giovedì 31 gennaio 2013

Marchionne e i problemi della Dodge Dart


Nei piani dell'ad Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, la Dodge Dart, che ha debuttato nel 2012 al salone di Detroit, doveva diventare una specie di oggetto del desiderio per l'automobilista americano, almeno di quello interessato a una vettura "mid-size", cioè del segmento medio. Le cose, però, non stanno andando come previsto e le scarse vendite finora registrate dalla Dart offuscano i successi dei marchi Chrysler oltreoceano (33 mesi consecutivi di vendite in crescita) e turbano i sonni del manager italo- canadese. Negli ultimi quattro mesi del 2012, e a dispetto dell'effetto novità che spesso aiuta, la Dart ha venduto appena un quinto degli esemplari di Civic piazzati dalla concorrente Honda e un quarto delle Chevrolet Cruze. Insomma, per ora la nuova vettura ha fallito nell'obiettivo di convincere gli acquirenti che Chrysler oggi non significa solo pick-up, minivan, Suv e grandi berline (cioè i segmenti che valgono il 70% delle sue vendite e che nel 2012 le hanno fatte aumentare), ma anche modelli agili e compatti. Eppure, erano state proprio le grandi auto assetate di carburante ad aver attirato negli anni scorsi il giudizio negativo del presidente Barack Obama quando, di fronte al grande disastro economico dei grandi gruppi automobilistici americani, ne aveva disposto il salvataggio (Chrysler compresa) grazie a massicce iniezione di denaro pubblico, subordinate però a pesanti ristrutturazioni che dovevano riguardare anche le gamme di modelli. Steven Rattner, il manager che a suo tempo Obama mise a capo della task force incaricata di aiutare le "Big Three" a togliersi dai guai, oggi si dichiara ancora ottimista su Chrysler: "Sarebbe meglio se Chrysler vendesse più auto piccole ha dichiarato recentemente Rattner - però il mio giudizio positivo sulla casa e sulle sue prospettive sostanzialmente non cambia nemmeno di fronte ai risultati della Dodge Dart". Ma alle sue parole hanno fanno eco quelle di un accreditato analista del mondo dell'auto, Joe Langley di LMC Automotive, il quale ha fotografato così la situazione: "Fiat è una casa europea che ha grande esperienza nelle vetture piccole e medio-piccole, e c'erano molte aspettative sulla Dart, ma oggi Chrysler oggi sta giocando su un terreno dove deve conquistare una clientela abituata a comprare ciò che conosce e di cui si fida". Ma quali sono i motivi delle vendite insoddisfacenti della Dart? Secondo alcuni analisti, una delle ragioni principali è da attribuire al fatto che i primi 5mila esemplari della vettura sono arrivati negli autosaloni già lo scorso giugno, e quindi in anticipo rispetto all'inizio della produzione previsto per il secondo trimestre dell'anno, dotati di cambio manuale, un tipo di trasmissione che gli automobilisti americani non gradiscono. E i numeri lo dimostrano: nel segmento della compatte al quale appartiene la Dart, solo il 15% delle vetture vendute ne è dotato. Questa stima è di Reid Bigland, il capo del marchio Dodge, il quale ha anche dichiarato: "Sapevamo che per questo motivo l'avvio di commercializzazione della Dart sarebbe stato lento, ma non avevamo abbastanza vetture per soddisfare le richieste iniziali della rete di vendita". In realtà, la Dart è stata presentata anche con il cambio automatico a doppia frizione come optional, ma anche in questo caso si tratta di un tipo di trasmissione con il quale gli americani non hanno alcuna familiarità. E Sergio Marchionne ha sostanzialmente ammesso il passo falso: "Chi non fornisce ciò che il cliente si aspetta, è destinato a pagare un prezzo – ha dichiarato – e noi lo stiamo pagando". Lo stesso Marchionne ha anche dichiarato che la trasmissione "giusta" per la Dart, quella automatica a nove rapporti sviluppata dalla ZF e destinata anche ad altri modelli del gruppo, sarà disponibile non prima della seconda metà dell'anno. Per cercare di sostenere le vendite della Dart fino a quella data, Chrysler sta moltiplicando le iniziative di marketing. Per esempio, ha preso il via un programma che permette a parenti e amici di una coppia che sta per sposarsi di regalare la vettura ai novelli sposi pagandone una quota come parte della lista nozze. Ma anche così, Reid Bigland ha ammesso che probabilmente la Dart non raggiungerà quest'anno le 100mila vendite. Un risultato, comunque, ben al di sotto delle quasi 318mila Civic delle oltre 290mila Toyota Corolla piazzate da Honda e Toyota nel 2012.
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 23/1/2012)

mercoledì 30 gennaio 2013

Alfa Romeo punta su Golfo e Medio Oriente


Se, come sostiene da tempo il Ceo di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne l'Alfa Romeo deve diventare uno dei marchi "premium" del Gruppo, l'espansione in mercati come l'Africa, il Medio Oriente, e paesi del Golfo sarà in futuro sempre più strategica per il Biscione. Una realtà che interessa 80 Paesi con una popolazione di 1 miliardo e 600 milioni di abitanti e vendite di nuove auto che nel 2012 è stato di 3 milioni e 800 mila unità. Un contesto, inoltre, che l'anno scorso ha visto il Gruppo Fiat-Chrysler incrementare le vendite del 35% per un totale di 64.000 unità consegnate e un obiettivo di ulteriore crescita per quest'anno fino a 73.000 pezzi e un +14%. I tre brand strategici in questi mercati saranno in futuro sempre di più Jeep, Maserati, ma soprattutto Alfa Romeo. Ecco perchè l'occasione del lancio negli Emirati Arabi della MiTo, ma anche della Giulietta col cambio robotizzato TCT è coinciso con la possibilità di un test di guida in scenario unici, ma anche in condizioni di guida tutt'altro che facili per delle auto progettate per l'impiego sulle autostrade europee. Tenuta di strada, ma anche confort di guida sono le armi in più che le Alfa Romeo potranno offrire ad una clientela che anche in questi Paesi dimostra una passione quasi sfrenata per le vetture del Biscione. Spiega Louis-Carl Vignon responsabile del marchio Alfa Romeo per Africa e Medio Oriente "Le Alfa Romeo del futuro saranno sempre più progettate per eccitare la fantasia degli acquirenti". Un brand quello del Biscione che si inserirà a pieno titolo nella strategia del Gruppo Fiat- Chrysler "Nel 2012 è stata la volta di Bahrein ed Arabia Saudita che sono andate ad arricchire la nostra presenza regionale in Qatar, Kuwait, Libano e Palestina," ha detto Jack Rodencal, direttore di Fiat Chrysler per il Medio Oriente, aggiungendo che "per il 2013 sono previste le aggiunte di Oman, Giordania ed Iraq". Le due Alfa Romeo che saranno distribuite dai 24 concessionari, pur mantenendo in ogni dettaglio il concetto, il design e le peculiarità di Giulietta e MiTo globali, sono state modificate per rispondere alle sfide climatiche dei Paesi del Golfo petrolifero, le cui temperature raggiungono picchi oltre i 50 gradi durante l'estate. Giulietta e MiTo, protagoniste di questi giorni, non sono che l'inizio dell'offensiva Alfa Romeo. "L'obiettivo è di raddoppiare i volumi di vendita del 2011 e raggiungere le 4.200 vetture" ha stimato Louis-Carl Vignon. Una strategia che nell'era di Internet passa anche per i social network: oggi, infatti, è stata inaugurata la pagina Facebook per il Medio Oriente gestita naturalmente sia in lingua araba che in inglese.
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 23/1/2013)

martedì 29 gennaio 2013

Fiat: il metano è il futuro dell’auto verde


Dalla lussuosa parata del salone di Detroit al modesto mercato italiano il passo è lungo. Ma Sergio Marchionne e la Fiat sono costretti a farlo. Il manager del Lingotto è condannato dal suo stesso ruolo a uno strabismo che lo porta a tenere un occhio fisso all’Italia e uno sui mercati più ghiotti, Nordamerica in testa. Ma proprio il doppio binario offerto da Fiat-Chrysler consente a Marchionne di definire strategie più precise anche in materia di nuove alimentazioni, di carburanti puliti. E’ una svolta obbligata nel futuro dell’auto per la doppia valenza che comporta: da una parte il valore ecologico, dall’altra la necessità di tagliare i costi del carburante. E su questa materia Fiat mostra di avere idee chiare. I costi di produzione dell’elettrico restano altissimi e comportano prezzi non concorrenziali. E’ quel che accade negli Stati Uniti con la 500 a elettroni, che sarà commercializzata oltre oceano nel secondo trimestre del 2013. Marchionne ha definito «un affare al limite del masochismo» la scelta di produrre questa versione della citycar, perché si calcola che su ogni 500 elettrica sfornata per il mercato americano si perdano circa 10mila dollari. Un tributo da pagare alle politica verde di Obama, un sacrificio per americanizzare ulteriormente il brand 500. Ma la scelta verde che piace a Fiat è quella del metano, una strada battuta con decisione da tutti i modelli di maggior successo della casa del Lingotto (500, Punto, Panda, Ypsilon). Il pregio del metano è quello di essere accessibile a costi contenuti per i consumatori italiani e di offrire una tecnologia già collaudata. Non è un caso che nei primi dieci mesi del 2012, mentre il mercato europeo è calato del 7%, i veicoli a metano sono aumentati del 26%. In Italia il dato è ancor più clamoroso perché di fronte a un crollo delle vendite di auto nuove pari al 20%, l’acquisto di vetture a metano è cresciuto del 40%. Bastano questi dati a indicare che la via del futuro prossimo non passa dall’elettrico ma da un’ampliamento della rete distributiva del carburante verde in tutte le aree del paese e nella progressiva trasformazione del maggior numero di modelli in motorizzazioni a metano.
(Fonte: http://blog.quotidiano.net - 18/1/2013)

lunedì 28 gennaio 2013

Alfa Romeo di nuovo negli U.S.A. nel 2013


Quasi certamente sarà il 2013 l'anno del ritorno dell'Alfa Romeo sul mercato americano, dove il Biscione tornerà dopo un'assenza di quasi 20 anni con la nuova coupè, la 4C. Il progetto è sulla carta da tempo, ma la conferma è arrivata direttamente da Sergio Marchionne, che dopo una visita-lampo in Italia si è ripresentato a Detroit: «Di sicuro quest'anno il marchio sarà di nuovo negli Stati Uniti con la 4C – ha dichiarato a margine di un intervento di prima mattina all'associazione Inforum –. Stiamo ultimando l'auto in questa fase, quindi dovrebbe arrivare qui entro la fine dell'anno». «È stato già compiuto un sacco di lavoro nella scelta delle architetture e dei modelli», ha detto Marchionne, spiegando che ciò che resta da fare è soltanto la messa a punto del motore, «d'ora in avanti il nostro principale obiettivo». Prodotta in Italia nello stabilimento Maserati di Modena, la super sportiva sarà venduta dai franchise Fiat negli Stati Uniti, controllati per la maggior parte da concessionari Chrysler: più che nei numeri, piccoli, il valore dell'operazione-4C sta nel rendere sempre più vicino e quindi credibile il ritorno del Biscione in America, una delle colonne portanti non solo per il rilancio del marchio ma anche per tutta la componente italiana del gruppo Fiat-Chrysler, a maggior ragione dopo la scelta di puntare sui segmenti premium.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 19/1/2013)

