Tra conferme e smentite, il botta e risposta sulla vicenda dello stabilimento Fiat di Termini Imerese continua a tenere col fiato sospeso i vertici del Ministero dello Sviluppo Economico, i sindacati e i diretti interessati, le maestranze. Nella tarda serata di ieri il primo annuncio sull'addio definitivo da parte del ministro Corrado Passera all'ipotesi Dr Motor, dovuta all'impossibilità per Di Risio di risolvere i suoi problemi con le banche e di trovare un partner. Immediata la smentita da parte dell'imprenditore molisano che invece dà conferma dell'interesse mostrato da due gruppi, la Chery e la turca Mermerler, che hanno formalmente inviato una dichiarazione d'intenti.
La risposta di Di Risio - "Sebbene si susseguano negli ultimi giorni e nelle ultime ore voci e notizie che vorrebbero Dr fuori dall'operazione Termini Imerese - si legge in una nota della Dr -, la società non ha ricevuto al momento alcuna comunicazione ufficiale da parte di Invitalia né dal ministero dello Sviluppo Economico. La Dr Motor Company, nonostante le quotidiane attività di disturbo, generate da voci di corridoio piuttosto che da dichiarazioni che sistematicamente non trovano nessun riscontro istituzionale, sta continuando a portare avanti trattative per la ricapitalizzazione della società, attenendosi agli accordi assunti lo scorso 4 giugno presso il Ministero dello Sviluppo Economico".
L'accordo del 4 giugno scorso - Giova ricordare che l'accordo del 4 giugno prendeva atto "che l'azienda Dr Motor S.p.A. non è nelle condizioni di rispettare la scadenza richiesta dal MISE per risolvere i propri problemi finanziari" e quindi "il Ministero dello Sviluppo Economico stabilisce che verranno immediatamente riavviate le procedure per individuare soluzioni industriali per la riconversione del sito di Termini Imerese e che se Dr Motor S.p.A. avrà provveduto alla capitalizzazione richiesta, garantendo il rispetto del piano presentato lo scorso gennaio, dovrà tempestivamente comunicarlo all'advisor Invitalia" e "infine - come si legge ancora nel testo redatto dal ministero - c'è l'impegno da parte del Governo a ricercare una soluzione, con le organizzazioni sindacali ed entro i termini necessari, per la questione relativa ai 640 lavoratori esodati".
Il Ministero cerca nuovi acquirenti - Un'alternativa, tuttavia, il Ministero l'avrebbe tracciata: la ricerca di nuovi acquirenti e nuovi ammortizzatori per gli operai, come è stato annunciato ai sindacati sul piede di guerra. Il Governo contatterà diciassette Case automobilistiche internazionali sperando di trovare qualche interessato invogliato anche dall'offerta di un accordo di programma che assicura 350 milioni di investimenti pubblici nell'area industriale di Termini senza, peraltro, escludere un'ipotesi finanziaria simile a quella introdotta in Serbia per la Fiat.
L'interesse di Chery e Mermerler - Dr intanto incalza e dal canto suo annuncia a breve la visita presso lo stabilimento di Termini Imerese da parte del presidente di Chery International, Zhou Bi Ren, e precisa anche che l'azienda automobilistica cinese "ha già formalizzato, attraverso una manifestazione d'interesse, i propri intenti di voler entrare nel capitale di Dr per l'acquisizione del sito industriale siciliano. Inoltre, nelle ultime ore è giunta un'ulteriore manifestazione d'interesse per l'immissione di equity nel proprio capitale sociale da parte del gruppo imprenditoriale turco Mermerler".
Rinnovo della Cig - Insomma, la situazione resta sul filo del rasoio, anche perché c'è in gioco il futuro di migliaia di operai e di un indotto che ormai langue. In tal senso il ministero convocherà nei prossimi giorni Fim Fiom e Uilm per discutere del rinnovo, per altri dodici mesi, della cassa integrazione dei lavoratori che scadrà a fine anno e delle soluzioni avviate per i 640 esodati.
Poche illusioni - Meglio evitare di farsi troppe illusioni: di fabbriche di automobili in Europa ce ne sono già troppe, rispetto al mercato attuale c'è già capacità produttiva in eccesso per almeno due milioni di unità all'anno. E non dimentichiamoci che sono più di dieci anni, da quando la Toyota si è insediata a Valenciennes in Francia per produrre la Yaris, che di fabbriche in Europa Occidentale non ne nascono più. Dunque, pensare che una qualsiasi Casa automobilistica abbia voglia di accollarsi una struttura come quella di Termini, che oltretutto soffre di una delle peggiori collocazioni geografiche possibili, è pura e semplice utopia.
