martedì 9 febbraio 2010

Financial Times: impossibile per Fiat il "Ritorno al futuro" a Termini Imerese


Per la Fiat non è possibile il "Ritorno al futuro" suggerito dal segretario generale della Fiom-Cgil Gianni Rinaldini, che ha rilanciato l'idea di raddoppiare la produzione a Termini Imerese, proposta dall'ad Sergio Marchionne quando arrivò al Lingotto nel 2003. A bocciare senza appello l'ipotesi di raddoppio dello stabilimento siciliano è il Financial Times in un commento di Paul Betts. «Il leader sindacale sembra abbia dormito al volante per sette anni se pensa che ciò sia realistico», scrive Betts. "Ritorno al futuro" – continua - era un film su una macchina che viaggiava nel tempo, «non una strategia per salvare 1.350 posti di lavoro a Palermo» Il Financial Times dà invece ragione a Marchionne. L'ad di Fiat dice che la produzione a Termini Imerese finirà l'anno prossimo, «e c'è da scommettere che così sarà». La Fiat è stata oggetto di «aspre critiche» per la decisione di chiudere l'impianto siciliano. Politici, sindacalisti e giornali nazionali – fa notare Betts - sono stati «uniti» nel condannare il gruppo torinese. I giornali italiani hanno fatto a gara a chi pubblicava le cifre più grosse su quanto la Fiat abbia beneficiato di aiuti pubblici. Il «chiaro messaggio» era che la Fiat in cambio doveva garantire i posti di lavoro, «a qualunque costo», «perpetuamente». Tuttavia, la Fiat «non è più quella di una volta», afferma il Financial Times. È vero che il gruppo non è più il caso disperato preso in mano da Marchionne nel 2003. È vero che nella crisi recente non ha chiesto iniezioni dirette di denaro pubblico, pur beneficiando degli incentivi alla rottamazione e di altri sforzi indiretti per tenere su il mercato. Ma anche se l'anno scorso ha fatto il «colpo» della Chrysler, «la Fiat è sempre sottopeso sulla scena mondiale ed è impegnata in una lotta per la sopravvivenza in un mercato globale che soffre di grave sovraccapacità». In queste circostanze, Marchionne difficilmente butterà via la sua reputazione di essere colui che dice «verità scomode». Il «soave» presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, continua Betts, ha adottato una linea più morbida, dicendo che il gruppo torinese farà tutto quello che può per attenuare il colpo in Sicilia. Nello stesso tempo, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dice che se vuole competere a livello globale, il Paese deve smettere l'abitudine di tenere in vita fabbriche sempre in perdita. Per il Financial Times, i leader sindacali e i politici che continuano a credere nell'eterno debito della Fiat verso l'Italia, rischiano di illudersi. «Il fatto brutale è che Fiat – anche con il suo volitivo amministratore delegato, l'acquisizione della Chrysler e le scintillanti Ferrari – può a stento farcela a gareggiare nell'industria dell'auto globale se un impianto come Termini Imerese viene mantenuto in vita artificialmente». Tornando alla fantascienza, secondo Betts, Rinaldini ha tante possibilità di convincere Marchionne a raddoppiare lo stabilimento siciliano quante ne ha di portare una Fiat Punto indietro negli anni '60, quando «la vita» era «dolce», conclude in italiano l'opinionista.
(Fonte: www.ft.com - 9/2/2010)

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