Per Fiat, l'alleanza con Chrysler è «un biglietto della lotteria» che potrebbe non valere nulla se la casa automobilistica americana non si riprenderà. Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne in un'intervista al Wall Street Journal. Nell'intervista, richiamata sulla home page del sito del quotidiano Usa, Marchionne afferma che Fiat darà a Chrysler la tecnologia per produrre piccole vetture a risparmio energetico in grado di rispondere ai nuovi requisiti federali di basso consumo. «Sviluppare questo know-how costerebbe a Chrysler 3 miliardi di dollari o più», ha detto Marchionne. Entro il 17 febbraio, Chrysler dovrà presentare al governo Usa il piano industriale nel quale si inserisce l'intesa con il produttore italiano. «Fiat sta facendo una corsa contro il tempo», scrive il Wall Street Journal, per passare al setaccio le operazioni di Chrysler «prima di andare avanti con la joint venture». Chrysler ha già ricevuto un prestito federale di 4 miliardi di dollari e ne chiede altri 3 miliardi. Stando ai termini del prestito federale, entro il 17 febbraio deve presentare un piano che dimostri come intende essere in grado di sopravvivere. Marchionne sottolinea che il gruppo torinese non prenderà soldi da Chrysler fino a quando il governo non sarà rimborsato. «Facciamo questo gratis», ha detto. L'alleanza con la Fiat ha infatti sollevato negli Stati Uniti interrogativi sulla possibilità che gli aiuti concessi a Chrysler si traducano in aiuti a una casa automobilistica straniera. Ma attraverso l'accordo Fiat punta a «far soldi»: «Non voglio avere per i prossimi 5 anni un 35% di niente… L'obiettivo è far soldi». Negli ultimi giorni Marchionne e altri dirigenti Fiat hanno discusso con le loro controparti della Chrysler per conoscere in profondità la casa americana «prima di procedere con un accordo vincolante». Fiat sta ancora analizzando le attività della Chrysler. L'accordo fra Fiat e Chrysler - scrive il Wall Street Journal - dipende dalle concessioni che la casa americana riuscirà a ottenere dai distributori, dai fornitori, dalle banche, dagli obbligazionisti e dai sindacati. La casa di Detroit ha già avviato i negoziati con la United Auto Worker, ha informato i fornitori della necessità di ridurre i prezzi e, probabilmente, chiederà ai titolari di obbligazioni di effettuare un'operazione di swap debt for equity.
(Fonte: http://online.wsj.com - 3/2/2009)
Dell'alleanza Fiat-Chrysler si occupa anche il New York Times in un'intervista parallela: «Il nuovo alleato Chrysler adotta un approccio pragmatico», è il titolo. Marchionne non fa promesse altisonanti ma dice: «Penso che Chrysler abbia tutti i prerequisiti per sopravvivere, ma come sarà tra due o tre anni? Non è che arriva la Fiat e Cenerentola si trasforma magicamente in qualcos'altro». E ancora: «Non facciamo questo perché siamo buoni samaritani. Siamo disposti a rischiare di investire tecnologia e tempo per aiutare Chrysler a tornare in vita e per portare valore agli azionisti Fiat». Marchionne, definito un «outsider» dell'establishment del business italiano, ha affermato che bisogna ristrutturare tutto quello che è necessario, anche se doloroso. «Con i prodotti giusti, Chrysler potrà far soldi con la sua quota dell'11% del mercato Usa», anche se le vendite del settore continuano a languire. E ha aggiunto che Fiat potrebbe prendere una quota di maggioranza della Chrysler se certi obiettivi saranno raggiunti. «Non chiediamo niente alla Chrysler. Non prenderemo i suoi soldi. Offriamo piattaforme, motori e una rete di distribuzione al di fuori del Nord America…. Davvero, il rischio è tutto nostro».
(Fonte: www.nytimes.com - 3/2/2009)
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