lunedì 4 gennaio 2010

Un 2009 da incorniciare per Marchionne


Cinque anni fa, all’indomani dell’annuncio del suo arrivo al Lingotto come amministratore delegato, Sergio Marchionne fu molto chiaro: «La Fiat è da rifare, dobbiamo ricrearla competitiva». È stato di parola. In soli tre anni, nel 2007, il manager italo canadese ha fatto registrare al Gruppo il primato dell’utile record ma ha anche chiuso positivamente nel 2005 la difficile partita con la General Motors ed ha siglato quest’anno l’accordo con Chrysler con la «benedizione» di Barack Obama. Un 2009 da incorniciare per l’uomo del rilancio sia interno che esterno della Fiat, anche se la questione del futuro degli impianti italiani, e in particolare di Termini Imerese e Pomigliano d’Arco, è ancora sul piatto delle trattative con Governo e sindacati. Il tutto sacrificando qualche frivolezza, le partite a scopone scientifico con il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, o aumentando a dismisura le bevute di caffè e le sigarette per allentare la tensione sull’asse Torino-Detroit e i relativi voli intercontinentali. E dire che l’anno non era iniziato bene: Luca De Meo, uno dei “Marchionne Boys” su cui era partito il rilancio, lo aveva lasciato preferendo le lusinghe della Volkswagen. Ma gennaio è stato anche il mese dell’avvio dell’operazione Chrysler. Dapprima è trapelata la notizia, attraverso Automotive News, che la Casa americana poteva essere l’obiettivo giusto per sdoganare la Fiat in ambito mondiale, e poi c’è stata la sigla del memorandum d’intesa, il 20 gennaio. Un colpaccio che ha portato Marchionne in un tunnel di trattative a livello internazionale da cui è uscito vincente negli Stati Uniti, con l’ufficializzazione dell’accordo il 10 giugno, ma sconfitto in Germania nella successiva trattativa per la Opel. Marchionne, personaggio particolarmente pratico e determinato, è stato anche l’uomo che ha subito sollecitato il governo a prendere provvedimenti a favore del settore auto in crisi a livello mondiale. «Il rischio che 60.000 lavoratori del comparto auto, in Italia, restino a casa, se non ci sarà un intervento del governo, è reale» ha detto a fine gennaio senza mezzi termini. Allarme ascoltato a livello centrale e ne hanno beneficiato tutti, concorrenti compresi. Ma in tutta questa serie di trattative globali ce n’è una ancora aperta. È quella sindacale che, dopo le prime reazioni morbide d’inizio anno sull’arrivo dell’intesa con la Chrysler, si è letteralmente infiammata nelle ultime settimane del 2009 dopo la notizia della chiusura della produzione auto a Termini Imerese alla fine del 2011.
(Fonte: www.corriere.com - 31/12/2009)

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