Unica speranza - Per altro verso, la soluzione sostenuta dalla Dr è irta di ostacoli e di non facile realizzazione, ma resta comunque l'unica speranza: in fondo, le poche decine di milioni che il sistema bancario nega all'imprenditore molisano per far partire il suo ambizioso (troppo?) progetto sono ben poca cosa rispetto ai costi (finanziari e sociali) che il Paese si troverebbe a dover sopportare per gestire la definitiva chiusura della fabbrica siciliana.
La risposta di Di Risio - "Sebbene si susseguano negli ultimi giorni e nelle ultime ore voci e notizie che vorrebbero Dr fuori dall'operazione Termini Imerese - si legge in una nota della Dr -, la società non ha ricevuto al momento alcuna comunicazione ufficiale da parte di Invitalia né dal ministero dello Sviluppo Economico. La Dr Motor Company, nonostante le quotidiane attività di disturbo, generate da voci di corridoio piuttosto che da dichiarazioni che sistematicamente non trovano nessun riscontro istituzionale, sta continuando a portare avanti trattative per la ricapitalizzazione della società, attenendosi agli accordi assunti lo scorso 4 giugno presso il Ministero dello Sviluppo Economico".
L'accordo del 4 giugno scorso - Giova ricordare che l'accordo del 4 giugno prendeva atto "che l'azienda Dr Motor S.p.A. non è nelle condizioni di rispettare la scadenza richiesta dal MISE per risolvere i propri problemi finanziari" e quindi "il Ministero dello Sviluppo Economico stabilisce che verranno immediatamente riavviate le procedure per individuare soluzioni industriali per la riconversione del sito di Termini Imerese e che se Dr Motor S.p.A. avrà provveduto alla capitalizzazione richiesta, garantendo il rispetto del piano presentato lo scorso gennaio, dovrà tempestivamente comunicarlo all'advisor Invitalia" e "infine - come si legge ancora nel testo redatto dal ministero - c'è l'impegno da parte del Governo a ricercare una soluzione, con le organizzazioni sindacali ed entro i termini necessari, per la questione relativa ai 640 lavoratori esodati".
Il Ministero cerca nuovi acquirenti - Un'alternativa, tuttavia, il Ministero l'avrebbe tracciata: la ricerca di nuovi acquirenti e nuovi ammortizzatori per gli operai, come è stato annunciato ai sindacati sul piede di guerra. Il Governo contatterà diciassette Case automobilistiche internazionali sperando di trovare qualche interessato invogliato anche dall'offerta di un accordo di programma che assicura 350 milioni di investimenti pubblici nell'area industriale di Termini senza, peraltro, escludere un'ipotesi finanziaria simile a quella introdotta in Serbia per la Fiat.
L'interesse di Chery e Mermerler - Dr intanto incalza e dal canto suo annuncia a breve la visita presso lo stabilimento di Termini Imerese da parte del presidente di Chery International, Zhou Bi Ren, e precisa anche che l'azienda automobilistica cinese "ha già formalizzato, attraverso una manifestazione d'interesse, i propri intenti di voler entrare nel capitale di Dr per l'acquisizione del sito industriale siciliano. Inoltre, nelle ultime ore è giunta un'ulteriore manifestazione d'interesse per l'immissione di equity nel proprio capitale sociale da parte del gruppo imprenditoriale turco Mermerler".
Rinnovo della Cig - Insomma, la situazione resta sul filo del rasoio, anche perché c'è in gioco il futuro di migliaia di operai e di un indotto che ormai langue. In tal senso il ministero convocherà nei prossimi giorni Fim Fiom e Uilm per discutere del rinnovo, per altri dodici mesi, della cassa integrazione dei lavoratori che scadrà a fine anno e delle soluzioni avviate per i 640 esodati.
Poche illusioni - Meglio evitare di farsi troppe illusioni: di fabbriche di automobili in Europa ce ne sono già troppe, rispetto al mercato attuale c'è già capacità produttiva in eccesso per almeno due milioni di unità all'anno. E non dimentichiamoci che sono più di dieci anni, da quando la Toyota si è insediata a Valenciennes in Francia per produrre la Yaris, che di fabbriche in Europa Occidentale non ne nascono più. Dunque, pensare che una qualsiasi Casa automobilistica abbia voglia di accollarsi una struttura come quella di Termini, che oltretutto soffre di una delle peggiori collocazioni geografiche possibili, è pura e semplice utopia.
Unica speranza - Per altro verso, la soluzione sostenuta dalla Dr è irta di ostacoli e di non facile realizzazione, ma resta comunque l'unica speranza: in fondo, le poche decine di milioni che il sistema bancario nega all'imprenditore molisano per far partire il suo ambizioso (troppo?) progetto sono ben poca cosa rispetto ai costi (finanziari e sociali) che il Paese si troverebbe a dover sopportare per gestire la definitiva chiusura della fabbrica siciliana.
(Fonte: www.quattroruote.it - 22/6/2012)
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