sabato 30 aprile 2011

Sistino: "Con la 500 portiamo Fiat in Cina"


"Siamo qui in Cina per giocare un ruolo significativo, di lungo termine e per mettere in piedi un business profittevole. I fondamentali sono molto solidi", ha detto Lorenzo Sistino, responsabile delle Operazioni internazionali della Fiat, a margine della presentazione della 500 per il mercato cinese al Salone di Shanghai. La piccola italiana sarà commercializzata a partire dal mese di settembre e sarà la medesima versione che viene venduta in America, con tutte le migliorie di cui ha beneficiato, dal telaio più robusto agli interni più rifiniti, dal motore 1.4 MultiAir al cambio automatico.
Ambasciatrice dello stile italiano - Fiat non si sbilancia sui numeri, anche perché le 500 che arriveranno qui costituiranno la produzione residuale delle vetture prodotte nello stabilimento messicano di Toluca che non troveranno sbocco direttamente in Nord e Sud America. "Più ne venderemo meglio sarà", sostiene Sistino, "ma per noi il valore dell'auto sul mercato cinese in questo momento è soprattutto quello di brand positioning, di far conoscere il marchio Fiat e i valori dell'Italian style". Fonti non confermate parlano comunque di un obiettivo di circa 5.000 unità all'anno.
Un vero piano prodotti - La 500 insomma sarà l'ambasciatrice nel quadro di una penetrazione nel mercato cinese - da cui il gruppo Fiat risulta uno dei pochi attori occidentali ancora esclusi - che si poggia su basi più articolate. Dopo la fallimentare esperienza con la Nanjing, il costruttore italiano ha siglato un accordo con la GAC (Ghuanzhou Automotive Company), uno dei "partner migliori che potessimo scegliere", sottolinea Sistino. Dalla fabbrica gestita dalla joint-venture possono uscire fino a 300 mila vetture all'anno. "Il primo modello che nascerà sarà una berlina a tre volumi compatta con il marchio Fiat, costruita sulla piattaforma C Wide", spiega, "e l'obiettivo è di farne 140 mila all'anno".
Appuntamento al 2012 - Il debutto per la prima Fiat di produzione cinese è fissato per il prossimo anno. A seguire, negli anni successivi, uno o due modelli che completerebbero la gamma per il mercato della Repubblica popolare. La piattaforma C Wide è la stessa che sta sotto l'Alfa Romeo Giulietta e costituirà la meccanica condivisa anche con modelli marchiati Dodge. L'altra faccia dell'impresa è quella commerciale: la Casa italiana sta lavorando per creare una rete adeguata di concessionarie. "Pronte oggi sono 44, che arriveranno a cinquanta entro la fine dell'anno. L'obiettivo per il 2012 invece è di raggiungere i 100 punti vendita", racconta ancora Sistino.
Prodotti e tecnologie di ultima generazione - Questa volta la Fiat non ha paura dell'insuccesso. A Torino sanno che è un po' l'ultimo treno per saltare su una locomotiva, quella della crescita del mercato asiatico, che ha già rallentato la sua corsa. "Certo se fossimo arrivati qualche anno fa, avremmo avuto più chance di vendere di più, ma la domanda qui continua a espandersi a tassi per noi europei impensabili e perciò resta uno dei mercati più attraenti e promettenti del mondo", rileva Sistino. E aggiunge che il tentativo degli anni precedenti si era anche scontrato con una scelta dei prodotti da lanciare che forse non era la migliore. "Oggi invece abbiamo prodotti e tecnologie di ultima generazione".
(Fonte: www.quattroruote.it - 19/4/2011)

venerdì 29 aprile 2011

Detroit News: ci sarà molta Fiat nei motori Chrysler di domani


IL PIANO DI FERRERO - Paolo Ferrero, ex manager Fiat ora al vertice della divisione sviluppo dei motori Chrysler, ha illustrato al Detroit News le future novità meccaniche per il gruppo automobilistico di Auburn Hills. Il manager italiano ha affermato che sono in fase avanzata i piani di sviluppo dei nuovi propulsori, che consistono in motori a benzina migliorati e nell'introduzione di sistemi ibridi ed elettrici. L’obiettivo principale è ridurre consumi ed emissioni.
MULTIAIR E TANTI CAMBI AUTOMATICI - I motori a 4 cilindri adotteranno la tecnologia MultiAir e, in seguito, la sovralimentazione. I pick-up della serie Ram saranno equipaggiati con il motore V6 Pentastar per competere al meglio sul piano dell’efficienza con il Ford F-150. Inoltre, saranno offerte varie tipologie di nuove trasmissioni automatiche a 6, 8 e 9 rapporti. Quest’ultimo verrà utilizzato per i minivan come Chrysler Town & Country, Dodge Grand Caravan e Lancia Voyager.
ANCHE METANO, DIESEL, IBRIDO ED ELETTRICO - La Chrysler 200 sarà disponibile anche con il cambio TCT a doppia frizione, mentre la Jeep Grand Cherokee con motore diesel dovrebbe essere anch’essa venduta oltreoceano, mercato notoriamente difficile per le auto a gasolio. Altre novità saranno la Chrysler 300 ibrida e la Fiat 500 elettrica, attese per l’anno prossimo. Infine, il 2017 sarà l’anno del debutto dell’alimentazione a metano sul mercato U.S.A. . Tuttavia, prima debutterà la sostituta della Dodge Caliber, ovvero la prima auto del gruppo Chrysler totalmente sviluppata dalla Fiat.
(Fonte: www.detnews.com - 15/4/2011)

giovedì 28 aprile 2011

Time: Marchionne fra le 100 persone più influenti al mondo


Sergio Marchionne entra nella classifica annuale dell’americano Time come una delle 100 persone più influenti al mondo. Nel numero del 2 maggio, in edicola dal 22 aprile, il famoso settimanale U.S.A. pubblica infatti la “Time 100” 2011, l’elenco dei personaggi più famosi e potenti della terra, che fra scienziati, filosofi, politici e artisti includerà anche il numero uno del Gruppo Fiat. Come spiegano i redattori del prestigioso elenco, per esservi inclusi è necessario “usare le proprie idee, le visioni e le azioni per trasformare il mondo e influenzare una moltitudine di altre persone”, cosa in cui Marchionne sembra essersi espresso al meglio.
IN BELLA COMPAGNIA - Per il 58enne manager italo-canadese-elvetico, dal 2009 CEO di Chrysler Group LLC, si tratta di un riconoscimento di assoluto rilievo, soprattutto perché attribuito da uno dei magazine più autorevoli al mondo, capace negli anni di portare al successo chiunque appaia sulla sua immutabile e iconica copertina. Marchionne compare nella classifica 2011 in compagnia di personaggi del calibro del cancelliere tedesco Angela Merkel, di “Mr. Facebook” Mark Zuckerberg, l’attore Colin Firth, il premio Nobel Aung San Suu Kyi, Michelle Obama, Bruno Mars, la presidentessa brasiliana Dilma Rousseff e il banchiere europeo Jean-Claude Trichet, solo per citarne alcuni.
SALVATORE DI CHRYSLER - Per avere un’idea di quale impatto mediatico hanno avuto le recenti manovre finanziarie ed industriali italo-americane del manager Fiat, basta leggere l’incipit della motivazione riportata sul Time: “Senza Sergio Marchionne il terzo produttore automobilistico d’America oggi non esisterebbe più”. A Marchionne viene attribuito il merito di essere riuscito, con le sue idee e la sua energia, a convincere il presidente Obama che il salvataggio di Chrysler meritasse di essere fatto anche con i soldi dei contribuenti americani. Sempre per il Time, l’amministratore delegato ha mostrato una serie di segnali positivi che vanno dal “rinnovamento di una gamma Chrysler ormai stanca” al simbolico trasferimento degli uffici dirigenziali di Auburn Hills al quarto piano, dove Marchionne lavora “fianco a fianco” con ingegneri e altri responsabili di prodotto.
(Fonte: www.omniauto.it - 21/4/2011)