domenica 27 gennaio 2013

Le incognite per la "scommessa" di Marchionne sull'Italia


“Nel giro di tre o quattro anni tutti gli impianti italiani saranno a pieno regime e riassorbiranno tutti i lavoratori”. A dirlo è Sergio Marchionne, sbarcato al Quattroruote Day di Milano, direttamente da Detroit, per replicare alle polemiche di questi giorni (definite “oscene”) riguardo la cassa integrazione straordinaria richiesta per lo stabilimento di Melfi e per illustrare le scelte di Fiat. Il Lingotto, ha detto l’ad del gruppo, “è un'azienda aperta e globale: quella del passato non esiste più. Se possiamo investire in Italia è soltanto grazie all'integrazione con Chrysler, perché abbiamo una presenza in tutto le mondo e le architetture per sviluppare nuovi prodotti”. Abbiamo chiesto un commento a Pierluigi Bonora, giornalista, cofondatore e presidente di Amoer.
E’ d’accordo con Marchionne riguardo la necessità della cassa integrazione per Melfi?
Quanto annunciato è senza dubbio un passo dovuto. Lo stabilimento di Melfi deve essere ristrutturato e riadattato per poter ospitare la nuova produzione della Fiat 500X e del suv compatto targato Jeep, quindi le polemiche di questi giorni non stanno assolutamente in piedi. Anzi, bisognerebbe esprimere soddisfazione per la decisione presa, visto che in questo modo l’investimento annunciato viene concretamente effettuato. Del resto lo stesso è avvenuto a Pomigliano, dove per poter produrre la Nuova Panda lo stabilimento è rimasto chiuso per ristrutturazione per oltre un anno.
Crede sia davvero possibile vedere nel giro di tre o quattro anni tutti gli impianti italiani a pieno regime e il riassorbimento di tutti i lavoratori?
Al momento gli ostacoli di Marchionne sono il mercato, la crisi economica e la depressione dei consumi, quindi è ovvio che anche i progetti delle case automobilistiche ne risentano. Nonostante questo, però, credo che realmente in quell’arco di tempo, quando il peggio della crisi sarà ormai passato, potrà effettivamente avverarsi ciò che Marchionne ha dichiarato. Ricordiamo inoltre che gli stabilimenti italiani, vista la saturazione di quelli nordamericani del gruppo Fiat-Chrysler, lavoreranno anche da supporto a questi.
Marchionne ha poi voluto ricordare che se Fiat può investire in Italia “è soltanto grazie all'integrazione con Chrysler”. Cosa ne pensa?
E’ ormai noto che il gruppo vende il 60% dei veicoli sul mercato nordamericano con il marchio Chrysler e il resto su quello sudamericano. E’ grazie a performance di questo tipo che il gruppo può investire in Italia e auspicare una ripresa futura. In assenza di un accordo tra Fiat e Chrysler, quindi, la situazione della Fiat sarebbe ormai decisamente ingestibile, visti i numeri del mercato. Non dimentichiamo, infatti, che l’anno scorso le vendite Fiat in Italia sono state la metà di quelle brasiliane. E’ necessario poi sottolineare un’altra cosa.
Cosa?
Che i recenti tagli avvenuti presso uno degli stabilimenti più importanti per la Fiat, quello di Tychy, in Polonia, dove è stato già annunciato un esubero di 1500 dipendenti, potevano essere realisticamente essere operati anche in Italia. Invece, in questo frangente, si è scelto di non toccare gli impianti italiani, dove invece si continua con la cassa integrazione fin quando sarà possibile.
Marchionne ha poi aggiunto che il gruppo Fiat è l’unico “in Europa a non chiudere le fabbriche”.
In effetti, fino a oggi è vero: dai tagli annunciati da Renault fino allo stabilimento Peugeot che a breve dovrà chiudere, tutti gli altri produttori stanno rivedendo i propri piani anche per diminuire l’eccesso di capacità produttiva. La Fiat, invece, ha chiuso finora soltanto lo stabilimento di Termini Imerese, ma sta rilanciando gli altri con questa importante scommessa.
(Fonte: www.ilsussidiario.net - 17/1/2013)

sabato 26 gennaio 2013

Fiat: 100 autosaloni in India entro fine 2013


La rete di vendita di Fiat in India sta crescendo in misura esponenziale, tanto da raggiungere entro la fine dell'anno quota 100 concessionarie. Grande soddisfazione al Lingotto per il risultato raggiunto in breve tempo, a cui presto si aggiungerà negli showroom il marchio Chrysler. Enrico Attanasio, Managing Director di Fiat Group Automobiles India, snocciola le cifre: a fine gennaio saranno venti i concessionari, settanta entro aprile e un centinaio per la fine del 2013. Solo allora Fiat metterà una pietra all'accordo con la Tata per la condivisione delle agenzie di vendita, ma non per la joint-venture che continuerà a gestire la fabbrica di Ranjangaon dove vengono prodotti, fra gli altri, i modelli Fiat Linea e Fiat Punto. La Casa torinese ha nel cassetto altri progetti, sicuramente più ambiziosi, come l'importazione delle Jeep Wrangler e Jeep Grand Cherokee nella seconda parte dell'anno, l'introduzione nei prossimi anni di nove modelli nuovi o profondamente rinnovati e l'ulteriore sviluppo della rete dei concessionari con un post-vendita studiato ad hoc.
(Fonte: www.quattoruote.it - 11/1/2013)

venerdì 25 gennaio 2013

SRT Viper: consegnato il primo esemplare


Il primo esemplare della SRT Viper è stato consegnato al legittimo proprietario. Ha dunque inizio il percorso commerciale di una sportiva giunta alla terza serie, talmente attesa e desiderata da rivelarsi spendibile anche per iniziative benefiche. Nel luglio 2010 venne infatti organizzata un’asta decisamente particolare, durante la quale i partecipanti si contesero il possesso del futuro esemplare numero 001. Vinse Scott Thomas, 40enne di Oklahoma, che pagò una cifra di 300.000 dollari e scelse quindi di aiutare l’Austin Hatcher Foundation, fondazione specializzata nella ricerca sul cancro in età infantile. La SRT Viper è prodotta in 12 esemplari al giorno presso lo stabilimento di Conner Avenue (Detroit), ampio oltre 37.000 metri quadrati e rinnovato completamente negli scorsi anni proprio per ospitare le linee della futura coupè SRT. L’auto utilizza il noto motore V10 da 8.4 litri – presente anche sotto il cofano della ultime Viper SRT-10 ACR –, in questa versione potenziato fino ad erogare 648 CV ed 810 Nm. Il dieci cilindri è realizzato in alluminio ed ha subito modifiche all’aspirazione, ai condotti dell’aria, ai pistoni, alle valvole di scarico ed al sistema di lubrificazione. Il catalizzatore di tipo sportivo risulta 11 chili più leggero del vecchio componente. La trasmissione è di origine Tremec e prevede un comando manuale a 6 rapporti. La SRT Viper sarà declinata nelle versioni ‘liscia’ e GTS, quest’ultima provvista di ruote forgiate con diametro 18 pollici davanti e 19 pollici dietro. I pneumatici sono Pirelli P Zero nelle misure 295/30 ZR18 e 355/30 ZR19, mentre l’impianto frenante è di marca Brembo. L’auto sarà in vendita a 97.395 dollari (76.000 euro), cifra che aumenta fino a 120.395 dollari (94.000 euro) per la ricca GTS.
(Foto: www.autoblog.it - 14/1/2013)

giovedì 24 gennaio 2013

Fiat-Mazda: ufficializzato l'accordo per la spider Alfa Romeo


Fiat e Mazda hanno ufficializzato l'accordo per produrre la prossima spider dell'Alfa Romeo nella fabbrica giapponese di Hiroshima, a partire dal 2015. La nuova scoperta a due posti del Biscione verrà venduta su molti mercati internazionali e sarà basata sull'architettura della Mazda MX-5 di prossima generazione. Secondo la lettera dell'accordo, che si limita a fornire pochi dettagli, le due sportive, accomunate dalla scelta della trazione posteriore, saranno profondamente diverse sul piano dello stile, e soprattutto monteranno motori differenti. È dunque possibile supporre che la giapponese farà tesoro delle soluzioni tecnologiche Skyactiv, mentre il modello italiano potrebbe puntare sugli sviluppi della tecnologia MultiAir.
(Fonte: www.quattroruote.it - 18/1/2013)

mercoledì 23 gennaio 2013

Fiat 500e: efficienza-record nella categoria


L’agenzia governativa ambientale statunitense (EPA) ha certificato le percorrenze della Fiat 500e, variante a zero emissioni riservata al solo mercato nord americano e che sarà disponibile a partire dal secondo trimestre del 2013. La Fiat 500 elettrica percorre in media 122 miglia al gallone (51.87 km/l) nel rilevamento destinato alle vetture con alimentazione alternativa (denominato MPGe), 108 miglia al gallone (45.92 km/l) in autostrada e 116 miglia al gallone (49.32 km/l) nel ciclo combinato, per un’autonomia complessiva reale di 87 miglia (140 chilometri). I tecnici dell’EPA hanno inoltre stabilito che la Fiat 500e costa 500 dollari (379 euro) in energia ogni 15.000 chilometri. Grazie a questi numeri la Fiat 500e si pone quale una fra le automobili elettriche di maggior efficacia presenti negli Stati Uniti. Meglio di lei solo la Honda Fit EV (118/132/105 ed 82 miglia d’autonomia), mentre le Mitsubishi iMiEV, Smart ED e Scion iQ EV seguono a distanza piuttosto sostenuta. Rincorre anche la Nissan LEAF, le cui percorrenze ammontano a 99 miglia al gallone nel ciclo urbano, 106 miglia al gallone in autostrada e 92 miglia al gallone nel ciclo combinato; l’autonomia è invece di appena 73 miglia. La 500e è dunque la migliore automobile elettrica della sua categoria. L’elettrica torinese utilizza un motore da 111 CV e 200 Nm di coppia, alimentato da batterie agli ioni di litio (con capacità di 24 kWh) ricaricabili completamente in meno di 4 ore tramite un impianto da 240 volt. I tecnici sono poi intervenuti a livello estetico ed hanno sviluppato un nuovo pacchetto aerodinamico, i cui inediti componenti riducono il coefficiente di penetrazione aerodinamica da 0,36 a 0,31.
(Fonte: www.autoblog.it - 8/1/2013)

