflette il delicato equilibrio tra gli interessi dei numerosi azionisti nel salvataggio della Chrysler e il riconoscimento che dopo il 15 giugno 2009 il probabile deterioramento delle fortune della Chrysler significherebbero che nessuno di questi azionisti vorrebbe continuare ad essere vincolato dall'accordo originale". Ieri il giudice Ruth Bader Ginsberg ha accettato il ricorso dei tre fondi pensione dell'Indiana secondo i quali l'accordo viola le leggi sul fallimento e che il governo U.S.A. non ha il diritto di usare i fondi destinati alla finanza per aiutare l'industria dell'auto. Ginsberg ha affermato che la vendita di Chrysler a Fiat "è congelata in attesa di altre disposizioni della corte". Il problema è che secondo alcuni, a cominciare dal Wall Street Journal potrebbero essere necessari "settimane o mesi" perché i magistrati statunitensi prendano una decisione. Nell'intervista a Bloomberg, Marchionne spiegava che da parte di Fiat non c'era alcuna intenzione di ritirare l'offerta in caso di un rinvio della procedura oltre il 15 giugno (la scadenza fissata dal contratto per l'ufficializzazione del deal). "Bisogna avere pazienza e lasciar lavorare la giustizia", aveva detto. La nuova Chrysler, quella che uscirà dal fallimento pilotato, sarebbe in mano per il 20% alla Fiat (successivamente potrà salire al 35%), per il 10% ciascuno allo Stato americano e a quello canadese e per il 55% a un fondo gestito da sindacati.
(Fonte: www.repubblica.it - 9/6/2009)
lunedì 8 giugno 2009
Giudice della Corte Suprema U.S.A. sospende la cessione di Chrysler a Fiat
Un giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti ha accolto la richiesta di sospendere la vendita della casa automobilistica Chrysler, per la quale è stata emessa sentenza di fallimento concordato, al gruppo guidato dalla Fiat. Il giudice della Corte Suprema U.S.A. Ruth Bader Ginsburg, nella sua sentenza, stabilisce che le ordinanze del giudice fallimentare che consentivano la vendita "sono sospese in attesa di ulteriore determinazione della sottoscritta Corte". Ginsburg ha emesso il suo provvedimento proprio alla scadenza delle 16 ora di Washington (le 22 in Italia) posta dalla Corte d'Appello di New York, che avrebbe sancito la chiusura della vendita a Fiat e a un trust con i sindacati e i governi U.S.A. e canadese. Non è chiaro al momento se l'ordinanza della Ginsburg sia finalizzata a dare altro tempo all'Alta Corte per esaminare la disputa nel merito. Nel suo provvedimento non fa menzione di quando debbano essere presentate le memorie a sostegno del ricorso o se la Corte Suprema ascolterà in udienza le osservazioni legali che stanno alla base della contestazione della vendita. I fondi pensione dell'Indiana e i gruppi di consumatori avevano chiesto ieri alla Corte Suprema di fermare la vendita della Chrysler mentre avevano dato corso a una causa di opposizione all'accordo. L'amministrazione Obama aveva sollecitato la Corte Suprema U.S.A. a respingere la sospensione della vendita di Chrysler a Fiat. Bloccare l'operazione Chrysler, aveva spiegato la funzionaria del Dipartimento di Giustizia Elena Kagan, avrebbe "gravi conseguenze" e costringerebbe alla liquidazione della casa di Detroit. Inoltre, l'amministrazione Obama ha affermato che mantenere la sospensione oltre il 15 giugno metterebbe a rischio la vendita di Chrysler. I fondi dell'Indiana ritengono che la vendita di Chrysler rappresenti un premio illegale per i creditori non privilegiati e contestano il piano di riorganizzazione. Secondo i fondi, inoltre, il Tesoro U.S.A. è andato oltre i limiti della propria autorità destinando a Chrysler fondi che il Congresso aveva indirizzato alle banche. Venerdì scorso, una Corte d'Appello di New York aveva approvato la cessione della maggior parte degli asset di Chrysler al consorzio guidato da Fiat. La vicenda Chrysler potrebbe costituire un precedente per General Motors, che sta seguendo una procedura di vendita rapida simile a New York.
