mercoledì 14 luglio 2010

Marchionne conferma: la prossima Panda sarà prodotta a Pomigliano


La futura Fiat Panda sarà prodotta a Pomigliano d'Arco: lo ha confermato l'amministratore delegato del Gruppo Fiat Sergio Marchionne a seguito dell'incontro di venerdì 9 luglio con i rappresentanti di Cisl, Fim, Uil e Fismic. Alla riunione non erano presenti il segretario della Cgil e i rappresentanti della Fiom, la sigla che non ha firmato l'intesa del 15 giugno scorso. Si sblocca, dunque, l'investimento di 700 milioni di euro previsto per lo stabilimento campano, che attualmente produce le Alfa Romeo 147 e 159 e la Fiat Bravo. Secondo un'elaborazione compiuta da "Il Sole 24 Ore", la Panda a Pomigliano porterà, nel complesso, una ricchezza pari al 15% del Pil della provincia di Napoli e darà lavoro, fra operai e indotto, a circa 12.000 persone. Il presidente della Fiat, John Elkann, ha dichiarato che "la decisione di procedere con gli investimenti programmati è un importante segnale di fiducia. Significa che crediamo nell'Italia e intendiamo fare fino in fondo la nostra parte". Soddisfatto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che parla di una "decisione altamente significativa per l'interesse nazionale e per quello in particolare del Mezzogiorno, perché rappresenta un consistente investimento destinato a garantire grandi volumi di lavoro". Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha invece dichiarato che "la Fiom considera un atto grave e sbagliato non aver voluto ricercare soluzioni contrattuali condivise da tutte le organizzazioni sindacali". Sergio Marchionne ha indirizzato una lunga lettera aperta "a tutte le persone del Gruppo Fiat in Italia" per spiegare il significato del cosiddetto progetto "Fabbrica Italia" e per difenderlo dalle critiche. In quattro pagine, il manager italo-canadese parla della situazione molto delicata del nostro Paese e della "drammatica debolezza della struttura industriale italiana". "Stiamo cercando di invertire questa tendenza" concentrando nel Paese grandi investimenti, aumentando il numero di veicoli prodotti in Italia e facendo crescere le esportazioni. Per fare ciò, dice Marchionne, "non ci sono alternative: la Fiat è una multinazionale che opera sui mercati di tutto il mondo, le regole della competizione non le abbiamo scelte noi, dobbiamo decidere se stare dentro o fuori dal gioco. Non c'è niente di straordinario", prosegue Marchionne, "nel voler aggiornare il sistema di gestione per adeguarlo a quello che succede a livello mondiale. Eccezionale semmai - per un'azienda - è la scelta di compiere questo sforzo in Italia, rinunciando ai vantaggi sicuri che altri Paesi potrebbero offrire". Intanto, a Torino proseguono le riunioni con le banche e con gli istituti che dovranno gestire lo spin-off, vale a dire lo scorporo delle attività auto dal resto del Gruppo Fiat e dunque la doppia quotazione in Borsa.
(Fonte: www.quattroruote.it - 12/7/2010)

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