mercoledì 27 aprile 2011

Automotive News: la nuova Fiat Bravo sarà una crossover


L’erede della Fiat Bravo sarà una crossover. La notizia girava nell’aria già alcuni mesi ma ora il cambio di segmento sembra certo: Sergio Marchionne vuole realizzare una crossover in stile Nissan Qashqai per sostituire l’attuale Fiat Bravo. La decisione di abbandonare la carrozzeria attuale è derivata dai dati di vendita: la Fiat Bravo, secondo le previsioni del gruppo di Torino, doveva vendere 120.000 unità all’anno ma nel 2010 si è fermata a meno di 45.000 modelli venduti. Al contario la Nissan Qashqai è un successo commerciale: il costruttore giapponese prevedeva di venderne 100.000 all’anno in europa ma sono arrivati a 216.091 nel 2010. Il debutto dell’erede Fiat Bravo è ancora lontano però: la nuova crossover italiana arriverà nelle concessionarie solamente a partire dal 2013. Fiat continua a puntare sul segmento dei crossover: dopo la commercializzazione della nuova Freemont, l’azienda guidata da Sergio Marchionne ha deciso di produrre un crossover dalle ridotte dimensioni per sostituire la Bravo. Inizialmente l’erede della Fiat Bravo doveva essere una nuova berlinetta a 5 porte e una station wagon compatta ma le richieste del mercato hanno portato Marchionne a puntare su un crossover. L’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler, dopo aver visto il grande successo commerciale della Nissan Qashqai, ha approvato il nuovo progetto, secondo le indiscrezioni riportate dal sito Automotive News. Se paragoniamo le vendite della Nissan – 216.091 esemplari nel 2010 – contro i 44.850 esemplari della Fiat Bravo venduti nello stesso periodo, capiamo la strategia commerciale scelta da Sergio Marchionne. Grazie all’alleanza con Chrysler i tempi di sviluppo dell’erede della Bravo potrebbero ridursi (ad oggi si parla del 2013 come data di debutto): il nuovo crossover marchiato Fiat potrebbe essere realizzato partendo dal pianale della Dodge Caliber, proponendo però un design inedito e non un rimarchiamento come visto con Lancia Thema o la Freemont.
(Fonte: www.autonews.com - 18/4/2011)

martedì 26 aprile 2011

Obama: "il potenziale del metano è enorme"


L'auto a metano è stata ufficialmente promossa dal Governo degli Stati Uniti. In un discorso alla Georgetown University sulla situazione delle fonti di approvvigionamento dell’energia utilizzata negli U.S.A., il Presedente Barack Obama ha detto che "il potenziale del metano è enorme". Poche parole, ma di fondamentale importanza per l'industria dell'auto, perché se il suo secondo mercato al mondo (il primo è oggi rappresentato dalla Cina) decidesse di appoggiare l'auto a metano potrebbero cambiare gli equilibri tra costruttori. Se gli Stati Uniti varassero incentivi vantaggiosi per l'acquisto di auto a metano, altri Stati potrebbero seguirne l'esempio e quei pochi produttori che hanno già una gamma a metano potrebbero guadagnare nuovi margini di mercato nel breve periodo, mentre quelli che non ne dispongono potrebbero cambiare le proprie strategie di prodotto nel medio-lungo periodo. Una notizia che fa piacere soprattutto a Fiat, che possiede il 30% di Chrysler e che è leader nella trazione a metano. Sergio Marchionne ha detto chiaramente che vuole trasformare le Chrysler vendute negli U.S.A. in auto anche a metano e che se il Lingotto non ha investito nell'auto elettrica è proprio perché crede che nell'immediato ci siano altre fonti d'energia. "Oggi il metano rappresenta un'alternativa razionale alla benzina ed è in grado di fornire una soluzione di breve termine per l'ambiente sulla strada dell'elettrificazione dei veicoli", aveva detto il manager, che ha sollecitato di persona il governo federale affinché vari incentivi per il metano e costruisca le infrastrutture necessarie. Ed ora, le parole di Obama sembrano dargli supporto.
LE PAROLE DI OBAMA - Come rende noto l'Osservatorio Metanauto, struttura di ricerca sul metano per autotrazione, Obama ha detto che "oggi, per quel che riguarda le nuove fonti energetiche abbiamo diverse opzioni. La prima è il metano. Recenti innovazioni ci hanno permesso di sfruttare grandi riserve di metano, che potrebbero essere sufficienti per 100 anni". Riguardo il Natural Gas Act, provvedimento approvato dal Congresso lo scorso anno, Obama ha dichiarato: "L’anno scorso più di 150 membri del Congresso di entrambi gli schieramenti hanno promosso provvedimenti legislativi che prevedevano incentivi per l’uso di metano invece di carburanti derivati dal petrolio; chiedo ai membri del Congresso ed a tutte le parti interessate di continuare su questa strada". Nella stessa occasione il presidente americano ha inoltre dichiarato che il governo federale degli Stati Uniti dal 2015 acquisterà solo veicoli ad alimentazione alternativa. "Abbiamo già raddoppiato il numero dei veicoli ad alimentazione alternativa che fanno parte della flotta federale, che è una delle maggiori dell’intero paese".
I COMMENTI - I commenti a queste dichiarazioni non si sono fatti attendere. "Esprimiamo il nostro apprezzamento per le parole del Presidente, che ha riconosciuto il ruolo di primaria importanza giocato dai veicoli a metano per mettere fine alla dipendenza dal petrolio del nostro Paese", ha detto Douglas Clark, presidente di NGVAmerica (l’associazione americana che intende promuovere lo sviluppo del mercato dei veicoli alimentati a metano). "Come dice il Presidente - ha aggiunto Clark - abbiamo importanti riserve di metano qui in America; incentivare l’uso di veicoli a metano non solo ridurrebbe la nostra dipendenza dal petrolio, le emissioni di gas serra e l’inquinamento, ma permetterebbe grandi risparmi per i consumatori e per le flotte. Lo scorso anno, infatti, l’uso di veicoli a metano ha permesso di risparmiare 360 milioni di galloni di petrolio solo negli Stati Uniti; con ulteriori incentivi da parte del governo federale questo dato potrebbe crescere fino a 1.6 miliardi di galloni di petrolio entro il 2015". "Le parole del presidente Obama sono una conferma dell’importanza strategica del metano per diminuire la dipendenza energetica dal petrolio", ha dichiarato Dante Natali, presidente di Federmetano e dell’Osservatorio Metanauto. "Questo discorso è valido anche per il nostro Paese, che, rispetto agli Stati Uniti, può vantare una rete distributiva del metano per autotrazione più diffusa ed in costante crescita, ed un’offerta di veicoli alimentati a metano che copre i diversi segmenti del mercato automobilistico", ha aggiunto.
(Fonte: www.omniauto.it - 14/4/2011)

