venerdì 8 aprile 2011

Lezione di Marchionne all'Alma Graduate School di Bologna


Parole dirette e senza cautele, come suo costume. L'ad di Fiat, Sergio Marchionne, invitato per una lezione sulla leadership all'Alma Graduate School dell'università di Bologna, traccia un quadro che va dalla ricorrenza dei 150 anni dell'Unità d'Italia al futiro di Fiat e Chrysler passando per le definizioni di Fabbrica Italia e del ruolo del sindacato. Altrettanto diretta è anche la contestazione nei suoi confronti fuori dai cancelli di Villa Guastavillani, sede della Alma Graduate School: una trentina di manifestanti ha scandito più volte lo slogan «Marchionne a lavorare» e mostrato cartelli con la scritta «Bocciare Marchionne».
STORIA - Tra passato e foturo il suo discorso, con un legame che dovrebbe, secondo Marchionne modificare il presente. «Mi auguro davvero che i 150 anni dell'Unità d'Italia possano essere l'opportunità per ritrovare una coscienza collettiva, per riscoprire un impegno condiviso che guardi ad un orizzonte più largo: quello del Paese che fa e che vogliamo lasciare alle prossime generazioni» ha detto. «Il fatto che quest'anno ricorrano i 150 anni dell'Unità d'Italia è l'occasione che abbiamo per ridisegnare il nostro Paese intorno ai principi su cui è nato. È l'occasione per riscoprire il significato del nostro essere nazione e i valori che ci tengono uniti e che ci identificano come popolo e come individui: l'impegno, la serietà, il senso del dovere. Questi valori rappresentano le nostre radici e sono anche l'unica garanzia per il nostro futuro».
FABBRICA ITALIA - Dal generale al particolare, Marchionne spiega poi il futuro che vede per l'Italia e per Fiat. Il progetto Fabbrica Italia, dice è «la nostra scommessa, è il nostro modo per dimostrare che l'Italia non è un Paese da abbandonare. Vogliamo eliminare le inefficienze del sistema produttivo nel Paese e creare una base sana su cui far crescere la produzione, le esportazioni e le opportunità di lavoro. Vogliamo dare il nostro contributo perché l'Italia abbia la possibilità di aprirsi al mondo e giocare la sua partita alla pari». Marchionne ha rilevato che con questo progetto «vogliamo aggiornare il metodo operativo negli stabilimenti italiani e adeguarli agli standard necessari per competere. Non abbiamo chiesto sovvenzioni nè aiuti di Stato per portarlo avanti. Si sono spese molte parole per attaccare Fiat e il suo operato. Non so se dipenda da motivi storici o da una mentalità che per tradizione vede l'industria come un avversario. Ma non possiamo dimenticare che le scelte, o ancora peggio le non scelte che facciamo oggi, avranno conseguenze sulla società di domani».
MODELLO U.S.A. - Quanto ai risultati ottenuti finora «siamo riusciti a presentare 16 nuovi prodotti in soli 19 mesi, rinnovando il 75% della nostra gamma. Le quote di mercato sono tornate a risalire e l'anno scorso l'azienda ha rivisto l'utile operativo, superando tutti i target che ci eravamo fissati». Sulla possibilità di Fiat di salire ulteriormente (ora ha il 25%) nell'azionariato di Chrysler «credo - ha detto - che siamo molto vicini al secondo 5% che dovrebbe essere risolto entro i prossimi 30-60 giorni». La ripresa di Chrysler dalla crisi, è per Marchionne un modello da seguire, sia per il rapporto con il sindacato sia per la capacità di reagire. «La cosa straordinaria - ha aggiunto l'ad - è che nel 2011 la Chrysler, a livello operativo, guadagnerà più della Fiat» e «anche il tono dei commenti» degli esperti «inizia a cambiare».
NESSUNA INFLUENZA -Per queste sue scelte Marchionne è stato anche duramente criticato. E lui stesso lo rileva per far notare come la Fiat abbia «zero influenza» sui giornali. «Non riusciamo a influenzare assolutamente niente - ha detto -. Se si vuole andare veramente su di giri basta prendere il Corriere della Sera e leggere cosa si dice della Fiat. Delle cose assolutamente ingiuste. E vengono dette e pubblicate in un giornale in cui noi siamo il secondo azionista. Non mi preoccupo di muoverci su queste posizioni nel breve termine - ha aggiunto riferendosi alla partecipazione in Rcs - perché fanno parte in questo Paese di un insieme di equilibri sociali che sono necessari, per il momento, per mantenere la Fiat in una posizione così forte». La partecipazione in Rcs, per Marchionne è analizzata «come investimento in quanto tale. Quindi spero che i conti delle attività di Rcs comincino ad avere i risultati considerando l'impegno finanziario che ha preso la Fiat».
(Fonte: www.corriere.it - 7/4/2011)

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