lunedì 1 febbraio 2010

I vertici di UAW in missione a Melfi, Cassino e Tychy per studiare il World Class Manufacturing di Marchionne


Il potente sindacato dell'auto U.S.A. a «lezione di fabbrica» in Italia e in Polonia. A Sergio Marchionne andrà pure stretto - e il clima teso di questi tempi dimostra quanto - il modello nazionale di relazioni industriali, la sua «rigidità» contrapposta alla flessibilità americana. Ma quando poi si tratta di definire quali siano gli standard qualitativi di produzione che si aspetta da Chrysler non ha alcuna difficoltà, nemmeno con quella United Auto Workers diventata «provvisoriamente» azionista di maggioranza di Auburn Hills, a dire che tra Torino e Detroit i ruoli si ribaltano: il modello («virtuoso», in questo caso) siamo noi. Non da soli, e non ovunque: non ci sarebbero altrimenti i problemi di Termini, Pomigliano, in parte anche di Mirafiori. Però se resta Tychy, in Polonia, lo stabilimento-gioiello del Lingotto in Europa, le italianissime Cassino e Melfi seguono da molto vicino. Non a caso i tre poli sono stati le tappe principali del «Fiat tour» fatto la settimana scorsa, fuori dai riflettori, dai sindacalisti U.S.A. . Non nomi qualsiasi: Ron Gettelfinger e General Holiefield. Sono, rispettivamente, il presidente e il vicepresidente della UAW. I leader nazionali, insomma. Chiaro l'obiettivo della loro "full immersion" tra le linee di produzione (estesa all'impianto di componentistica di Verrone, nel biellese, e anche qui non a caso: in comune con Cassino e Melfi ha quella maggior «flessibilità sindacale» su cui tanto insiste l'amministratore delegato). Le sinergie Torino-Detroit sono e saranno sempre più «indissolubili», per usare le parole di chi guida entrambi i gruppi. Ma oggi è Auburn Hills, nel cuore della patria dell'auto, il «nobile decaduto». Ed è il Lingotto, pur con le mille difficoltà del mercato post-crisi e con i tanti fronti sindacal-governativi aperti ora in Italia, l'azienda che ha saputo reinventarsi. Gli americani, con Marchionne ancora in piena luna di miele (si ignora però se Gettelfinger e Holiefield abbiano avuto scambi con i colleghi italiani), ammettono di avere molto da imparare. E il viaggio tra Tychy, Cassino, Melfi e Verrone a questo è servito: studiare il meglio della qualità Fiat, dal lavoro all'organizzazione degli stabilimenti e della produzione, e «importarlo» nelle fabbriche statunitensi. Non è teoria. Il lavoro di integrazione è quello su cui, dall'inizio, il numero uno e la sua squadra sono maggiormente concentrati. Le piattaforme comuni saranno sempre di più. E c'è già un progetto U.S.A. pronto a partire secondo i principi di World Class Manufacturing introdotti in Fiat da Marchionne. Il primo prodotto della «New Chrysler» a vedere la luce sarà la nuova Jeep Grand Cherokee. Partenza prevista: primavera, o comunque entro il secondo trimestre dell'anno. A Jefferson, in Michigan, dove verrà realizzata, i leader UAW sono tornati convinti: si applicherà il modello «imparato» nel tour italo-polacco. Flessibilità, ovviamente, inclusa.
(Fonte: www.corriere.it - 29/1/2010)

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