martedì 22 gennaio 2013

Alfa Romeo: la Giulietta batte la VW Golf 7


Anche a dicembre, come già era avvenuto a novembre, l’Alfa Romeo Giulietta ha confermato la sua posizione di leadership nel segmento C delle berline compatte due volumi a 5 porte con 1.798 immatricolazioni e una quota di mercato del 23,3%. Il risultato dell’ultimo mese del 2012 è molto importante perché, malgrado la Casa italiana si fosse già posizionata al primo posto tra aprile e luglio, in quel mese ha fatto il suo esordio la temibile concorrenza della Volkswagen Golf 7. Ma la Giulietta non ha perso il suo smalto e ha chiuso il 2012 con quasi 30 mila immatricolazioni, di cui il 15% è rappresentato dalla versione 1.4 Turbo GPL da 120 CV, pari a 4.300 unità, che è stata così la vettura a GPL più venduta in Italia. Motore a GPL, Euro 5, 120 CV e propulsore bi-fuel da 1.4 Turbo, vanta le stesse prestazioni di un motore a benzina, grazie alla sua velocità massima di 195 km/h e ad un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 10,3 secondi. Ma a parità di prestazioni, il costo è di circa la metà per gli stessi chilometri percorsi, così come molto inferiore è l’impatto sull’ambiente, con emissioni di CO2 minori del 20% e di idrocarburi incombusti del 55-60%. Ma a contribuire al successo di vendite è stata anche la versione Alfa Romeo 1.4 Turbo benzina da 105 CV, offerta a un prezzo di lancio di 15.950 euro. Se già il prezzo è allettante in tempi di crisi, il resto lo ha fatto la formula di successo “LiberaMente Alfa“, che consente al cliente di prendere la vettura con un anticipo variabile tra lo 0 e il 50% del prezzo (in cambio si può dare in permuta un’auto usata), a cui si aggiungono 36 rate mensili (a partire anche da 189 euro), alla fine delle quali l’automobilista potrà scegliere se comprare la vettura, pagandola a un prezzo prestabilito, restituirla al concessionario senza nulla più corrispondere o anche di sostituirla con un’altra Alfa Romeo. La formula include anche la garanzia per km illimitati, l’assistenza stradale in tutta Europa, la manutenzione programmata e l’assicurazione sul credito, che permette il rimborso delle rate residue, al verificarsi di determinati imprevisti. Altra caratteristica della versione a benzina è la facilità di guida, che garantisce piena sicurezza in tutte le condizioni e assoluto protagonismo alla guida nelle aree urbane. Complessivamente, il marchio Alfa Romeo ha immatricolato oltre 42 mila vetture in Italia lo scorso anno, attestandosi a una quota di mercato del 3%. La gamma Giulietta si è, infine, anche arricchita di due novità: “Sportiva” e “Collezione”. La prima è pensata per quel target di clienti alla ricerca di un’auto dalle prestazioni esaltanti e di una tecnologia molto spinta, unitamente a caratteristiche di design molto sportive. La seconda, invece, è tesa ad esaltare l’eleganza del modello, senza perdere di vista il carattere sportivo della vettura.
(Fonte: www.investireoggi.it - 8/1/2013)

lunedì 21 gennaio 2013

Fiat-Chrysler: nel 2012 consegnate in Europa 800 mila vetture


In un mercato europeo dell'auto fortemente in sofferenza, il Gruppo Fiat-Chrysler ha chiuso il 2012 con quasi 800 mila vetture immatricolate - 798.542 per l'esattezza - nei 26 Paesi dell'Unione Europea più i quattro dell'Efta (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera), con una quota di mercato del 6,4% (nel 2011 erano state 948 mila unità e la quota era al 7%). Nel solo mese di dicembre le consegne si sono attestate a circa 51 mila esemplari. Tra i principali mercati del Vecchio Continente, l'unico in crescita è rappresentato dal Regno Unito dove il Gruppo Fiat ha venduto oltre 65 mila vetture, il 10,9% in più rispetto al 2011; anche la quota è aumentata arrivando al 3,2% (rispetto al 3% dell'anno precedente). In Italia, invece, ha perso il 19,51% su base annua - passando da 515.920 a 415.288 unità - e il 20,25% a dicembre (da 31.846 a 25.398 unità).
Il marchio Fiat - Analizzando l'andamento dei singoli marchi, la Fiat ha immatricolato nel 2012 quasi 582 mila vetture, 37 mila delle quali nel mese di dicembre. In Gran Bretagna i volumi sono aumentati del 19,3%, pari a 51 mila unità, mentre in Spagna la crescita è stata dell'1%. Nella classifica dei modelli più venduti, il primo posto spetta alla Panda (186 mila esemplari), seguita sul podio dalla 500 (146 mila registrazioni) e dalla Punto (oltre 134 mila). La Freemont è stata una delle vetture più vendute del suo segmento, raggiungendo una quota del 5,9%.
Lancia, Alfa e Jeep - Le consegne di Lancia/Chrysler nel 2012 sono state 94 mila (5.600 a dicembre), con una quota dello 0,7%, in lieve calo rispetto all'anno precedente quando erano rispettivamente 103 mila e 0,8%. La performance è stata positiva in particolare in Germania (+3,9%), in Francia (+25,6%) e Regno Unito (+182%). Sempre in sofferenza l'Alfa Romeo, che ha commercializzato circa 90 mila unità con una quota dello 0,7% (nel 2011 erano rispettivamente 130.500 e 1%), al contrario della Jeep che ha consegnato oltre 28 mila vetture, il 19% in più rispetto al 2011. I marchi di lusso Ferrari e Maserati, infine, hanno consegnato complessivamente in Europa quasi quattromila esemplari.
(Fonte: www.quattroruote.it - 16/1/2013)

domenica 20 gennaio 2013

Fiat-Chrysler partner ufficiale di Expo 2015


Il Gruppo Fiat-Chrysler sarà partner di Expo Milano 2015 in qualità di Sustainable Mobility Partner. La partnership si declinerà quindi sul tema centrale della mobilità sostenibile attraverso la gamma di nuovi mezzi del gruppo che saranno a disposizione dei visitatori e delle delegazioni di tutto il mondo. Inoltre sarà avviato un importante sforzo congiunto sulla comunicazione, con progetti internazionali che saranno implementati nei prossimi mesi. L’investimento del gruppo è di 7,1 milioni di euro in cash, oltre a 2,3 milioni di euro in value-in-kind e alle risorse, assai significative, che saranno impiegate per i progetti sopra citati e in una importante campagna di comunicazione. Presto sarà organizzato un evento pubblico di presentazione ufficiale dei contenuti della partnership, che rappresenta un'ulteriore dimostrazione del grande sforzo di sistema che si sta compiendo intorno a Expo 2015.
(Fonte: www.impresacity.it - 8/1/2013)

sabato 19 gennaio 2013

Mirafiori Outlet: l'usato Fiat ora su Smart TV


Mirafiori Outlet, la vetrina online che contiene una selezione di auto usate e a chilometri zero del Gruppo Fiat, da oggi è accessibile anche dai televisori Samsung di ultima generazione. Possedendo una Smart Tv, attraverso un'applicazione gratuita è possibile collegarsi al portale ed effettuare una ricerca tra le numerose vetture Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Jeep. Ciascuna auto è corredata da dieci fotografie, una scheda descrittiva, prezzo di vendita e sede del concessionario dove è possibile visionarla o acquistarla.
(Fonte: www.quattroruote.it - 12/1/2013)

venerdì 18 gennaio 2013

Marchionne: per Fiat nessuna chiusura in Europa e pieno impiego entro 3-4 anni


"In 3-4 anni avremo un impiego pieno di tutti i nostri lavoratori". Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, intervenendo al "QuattroruoteDay" dove ha sottolineato: "Vogliamo fare la nostra parte per l'Italia. Ci sarà sempre un pezzo d'Italia in ogni Fiat che va in giro per il mondo. Siamo pronti a confermare tutti i nostri impegni per il Paese". Per raggiungere l'obiettivo il manager ha ribadito l'intenzione di Fiat di presentare 17 nuovi modelli e 7 aggiornamenti di prodotto al 2016. E poi dice: "Il sogno dell'avvocato Agnelli di riportare Fiat in America è diventato realtà. Il 60% dei volumi 2012 proviene dal mercato nordamericano, finalmente ci siamo riusciti". "Io non faccio i panini - ha proseguito Marchionne - devo cambiare i macchinari, le installazioni e i robot, devo cambiare tutto. Può darsi che i politici non abbiano capito bene di cosa stavano parlando". Il manager ha quindi citato l'esempio dello stabilimento americano di Toledo: "E' stato chiuso per un anno, è assolutamente normale. Uno che capisce un minimo sa benissimo che per passare da una vettura all'altra devo ristrutturare lo stabilimento, non ho scelta". Quanto ai rapporti con la politica, Marchionne ribadisce che "Fiat è filogovernativa, non abbiamo mai fatto scelte, non entriamo in discorsi politici perchè non è il mio mestiere. So benissimo quel che è necessario per far ripartire Fiat, per adeguarci alla richiesta mondiale di competitività. Collettivamente ci dobbiamo prendere un impegno per colmare questo divario di competitività". L'amministratore delegato di Fiat ha anche commentato la situazione del mercato europeo dell'auto per il quale la ripresa è ancora lontana: "Andremo probabilmente un po' giù, poi forse nel secondo semestre cominceremo una leggera ripresa, ma il 2013 chiuderà in linea con il 2012" nonostante lo scorso anno le vendite siano piombate indietro di vent'anni. "Andranno bene America, Brasile e Cina", ha continuato Marchionne aggiungendo che "in Cina con Gac potranno essere prodotte 100mila vetture all'anno, ma è potenzialmente raddoppiabile a oltre 200 mila. Lo stabilimento è pronto e potenzialmente potrebbe iniziare la produzione tra 18 mesi". A livello industriale il manager si oppone all'accordo con il Giappone: "Non ci sono motivi per esporre l'industria dell'auto europea ad un altro accordo squilibrato con uno dei nostri principali concorrenti, il Giappone. Un accordo che metterebbe a rischio dai 35 mila ai 73 mila posti di lavoro. Sono il primo a schierarmi a favore di un mercato libero e senza barriere, ma alla base di tutto ciò deve esserci un principio sacrosanto: la parità di condizione per i concorrenti". Marchionne ha poi aggiunto che Fiat non chiuderà alcuna fabbrica in Europa.
(Fonte: www.repubblica.it - 17/1/2012)

giovedì 17 gennaio 2013

E' ufficiale: accordo Fiat-Chrysler / GAC per la produzione di modelli Jeep in Cina


