mercoledì 22 settembre 2010
Daimler interessata a Fiat Industrial?
Tornano a incrociarsi i destini della Fiat, della Daimler e (sia pure indirettamente) della Chrysler. Una ventina d'anni dopo il primo tentativo del Lingotto di conquistare la più piccola delle big three americane dell'auto e il più recente fallimento della Daimler di rimetterla in carreggiata i tedeschi tornano in gioco. Da questa estate c'è una loro offerta di 9 miliardi di euro per la neonata Fiat Industrial. Il Lingotto ne chiede 10,5 e l'operazione, per il momento, è ferma, anche perché essa dovrebbe concludersi di fatto dopo la quotazione in Borsa della società scissa del Lingotto prevista per fine anno. Se così sarà, al "momento storico", come l'ad del Lingotto una settimana fa ha definito il via dell'assemblea allo scorporo dell'auto, ne seguirà un altro e di più lungo effetto: quello di una Fiat che, dopo oltre un secolo, diventerà un'azienda unicamente automobilistica. L'arrivo in Borsa di FI, società che raggruppa CNH, Iveco e alcune attività di FPT, è previsto per il 3 gennaio. Della sua cessione si parlerà soltanto dopo questa data. E dunque sia Marchionne che i tedeschi avranno tempo per studiare attentamente il percorso da seguire tenuto conto delle ricadute che questa mossa potrebbe avere sulle rispettive attività. Intanto Marchionne, come sta facendo in questi giorni, si dedica alla preparazione del documento per la quotazione da presentare entro fine mese. I tedeschi hanno interesse a rafforzarsi sul fronte dei camion e dei trattori e macchine movimento terra: le due società del Lingotto dispongono di buone tecnologie e di sostanziose quote di mercato distribuite nel mondo ed è questa la ragione per la quale si essi sono fatti avanti. Per ragioni diverse la posta in gioco è importante anche per Marchionne. La massa di danaro che recupererebbe dalla vendita di FI potrebbe permettergli di consolidare i debiti di Fiat auto e di concentrarsi sull'unica società, andando a caccia di nuove acquisizioni e di nuove alleanze in modo da raggiungere assieme a Chrysler la soglia dei sei milioni di vetture che, con la grande crisi, è diventata più problematica rispetto a quando meno di due anni fa egli mise in cantiere l'operazione con gli americani. Proprio ieri si è avuta notizia del lancio di un bond Chrysler da due miliardi di dollari. In questa partita, probabilmente, ci sta anche il ritorno di Fiat a quota 90% di Ferrari dall'attuale 85, esercitando l'opzione sul 5% attualmente in mano alla società di Abu Dhabi Mubadala. E' questo un recupero al quale l'ad del Lingotto tiene molto anche se potrebbe procurargli qualche dissapore con l'ex presidente Montezemolo. In questo autunno la sua attenzione sarà concentrata sullo sbarco di FI in Borsa. La riunione dell'ultimo week-end a Torino ha messo in luce uno stato di salute più che soddisfacente per la CNH. Più difficile e più lenta la risalita di Iveco anche se i risultati sono stati sinora migliori delle previsioni. I conti del terzo trimestre che il cda del Lingotto esaminerà il 21 ottobre dovrebbero confermarlo. Intanto la nuova società, che ha già un presidente nella persona di Marchionne, provvederà a decidere sull'ad o meglio sugli ad visto che dovrebbero essere due: Harold Boyanovsky, oggi ad di CNH, e Alfredo Altavilla che prenderebbe il posto di Paolo Monferino che, da pensionato, andrebbe a ricoprire il ruolo di general manager della sanità piemontese.
(Fonte: www.repubblica.it - 22/9/2010)
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