lunedì 25 aprile 2011

L'italianità, da Parmalat a Fiat


La scalata a Parmalat era ampiamente annunciata: si vedano ad esempio i vari articoli di Alessandro Penati su La Repubblica negli ultimo due anni. Ciò nonostante, l'intervento "a difesa" dell'azienda è avvenuto a tempo scaduto, quando Lactalis aveva già acquisito una quota di controllo. L'unico modo per contrastare l'ascesa dei francesi a quel punto era di cambiare le regole del gioco, come puntualmente fatto. Il danno in termini di attrattività del capitale estero, già scarsa, è enorme. Se si aveva a cuore l'italianità di Parmalat, era necessario aspettare l'attacco francese per dare un assetto più solido al suo capitale? È fin troppo facile prevedere che la situazione si ripeterà tra circa un anno, quando la Fiat annuncerà il piano di fusione con Chrysler. Le tappe del processo sono già ben delineate. Fiat intende acquisire entro fine anno il controllo della casa americana per poi procedere alla fusione fra le due società. Seguirà a stretto giro la decisione sulla sede legale della nuova multinazionale e sul mercato azionario su cui quotarsi. Sergio Marchionne ha spiegato cosa determinerà la scelta: le condizioni di contesto (l'efficienza del "sistema paese") e la finanza. Partiamo svantaggiati su entrambi i fronti. Come sostenuto in molte occasioni su queste pagine, il problema dell'Italia è di aver perso progressivamente terreno nel fornire un ambiente favorevole all'iniziativa economica. Se il sistema-paese funzionasse, la proprietà sarebbe una questione di importanza secondaria: le imprese produrrebbero in Italia perché conviene farlo. Purtroppo, la competitività del nostro paese è in caduta libera da circa un quindicennio, come attestato da varie classifiche internazionali. Il governo latita e, quando si muove, fa rimpiangere l'immobilismo. Aspettarsi cambiamenti significativi da questo fronte nell'arco di tempo in cui la fusione si concretizzerà è del tutto illusorio. Rimane la finanza. Nella struttura proprietaria del nuovo gruppo giocheranno un ruolo fondamentale le decisioni della famiglia Agnelli, che appare divisa grosso modo in due partiti. Da una parte, la vecchia guardia, che lega non solo la ricchezza ma anche il prestigio e il potere al controllo della Fiat. Dall'altra, le nuove generazioni, cresciute nell'epoca delle “dotcom” e formate in master di finanza in cui si insegna che investire gran parte della propria ricchezza in un solo titolo è inutilmente rischioso. John Elkann ha ribadito più volte la disponibilità a diluire il controllo in vista di aggregazioni. In questo caso, quote consistenti delle azioni Fiat potrebbero finire sul mercato. La soluzione che mi sembra più probabile è un compromesso: tentare di mantenere una quota di controllo senza aggiungere soldi. In questo caso, si creerà una multinazionale finanziariamente fragile, con i difetti tipici delle imprese familiari, ma ingigantiti su scala globale. Sarà difficile reperire i capitali di rischio necessari al progetto di creazione di una impresa automobilistica che venda più di 6 milioni di veicoli all'anno. Il mantenimento del controllo senza aggiungere soldi non sembra una soluzione sostenibile per molto tempo. Entrambi gli scenari indicano che la fusione andrà di pari passo con cambiamenti radicali della struttura proprietaria della futura Fiat-Chrysler. Gli investitori internazionali si stanno già posizionando. Personalmente, sono tutt'altro che convinto che mantenere una quota rilevante di azioni Fiat in mani italiane sia un aspetto cruciale per il futuro dell’azienda in Italia. Sarebbe molto più utile lavorare sulle condizioni generali di competitività. Ma data l'incapacità dimostrata dall’esecutivo su questo fronte, e dato che la difesa dell'italianità è uno dei cardini dell'azione di governo, sembra inevitabile che gli sforzi si concentreranno sugli aspetti proprietari. L'approccio del governo al caso Alitalia e Parmalat ricorda le notti di Arcore: un'ammucchiata confusa e improvvisata di provvedimenti legislativi ad hoc, banche di sistema, cordate di imprenditori. Ultima comparsata, un fondo pubblico con cui investire direttamente nel capitale delle imprese. C'è da rabbrividire al solo pensiero di applicare questo strumentario alla futura Fiat-Chrysler in caso di sviluppi sgraditi sul fronte proprietario. Se ci sono operatori finanziari italiani interessati al progetto Fiat-Chrysler e che ritengono importante mantenere una significativa quota tricolore nella futura multinazionale, si facciano avanti subito. Non c'è motivo per aspettare l'annuncio dello spostamento della sede legale negli Stati Uniti o il passaggio di una quota rilevante a un investitore istituzionale americano. A quel punto, intervenire diventerà più difficile e molto più costoso. Si lavori ora su un progetto condiviso, discutendo direttamente con l'azionista di controllo e con il management e si mettano sul tavolo i soldi per accrescere la dotazione di capitale di rischio della Fiat. In caso contrario, lasciamo che il progetto segua il suo corso e risparmiamoci altre sceneggiate fuori tempo massimo a difesa dell'italianità.
(Fonte: www.lavoce.info - 5/4/2011)