(Fonte: http://it.reuters.com - 8/6/2009)
venerdì 5 giugno 2009
Fiat chiama ancora Opel e guarda alle elezioni europee
Fiat chiama ancora Opel. La casa torinese e l'Ad Sergio Marchionne sono sempre convinti che la proposta di Torino per risolvere i problemi della controllata di General Motors sia la migliore e, se il Governo tedesco si mostrasse interessato al progetto, sono sempre interessati a riproporla. Oggi infatti l'Ad del Lingotto è tornato sullo spinoso argomento, confermando la disponibilità di Fiat a entrare in un discorso intelligente, industriale, logico, con Opel. "Siamo convinti che, di tutte le proposte che hanno ricevuto (i tedeschi), la nostra sia l'unica che aveva quegli elementi", ha affermato. "Se il Governo tedesco è disposto ad ascoltarla di nuovo siamo disposti a riaprirla, ma l'inquadratura è quella lì. Noi facciamo vetture, dobbiamo trovare il modo per risolvere il problema della sovracapacità industriale, abbassare i costi di produzione, fare le cose necessarie per tenere questa industria in piedi", ha aggiunto il top manager di Fiat. Dunque Torino resta in attesa di una una telefonata da Berlino, ma "non c'è ansia, se arriva arriva, se non arriva continuiamo a fare il lavor nostro", ha sentenziato sempre Marchionne, esprimendo dubbi su un possibile rinvio in autunno della decisione sul futuro della casa tedesca. "Opel adesso non sta in piedi molto bene, ha una debolezza strutturale preoccupante. Bisogna intervenire con precisione. Non so quanto rimarrebbe in autunno se non si mette mano in modo preciso. Opel è sempre stata collegata al sistema americano che adesso ha i suoi problemi. Non è facile". Lo stesso Governo tedesco mantiene aperta una via di fuga: "in teoria il Governo federale potrebbe siglare un accordo su Opel con un investitore diverso, ma "i negoziati con Magna sono a uno stadio avanzato", ha sottolineato ancora stamani un portavoce dell'esecutivo tedesco. Peraltro senza Opel anche l'interesse di Fiat per la svedese Saab si riduce drasticamente, ha spiegato Marchionne. "La possibilità che succeda qualcosa è minima", ha detto oggi perchè il valore di Saab era nel collegamento con la controllata tedesca di GM, "che vi metteva gran parte dell'apporto tecnologico. Saab non sta in piedi da sola", ha precisato, sostenendo anche che le attività di General Motors in America Latina "sono fuori dal perimetro" del progetto perchè gli americani non sono interessati. Questa ipotesi "non è andata da nessuna parte", mentre Peugeot non è da scartare. "Non parliamo dei francesi, con americani e tedeschi abbiamo abbastanza da fare", ha dichiarato oggi Marchionne, precisano però: "parliamo con tutti, abbiamo contatti con tutti. Con PSA abbiamo attività in comune ma non abbiamo nulla in corso. Ma tutto è possibile, nonostante al momento non ci sia nulla da dire".
