lunedì 27 settembre 2010
Razelli (ANFIA): l'automotive italiano vale 3.500 aziende e 1,2 milioni di addetti (il 5% degli occupati)
L'industria oggi si sta "mentalizzando per lavorare senza incentivi", ma il loro rinnovo per il 2011 rappresenta per l'ANFIA "l'unica finestra di opportunità a fronte di politiche rivolte a sviluppare la mobilità sostenibile (metano, GPL o ibrido)". Questo ha detto oggi il Presidente Eugenio Razelli, intervistato a margine dell'annuale Assemblea Pubblica dell'Associazione Nazionale Fra Industrie Automobilistiche. E per capire meglio di che opportunità si tratta è bene ricordare che ruolo gioca l'industria automobilistica nel nostro Paese. Quello che manca in Italia è infatti "la convinzione che la filiera automotive sia importante", come ha sottolineato Razelli, che vorrebbe dire a tutti gli italiani che qui uno dei principali "datori di lavoro" è proprio l'auto con circa 3.500 aziende e che, se si considerano anche gli indiretti, si contano oltre 1,2 milioni di addetti. "L’industria manifatturiera italiana è al quinto posto a livello mondiale in termini di PIL generato e in termini di pro-capite è al secondo posto dopo la Germania. Nel nostro Paese 1 lavoratore su 20 appartiene al settore automotive", ha aggiunto.
INCENTIVI SI', MA ALLA MOBILITA' SOSTENIBILE - Da questo punto di vista è chiaro come la crisi delle immatricolazioni (in base alle previsioni l'anno si chiuderà attorno le 1,9 milioni di unità, cioè molto al di sotto la media degli ultimi 10 anni) sia molto "dolorosa" non tanto per le fabbriche ("Che in qualche maniera possono contenerla", dice Razelli), ma per la rete di vendita. "Il crollo delle vendite è molto pesante nel senso che ci troviamo di fronte ad un numero di lavoratori molto importante - spesso si tratta di business familiari o non di grandi dimensioni - e quindi per loro c'è un crollo diretto che è difficile da compensare", aggiunge il Presidente dell'ANFIA. E l'Assemblea aperta che si è svolta oggi a Roma è stata proprio l’occasione per sottolineare come, di fronte ad uno scenario globale in cui si avvertono i primi segnali di ripresa, la filiera automotive italiana è chiamata a ridefinire, con tutti gli stakeholders del settore, il proprio ruolo. Per questo erano presenti Adolfo Urso, Vice Ministro allo Sviluppo Economico, Sergio Marchionne, CEO FIAT Group, Emanuele Bosio, CEO del Gruppo Sogefi e Bartolomeo Giachino, Sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ed è in questo contesto che abbiamo chiesto a Razelli un parere sui bonus statali. Quelli 2009 hanno avuto un effetto positivo ed uno negativo (perché hanno sorretto il mercato in un momento di tremendo crollo, ma hanno anche anticipato la domanda di quanti avrebbero acquistato una vettura nell'arco di 6-12 mesi, contraendo le immatricolazioni 2010) ed ora per il 2011 l'ANFIA auspica manovre a sostegno della mobilità a basso impatto ambientale. D'accordo con l'ad Marchionne, anche Razelli sostiene che prima dell'auto elettrica c'è bisogno di sfruttare nell'immediato ciò che di più "pulito" offre l'industria dell'auto, ovvero il metano, il GPL o l'ibrido.
LA CARTA VINCENTE E' "IL MADE IN ITALY" - L'arma vincente per superare al meglio la crisi è produrre sempre più auto in Italia. In quest'ottica secondo Razelli la Fabbrica Italia prensata dal Lingotto è "un'occasione veramente unica da sfruttare". Fiducioso nella sua attuazione, il Presidente dice che, "se Fiat realizza Fabbrica Italia, ci sono tutta una serie di benefici anche per la componentistica che può tornare a crescere insieme agli investimenti esteri nel nostro Paese". In pratica grazie all'Alleanza Fiat-Chrysler le aziende italiane di componenti hanno un'ottima opportunità (entro il 2014, l'offerta Chrysler si baserà su 7 piattaforme di cui 3 verranno dalla Fiat). Come dimostra la visita del sindacato USA nelle fabbriche Fiat, ora che le vetture dei due Gruppi sono basate sulle stesse piattaforme i fornitori possono crescere. "Per i costruttori è importante avere un fornitore che sia in grado di distribuire gli stessi pezzi sia in Europa che in America - sottolinea Razelli -. Quindi è tassativo per i nostri componentisti cogliere questa opportunità".
(Fonte: www.omniauto.it - 27/9/2010)
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