domenica 24 aprile 2011

sabato 23 aprile 2011

Fiat-Chrysler, l'accelerazione sorprende i media internazionali


«Un accordo più rapido e più economico di quanto ci si aspettava»: così scrive Automotive News nel dare come "Top News" sul suo sito web la notizia dell'accordo raggiunto da Fiat con Chrysler e i suoi altri azionisti per acquisire nel secondo trimestre un altro 16% della casa automobilistica U.S.A. sborsando 1,27 miliardi di dollari. La rivista automobilistica di Detroit fa notare che tre fonti al corrente della vicenda avevano detto la scorsa settimana che Fiat contava di pagare per questa ulteriore quota circa 1,5 miliardi di dollari e che l'accordo sarebbe stato chiuso nei prossimi mesi. Ma c'è stata un'accelerazione. Automotive News ha subito informato i suoi abbonati con e-mail di allerta. «Fiat alzerà la quota in Chrysler al 46% in una mossa per ottenere la maggioranza», titola in evidenza sulla homepage l'agenzia americana Bloomberg, sottolineando che si rafforzano le chance dell'ad Sergio Marchionne di ottenere il controllo del gruppo automobilistico U.S.A. prima di procedere alla vendita di azioni. "Marchionne – prosegue Bloomberg – conta di aumentare la quota Fiat al 51% entro la fine del 2011", mentre prepara l'azienda di Auburn Hills (Michigan) per un'Ipo. "Lo stanno facendo molto prima di quanto pensavo fosse possibile", dice a Bloomberg Eric Hauser, un analista di Credit Suisse a Londra. La notizia dell'accordo Fiat-Chrysler è subito sulla prima pagina del Wall Street Journal online: «Fiat alzerà quota in Chrysler del 16%». Il prezzo che Fiat paga per acquisire l'ulteriore 16% valuta Chrysler a 7,9 miliardi di dollari, nota il Wsj. L'esercizio dell'opzione call "porterà Fiat un passo più vicino al suo obiettivo di possedere almeno il 51% di Chrysler". Tempestiva anche la BBC: «Fiat alza la partecipazione in Chrysler al 46% in un accordo da 1,27 miliardi di dollari». La mossa rilancia le congetture su «un eventuale takeover quest'anno». Più assertivo il Financial Times: «Fiat si è avvicinata al controllo di Chrysler». Il francese Les Echos mette sulla copertina web un grosso richiamo con il marchio Fiat in bella evidenza: «Fiat acquisterà un 16% supplementare di Chrysler». Fiat era già presente stamattina sulla stampa internazionale per i risultati del primo trimestre 2011. «Gli utili del primo trimestre battono le attese», ha titolato il Financial Times. Il Ft mette in evidenza che l'utile della gestione ordinaria è salito del 9,1% e che si tratta dei primi risultati dopo lo scorporo di Fiat Industrial. Risultati trainati dai marchi di lusso come la Ferrari. La BBC ha dato spazio alle dichiarazioni di Marchionne sull'impatto della crisi in Giappone: «Fiat avverte che il terremoto in Giappone farà calare la produzione europea di auto», fino a 100.000 unità, a causa delle difficoltà sul fronte dell'offerta di componentistica (radio, navigatori satellitari). Marchionne ha aggiunto che si attende il ritorno alla normalità in ottobre. Fiat ha fatto anche sapere che ha dovuto ridurre il numero di colori offerti ai clienti perché non riesce ad avere certi pigmenti prodotti in Giappone. Il previsto rallentamento della produzione a causa del Giappone è segnalata sul Wall Street Journal e sul Washington Post, che pubblica un'Ap: «Fiat: il terremoto in Giappone potrebbe ridurre i volumi europei di 50.000-100.000 unità». Un lancio Bloomberg sul San Francisco Chronicle punta sui risultati: «L'aumento degli utili nel primo trimestre spinto da vendite Ferrari e Brasile». «Fiat triplica il suo utile netto grazie a Ferrari, Maserati e alle sue attività in Brasile», titola ancora Les Echos.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 21/4/2011)

venerdì 22 aprile 2011

Fiat, accordo su un ulteriore 16% di Chrysler: acquisto a giugno per 1,268 miliardi di dollari


Fiat ha raggiunto un accordo con Chrysler e i suoi azionisti che le consentirà di salire al 46% a giugno, pagando per il 16% del capitale 1,268 miliardi di dollari, e al 51% entro fine anno. Lo dice una nota della società, aggiungendo che questo passo vuole accelerare la formazione di un gruppo unico globale di cui Fiat è pronta a prendere il controllo. Durante la successiva conference call, l'a.d. Sergio Marchionne non ha parlato esplicitamente di fusione, ma ha detto che "non c'è la necessità di avere due entità separate, quotate in borsa". I tempi restano incerti considerato che non c'è ancora una decisione sul ritorno a Wall Street di Chrysler. "Dipenderà dalle condizioni di mercato", ha detto Marchionne, rispondendo a una domanda sui tempi dell'Ipo. "Bisogna discuterne con il trust Veba, che è il soggetto più interessato alla monetizzazione dell'investimento". Fiat intende finanziare l'acquisizione del 16% con l'utilizzo della cassa, ha detto l'a.d. nei giorni scorsi. Oggi Marchionne ha spiegato che il target 2011 sul debito industriale netto di "Fiat non cambia, perchè tiene conto dell'esborso per il 16% di Chrysler". L'a.d. ha confermato quanto previsto dal contratto e cioè che l'aumento di capitale sarà preceduto dall'emissione di nuove azioni da parte di Chrysler. Marchionne non ha invece voluto dare indicazioni sui numeri utilizzati per la valutazione di Chrysler, limitandosi a dire che è stata utilizzata la formula prevista dal contratto. L'intesa del 2009 prevede che il prezzo per il 16% venga calcolato utilizzando un multiplo EV/Ebitda, pari al minimo tra quello medio di un gruppo di società del settore e quello Fiat, applicato all'Ebitda Chrysler degli ultimi 4 trimestri. La borsa ha reagito positivamente alla notizia. Il titolo ha chiuso in rialzo del 4,49% a 6,87 euro. In tena di rating l'agenzia S&P ha confermato il livello BB, livello a Fiat era stata abbassata lo scorso febbraio con outlook negativo. Da parte sua Fitch ha messo in watch negativo il rating BB+.
ACQUISTO 16% CON RIMBORSO DEBITO GOVERNI - La nota spiega che l'acquisto del 16% è subordinato "al contestuale completamento da parte di Chrysler, nel secondo trimestere del 2011, di un'operazione di rifinanziamento nell'ambito della quale il debito di Chrysler verso i governi U.S.A. e canadese sarà integralmente rimborsato". L'a.d. Sergio Marchionne ha detto nei giorni scorsi che prevede di chiudere il rifinanziamento a giugno. "L'annuncio di oggi ci avvicina di un passo dall'uscita dell'investimento dei contribuenti U.S.A. in Chrysler" ha detto oggi Tim Massad, assistente segretario al Tesoro U.S.A. per la Stabilità finanziaria. L'acquisto del 16%, che avverrà chiusa questa operazione, porterà la partecipazione Fiat al 46%. Il gruppo conferma inoltre che prevede di raggiungere entro fine anno il terzo obiettivo, che gli consentirà di acquisire a titolo gratuito un ulteriore 5% di Chrysler, salendo così al 51% del capitale della società statunitense.
MARCHIONNE: ACCELERAZIONE VERSO GRUPPO UNICO - "Chrysler sta seguendo uno straordinario cammino di ripresa, a livello industriale ed economico, e la Fiat è pronta ad assumerne il controllo, per rendere il legame ancora più stabile e più forte, nell'interesse di entrambe", ha detto stamane l'a.d. nella nota. "Abbiamo scelto di stringere i tempi il più possibile per accelerare la nascita di un gruppo unico, che possa trarre pieni benefici dallo sviluppo congiunto delle rispettive attività internazionali", ha aggiunto. L'accordo è "un passo fondamentale verso il completamento di quel grande disegno di integrazione tra Fiat e Chrysler, iniziato meno di due anni fa, che porterà alla creazione di una casa automobilistica globale", ha detto. L'accordo di oggi e il 5% previsto a fine anno "ci porterà a realizzare il sogno da cui è nata quest'alleanza: dare vita a un costruttore di auto mondiale, con tecnologie all'avanguardia, efficiente e competitivo, determinato a posizionarsi tra i leader del settore", ha spiegato. Per il presidente della Fiat, John Elkann, "l'operazione segna una tappa storica per Fiat e Chrysler ed è per noi motivo di grande soddisfazione e orgoglio".
(Fonte: http://it.reuters.com - 21/4/2011)

giovedì 21 aprile 2011

Marchionne: Ipo di Chrysler possibile nel 2011. Ferrari vale oltre 5 miliardi di Euro