Fiat e la cinese Gac hanno annunciato al Salone di Detroit l'ampliamento della collaborazione che prevede fra l'altro la produzione in Cina di Jeep destinate al mercato locale. L'annuncio è stato dato ieri in una conferenza stampa cui hanno partecipato, per Fiat-Chrysler, Mike Manley (responsabile del marchio Jeep e dell'attività in Asia) e Alfredo Altavilla, responsabile dell'Europa e luogotenente di Sergio Marchionne per i dossier relativi alle alleanze internazionali. La nota diffusa da Torino spiega che tra Fiat, Chrysler e Guangzhou Automobile (Gac) è stato sottoscritto un accordo quadro (framework agreement) «per ampliare la loro collaborazione nella produzione e vendita di autovetture in Cina». L'accordo è stato sottoscritto presso la sede di Chrysler ad Auburn Hills (nei sobborghi di Detroit), da Mike Manley e da Zeng Qinghong, General Manager di Gac. Secondo l'accordo, la joint venture tra Gac, Fiat e Chrysler che attualmente produce la Fiat Viaggio e distribuisce in Cina modelli importati, come la Fiat 500, il Freemont e la Bravo, amplierà le sue attività per rendere possibile la localizzazione nei prossimi anni di ulteriori modelli della gamma Fiat per l'introduzione sul mercato cinese. Dopo Fiat, il prossimo marchio di cui è prevista la produzione locale da parte della joint venture Gac-Fiat è come nelle attese la Jeep; la nota specifica che si tratta di una produzione in Cina per il solo mercato cinese. Dato che siamo a Detroit, la precisazione è volta anche a dissipare qualsiasi dubbio degli americani sulla possibile emigrazione della produzione di Jeep - dubbi che si erano affacciati durante la scorsa campagna presidenziale ed erano stati all'origine di dure polemiche. La produzione di Jeep in Cina era già stata discussa fin dalle prime fasi della joint venture tra Fiat e Gac; e ieri non sono state fornite date sull'inizio della produzione né sulla localizzazione: se nella fabbrica della provincia di Hunan, che dall'anno scorso produceva la Viaggio, o in quella della Gac a Guangdong, o in un nuovo impianto. Jeep ha prodotto in Cina fino al 2009, all'epoca della bancarotta della Chrysler, e anche dopo il passaggio alla Fiat importa in Cina i modelli Grand Cherokee, Wrangler e Compass; ad essi dovrebbe aggiungersi l'erede della Liberty, che verrà presentata in primavera al Salone di New York. «Jeep ha un'ottima immagine in Cina e abbiamo raddoppiato le vendite nel 2012, sia pure da un livello basso» ha detto Manley. «Ma per crescere è essenziale per noi avere una presenza produttiva sul mercato». Per il gruppo Fiat i numeri sono per ora limitati in Asia-Pacifico: nel terzo trimestre 2012 (l'ultimo per cui i dati sono disponibili) ha venduto 26mila unità contro le 203mila in Europa, 271mila in America Latina e oltre 500mila in Nordamerica; i ricavi in Asia sono stati di 830 milioni con un utile di gestione di 73. Quest'anno la disponibilità della Viaggio per tutti i 12 mesi dovrebbe dare un contributo sostanziale. Manley ha confermato che la stessa Viaggio prodotta in Cina «potrebbe prima o poi arrivare in Europa»; «rispetto alla Dodge Dart, da cui deriva, è molto più adatta ai gusti europei». Quando fu siglata la joint venture con Gac si era anche parlato dell'arrivo di Alfa Romeo in Cina. Manley la definisce «una grande opportunità, poiché il marchio è noto quasi come Jeep, e i segmenti in cui compete Alfa sono tra i più vivaci. Attualmente però non ci sono discussioni in corso; serviranno i modelli giusti e una rete di distribuzione adeguata». Lo sbarco della Jeep in Cina si inserisce in un processo di espansione del marchio che vedrà anche la produzione della "piccola" Jeep a Melfi a partire da fine 2014. La Jeep ha venduto nel 2012 701mila unità - record assoluto - e punta a quota 800mila entro il 2014. Manley ha anche annunciato che Jack Cheng, numero uno della joint venture con Gac, verrà trasferito a un'altra funzione nel gruppo.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 16/1/2013)

mercoledì 16 gennaio 2013

Marchionne: "Fiat e Chrysler si fonderanno"


Fiat e Chrysler devono diventare una cosa sola e l’acquisizione della quota di Veba nella casa automobilistica U.S.A. potrebbe avvenire prima della sua quotazione. Parola di Sergio Marchionne, nel giorno di apertura del salone dell’auto di Detroit. In una sala con vista sul lago, nel complesso del Cobo, l’ad di Fiat Chrysler ai cronisti americani e italiani non fornisce dettagli precisi, ma sottolinea che la strada della fusione è segnata. «L’ipo - sottolinea - è tecnicamente possibile nei prossimi nove mesi». Marchionne conferma anche l’espansione del marchio Jeep in Cina e nel resto del mondo, come perno centrale delle prospettive del gruppo. Quindi, un cenno alla politica di casa nostra, sottolineando, a poco più di un mese dal voto, che va distinta l’esperienza del governo Monti, che lui ha appoggiato nel mondo «come dovere di ogni italiano», e la “salita” in politica del professore, su cui saranno le urne a dare il giudizio finale. «Nei mesi scorsi ho difeso e sostenuto quel governo che ha salvato l’Italia, stabilizzando lo spread. L’ho fatto al livello internazionale e ho ritenuto fosse un dovere farlo come italiano. Ora però s’è aperta una fase diversa, in cui si confrontano programmi. E la parola tocca agli elettori. Non vi dico per chi voto. Voglio solo che chi vinca abbia la capacità di gestire il Paese. Del resto, la Fiat è filogovernativa per definizione», conclude ridendo. Neanche un commento sul passo indietro di Luca Cordero di Montezemolo e Corrado Passera che hanno deciso di non candidarsi: «Sono scelte loro - spiega Marchionne - in cui io non entro. Io faccio il metalmeccanico». Poi, incalzato dalle domande, si schermisce in modo ironico: «Quando leggo i giornali italiani leggo 6-8 pagine di politica. Siete voi che ne sapete molto, io sono un pivellino». Roma sembra veramente lontana, vista da qui, dalla città dell’auto "Made in U.S.A.", dove Marchionne assicura che «Fiat e Chrysler diventeranno un’unica identità». Non si sbilancia sulle modalità: «Ma non so dove, né come, né quando», aggiunge, ma «lo scopo è avere un’unica organizzazione, un’unica società che gestirà il settore auto». «Dobbiamo studiare il modo più intelligente per portare a termine questa operazione. Se fosse dipeso da me - assicura - l’avrei fatto prima di Natale. Ma ormai è chiaro a tutti - conclude - che serve un’azienda sola che produca auto in tutto il mondo con tutti i marchi che abbiamo». Da tempo si rincorrono le voci circa l’accordo per produrre la Jeep in U.S.A. . Anche qui Marchionne prende tempo, ma conferma la sua enorme fiducia sulla forza del marchio: «Circa la Jeep in Cina, siamo ancora agli inizi. Stiamo lavorando con i nostri partner per capire come andare avanti. Tuttavia siamo convinti che sia il marchio da espandere al livello internazionale, in Russia e a nel resto del mondo. Vogliamo che cresca alla velocità della luce». Un riferimento ai difficili rapporti con la Fiom e la difficoltà nel mercato europeo: «Purtroppo vedo che festeggiano in tv quando possono dare una martellata alla Fiat. La nostra immagine è fortemente danneggiata da tutta questa attività mediatica: una cosa dolorosa per noi, che dobbiamo gestire. Ma di cui non ne beneficia nemmeno l’Italia». Infine sulla crisi in U.E., dove nell’ultimo anno il settore auto ha perso 4,5 miliardi di euro. «Per andare avanti abbiamo scelto di sviluppare i nostri marchi premium al livello globale come Alfa e Maserati. Una scelta coraggiosa - conclude - visto che sarebbe stato molto più facile chiudere gli impianti».
(Fonte: www.ilsecoloxix.it - 14/1/2013)

martedì 15 gennaio 2013

Fiat Industrial: primi ritocchi alla squadra


Dal 7 gennaio Lorenzo Sistino è passato da Fiat S.p.A. a Fiat Industrial, dove ricopre il ruolo di Brand President di IVECO, occupandosi principalmente di vendite e marketing del più grande produttore italiano di veicoli industriali. Alfredo Altavilla, da novembre direttore generale di Fiat-Chrysler per i mercati EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), ha assunto ad interim la responsabilità per le vendite di tutti i marchi e dei veicoli commerciali Fiat Professional nella regione EMEA, che in precedenza riportavano a Sistino. Sistino, un manager di lungo corso al Lingotto, dove era entrato nel 1987, dal settembre 2011 faceva parte del GEC, il Group Executive Council, che si riunisce mensilmente sotto la guida di Sergio Marchionne per definire e decidere tutti i programmi del gruppo italo-americano. Sistino fa ora parte del GEC di Fiat Industrial e risponde direttamente a Richard Tobin, direttore generale della società che è nata dalla fusione delle attività di IVECO con quelle dei trattori e delle macchine movimento terra di CNH. Altavilla, considerato il manager di fiducia di Marchionne, guida la regione EMEA di Fiat Chrysler, quella che sta maggiormente soffrendo la crisi. Il manager nato a Taranto non ha ancora selezionato il sostituto di Sistino e sta cercando di ribaltare la situazione attuale, con iniziative mosse a dimostrare che Fiat continua a investire e a credere nell’Europa. I primi risultati si sono visti a dicembre, l’Alfa Romeo Giulietta ha conquistato la leadership in Italia nel suo segmento, il C, con 1.798 immatricolazioni, pari a una quota del 23,2%, battendo la sua concorrente diretta, la Volkswagen Golf. Nel 2012, la Giulietta ha trovato 30.000 clienti in Italia, fornendo così un contributo importante al brand del Biscione che ha chiuso l’anno con 42.000 vendite. E' passato da Fiat S.p.A. a Fiat Industrial anche Oddone Incisa, nominato a capo dei servizi finanziari (in precedenza era CEO e General Manager di FGA Capital, dove è stato sostituito da Gian Luca De Ficchy). Nella regione EMEA di Fiat Chrysler Luc Billiet è diventato capo della logistica, mentre una donna (evento mai successo prima nella storia Fiat), Annalisa Stupenengo, è responsabile degli acquisti. Stupenengo dipende da Wilmar Fistarol, responsabile degli acquisti di Fiat Chrysler a livello globale e per la regione America Latina.
(Fonte: www.crisalidepress.it - 8/1/2013)

