giovedì 25 marzo 2010

A un passo la separazione del gruppo. Gli Agnelli accelerano lo scorporo


John Elkann ha detto un paio di settimane fa di sognare "una Fiat grande in Italia e nel mondo". Sergio Marchionne sta facendo di tutto per accontentarlo e il 21 aprile spiegherà come. E dopo? Dopo questa data, il passo più importante sarà quello dello spin-off, ovvero dello scorporo delle attività automobilistiche (o altro?) e della loro quotazione in Borsa. Ci saranno da quel momento due Fiat in un contesto che molti temono possa coincidere con un processo di "deitalianizzazione" del gruppo. Chi le comanderà e quale ruolo avrà la famiglia Agnelli, che oggi controlla la Fiat attraverso Exor di cui il giovane Elkann è presidente? Nell'ultimo mese il titolo del Lingotto ha guadagnato a Piazza Affari più del 12% e più del 6% nell'ultimo semestre, mentre nell'arco dell'anno ha quasi raddoppiato il suo valore. Nonostante la crisi, la performance è stata possibile grazie al settore auto. E' evidente, quindi, che è questo settore a fungere da traino nelle operazioni in corso e in quelle future. A proposito delle quali, rispetto alla prima impostazione, ora Marchionne sembra quasi aggiustare il tiro. E dice: "Non importa chi va da quale parte", se cioè sarà il settore auto a essere staccato dalla casa madre, o i camion e i trattori. E' questo un aspetto non secondario della questione. L'argomento è già sotto i riflettori degli analisti e se ne parla all'interno della famiglia. Anche se si farà di tutto per evitarlo nell'assemblea di venerdì, diventerà un passaggio obbligato dell'investor day del 21 aprile o subito dopo. Perché c'è già chi assicura che allo spin-off si procederà la prossima estate. Anche perché le condizioni, almeno quelle indicate al suo primo annuncio da Marchionne, ci sono già tutte prima che il piano strategico Fiat-Chrysler vada a regime nel 2014: il Lingotto e la sua controllata americana già oggi sono molto oltre la soglia di 4 milioni di vetture prodotte all'anno con previsione di andare presto sopra i 6 milioni. In questa prospettiva si dice che a comandare la parte auto non potrà non essere Marchionne in quanto protagonista della rinascita Fiat e del suo sbarco in America. A quel punto sarà interessante capire che cosa resterà dell'"altra Fiat" e quale sarà il suo futuro. Un Lingotto senza l'auto, secondo gli analisti più attenti, potrebbe infatti consigliare a Exor di riprendere il dossier della diversificazione che circolava all'epoca della crisi Fiat, prima ancora che avesse inizio la cura Marchionne. Naturalmente oggi lo si farebbe in condizioni più favorevoli poiché l'operazione non sarebbe dettata da uno stato di necessità e inoltre disporrebbe di capitali più robusti. Una Fiat meno italiana e più globale sarebbe affare di Marchionne. L'"altra Fiat", incanalata verso un futuro meno industriale e più finanziario, resterebbe sotto il governo della famiglia. Oggi a Torino un direttivo di Confindustria, seguito domani dalla giunta per la nuova squadra, potrebbe essere l'occasione per discutere un argomento già affrontato poco più di un mese fa tra Emma Marcegaglia e i vertici del Lingotto: l'ingresso del vicepresidente di Fiat nel direttivo della confederazione e nel quale ci sarà anche il presidente Montezemolo. Questa "promozione" di John Elkann, unitamente a una escalation dei suoi impegni in veste di rappresentante ufficiale di Fiat in Italia e all'estero, fa pensare, anche tra gli eredi dell'Avvocato che oggi hanno qualche ruolo all'interno del gruppo, a una sorta di investitura. Potrebbe dunque essere lui il numero uno dell'"altra Fiat". Ma con due problemi non facili da risolvere: spiegare la "deitalianizzazione" del gruppo da sempre controllato dalla sua famiglia e definire il ruolo di Montezemolo che ancora gode della fiducia di questa famiglia che lo ha chiamato in un momento particolarmente difficile della storia di Fiat.
(Fonte: www.repubblica.it - 24/3/2010)

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