(Fonte: www.milanofinanza.it - 5/6/2009)
Andrà in scena lunedì, a risultati delle elezioni europee in Germania noti, una delle puntate più attese della soap opera Magna-Opel. Dal responso delle urne si capirà se la bagarre politica, scoppiata all’indomani del memorandum d’intesa tra Gm e Magna, può realmente cambiare le carte in tavola e far rientrare Fiat e i cinesi di Baic nelle partita. Se prevarrà lo schieramento socialdemocratico (SPD), di cui fa parte il vicecancelliere e ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier (con il sostegno dell’ex cancelliere Gerhard Schröder), la strada per Magna sarà in discesa. Al contrario, nel caso la componente democristiana (CDU) ottenesse più consensi, la possibilità che Fiat e altri eventuali gruppi tornino in gioco sarebbe facilitata. Sulle posizioni del Lingotto ci sarebbe anche il ministro dell’Economia, il bavarese Karl-Theodor zu Guttenberg, del CSU (a lui si sarebbe rivolto il consulente di Fiat, Roland Berger, per confermare l’interesse italiano a riprendere il dialogo). In mezzo si trova Angela Merkel la quale, sebbene del CDU, non può dimenticare di essere stata sponsorizzata all’epoca del suo insediamento proprio da Schröder, ora socio in affari con il colosso russo Gazprom, e molto interessato che l’operazione Opel prendesse la via di Mosca. Il destino della casa automobilistica tedesca è sempre legato a doppio filo con la politica. E la ragione per la quale il premier Vladimir Putin è sceso in campo in prima persona nella battaglia per Opel, è legata alla necessità per la Russia, dove le materie prime abbondano, di attingere tecnologie dall’azienda e dagli uomini di Rüsselsheim. Intanto, mentre la «cassaforte» Sberbank, che insieme a Magna assicurerà 500 milioni a Opel, ha già fatto sapere di sfilarsi al momento opportuno dall’operazione («per noi non è strategica»), il quotidiano Frankfurter Rundschau rileva come nel piano della cordata austro-russo-canadese siano previsti 11.600 esuberi su 50mila complessivi, almeno 1.600 in più rispetto alle indicazioni della scorsa settimana (i tagli previsti da Fiat erano meno di 10mila, 2mila dei quali in Germania). Sempre Magna avrebbe pianificato snellimenti e chiusure di fabbriche; alla fine dell’anno, inoltre, si aspetta che Opel e la collegata inglese Vauxhall, registrino perdite per 2,1 miliardi di dollari.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 5/6/2009)
giovedì 4 giugno 2009
Sueddeutsche Zeitung: "Fiat si sente ingannata perché Berlino ha versato i 300 milioni di Magna"
La Fiat si sente «ingannata» e «raggirata» dal governo tedesco sulla vendita della Opel. Lo scrive oggi il quotidiano Sueddeutsche Zeitung, sottolineando che il Lingotto, ma anche il produttore d'auto cinese Baic, sono ancora interessati alla controllata GM. Ad irritare la Fiat, spiega il quotidiano bavarese, sarebbe stata la recente decisione di Berlino di versare alla Opel una prima tranche di 300 milioni di euro del finanziamento ponte da 1,5 miliardi di euro. Secondo gli accordi, infatti, questi 300 milioni di euro sarebbero dovuti arrivare dalla Magna stessa, che già si era offerta di versarli. Questa somma, scrive il giornale, era stata posta come condizione irrinunciabile dal governo tedesco sia alla Fiat, sia alla sua concorrente, che avrebbero dovuto dimostrare così il loro reale interesse per il costruttore di Ruesselsheim. Il rifiuto da parte degli italiani di mettere sul tavolo questi fondi, commenta la Sueddeutsche, avrebbe determinato la loro esclusione dalla gara. «Questa soluzione avremmo potuto offrirla anche noi», direbbe adesso il Lingotto, secondo quanto riporta la Sueddeutsche Zeitung. Da Torino, aggiunge il giornale, si parla adesso di partita «con carte da gioco truccate». Una versione, questa, che a Berlino è stata respinta con fermezza. Sarebbe stata la GM, casa madre della Opel, ad escludere la Fiat dalla gara perché il costruttore italiano - al contrario di Magna e Ripplewood - avrebbe separato completamente la Opel dalla controllante con l'obiettivo (insieme alla Chrysler) di aggredire il mercato nord americano, conclude il quotidiano.