lunedì 14 gennaio 2013

Alfa Romeo: il programma fino al 2015


Sul Biscione negli ultimi anni ne abbiamo sentite di tutti i colori: che sarebbe tornata sicuramente negli U.S.A., ma ad oggi in qualche lungomare californiano circolano soltanto le Duetto dei bei tempi che furono. Che ormai l'acquisto da parte di Volkswagen era cosa fatta, con Piech pronto a sganciare fior di milioni e De' Silva già con la matita in mano per ridisegnare capolavori come la sua 156. Che il debutto della Giulia, erede della 159, era praticamente dietro l'angolo quando pare che Marchionne, dopo aver visto i primi progetti di stile, abbia suggerito ai designer di ripresentarsi più avanti con qualcosa di meglio. Di tutto e di più, insomma. Urge, pertanto, far chiarezza su quello che ancora oggi è uno dei marchi italiani più celebri al mondo nonché il brand su cui lo stesso Marchionne vuole puntare, assieme a Maserati, per il rilancio dell'industria automobilistica italiana. Il cosiddetto "polo del lusso", merce appetitosa soprattutto per quella famigerata migrazione al di là dei nostri confini, con prodotti facilmente "mescolabili" anche coi progetti Chrysler e, aspetto più importante, costruiti sul nostro territorio per salvaguardare il progetto Fabbrica Italia. Anche perché, a ben vedere, la gamma del Biscione necessita senza ombra di dubbio di un'aggiustatina: basta aprire un qualsiasi listino auto per rendersi conto che le concessionarie Alfa campano di fatto con due modelli soltanto: MiTo e Giulietta, visto che la 159 è praticamente defunta.
Ecco allora cosa sfornerà Alfa Romeo nei prossimi anni:
2013 - Il primo modello totalmente inedito non è certo uno di quelli utili per far volumi di vendita, ma senza dubbio servirà a scaldare l'atmosfera e a preparare i mercati esteri al ritorno in grande stile dell'Alfa Romeo: è la sportivissima 4C, che di fatto segnerà anche il ritorno del Biscione alla trazione posteriore a vent'anni esatti dall'uscita di scena dell'Alfa 75, se escludiamo la piccola parentesi della 8C Competizione che di fatto era una Maserati ricarrozzata. La 4C debutterà in versione definitiva a Ginevra, sulla stessa passerella che l'ha vista protagonista in veste di concept nel 2011, ma c'è qualche possibilità che venga svelata all'imminente Salone di Detroit (14-17 gennaio). Il modello stradale, comunque, metterà soltanto i puntini sulle "i" nell'ambito di un quadro tecnico e stilistico già chiaramente delineato: coupé a 2 posti secchi con scocca in fibra di carbonio realizzata dalla specialista Dallara, motore 4 cilindri 1750 turbobenzina da oltre 235 cavalli con cambio TCT a doppia frizione e un peso di circa 850 chili, per prestazioni nell'ordine dei 250 orari di velocità e meno di 5 secondi per lo scatto 0-100. Prezzo, oltre 50mila euro. Il 2013, tra l'altro, sarà l'anno della puntuale rinfrescata di metà carriera per la MiTo (risale al 2008), ma anche per la più giovane Giulietta (2010), gli unici due rappresentanti di gamma dell'Alfa Romeo. Entrambe, nel 2016, vedranno poi comparire le loro eredi totalmente nuove.
2014 - Le novità saranno due: la variante spider della 4C e l'ammiraglia che dovrà raccogliere l'eredità dell'ormai dimenticata 166. A quest'ultima, ovviamente, va rivolta l'attenzione perché debutterà addirittura prima della Giulia, modello che per fascia di mercato è ancor più importante (succede alla 159 nello strategico segmento D) e perché segnerà, assieme alla 4C, quel tanto annunciato sbarco negli U.S.A. dove Alfa gode ancora di una indiscussa fama. L'ammiraglia, il cui nome non è ancora noto (ma Alfetta non sarebbe niente male...), nascerà sulla base della futura Maserati Ghibli che a sua volta muove i passi su meccanica e componenti Chrysler, sebbene si tratti di un progetto totalmente inedito. Entrambe le vetture, che andranno in diretta concorrenza con le tedesche del segmento E (Audi A6, BMW 5 e Mercedes E, per intenderci), nasceranno a Mirafiori e condivideranno la stessa meccanica: nuovo pianale, trazione posteriore o integrale, motori diesel e benzina interamente sviluppati in casa e di ultima generazione, dall'ottimo 3.0 V6 turbodiesel della VM (ora al 50 per cento di Fiat Powertrain, che cura l'alimentazione di questo motore), già su Thema e Grand Cherokee, al nuovo V6 3 litri biturbo da oltre 400 cavalli di progettazione Maserati, ma assemblato in Ferrari a Maranello. Il cambio automatico sarà lo straordinario ZF a 8 rapporti che ormai tutte le tedesche stanno già impiegando da tempo.
2015 - Sarà un anno spumeggiante e decisivo, con il debutto di ben quattro modelli di grande importanza strategica: Giulia, Giulia station wagon, Suv e Spider. La prima, che è già in avanzata fase di sviluppo, rimpiazzerà finalmente, ma con notevole ritardo, la 159. Come l'ammiraglia, anche la Giulia nascerà in Italia nel polo Mirafiori-Grugliasco sebbene sia possibile anche una produzione parallela negli U.S.A. sulle stesse linee della Dodge Dart, l'americana su base Giulietta. E proprio dal pianale modificato della Giulietta, poiché modulare, prenderà vita appunto la Giulia, una vettura lunga poco più di 4,5 metri, sia a tre volumi che familiare, destinata a riconquistare quote di mercato fra le medie. Poi ci sarà il Suv, settore che tira sempre e ovunque nel quale sarebbe un guaio non esserci. Chi ha buona memoria ricorderà che già dieci anni fa, al Salone di Ginevra del 2003, debuttò l'Alfa Kamal, un'accattivante sport utility. Ma se allora non c'erano i presupposti per farla nascere davvero, oggi con il marchio Jeep nel carniere le cose diventano più semplici. Grazie alle sinergie del Gruppo, nel 2015 nasceranno quindi non uno, ma ben tre Suv: Alfa, Maserati e Jeep, tutti a trazione anteriore o 4x4 e di dimensioni compatte tipo Toyota Rav4 o VW Tiguan. Infine, sempre nel 2015, rinascerà una spider degna di questo nome: a motore anteriore e trazione posteriore, come un tempo, perché basata sulla futura generazione della Mazda MX-5, la spider per eccellenza. È stato annunciato già da tempo, infatti, che Alfa e Mazda si sono accordate per dividersi i costi di progettazione, sviluppo e produzione di una sportiva congiunta, che sfrutterà appunto la base meccanica giapponese (e sarà costruita in Giappone) ma che per il modello marchiato Alfa avrà motori e stile, ovviamente, tutti italiani.
(Fonte: www.repubblica.it - 7/1/2013)

domenica 13 gennaio 2013

Marchionne e le incognite sui successi di Fiat-Chrysler negli U.S.A.


Fiat-Chrysler aumenta le vendite negli Stati Uniti del 21% annuo, per un totale di 1,65 milioni di veicoli venduti, conseguendo il migliore risultato dal 2007. A dicembre l’andamento negli U.S.A. è pari a un +10% e anche in Brasile il Lingotto si conferma al primo posto nel mercato dell’auto nazionale, con 838mila veicoli immatricolati nel corso dell’anno appena concluso. La quota di mercato di Fiat in Brasile aumenta passando dal 22% al 23,1%. Dati positivi che abbiamo chiesto di commentare a Stefano Cingolani, giornalista, scrittore ed editorialista de Il Foglio.
Come valuta i dati di Fiat-Chrysler negli Stati Uniti?
Sono un ottimo risultato, frutto del fatto che evidentemente Marchionne è stato molto bravo a ristrutturare l’azienda e i suoi prodotti. Numeri molto incoraggianti sono anche quelli che riguardano la 500, di cui quest’anno sono state vendute 50mila unità, più o meno l’obiettivo che si era prefisso Marchionne per quest’anno. Si tratta di un prodotto di nicchia, in grado però di fare concorrenza alle Smart in California, e quindi quella delle 500 ha dimostrato di essere una scommessa vincente. Fiat tiene bene anche in Brasile, dove si conferma come leader.
Nel frattempo però il Lingotto non dimostra di andare ugualmente bene nel Vecchio Continente...
Il fattore mercato in Europa si conferma determinante, in un settore che nell’UE sta andando male per tutti tranne per Volkswagen e Bmw. Peugeot sta andando decisamente male, ma non c’è dubbio che i dati sulla Fiat in Italia siano i peggiori da molto tempo. Questo dualismo tra i risultati negativi di Fiat in Italia e in Europa e i numeri positivi di Chrysler negli U.S.A. è il problema che Marchionne dovrà affrontare nel corso di quest’anno. Non si può andare avanti così, anche perché i dati dei primi tre trimestri dell’anno mostrano che è cresciuto l’indebitamento di Fiat, e quindi c’è una debolezza anche finanziaria di cui tenere conto.
Come andrà a finire il contenzioso in corso tra Fiat e Veba sulle azioni Chrysler?
Marchionne ha annunciato che eserciterà l’opzione per un’altra quota, quella in mano a Veba, arrivando così al 65,17% di Chrysler. Se il grande progetto è arrivare alla fusione tra Fiat e Chrysler nel 2014, ci si chiede se l’azienda italiana abbia il denaro per compiere questa operazione fino in fondo. Fiat e Chrysler hanno entrambe debiti piuttosto consistenti, e il loro merito di credito o rating varia tra B e B+. Ciò significa che ogni volta in cui Fiat e Chrysler emettono obbligazioni, devono farlo a interessi molto alti. Fiat paga interessi del 3% sul suo attuale debito e del 6% su ogni bond di nuova emissione. Ciò la dice lunga su quanto sia costoso per Fiat indebitarsi e rappresenta un dato di fatto con cui fare i conti. Immagino che Marchionne, che è uomo di finanza ancora più che di prodotto, sappia bene tutte queste cose.
L’obiettivo di Marchionne dunque è “mettere le mani” sulla cassa di Chrysler, per utilizzarla per investire in Europa?
Fiat non può prendere la liquidità di Chrysler in quanto quest’ultima è una sussidiaria. Marchionne non può quindi finanziare la casa madre in Italia con i profitti U.S.A.: esistono regole che lo vietano in modo evidente. La condizione perché ciò avvenga è che Chrysler diventi una branca della Fiat. C’è inoltre un terzo punto interrogativo, cui Marchionne non ha mai voluto fornire risposte convincenti.
Quale?
Ciò che non si comprende è perché Fiat, che ha 50 miliardi di euro di debiti, nello stesso tempo dichiari di avere 20 miliardi di liquidità. Perché si tiene questo cuscinetto? Marchionne ha sempre spiegato che nel momento in cui scoppiasse un’altra crisi come quella del 2008, Fiat avrebbe comunque i soldi per pagare stipendi e fornitori.
Secondo lei invece qual è il vero motivo?
Esiste un’altra possibile spiegazione, e cioè che Fiat si tenga questa somma per completare l’operazione Chrysler senza dovere fare aumenti di capitale o indebitarsi a costi troppo elevati. Stiamo parlando comunque di somme enormi, che potrebbero essere utilizzate per abbattere l’indebitamento. Ricordo che a dicembre era circolata un’indiscrezione su un aumento di capitale di Fiat da due miliardi di euro e il Lingotto non aveva commentato. E’ quindi qualcosa intorno a cui sui mercati finanziari ci sono continuamente indiscrezioni.
(Fonte: www.ilsussidiario.net - 5/1/2013)

sabato 12 gennaio 2013

Produrre per l'export: il "segreto spagnolo" può rimettere in marcia l’Italia?