Fiat punta ancora alla quotazione in Borsa di Chrysler per quest'anno, ma resta da vedere se le condizioni del mercato saranno «favorevoli». Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne in un'intervista all'agenzia Bloomberg, spiegando che riguardo all'Ipo «se quest'anno ci saranno le condizioni di mercato, allora coglierei questa opportunità».
Le prossime tappe verso il 51% di Fiat in Chrysler - Marchionne ha aggiunto che «Fiat non intende monetizzare la propria posizione. Non ha interesse a uscire, ma è intenzionata a mettere soldi in Chrysler per esercitare l'opzione» per salire al 51% in Chrysler dopo aver rimborsato i prestiti ricevuti dai governi di Stati Uniti e Canada. Marchionne ha poi ripercorso le tappe previste da Fiat per quest'anno, in relazione all'incremento della partecipazione nella controllata Usa. La società, che attualmente possiede il 30% di Chrysler, conta di rimborsare entro fine giugno i debiti verso il Governo americano e canadese, con la possibilità quindi di esercitare la call e incrementare del 16% la quota in Chrysler, mentre la realizzazione del terzo performance event (la macchina che fa 40 miglia a gallone) per salire dell'ultimo 5% dovrebbe realizzarsi nel quarto trimestre. Se tale tempistica sarà rispettata, Fiat a fine anno arriverà al 51% di Chrysler. Stando alle stime di JPMorgan Chase, per Fiat esercitare l'opzione potrebbe costare 1,14 miliardi di dollari. Tra le priorità di Marchionne c'è ora anche quella di focalizzarsi di più sulle sue attività in Europa: «Il fatto che ci siamo impegnati nel caso Chrysler ci ha fatto concentrare meno sull'Europa - ha spiegato l'ad di Fiat - ma abbiamo dovuto farlo perchè dovevamo assicurarci di aver stabilito tutte le connessioni tra Fiat e Chrysler».
La Ferrari vale oltre 5 miliardi - A proposito di Ipo, Marchionne ha anche parlato di Ferrari, affermando che non è stato ancora deciso quando quotarla in Borsa. Marchionne ritiene che possa valere «oltre 5 miliardi di euro», circa 2 miliardi di euro più di quanto stimano gli analisti e circa il 63% del valore di mercati di Fiat, pari a 8 miliardi di euro. «Ho sempre considerato sacro il marchio Ferrari e i marchi sacri sono particolari. So che posso quotare Ferrari in qualsiasi momento, ma per ora non c'è niente sul mio tavolo», ha aggiunto Marchionne. «È difficile - ha poi detto - dare una valutazione di un marchio sacro come Ferrari. Ci sono giorni in cui penso che valga oltre 5 miliardi di Euro».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 18/4/2011)

mercoledì 20 aprile 2011

Alfa Romeo: il Canada propone la produzione in Ontario


Le autorità canadesi chiedono a Sergio Marchionne di utilizzare uno stabilimento Chrysler nello stato dell'Ontario per assemblare le Alfa Romeo. Per questa richiesta si è mosso il ministro dello Sviluppo Economico che ha attraversato l'Atlantico ed è venuta direttamente nel quartier generale Fiat di Torino per incontrare il top manager del Gruppo. Produrre auto a nord del confine statunitense non sarebbe una novità, visto che già qui si assemblano la Chrysler 300C, la Dodge Challenger e altri modelli, oltre ad auto di altre marche straniere come Toyota, Ford, GM, Honda, BMW e Mercedes, per un totale di 2,2 milioni di unità. E questo lo sa bene il ministro dell'Ontario, che date le sue chiare origini italiane (si chiama Sandra Pupatello) amerebbe mantenere un legame economico col Bel Paese e, in questo caso, con l'azienda del Biscione. Per questo motivo, nel suo tour in Italia è stata anche nella città dove Alfa è nata e dove mantiene anche oggi uno stabilimento, quella Milano che potrebbe salutare definitivamente la sua azienda a 101 anni dalla sua nascita. "In Canada, il ritorno delle auto del gruppo Fiat sono state accolte con favore" ha detto la signora Pupatello, che ha rimarcato la grande richiesta di Fiat 500 da parte degli automobilisti canadesi. "Per questo chiedo a Sergio Marchionne di portare nell'Ontario parte della produzione Alfa, in modo da garantire un doppio vantaggio: economico e fiscale per il brand e occupazionale per noi". Il ministro ha portato con sé alcuni dati: "Le vendite di Chrysler sono aumentate del 48%. Pensiamo che le auto del Lingotto giungano in America in un momento in cui il mercato punta ad auto di dimensioni piccole e medie, proprio come sono le vetture italiane".
(Fonte: www.motori.it - 11/4/2011)

martedì 19 aprile 2011

Alfa Romeo: la MiTo 2012 sarà anche 5 porte


Dopo l'ormai celeberrima joint venture tra Gruppo Fiat e Chrysler, anche Alfa Romeo vuole conquistare il "Nuovo Continente". Sulla scia delle nuove vetture Lancia - Ypsilon, Thema, Delta e Voyager - sviluppate su piattaforme comuni tra i Marchi, anche le vetture di Arese aspirano a far bella mostra del loro stile italiano tra le Streets e le Avenues del Nord America. L'ambizioso compito sarà affidato alla Giulia e alla prossima generazione della piccola Alfa Romeo MiTo. Per non farsi trovare impreparata all'appuntamento con gli States, la già apprezzatissima media Alfa si rifarà il trucco, magari attingendo dai nuovi percorsi stilistici inaugurati dal Centro Stile, ma soprattutto riceverà due sportelli in più: la versione a 5 porte dovrebbe arrivare nei primi mesi del 2012. Spazio, d'altronde, ce n'è. Il pianale della attuale MiTo è infatti lo stesso della Fiat Punto EVO e della scorsa edizione di Opel Corsa, entrambe disponibili in configurazione 3 e 5 porte. Più spazio quindi, ma soprattutto più versatilità, offrendo anche a chi ha una famiglia numerosa e viaggia spesso in compagnia le stesse caratteristiche della hatchback a due sole porte. Non conoscendo ancora nulla di concreto e soprattutto definitivo, il render di Newstreet.it vuole "buttare un occhio" nel futuro, anticipando le linee della nuova Alfa Romeo MiTo 2012 ispirandosi al nuovo percorso stilistico inaugurato dal Centro Stile Alfa Romeo con la Concept 4C, presentata durante lo scorso Salone Internazionale di Ginevra. Il frontale abbandona i tratti fortunati ma fin troppo sfruttati della corrente 8C Competizione. I nuovi gruppi ottici hanno sviluppo più verticale, spigoli marcati e struttura interna cromata che integra le immancabili luci diurne a LED. Anche lo scudo Alfa è più aggressivo, con il vertice inferiore a spigolo vivo "piantato" tra le ampie prese d'aria old school. Al loro interno due baffi aerodinamici a contrasto con il colore della carrozzeria fanno da cornice ai proiettori fendinebbia. All'interno la nuova MiTo è confortevole, razionale, con forte impronta sportiva. I materiali sono di qualità (plastiche solide e piacevoli al tatto, inserti di alluminio spazzolato o lacca lucida e rivestimenti anche in pelle) e l'equipaggiamento ricco: sicurezza offerta dai più moderni airbag, comfort garantito da climatizzazione efficiente ed insonorizzazione curata e divertimento affidato a moderni sistemi di infotainment. La consolle centrale adotta un design più pulito, accostamenti cromatici più accattivanti e l'immancabile selettore Alfa DNA. Per quanto riguarda il comparto meccanico, la MiTo 2012 avrà un reparto sospensivo tutto nuovo, adattabile alle esigenze di mercati a volte molto diversi (europeo/americano) e sfrutterà le motorizzazioni più efficienti ora in produzione (MultiAir e MultiJet). È quasi certo che erediterà il propulsore bicilindrico turbo a benzina TwinAir da 0,9 litri, "rubato dalla sorella Fiat 500, nella configurazione da 105 cavalli, vista per la prima volta sulla Fiat 500 Coupè Zagato Concept.
(Fonte: www.newstreet.it - 8/4/2011)