(Fonte: www.sueddeutsche.de - 4/6/2009)
mercoledì 3 giugno 2009
Opel-Magna senza pace: per Volkswagen «C'è conflitto di interessi». Nel frattempo continuano le polemiche sull'esclusione "politica" di Fiat
Volkswagen all'attacco. La casa di Wolfsburg, primo costruttore europeo, ritiene che esista «un conflitto di interessi» nell'acquisizione di Opel da parte di Magna. Un portavoce della casa di Wolfsburg ha indicato che «noi di Volkswagen seguiremo con estrema attenzione gli sviluppi» della vicenda anche perché «per il salvataggio di Opel vengono utilizzati in grande quantità i soldi dei contribuenti. Speriamo che vengano realmente raggiunti risultati sostenibili e di successo». Il gruppo di componentistica austro-canadese dovrebbe chiudere l'accordo con Opel entro il mese di settembre. La conferma è arrivata dall'ad di Magna, Siegfried Wolf, al termine di un incontro con i vertici di GM nel quartier generale di Ruesselsheim. Tuttavia proseguono le polemiche interne anche al blocco istituzionale che ha scelto di escludere Fiat dalla corsa per Opel a favore dell'alleanza tra Magna e i russi di Gaz e Sberbank. ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva espresso le sue perplessità. Il leader del consiglio di fabbrica della Opel, Klaus Franz, che è anche numero due del consiglio di sorveglianza della casa di Ruesselheim ha dichiarato è stata imboccata «la strada buona», anche se la casa tedesca e suoi dipendenti hanno «un percorso difficile» di fronte a sé. Franz ha sottolineato «il difficile futuro» sopratutto delle fabbriche di Bochum (nel Land del Nordreno Vestfalia), Luton (Gran Bretagna) e di Anwerpen (Belgio). L'obiettivo del sindacato è evitare il più possibile licenziamenti e chiusure di impianti. Quanto sarà possibile, ha aggiunto Franz, non è sicuro al momento attuale. Opel, in ogni caso, ritornerà all'utile soltanto tra quattro anni. Questa la stima di Frank Stronach, presidente di Magna. La nuova Opel, ha aggiunto, uscirà dal rosso con una nuova gamma di prodotti entro tre anni e nel quarto sarà in utile. Parlando in Canada, Stronach ha detto ai giornalisti che a fine anno saranno importate e vendute in Canada auto marchiate Opel e che nei prossimi anni verranno prodotti modelli Opel anche in Canada. Nessuna precisazione comunque sulla tempistica. Le auto Opel non andranno invece negli U.S.A. . La casa tedesca non sarà concorrente dell'ex capogruppo General Motors, ha concluso Stronach, non escludendo comunque che dopo un paio d'anni la situazione potrebbe cambiare. Magna punta infine a garanzie concesse dallo Stato austriaco fino a 300 milioni di euro. Lo afferma il quotidiano di Vienna Der Standard, che cita fonti vicine al dossier secondo le quali il fondatore e presidente di Magna, Frank Stronach, avrebbe già incontrato a questo proposito il ministro austriaco delle Finanze, Josef Proell, che ritiene possibile che lo Stato austriaco possa sostenere Magna nell'operazione Opel concedendogli garanzie fino a 300 milioni.
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 3/6/2009)
martedì 2 giugno 2009
Subito dubbi su Opel-Magna. Merkel: "Intesa non vincolante"
Nel giorno in cui il governo di Berlino stacca il primo assegno da 300 milioni per garantire la sopravvivenza alla Opel, Angela Merkel mette le mani avanti sul futuro dell'azienda di Russelsheim. I dubbi del cancelliere affiorano all'indomani di una scelta reclamata a gran voce dai media tedeschi e criticata non appena è stata compiuta. "L'intesa con Magna non è vincolante", annuncia a sorpresa Merkel aggiungendo che "l'operazione presenta molti rischi". Una presa di distanza che si spiega anche con i dubbi espressi dal numero uno di Magna, Frank Stronach: "La salvezza di Opel non è ancora garantita anche se ho fiducia che non porteremo i libri in tribunale". Affermazioni che lasciano aperti molti interrogativi. Il piano di Magna dovrà assicurare il futuro di Opel dal momento in cui la casa tedesca, ormai sganciata da GM, avrà dato fondo al miliardo e mezzo di euro che il governo le garantisce per sopravvivere. Merkel annuncia che "il caso di Opel è un caso straordinario" e lo fa per evitare che altre aziende chiedano allo stato un prestito ponte sulla falsariga di quanto è avvenuto per la casa automobilistica. Il sostanzioso assegno per Opel passerà inevitabilmente all'esame del commissario europeo alla concorrenza, Neelie Kroes. Un'attenzione particolare agli aiuti di stato di Berlino è stata chiesta ieri dal ministro dell'Economia francese Christine Lagarde che in un'intervista al Financial Times ha osservato come "gli aiuti pubblici tedeschi potrebbero alterare la concorrenza". Il governo di Parigi, peraltro, aveva annunciato nei mesi scorsi che avrebbe finanziato con 6 miliardi di euro le case automobilistiche francesi. L'unico paese a non aver sostenuto direttamente la propria industria nazionale dell'auto è l'Italia che si è limitata a prevedere incentivi al mercato, sovvenzionando in questo modo sia la Fiat sia (in parte maggiore) le case straniere.