Nel 2001 un’auto su tre prodotta nel mondo usciva da una fabbrica della vecchia Europa. Nel 1970 la percentuale era di un’auto su due. Oggi si arriva a malapena a un pezzo su cinque. E le cose non cambieranno nel 2013, anno del grande sorpasso: a fine anno la produzione cinese, tra auto, furgoni e altri veicoli leggeri raggiungerà i 19,6 milioni di pezzi, l’Europa tutta non andrà oltre i 18,3 milioni di veicoli. È La previsione, tutt’altro che inverosimile, del Financial Times, che fotografa in maniera impietosa la crisi delle quattro ruote in Europa. Certo, le cattive notizie hanno pure risvolti positivi: dietro il tracollo delle quattro ruote, come sostengono in molti, c’è il travaglio che anticipa un nuovo modello di crescita, basato su un concetto nuovo di mobilità in città e fuori, sull’espansione dell’auto elettrica e/o dei modelli ibridi. Oltre a nuovi paradigmi sociali, in cui l’auto privata, già simbolo d’emancipazione, non ha più la stessa importanza o lo stesso appeal. Per ora, però, resta il fatto che, rispetto al 2007, la produzione europea denuncia un calo di oltre quattro milioni di pezzi, pari a due volte la Fiat negli anni migliori. Nel frattempo, negli ultimi dieci anni, la produzione cinese è cresciuta di dieci volte, anche grazie ai massicci sforzi di Bmw, Volkswagen, Gm e Toyota che da soli, dalle parti del Drago, valgono più di quel che si è perduto in Europa negli ultimi cinque anni. Al di là di considerazioni sociologiche, insomma, l’auto misura il declino dell’industria europea più di altre statistiche. Ma non di tutta l’Europa. All’interno del Vecchio Continente ci sono forti differenze. La più nota ed evidente riguarda la leadership di Volkswagen, Bmw e dei produttori asiatici a fronte della crisi che ha colpito i leader delle vetture destinate alla classe media, il cui potere d’acquisto è in caduta libera. Di qui la caduta a due cifre di Fiat, al pari di Opel, Peugeot e Renault, messi sotto pressione in particolare da parte della concorrenza coreana. Ma, all’interno del mercato unico, esistono altre forme di concorrenza. Nel corso degli ultimi anni il Regno Unito ha saputo attrarre investimenti dai produttori europei, Usa e asiatici. Lo stabilimento Nissan di Sunderland, ad esempio, è il più efficiente della casa nipponica controllata da Renault, che ha in pratica concentrato nel Regno Unito la ricerca sull’auto elettrica. Oltre Manica si concentrano gli investimenti di Tata (Jaguar, Land Rover), Gm (l’Astra verrà spostata dalla Germania all’Inghilterra), Bmw e così via. Sulla stessa lunghezza d’onda opera l’auto spagnola. A fine 2012 il mercato iberico ha assorbito 700 mila veicoli, ma dalle fabbriche made in Spain sono usciti 2,2 milioni di pezzi, al 90% diretti oltre frontiera per la gioia della bilancia commerciale. L’anno prossimo andrà ancora meglio: andranno infatti a regime gli investimenti di Ford a Valencia, di Renault a Palmera, della cugina Nissan e, non ultimo, l’impianto di Iveco. Senza dimenticare la decisione di Volkswagen di raddoppiare la fabbrica di Martorell dove, accanto alle Seat, sorgeranno nuove linee per soddisfare la domanda di Audi A3. In tutto più di 4 miliardi in poco più di due anni che consentiranno all’auto spagnola di difendere l’occupazione (280 mila addetti, il 7% in meno rispetto al picco del 2007, ma nello stesso periodo l’industria locale ha perduto addetti per quattro volte tanto) oltre alla bilancia commerciale. Il segreto? Come ha notato Federico Fubini su Il Corriere della Sera, “le vendite auto in Spagna quest’anno sono crollate del 13%, eppure la produzione per l’export è salita dell’11%, perché i lavoratori hanno accettato contratti alla tedesca con più flessibilità, più competitività e posti di lavoro”. Già, quel che accomuna l’industria dell’auto britannica, quella tedesca e la Spagna è la capacità di offrire alle imprese la necessaria flessibilità produttiva. Certo, i modelli sono diversi: in Germania, la crescita della produttività si è accompagnata a una revisione puntuale e rigorosa del sistema di produzione; in Inghilterra le Unions hanno accettato flessibilità di salario e diversi modelli contrattuali pur di garantire maggior occupazione; in Spagna, ove non esiste un contratto nazionale di categoria, i due maggiori sindacati hanno accettato di contrattare, fabbrica per fabbrica, le richieste aziendali con la pregiudiziale del mantenimento del posto di lavoro a tempo indeterminato (l’85% delle tute blu ha un posto di lavoro senza scadenza). L’unico denominatore comune, che accomuna i vari paesi citati, è la garanzia concreta offerta agli imprenditori, poco importa se nazionali (in Germania) o in arrivo da fuori (Regno Unito e Spagna non hanno leader locali), del rispetto della maggior flessibilità e della missione comune. Ricette alternative, a giudicare dalle esperienze europee, non esistono. Prendiamo il caso della Francia. Parigi ha cercato più volte, ultimo caso il piano de Montenbourg, di sviluppare nuovi paradigmi di sviluppo e di ricerca. Già sotto Sarkozy Renault e Peugeot hanno avuto in prestito i quattrini per realizzare i nuovi modelli invocati, per Fiat, da Maurizio Landini e Susanna Camusso che accusano Sergio Marchionne di non aver investito a sufficienza. Intanto, in cambio dei sostegni al braccio finanziario di Psa, Parigi ha chiesto e ottenuto l’ingresso nel cda di rappresentanti del governo e del sindacato. Renault, da anni, assorbe quattrini per la ricerca e lo sviluppo dell’auto elettrica e degli ibridi. Il tutto, naturalmente, all’insegna degli imperativi della politica economica. Il risultato? L’auto elettrica Renault rappresenta più o meno l’1% del mercato. La produzione francese 2012 è di 1,9 milioni di pezzi, circa la metà del 2003. Sia PSA che Renault confidano negli investimenti in Spagna per recuperare quote di produttività. Certo, anche in Spagna giocano un ruolo gli incentivi: 121 milioni in tutto, all’apparenza non molti, ma un vero e proprio tesoro per un Paese allo stremo che così dimostra di voler difendere a denti stretti la sua industria a quatto ruote. In questa cornice così complessa si inserisce il caso Italia. Fiat, si sa, ha deciso di giocare la carta italiana nonostante il Paese non sia certo tra i più competitivi, né rispetto all’Est Europa, né paragonato alla Spagna, che in questi anni ha sensibilmente recuperato in produttività. La scommessa, ribadita di fronte al premier Mario Monti in quel di Melfi, è di poter disporre nella Penisola delle stesse condizioni di cui godono i produttori in Spagna o Regno Unito. Il rischio è che si vada, per compiacere la Cgil, a un regime più rigido di quello francese, condito di richieste per nuovi modelli (quelli che, lanciati prima del tempo, hanno affossato Peugeot...), più investimenti e nuove strategie. Anche questo è in palio nella prossima sfida elettorale. Ci pensino gli elettori, ci pensi Giorgio Squinzi: la Confindustria, una volta uscito il “cattivo” Marchionne, non ha fatto grandi passi in avanti nel dialogo con la Cgil.
(Fonte: www.ilsussidiario.net - 4/1/2013)

