martedì 15 dicembre 2009

Fiat, spunta la "pista cinese" per lo stabilimento di Termini Imerese


Ipotesi cinese per Termini. Gli abboccamenti e i contatti si sarebbero infittiti negli ultimi giorni, con l'avvicinarsi della scadenza del 22 dicembre, quando Fiat, governo e sindacati si riuniranno a Palazzo Chigi per discutere il piano del Lingotto sugli stabilimenti italiani. La proposta di rilevare lo stabilimento siciliano viene dalla Chery, società fondata nel 1997, principale produttore di auto cinese, fino al marzo scorso in joint venture con il Lingotto per la produzione di auto in Cina con motori italiani. Poi la crisi e l'alleanza di Torino con Chrysler hanno congelato l'intesa. Da tempo i manager cinesi sono alla ricerca di uno stabilimento europeo, secondo il metodo seguito negli anni '80 dai giapponesi, subito dopo la fine del contingentamento. Uno stabilimento, spiegava ieri una fonte che sta mantenendo i contatti nella trattativa, che serva sia per produrre auto sia per una sorta di "scuola guida" in un settore in cui le aziende di Pechino hanno ancora da imparare. Interessamenti di società cinesi si erano avuto negli anni e nei mesi scorsi anche per rilevare la Bertone, la storica carrozzeria torinese poi acquistata da Fiat con i suoi 1.000 dipendenti. Dell'ipotesi cinese per Termini si è parlato il 3 dicembre scorso in una riunione al ministero dell'industria: "La determinazione di Marchionne a chiudere comunque la produzione di auto nello stabilimento siciliano - racconta chi ha partecipato all'incontro negli uffici del ministero di Scajola - preoccupa il governo. Così si stanno cercando soluzioni alternative per mantenere comunque la produzione automobilistica: quella dei costruttori di Pechino è una di queste ipotesi". Ieri pomeriggio una seconda fonte confermava i contatti in corso con i cinesi. Contatti che sarebbero al momento a livello informale e che, sempre informalmente, non avrebbero trovato un'opposizione di principio da parte del Lingotto. Anche se è evidente che l'ingresso di un secondo costruttore in Italia finirebbe per rompere una situazione di monopolio produttivo che dura da decenni. Resta da vedere se la Chery riuscirà a rendere competitivo uno stabilimento che la Fiat considera troppo costoso non per la qualità del prodotto finito ma per i costi della logistica. Sull'argomento le perplessità sono forti. I cinesi potrebbero però rispolverare il vecchio progetto di raddoppio della fabbrica proposto dalla Fiat negli anni scorsi e poi accantonato per le titubanze della giunta Cuffaro. Aumentando le linee produttive infatti si giustificherebbe la presenza di un indotto più consistente dell'attuale, in grado di abbassare i costi di produzione. L'alternativa all'arrivo di un nuovo costruttore in grado di rilevare lo stabilimento siciliano è l'impegno di Fiat a realizzare a Termini produzioni diverse da quella automobilistica. Marchionne ha detto più volte che in Sicilia Torino "è pronta a fare la sua parte ma non può farlo da sola". Difficilmente prima del 22 dicembre si troverà una soluzione al rebus. Ma è probabile che in quella data governo, azienda e sindacati decidano di aprire un tavolo specifico sul futuro della fabbrica vicino a Palermo.
(Fonte: www.repubblica.it - 14/12/2009)

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