lunedì 18 aprile 2011

Ranieri Honorati (Fiat): il motore a biometano sarà ecologico come quello elettrico


Sull'auto ecologica del presente e del futuro, le idee sono molte e un po' confuse. Elettrica, ibrida, o a metano/gpl? Queste sono le principali tecnologie che stanno segnando il prossimo terreno di scontro tra le case automobilistiche, sempre più impegnate a definire i contenuti della “mobilità sostenibile”. Tutti i principali costruttori di veicoli stanno elaborando qualche strategia per ridurre le emissioni di CO2 (lo impone l'Europa) e uscire gradualmente dalla dipendenza petrolifera. Il cosiddetto “downsizing” dei motori, con cilindrate minori e consumi ridotti, è già una realtà per molti modelli, così come le campagne informative per insegnare agli automobilisti uno stile di guida più amico dell'ambiente. Intanto, si stanno diffondendo le alimentazioni alternative ai carburanti tradizionali: per esempio, circa il 15% delle auto vendute da Fiat in Italia nel 2010, senza incentivi, possiede la doppia alimentazione benzina/metano (fonte Jato Dynamics). A spiegare il punto di vista del Lingotto è Ranieri Honorati, responsabile marketing delle flotte di casa Fiat.
L'auto ecologica è un tema sempre più frequente nell'agenda di tutte le case automobilistiche: lei come interpreta il concetto di “mobilità sostenibile”?
Significa soddisfare il bisogno crescente di mobilità, riducendo l'impatto ambientale della vettura nel suo ciclo di vita. Secondo la nostra filosofia, non esiste un'unica soluzione per la mobilità sostenibile, ma una combinazione di tecnologie tradizionali e alternative. Per questo motivo, l'impegno di Fiat spazia dall'innovazione sui propulsori benzina e diesel per migliorare l'efficienza e ridurre le emissioni, allo sviluppo di nuove alimentazioni, fino a coinvolgere il cliente per educarlo a uno stile di guida più responsabile, efficiente ed ecologico.
Proviamo ad allargare un po' l'orizzonte: secondo lei quale sarà l'auto a basse emissioni più diffusa tra dieci o quindici anni (gpl/metano, elettrica, ibrida)?
L'analisi “well to wheel” (dal pozzo alla ruota, ndr), che confronta tra loro le diverse soluzioni tecnologiche, non solo per l'efficienza del veicolo, ma anche per produrre, trasportare e immagazzinare la fonte d'energia, dimostra che lo sviluppo del metano, attraverso il biometano generato da fonti rinnovabili, porterà vantaggi ecologici analoghi a quelli dell'alimentazione elettrica. Quest'ultima, però, ha dei punti aperti difficili da superare, in particolare i costi, i tempi di ricarica e i limiti di percorrenza.
Però alcuni concorrenti, come Renault e Toyota, stanno investendo moltissimo sulle vetture elettriche o ibride. Quali sono i principali vantaggi e svantaggi di queste tecnologie?
Ritengo che si possa correre un rischio nello spostare tutta l'enfasi su questa tecnologia, che può essere una delle più promettenti a lungo termine, ma non l'unica. Basti pensare al seguente limite: oggi con cento kg di celle elettriche, si riescono a percorrere solo cento km. Focalizzarsi esclusivamente nel promuovere questo tipo di trazione, potrebbe portare a un incremento dei costi senza benefici immediati e concreti.
Fiat è la casa automobilistica con le più basse emissioni medie di CO2 in Europa, già sotto il limite di 135 g/km fissato dall'Unione Europea per il 2015. Il lancio di nuovi modelli derivati da Chrysler (con dimensioni e cilindrate maggiori), soprattutto nel marchio Lancia, potrebbe compromettere questo primato?
Certamente, da un lato, il lancio di nuovi modelli con dimensioni e cilindrate maggiori aumenterà i livelli di emissioni di CO2 su alcune vetture, ma dall'altro lato, le innovazioni tecnologiche sull'efficienza dei propulsori benzina/diesel e la leadership nelle alimentazioni alternative, ci permettono di mantenere solidamente il nostro primato. Pensiamo, per esempio, alla 500 TwinAir, che emette 95 grammi di CO2 per ogni km percorso, o alla Punto con il motore Multijet di seconda generazione da 90 g/km.
Recentemente, Fiat ha introdotto un motore a benzina più potente (120 cv) sul nuovo Doblò Natural Power. Crede che altri modelli adotteranno questo propulsore?
La tecnologia Natural Power su un propulsore turbo sarà estesa a nuovi modelli. L'approccio di Fiat è ampliare l'offerta, combinando tecnologie tradizionali e alternative. Per proporre un altro esempio, in futuro applicheremo il bicilindrico TwinAir a un motore Natural Power per raggiungere un livello d'emissioni pari a 80 g/km.
Pensa che esista un'ansia da autonomia anche per i veicoli a benzina/metano, dovuta al numero insufficiente di distributori di metano nel nostro Paese (in particolare, fuori dei principali centri urbani)?
La doppia alimentazione nasce proprio dalla necessità di abbinare ai vantaggi del metano, la facilità di rifornimento della benzina, per fornire una soluzione confortevole anche nelle zone dove i distributori a metano sono meno diffusi. In questo modo il metano non rappresenta un vincolo imprescindibile per il cliente, ma un'opportunità per ridurre i costi e le emissioni di CO2.
(Fonte: www.b2b24.ilsole24ore.com - 7/4/2011)