venerdì 11 gennaio 2013

Veba accelera sulla quotazione di Chrysler


Il fondo Veba, azionista di minoranza della Chrysler con il 41,5%, spinge per la quotazione in Borsa dell'azienda controllata da Fiat. Il fondo - che assicura l'assistenza sanitaria ai pensionati Chrysler ed è gestito dal sindacato Uaw - ha chiesto ieri ufficialmente alla Chrysler di procedere alla "registrazione" presso la Securities and Exchange Commission di una parte della sua quota in vista della possibile quotazione in Borsa, in base allo Shareholders Agreement del 10 giugno 2009. Secondo quanto comunicato ieri in serata, Fiat "rispetterà i propri obblighi" in relazione allo Shareholders Agreement e all'Operating Agreement, ma precisa che "non è possibile assicurare che un registration statement sarà depositato presso la Sec, né che, se depositato, verrà effettuata un'offerta, né in quali tempi". Tale offerta - aggiunge - verrà effettuata esclusivamente mediante la pubblicazione di un prospetto. I contratti del 2009 citati sopra sono quelli stipulati al momento dell'ingresso di Fiat e dei sindacati nell'azionariato Chrysler, quando l'azienda uscì dalla bancarotta controllata. Tali contratti, estremamente complessi, garantiscono una serie di opzioni e diritti a ciascuno dei soci, tra cui quello di chiedere la registrazione in vista della possibile offerta in Borsa (Ipo). La domanda presentata ieri dal Veba non ha per oggetto l'intera sua partecipazione ma circa 270mila azioni Chrysler, ovvero il 16,6% del capitale: tale quota è di dimensioni equivalenti a quella su cui Fiat dispone di una opzione d'acquisto dal Veba - a partire dal luglio scorso - in quote semestrali. Ma può essere solo un caso o un messaggio preciso: del suo 41,5% di Chrysler, in realtà, al Veba è consentito di collocare in Borsa solo il 24,9%, ovvero la parte non soggetta alla call option Fiat. Della call option il Lingotto ha già esercitato due tranche, una a luglio e una la settimana scorsa, per un totale del 6,64% del capitale che porterebbe al 65% circa la sua quota. Non ha però raggiunto un accordo sul prezzo con il Veba, per una diversa interpretazione della formula di calcolo prevista dai contratti, e la questione è stata portata dal Lingotto di fronte al Tribunale del Delaware. La decisione di quest'ultimo non dovrebbe arrivare prima di marzo. Proprio la forte divergenza tra quanto offerto da Fiat (140 milioni di dollari per la prima tranche del 3,32%, 198 milioni per la seconda) e quanto richiesto dal Veba (342 milioni per la prima tranche) spiega in parte la mossa di ieri: chiedendo la registrazione in vista della quotazione in Borsa, il fondo Veba avverte di fatto Fiat che se l'offerta resterà troppo bassa, potrebbe cercare per il resto della partecipazione una valutazione migliore direttamente sul mercato. In ogni caso i tempi saranno lunghi: in primo luogo, in base al contratto del 2009 Fiat può rinviare la richiesta di quotazione di sei mesi (180 giorni) senza fornire alcuna spiegazione; una volta registrati i titoli, la procedura stessa per la quotazione (dalla scelta dei collocatori alla predisposizione di un prospetto) richiederà altro tempo. La partita tra i due soci rischia dunque di proseguire a lungo, anche se entrambi hanno interesse a chiuderla: Fiat per conquistare al 100% il controllo dell'azienda e per poter utilizzare più facilmente la sua liquidità; il Veba per diversificare gli investimenti e garantire il pagamento delle prestazioni agli assistiti.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 10/1/2013)

giovedì 10 gennaio 2013

Fiat 500e: Bosch vicina all'acquisizione dei produttori delle batterie


La nuova Fiat 500e, presentata a novembre al Salone di Los Angeles, avrà batterie realizzate da Bosch. L'equipaggiamento della 500e arriva dalla SB LiMotive di Stoccarda e dalla Cobasys, azienda con sede ad Orion, Michigan: entrambe le realtà presto saranno assorbite dal Gruppo Bosch una volta ottenuto il via libera dalle autorità statunitensi. Il colosso tedesco sta puntando molto sui progetti nel campo dei sistemi batteria in vista del forte incremento della domanda di veicoli elettrici prevista dal 2020. Tuttavia, il successo di tali vetture dipende in gran parte dall'autonomia e dal tempo di carica ed è per questo motivo che Bosch sta intensificando le sue attività collaborando anche con partner specializzati dell'industria e delle università. L'obiettivo è di avviare, in Germania, un centro avanzato per la ricerca e lo sviluppo delle celle per batterie ad alto rendimento così da creare una rete europea di specialisti e fornitori. Solo per l'R&D, il Gruppo Bosch spende ogni anno 400 milioni di euro nel settore dell'elettromobilità.
(Fonte: www.quattroruote.it - 28/12/2012)

mercoledì 9 gennaio 2013

Financial Times su Marchionne: "Successo di Chrysler grazie all'integrazione con Fiat"


Identificare le giuste persone dal management esistente, migliorare la varietà di modelli offerti e trovare il modo con cui fare lavorare insieme due società. Secondo il Financial Times è stata questa la ricetta vincente di Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di Fiat a cui si deve l’acquisizione, da parte del Lingotto, dell’americana Chrysler che lui stesso guida. All’epoca dei fatti, il 2009, Chrysler era “un gruppo automobilistico sofferente appena uscito dalla bancarotta”, scrive il prestigioso giornale inglese. Oggi il gruppo di Detroit è tornato a dare prova del suo successo, dimostrato questa settimana dalle vendite relative al 2012 negli Stati Uniti: su base annuale, ricorda il Financial Times, Chrysler ha registrato un balzo del 21%, “molto meglio del +4,7% di Ford, il secondo gruppo automobilistico americano per volumi, e del +3,7% di General Motors, il leader del mercato” delle quattro ruote. Tale successo, continua l’FT citando Michelle Krebs, analista del sito d’informazione del comparto auto Edmunds.com, è ancora più significativo se si considera il fatto che i manager di Chrysler “hanno fatto un lavoro straordinario con poche risorse”. L'FT non manca di fare notare come Marchionne debba però fare i conti con una situazione meno brillante in Italia per Fiat. Nella Penisola, ha fatto sapere il Lingotto, “solo 1,4 milioni di veicoli sono stati immatricolati nel 2012, un livello visto nel 1979. Il Paese è uno dei molti in Europa dove le vendite a picco di auto hanno lasciato la aziende produttrici con impianti operanti al di sotto della loro capacità”. Marchionne, prosegue il giornale, compensa le pressioni competitive derivanti dal gestire la crescita di Chrysler e la domanda europea in calo per Fiat anche attraverso un “impegno incredibile”, come spiegato al Financial Times dal portavoce di Chrysler Gualberto Ranieri. Il giornale economico-finanziario britannico spiega poi come la gran parte degli sforzi di Marchionne sia concentrata nel "rendere Fiat-Chrysler un'unica società globale". Uno dei segni di ciò, prosegue l'FT, è dato dal fatto che l’anno scorso "uno dei modelli di maggior successo di Chrysler è stato la Fiat 500, la super-mini che Marchionne sta trasformando in un marchio mondiale". Un’altra dimostrazione sta nella Dodge Dart, la compatta lanciata nel mercato americano lo scorso giugno e che utilizza componenti presenti nell’Alfa Romeo Giulietta della Fiat. "Giusto prima di Natale, Marchionne ha annunciato a Melfi, Italia, che la Fiat avrebbe investito un miliardo di euro in una fabbrica per produrre, tra gli altri modelli, un Suv con il marchio Jeep della Chrysler. Tale integrazione globale", aggiunge il quotidiano, "è di vitale importanza se case automobilistice relativamente piccole come Fiat e Chrysler devono coprire i costi di sviluppo di nuovi modelli e tecnologie". Insomma, conclude l’FT, “l’integrazione sta rendendo Fiat-Chrysler sempre più simile al suo amministratore delegato” italo-canadese, che si sente a casa sia in Europa sia nell'America del Nord. Con l'articolo del giornale britannico continuano le lodi a Marchionne da parte della stampa estera. La settimana scorsa il portale canadese Wheels aveva nominato l'a.d. di Chrysler e Fiat come uomo dell'anno.
(Fonte: www.ft.com - 5/1/2013)

martedì 8 gennaio 2013

Le tre sfide di Marchionne per il 2013


Il primo dossier sul tavolo di Marchionne riguarda l'azionariato di Chrysler. Fiat – che controlla attualmente il 58,5% di Chrysler – ha esercitato la seconda opzione che le dà diritto ad acquistare dal fondo Veba (unico azionista di minoranza) il 3,32% di Chrysler. Una volta risolte le divergenze sul prezzo, le due opzioni finora esercitate porterebbero Fiat al 65% di Chrysler, che salirebbe al 75% circa con le successive tre; Torino dispone inoltre di un'opzione ulteriore per acquistare l'intera quota residua Veba a una valutazione prefissata (attualmente superiore a quella calcolata per la salita "graduale"). Il fondo Veba è gestito dal sindacato Uaw ed è stato creato nel 2009 - all'uscita di Chrysler dal Chapter 11 - per garantire l'assistenza sanitaria ai pensionati dell'azienda; oltre alle azioni, Chrysler ha in portafoglio un bond emesso dalla società. Veba ha dunque interesse a cedere la quota per diversificare il patrimonio e garantire le prestazioni, ma non vuole cedere sul prezzo e dal 1° gennaio ha diritto di chiedere che le azioni della Chrysler vengano registrate in vista della quotazione in Borsa. Il fondo potrebbe cioè puntare sulla via del mercato qualora il prezzo ottenibile da Fiat non lo soddisfacesse. Entrambe le parti hanno carte da giocare nel negoziato ed entrambe, per motivi diversi, hanno interesse a non tirarlo troppo in lungo: per questo una soluzione complessiva potrebbe arrivare già nel 2013. Se si dovesse arrivare a un acquisto in blocco, il Lingotto dovrebbe decidere come finanziarlo: se non si considera la liquidità di Chrysler (utilizzabile da Fiat solo in misura limitata e soggetta a condizioni), l'indebitamento netto a bilancio è risalito a fine settembre a 5,45 miliardi di euro; al netto delle linee di credito disponibili, la liquidità della parte Fiat del gruppo era di 7,8 miliardi di euro. Per evitare un declassamento del rating, Marchionne ha detto che potrebbe cedere attività per finanziare l'operazione; tra i possibili asset cui attingere vi sono la Magneti Marelli e la Ferrari. La meta finale resta la fusione con Chrysler, anche se essa pare meno prossima di quanto non sembrasse un anno fa. Una fusione nel gruppo andrà invece sicuramente in porto entro la prima metà dell'anno: quella tra Fiat Industrial e Cnh. Dopo il sì dei soci Cnh alla maxi-cedola per gli azionisti di minoranza, le due assemblee di Fiat Industrial e della stessa Cnh dovranno deliberare la fusione; la nuova società avrà sede in Olanda (per motivi fiscali e di governance), non conterrà Fiat nel nome e avrà la quotazione principale a Wall Street. L'operazione potrebbe fare da modello per quella Fiat-Chrysler; molti in Italia lo temono, paventando l'emigrazione di sede legale e quartier generale di Fiat negli U.S.A. . Altra sfida per il manager italo-canadese è proseguire l'integrazione industriale tra Fiat e Chrysler. La condivisione di piattaforme e motori è ormai scontata: al Salone di Detroit tra una decina di giorni ci sarà per esempio la Jeep Grand Cherokee con il motore diesel prodotto dalla VM Motori; dopo qualche mese arriverà la nuova Cherokee, su piattaforma dell'Alfa Romeo Giulietta modificata, e nel corso dell'anno farà poi il suo debutto in Nordamerica il Ducato - prodotto in Messico - con il nome di Pro-Master nella gamma dei furgoni e pick up Ram. Più ambiziosa è l'operazione che dovrebbe vedere, sempre nel corso del 2013, lo sbarco negli U.S.A. la 500L a sette posti prodotta in Serbia: l'esportazione di vetture dall'Europa verso gli U.S.A. è infatti uno dei due pilastri della strategia del Lingotto per far fronte alla crisi delle vendite in Europa; l'altro è la riorganizzazione dei marchi, con lo snellimento di quello Fiat e la scommessa su Alfa Romeo e Maserati, due marchi tradizionali e il cui potenziale non è mai stato sfruttato a fondo. Il downsizing della marca ammiraglia è di fatto una presa d'atto di quanto il mercato ha già decretato: fuori dall'Italia il brand Fiat non è più in grado di competere, tranne che nelle piccole con 500 e Panda. In Europa il Lingotto vende ormai poche migliaia di auto più di Bmw/Mini e anche Hyundai/Kia è a un passo; a novembre la marca Fiat ha venduto in Europa nettamente meno di Audi, Bmw e Mercedes. Dietro lo scivolone c'è il crollo del mercato domestico, che nel 2012 le ha fatto perdere circa 100mila immatricolazioni solo in Italia, ma a determinare il ripiegamento sono stati anche fattori storici, come la debolezza nei segmenti superiori e la fragilità della rete di vendita al di fuori dell'Italia. La strategia di prodotto annunciata a fine ottobre punta dunque su Alfa Romeo e Maserati. Il progetto di rilancio del marchio Alfa è l'ennesimo da quando Sergio Marchionne è al Lingotto, ma gli obiettivi in termini di volumi sono state ridimensionati: ora si punta a «oltre 300mila vetture annue dal 2016 in poi» contro le 500mila (entro il 2014) del piano presentato nel 2010 e le 400mila, sempre per il 2014, di quello mostrato dal numero uno Wester a Francoforte poco più di un anno fa. I primi modelli con volumi consistenti arriveranno nel 2015: fino ad allora, infatti, l'unica vettura di cui il debutto è sicuro è la coupé di nicchia 4C (prodotta a Modena). L'incognita fondamentale resta la «Giulia», ovvero l'erede della 159 - modello decisivo anche per il rientro del marchio negli U.S.A. e di cui era stata valutata la produzione negli Stati Uniti. La Giulia dovrebbe secondo gli ultimi piani "rientrare" in patria, probabilmente a Cassino, ma i tempi restano nel vago e il progetto, da anni sulla scrivania di Marchionne, non ha ancora ricevuto il via libera definitivo: difficilmente arriverà sul mercato prima del 2015. L'altra punta di diamante della nuova strategia del gruppo sarà la Maserati, che vedrà nel 2013 ben due debutti di peso: la rinnovata Quattroporte e la Ghibli, entrambe prodotte a Grugliasco nella fabbrica ex Bertone. Per gli altri stabilimenti del gruppo il 2013 sarà un anno difficile. Tutte le fabbriche stanno facendo fronte al calo produttivo con periodi di Cassa integrazione; inoltre nel corso dell'anno scadranno i periodi di Cassa straordinaria a Pomigliano e Mirafiori: nella fabbrica campana la misura riguarda gli addetti non confluiti nella Fip; quella torinese – dove il grosso degli addetti è in Cigs per ristrutturazione fino al 30 settembre – ha visto dal 2010 una successione di ipotesi di investimento, nessuna realizzata: l'ultima, quella dei due SUV di piccole dimensioni, è poi stata dirottata su Melfi. Una delle ipotesi è quella della produzione del crossover Maserati Levante; si è parlato di recente anche del possibile investimento su una grossa berlina Alfa Romeo.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 4/1/2013)

