domenica 10 aprile 2011

Giuseppe Berta: "Probabile che la sede di Fiat-Chrysler sarà negli U.S.A."


"Niente di nuovo", dice Giuseppe Berta. Il professore di Storia dell'industria della Bocconi, attento osservatore dell'universo Fiat, non si scompone di fronte all'ennesima ridda di voci su un possibile trasferimento di Fiat negli Stati Uniti. E dice: "È probabile che vada a finire proprio così".
Professore, perché considera il trasloco negli States quasi inevitabile?
"Il governo americano si è impegnato moltissimo nel rilancio di Chrysler e immagino voglia essere tutelato. Al di là degli argomenti di natura economica, credo che la vera sede legale candidata a ospitare la futura creatura Fiat-Chrysler sarà Detroit. Basta vedere lo spot che l'azienda ha lanciato al Superbowl per capirlo".
Intende quello con Eminem?
"Esatto. C'è la Chrysler 200C, che ha la stessa calandra della Lancia Thema, ma c'è anche uno slogan inequivocabile: "Imported from Detroit", importato da Detroit. Basta quel video, che è una campagna pubblicitaria eccezionale e non solo il lancio di un prodotto, per capire che il radicamento dell'azienda americana non è in gioco".
Se Fiat fuggirà, di chi sarà la colpa?
"Di un Paese che un passo dopo l'altro dà l'idea di non saper né difendere né amministrare il proprio patrimonio industriale. Non lo abbiamo mai fatto, a differenza degli altri stati europei. Abbiamo dovuto attendere l'allarme su Parmalat per vedere qualche tardiva resipiscenza. Attenzione, però: non è questione di mancato protezionismo, ma piuttosto di una velocità insufficiente della nostra economia".
La Italdesign di Giugiaro è passata in mano ai tedeschi, ora c'è la questione Fiat-Chysler. E dopo?
"Si aprirà il capitolo Fiat Industrial. Anche in questo caso mi aspetto alleanze e ricomposizioni, perché c'è un problema di massa critica e di prospettive. Non penso che il discorso della globalizzazione in casa Fiat sia limitato all'auto. E poi Exor pare destinata a essere sempre meno una società di controllo e sempre più una finanziaria di partecipazioni. Insomma siamo di fronte a una trasformazione del capitalismo italiano, a un cambiamento d'epoca. Il problema è che negli ultimi anni abbiamo disarticolato i nostri capisaldi, le nostre grandi imprese".
Per il Piemonte esiste un futuro senza la grande industria?
"Se non ci poniamo il problema della sua crescita rischiamo parecchio. Se di fronte al vecchio che cambia ci fossero forze dinamiche in grado di sostituirlo non mi impressionerei. Invece non vedo nulla. Oggi il futuro del sistema dell'auto a Torino è delegato non solo alla Fiat, ma anche alle multinazionali che sono localizzate qui in posizione di fornitori importanti. E il merito va anche alla tenuta di Mirafiori: senza quello stabilimento il nostro settore automotive sarebbe un'anomalia, mentre un polmone produttivo di quel tipo è una garanzia, anche di visibilità nel mondo".
Insomma, poteva andare peggio?
"Sì, ma anche meglio. Penso all'interazione tra Fiat e Ford Europa avvenuta negli anni '80, che forse se si fosse concretizzata avrebbe potuto rendere migliori gli scenari attuali. Ciò che colpisce è che in quegli anni avevamo imprese piemontesi che avevano una posizione di primato mondiale che oggi, a 25 anni di distanza, non hanno più. Ai tempi Fiat e Volkswagen si giocavano il primato europeo. Ora non è più così".
(Fonte: www.repubblica.it - 25/3/2011)

1 commento:

  1. Si, è vero, 25 anni fa al tempo della trattativa con Ford, FIAT (business auto)si giocava con VW il primato di 2 milioni di vetture all'anno, per FIAT però era solo un primato di numeri e non di forza economica;FIAT era peggio piazzata di VW per almeno due ragioni: sistema Italia molto più debole del sistema Germania, politica FIAT della diversificazione che ha pesantemente penalizzato gli investimenti nel business auto a favore di altri business. Alla fine il governo USA ha salvato due aziende che stavano annegando e visto che ha dovuto impegnare fondi pubblici è legittimo che chieda garanzie sulla sostenibilità complessiva dell'iniziativa (economica, finanziaria, politica, sindacale, culturale...)La presenza del governo USA nella trattativa è vista da FIAT come garanzia di "fusione tra pari" e occasione di fuggire dai lacci e lacciuoli di politiche nazionali poco liberali, ma anche di politiche europee nei fatti non efficaci.Il gioco però non è ancora finito e potrebbero esserci degli imprevisti,... la trattativa con VW per l'Alfa, sembra sia stata chiusa nella polemica, ma potrebbe non essere defrinitvamente chiusa.

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