domenica 17 aprile 2011

Nuove indiscrezioni sui prossimi modelli Fiat-Chrysler basati sul pianale C-Evo


TUTTOFARE - “Rivoluzionaria e in grado di adattarsi a diversi progetti e tipi di trasmissione": così era stata presentata dalla Fiat la piattaforma C-Evo sulla quale viene costruita l'Alfa Romeo Giulietta. Una flessibilità che consentirà un uso esteso all'interno dei marchi Fiat e Chrysler: oltre alle due SUV Jeep e Alfa Romeo previste per il 2013, che saranno costruite a Mirafiori, verrà usata per una serie di berline per U.S.A., Cina e Russia.
TUTTO PRONTO IN CINA - Secondo il piano quinquennale presentato da Sergio Marchionne, confermato durante la presentazione del bilancio 2010 agli azionisti avvenuta qualche giorno fa, dalla piattaforma della Giulietta saranno derivate l'erede della Dodge Caliber per gli U.S.A. e una berlina a quattro porte della Fiat, lunga circa 450 cm, che sarà costruita in Cina insieme alla Guangzhou. Quest'ultimo modello sarà venduto anche in Russia, ma al momento non è stata indicata una data per il lancio commerciale. Ricordiamo che, sfumato l'accordo con la Sollers, il gruppo Fiat è ancora alla ricerca di un partner per dare il via in Russia al piano industriale che prevede la produzione di circa 300.000 auto l'anno.
IN EUROPA COME LANCIA? - Nel 2013 sempre dall'ossatura della Giulietta saranno derivate l'erede della Dodge Avenger e una berlina lunga circa 470 cm per la Cina e la Russia. Un modello che dovrebbe arrivare anche arrivare in Europa con il marchio Lancia e raccogliere l'eredità della Lybra. Un compito che potrebbe essere, nel frattempo, affidato alla Flavia, la berlina derivata dalla Chrysler 200 e presentata come prototipo al Salone di Ginevra.
(Fonte: www.alvolante.it - 4/4/2011)

sabato 16 aprile 2011

Dodge Charger: avrà un motore Alfa Romeo


La partnership Fiat-Chrysler va avanti e in questo caso riguarda il marchio Dodge, che secondo un annuncio del gruppo Chrysler dovrebbe utilizzare sulla prossima versione del Charger un nuovo motore TBi turbo a quattro cilindri, che nello è stato sviluppato da Alfa Romeo. Si tratta di un modello speciale da 1.75 litri, che è stato già visto montato sulla Giulietta e la 159, così come anche sulla 4C Sport Coupé che è stata ultimamente presentata qualche settimana fa nel corso del Salone di Ginevra 2011. Sorpresi tutti i media americani perchè Alfa Romeo non è ancora conosciuta molto bene. La Dodge Charger 2011 ha un nuovo frontale che eredita dalla Durango con una mascherina con la croce cromata, mentre il paraurti è stato affinato per migliorare l’aerodinamica. Il cofano motore è stato realizzato in alluminio ed è stato ribassato e reso più aggressivo. Il parabrezza risulta più inclinato e i fianchi della vettura sono più muscolosi tramite la presenza dei parafanghi allargati con grandi ruote in lega da 18 pollici. Inedita la coda con i nuovi gruppi ottici formati da 164 luci LED che percorrono tutta la parte posteriore. Nella parte bassa c’è il doppio sistema di scarico realizzato in acciaio inox e che è stato integrato nell’estrattore d’aria. Secondo quanto stabilito, il Tbi della Dodge Charger svilupperà una potenza massima di 225 Cv e una coppia di 340 Nm ad un regime di 1.900 giri. La casa automobilistica di Detroit ha garantito che questo motore è in grado di raggiungere o addirittura superare le prestazioni di qualsiasi V6 da 3 litri, mantenendo però i consumi bassi tipici di un quattro cilindri. Secondo l’annuncio americano, il passaggio da 0 a 100 km orari avviene in 8.1 secondi.
(Fonte: www.allaguida.it - 4/4/2011)

venerdì 15 aprile 2011

Fiat punta al 46% di Chrysler entro giugno e al 51% entro il 2011


Marchionne ha dichiarato di voler accelerare il passo e di stare lavorando per acquisire entro giugno un ulteriore 16% della Casa automobilistica. Se l'operazione dovesse andare a buon fine la Casa del Lingotto arriverebbe a guidare il 46% dell'americana, detenendo già il 30%. Prima però è necessario che Fiat saldi il debito di Chrysler con il governo stattunitense e canadese, che detengono gli interessi sul salvataggio effettuato lo scorso biennio ad un tasso dell'11%. A questo risultato, al quale sta lavorando un pool di banche, si dovrebbe giungere appunto entro giugno, dopo di che Fiat potrà esercitare l'opzione di acquisto del 16%, come previsto dal contratto. Un obiettivo che Fiat vuole raggiungere al più presto, considerato che il costo della partecipazione sale con il passare dei mesi. I meccanismi di valutazione del contratto prevedono un prezzo più alto per l'operazione per ogni trimestre che passa e con il miglioramento dei risultati Chrysler in vista. Ma Marchionne guarda ancora più lontano e conferma l'obiettivo di portare la partecipazione in Chrysler al 51% entro il 2011, ovvero di arrivare ad acquisire a titolo gratuito un ulteriore 5% nel quarto trimestre del 2011.
(Fonte: www.motori.it - 14/4/2011)

giovedì 14 aprile 2011

Fiat, parte la corsa contro il tempo per arrivare al 51% di Chrysler


Il raggiungimento del 30 per cento di Chrysler è arrivato con due mesi di anticipo sulla tabella di marcia di Sergio Marchionne. L'ad del Lingotto aveva infatti previsto, non più di dieci giorni fa, che si sarebbe arrivati a questo punto "entro trenta-sessanta giorni al massimo". L'accelerazione è solo uno di quei colpi di teatro che servono a impressionare positivamente i mercati o ha anche altre motivazioni? La principale è che Marchionne sembra aver concluso la fase di preparazione, quella in cui era necessario definire le piattaforme, immaginare i modelli, scegliere gli stabilimenti e le produzioni, tradurre insomma in automobili un'alleanza che fino a pochi mesi fa era prevalentemente finanziaria. Se l'ad brucia le tappe è dunque perché la strada che vede davanti a sé si è definita meglio. Sul piano finanziario e su quello industriale. Dal punto di vista finanziario è in corso la trattativa con un pool di banche per rilevare il debito con i governi di Ottawa e Washington e per finanziare l'acquisto del 16 per cento della società di Detroit. Dal punto di vista produttivo Marchionne ha annunciato ieri che "è stato individuato il modello" che servirà a raggiungere il terzo step previsto dall'accordo: la produzione in U.S.A. di un'auto ecologica in grado di percorrere 40 miglia con un gallone di benzina. Quando quella vettura entrerà in produzione Fiat salirà al 35 per cento di Chrysler. Tutto questo dovrebbe consentire in autunno di restituire il debito a Obama, conquistare la maggioranza delle azioni di Detroit e riportare la Chrysler in borsa. Così, con un anno di anticipo sulla scadenza del mandato del Presidente U.S.A., nessuno potrà accusare l'amministrazione americana di aver speso male i soldi dei contribuenti nel salvataggio delle più piccola delle tre sorelle di Detroit. E Marchionne potrà cominciare a disegnare quella società unica nata dalla fusione tra Fiat e Chrysler che sembra essere nei suoi disegni e anche in quelli degli Agnelli. Sarà dunque l'inverno di quest'anno il momento in cui si stabilirà dove sarà sistemata la sede legale della nuova società unica e con quali conseguenze per l'Italia. Sarà l'inverno il momento in cui si capirà quale ruolo continuerà ad avere la famiglia Agnelli nella nuova società di fusione. E sarà ancora l'inverno il momento della verità per comprendere se davvero, come alcuni ipotizzano, Marchionne diventerà un importante azionista del nuovo gruppo.
(Fonte: http://torino.repubblica.it - 12/4/2011)