lunedì 7 gennaio 2013

Fiat-Chrysler: 2012 da record oltreoceano


Vendite record per Fiat e Chrysler nel 2012. Il Lingotto continua a incassare successi Oltreoceano, tra Stati Uniti, Canada, Messico e Brasile e guest star è proprio la 500 che piace sempre di più. La piccola di Casa Fiat è riuscita a chiudere il 2012, negli Stati Uniti, con un aumento delle vendite del 121% a quota 43.772 unità (erano state 19.769 nel 2011) superando le 50 mila con Canada e Messico. Il record della 500 ha consentito alla Fiat, per la decima volta consecutiva, di toccare il picco con un incremento delle consegne a dicembre del 59% il più elevato tra i vari marchi del Gruppo Fiat-Chrysler. Le vendite della Fiat 500 berlina sono cresciute del 64% mentre per la Fiat 500C l'aumento è stato del 39%.
Bene il Gruppo Chrysler - Segnali positivi e incoraggianti provengono anche dal Gruppo Chrysler che ha venduto nel 2012 sul mercato americano 1.651.787 unità, con un aumento del 21% rispetto all'anno precedente, il miglior risultato dal 2007. La quota di mercato di Chrysler sul mercato americano è salita così all'11,2% dal 10,5% del 2011. Nel dettaglio, Dodge ha visto crescere le vendite del 26% nell'ultimo mese dell'anno, segnando così il miglior dicembre degli ultimi cinque anni e il diciannovesimo mese consecutivo di incrementi. Dicembre è stato anche il secondo mese dell'anno in cui il marchio ha superato le 50.000 unità vendute. Più che positivo il 2012, dunque, per il marchio Dodge che ha registrato un incremento su base annua del 16% raggiungendo le 524.989 unità, che rappresentano le migliori vendite annue dal 2007 con volumi più elevati in assoluto tra i vari marchi del Gruppo Chrysler, assieme a Ram Truck che ha registrato un incremento del 16%, segnando anch'esso il miglior dicembre degli ultimi cinque anni; per l'intero esercizio, il marchio Ram Truck ha venduto 300.928 unità, in crescita del 17% rispetto alle 257.610 unità del 2011. Il solo marchio Chrysler ha venduto in dicembre il 6% in più, decretando quindi il miglior dicembre degli ultimi cinque anni e il diciottesimo mese consecutivo di crescita.
Jeep da record - Per il 2012, Chrysler ha registrato un incremento del 39% con 307.967 unità vendute (221.346 unità nel 2011. Le 39.871 unità vendute dal marchio Jeep negli Stati Uniti nel mese di dicembre hanno dato un valido contributo al record stabilito dal marchio nel 2012 a livello globale, nonostante l'uscita di produzione della Liberty nel mese di agosto abbia determinato una diminuzione delle vendite del 9% rispetto a dicembre 2011. Bene il risultato della Grand Cherokee che ha registrato il miglior mese dell'anno e il miglior dicembre degli ultimi sette anni, mentre la Wrangler ha stabilito un nuovo record a dicembre, registrando un aumento dell'uno per cento rispetto allo stesso mese del 2011. Nell'anno, il marchio Jeep negli Stati Uniti ha raggiunto le 474.131 unità con un incremento del 13 per cento rispetto alle 419.349 unità del 2011, segnando le migliori vendite a livello annuo dal 2007. La Wrangler e la Patriot hanno entrambe stabilito record assoluti di vendite sui dodici mesi.
Fiat in Brasile - Anche nel Paese sudamericano Fiat raccoglie successi e consensi come non si era mai visto in oltre trent'anni di presenza sul mercato. Da gennaio a dicembre sono stati immatricolate 838.219 automobili e veicoli commerciali leggeri, in crescita dell'11,1% rispetto all'anno precedente (754.276 unità vendute) e in aumento del 10,2% rispetto al record di vendite stabilito dal Gruppo nel 2010 con 760.495 unità. Con questi dati, Fiat resta leader sul mercato brasiliano per l'undicesimo anno consecutivo. Tra l'altro la Casa torinese in proporzione è cresciuta più dello stesso mercato locale, che ha chiuso il 2012 con un totale di 3.634.510 automobili e veicoli commerciali leggeri immatricolati: il 6,1% rispetto al 2011 (3.426.290 unità vendute). Un risultato che ha consentito alla Fiat di aumentare la sua quota di mercato, raggiungendo il 23,1% rispetto al 22% del 2011.
(Fonte: www.quattroruote.it - 3/1/2013)

domenica 6 gennaio 2013

Fiat 500S: vuole fare la sportiva


Fiat ha annunciato l'ingresso nella gamma della 500 di un nuovo allestimento, identificato dalla lettera S: caratterizzata da un look aggressivo e da una dotazione di serie particolarmente ricca, la nuova versione della piccola torinese è disponibile in abbinamento a entrambe le varianti di carrozzeria, berlina e cabrio, e a tutte le motorizzazioni attualmente in gamma.
Berlina o cabrio, con tutte le motorizzazioni - I prezzi del nuovo modello Fiat spaziano tra i 13.750 euro richiesti per la 500S 1.2 69 CV e i 16.050 della 1.3 MultiJet 95 CV. Le omologhe varianti scoperte sono proposte a 17.250 e 19.550 euro rispettivamente. Gli esterni della vettura sono riconoscibile per la presenza di spoiler posteriore, minigonne, paraurti dal design sportiveggiante, vetri oscurati, cerchi da 15" con design specifico (da 16" in optional) e finiture in Dark Chrome.
I dettagli d'allestimento - Negli interni si notano i nuovi sedili sportivi con cuciture rosse e logo 500S sugli schienali, il volante d'ispirazione corsaiola, il pomello del cambio dal nuovo design e la finitura della plancia in tinta Matt Silver. Di serie, il nuovo allestimento della piccola comprende clima manuale, Blue&Me con comandi audio al volante, retrovisori elettrici. A richiesta sono disponibili il tetto e lo spoiler in vernice nera.
Disponibile anche opaca - La gamma colori del modello comprende nove tinte: Bianco Gelato, Rosso Passione, Grigio Carrara, Nero Vesuvio, Grigio Pompei, Grigio Colosseo, Blu Mediterraneo, Bianco Perla e Nero Opaco Stealth.
(Fonte: www.quattroruote.it - 21/12/2012)

sabato 5 gennaio 2013

Chrysler investe 162 milioni di dollari nel nuovo cambio automatico a nove marce


Chrysler si appresta a investire 162 milioni di dollari in una fabbrica realizzata nel 2008 nello Stato dell'Indiana, dove la produzione non è mai partita per via della sopraggiunta bancarotta controllata dell'anno successivo. Nell'impianto, a seguito dell'investimento, partirà la produzione del nuovo cambio automatico a nove marce destinato ai modelli a trazione anteriore. Secondo quanto riportato da Automotive News, che cita le carte depositate presso la Contea di Tipton, lo stabilimento darà lavoro a 850 persone. La Casa, tramite un suo portavoce, ha reso noto che l'amministrazione locale ha già approvato una richiesta di sgravi fiscali per l'impianto, che sorge 65 km a nord di Indianapolis. La fabbrica, progettata per dare lavoro a 1.200 dipendenti, venne inizialmente realizzata per ospitare la produzione di un nuovo cambio a doppia frizione in joint venture con la tedesca Getrag, ma a fine 2008 l'accordo venne sciolto, e le seguenti vicissitudini del Costruttore bloccarono definitivamente i piani per la trasmissione dual-clutch. La Dodge Dart, primo modello del Gruppo americano ad adottare un cambio di questo tipo, sfrutta quello prodotto dalla Fiat.
(Fonte: www.quattroruote.it - 18/12/2012)