(Fonte: www.repubblica.it - 2/6/2009)
lunedì 1 giugno 2009
Giudice U.S.A. approva il piano Fiat. Obama: "Chrysler sarà più forte e competitiva"
In una giornata storica per l'industria automobilistica americana, mentre General Motors fa bancarotta, la Fiat incassa il 20% di Chrysler: Arthur Gonzalez, il giudice del tribunale per la bancarotta di New York, ha dato il via libera alla vendita degli asset buoni di Chrylser a una nuova società controllata per il 20% dal Lingotto, per il 12% dai governi americano e canadesi e per il 68% dal sindacato, nonostante le oltre 300 obiezioni sollevate. La decisione spiana la strada "all'uscita della Chrysler dalla bancarotta come una società nuova, più forte e competitiva" afferma il presidente Barack Obama. "Solo un mese fa il futuro di Chrysler era in bilico: ora, grazie al significativo impegno del governo e ai duri sacrifici di tutti gli attori coinvolti, Chrysler può avere una nuova vita. Avevamo detto - aggiunge - che il processo sarebbe stato rapido ed efficiente e così è stato. Decine di migliaia di posti, che sarebbe andati persi con una liquidazione, sono stati salvati". Il processo "rapido, efficiente e giusto" della bancarotta di Chrysler evidenzia come - spiega Obama - chi riteneva che il processo sarebbe stato più lungo e con conseguenze sulle vendite, "si sbagliava". Chrysler "in maggio ha venduto più che in aprile", perché "i consumatori si sono sentiti confortati dal nostro straordinario impegno". In 47 pagine Gonzalez motiva la sentenza. "Nonostante gli importanti sforzi di Chrysler negli ultimi 2 anni per cercare un'alleanza, l'alleanza con Fiat è attualmente l'unica opzione attualmente perseguibile" spiega il giudice evidenziando come "la sola altra alternativa sarebbe stata la liquidazione". Chrysler "avrà dei vantaggi in ragione delle sinergie" con Fiat: "porterà la propria rete di concessionari e la sua capacità di produrre auto di taglia grandi mentre Fiat fornirà tecnologie per la produzione di vetture piccole, oltre all'accesso ad alcuni mercati internazionali". Tre fondi pensione dell'Indiana si oppongono e presentano appello. "Chrysler ha ora l'opportunità per una nuova partenza e per costruire qualcosa di speciale nell'alleanza globale con Fiat" osserva il presidente e a.d. della casa automobilistica U.S.A. Robert Nardelli in una lettera ai dipendenti. "E' stato un capitolo estremamente difficile nella storia della società per tutti quelli che ne sono rimasti coinvolti, sono stati richieste scelte difficili e dolorosi sacrifici da parte di tutti gli attori della vicenda" spiega Nardelli, mettendo in evidenza come la nuova Chrysler avrà una struttura più competitiva, una rete vendita "razionalizzata" e l'accesso a nuova tecnologia. Nardelli lascerà, per tornare come consulente a Cerberus, non appena l'accordo sarà decollato. Robert Kidder sarà il presidente della nuova Chrysler, mentre Sergio Marchionne dovrebbe diventarne a.d. . Di sicuro Marchionne, Alfredo Altavilla (ad di Fiat Powertrain Technologies) e Lucio Noto (ex vice presidente di Exxon Mobil) saranno i rappresentanti di Fiat nel consiglio di amministrazione della nuova Chrylser. Il Lingotto controllerà inizialmente il 20% della nuova Chrysler e avrà l'opzione di salire di un ulteriore 35%, in blocchi del 5%, se saranno rispettate alcune condizioni: Fiat potrà salire di un primo 5% quando avvierà la produzione in U.S.A. . Un altro 5% potrà essere acquistato all'introduzione sul mercato americano di auto in grado di percorrere 40 miglia al gallone (64,4 chilometri per ogni 3,8 litri). Fiat potrà ottenere un altro 5% quando Chrysler sarà in grado di generare oltre 1,5 miliardi di dollari di vendite fuori dagli U.S.A.
(Fonte: www.ansa.it - 1/6/2009)
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