mercoledì 13 aprile 2011

Fiat brucia le tappe e sale al 30% di Chrysler


Detto fatto. Ieri Sergio Marchionne, intervenendo in provincia di Vercelli alla presentazione della nuova gamma Jeep, aveva fatto capire che la chiusura dell'operazione era questione di giorni o di ore e, in effetti, oggi è stata ufficializzata l'acquisizione di un altro 5% della Chrysler. La quota in possesso della Fiat passa dunque dal 25 al 30%. Ora si punta al 51%, che darebbe la maggioranza al Lingotto, ma - sempre ieri - Marchionne aveva detto che temeva di non farcela entro il 2011. Dunque, il completo controllo della casa statunitense potrebbe slittare. Le tappe della scalata della Fiat a Chrysler risalgono al 2009, quando in piena crisi la casa torinese - grazie ai buoni uffici del manager italo-canadese - convince Obama a cederle il 20% della società con sede a Detroit, sostanzialmente in cambio di tecnologia. Il palio c'è infatti il know-how necessario a costruire vetture più economiche e amiche dell'ambiente, in grado di consumare di meno e fare più chilometri, in linea con la green economy obamiana. A gennaio, in seguito al raggiungimento di alcuni risultati stabiliti in sede di accordo, la quota della casa torinese viene portata al 25%. Ora, nuovo step, con il raggiungimento di un ulteriore obiettivo: l'aumento delle vendite Chrysler fuori del territorio nordamericano e l'apertura di nuovi concessionari in Europa e Brasile, Paese sul quale Fiat ha investito molto negli ultimi anni. Il prossimo passo, che porterebbe il Lingotto ad aggiungere un altro 5% alla propria quota - portandola così al 35% - sarà la realizzazione dell'utilitaria "40 mpg", ovvero il progetto di un'auto in grado di percorre 40 miglia con un gallone di carburante, che è già in fase di sviluppo. Ma il traguardo finale del 51% - da ottenersi mediante l'aggiunta del mancante 16% - sarà demandato al rimborso dei miliardi ricevuti dal governo U.S.A. (e in misura minore da quello canadese) per finanziare la ripresa industriale di Detroit. A quanto pare di capire dalle ultime dichiarazioni di Marchionne, la negoziazione con le banche procede, ma potrebbe concludersi oltre l'anno in corso, rimandando di fatto il momento in cui Chrysler potrà tornare protagonista sui mercati azionari. Allora, sarà forse più chiaro anche il destino della Fiat in Italia. Rimarrà a Torino il cervello della casa automobilistica o potrebbe essere "risucchiato" negli U.S.A., dove sussistono migliori condizioni per lo sviluppo del mercato? Ad oggi i vertici del Lingotto negano questa possibilità, ma in futuro le sirene di Detroit potrebbero suonare più alte di quelle di Mirafiori.
(Fonte: http://delleconomia.it - 12/4/2011)

martedì 12 aprile 2011

Marchionne: "Fiat a giorni al 30% in Chrysler". E su Bertone: "Accordo subito o salta tutto"


L'acquisto di un'ulteriore quota del 5% di Chrysler, che porterà Fiat al 30%, avverrà nei "prossimi giorni". Lo ha affermato a Balocco (Vercelli) l'amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne, a margine della presentazione della Gamma Jeep. "Potremo chiudere anche domani. Mancano solo alcuni dettagli, non dipende da noi". Poi ha aggiunto: "Tecnicamente, dal punto di vista finanziario, potremmo essere pronti a salire al 51 per cento entro giugno di quest'anno". Un'accelerazione inattesa perché fino ad ora il manager del Lingotto aveva annunciato il raggiungimento della maggioranza a Detroit "entro fine anno". "Dipenderà anche - aveva aggiunto nelle scorse settimane - dalla convenienza del mercato e dalle esigenze del fondo dei sindacati americani". Ma Marchionne si dimostra piuttosto prudente: "Cercheremo - spiega - di raggiungere l'obiettivo entro la fine dell'anno". In ogni caso l'accelerazione sembra in grado di anticipare ai prossimi mesi anche la discussione sulla sede legale della società che nascerà dalla fusione tra i due gruppi. Ma l'attualità impone ora altre priorità. Stringono i tempi anche (oggi OAG - Officine Automobilistiche Grugliasco), Marchionne ha detto: "Accordo in pochi giorni" o salterà tutto. Nell'ex stabilimento Bertone di Grugliasco, acquistato durante l'amministrazione controllata,, ma se non si farà l'accordo, ha detto Marchionne, "i piani alternativi li abbiamo sia in italia, sia altrove". "Preferirei fare la Maserati in italia - ha aggiunto -, sono ottimista sul fatto che la vettura si possa fare nel nostro Paese". Marchionne ha detto poi di non avere altre idee "sul momento" sul futuro della ex carrozzeria e non ha voluto commentare la posizione della Fiom, sindacato maggioritario tra le Rsu: "Lascio giudicare ai dipendenti dell'ex Bertone. Sarebbe un vero peccato per loro non fare l'investimento lì, ma ognuno è libero di fare le sue scelte. Noi siamo stati di una chiarezza incredibile. Abbiamo un contratto a Mirafiori e uno a Pomigliano che sono stati votati dalla maggioranza e accettati dai nostri dipendenti. Non posso creare due Stati nella Fiat". L'ad del Lingotto ha parlato anche dello sbarco in Russia e delle strategie seguite dal gruppo dopo il fallimento delle trattative con Sollers (che ha finito per accordarsi con Ford). "Decideremo non a giorni, ma a maggio. Si sono allungati i tempi - ha detto -. I nostri sono stati in Russia, hanno parlato con il governo". Sollecitato a commentare contro l'immobilismo del governo e sulle imprese "lasciate sole", Marchionne ha risposto: "Probabilmente condivido, l'ho letto sui giornali e capisco benissimo, poi non so qual è l'obiettivo. Alla Fiat quello che stiamo cercando di fare - ha aggiunto - riflette una mancanza di coesione. Nella battaglia per Pomigliano e Mirafiori siamo rimasti soli... c'è stata una parte del sindacato che, ovviamente, ci ha appoggiati. Il governo ha fatto quello che poteva, il ministro Sacconi ha fatto il massimo che poteva fare in quelle condizioni. E' il sistema che continua a costringere la Fiat a difendersi per questo piano di investimenti del Paese: lo trovo assolutamente ridicolo, non mi è mai successo nella mia vita. Lo trovo veramente strano". In questo senso, ha specificato ancora Marchionne, "siamo soli e spero che non succeda con altri investitori stranieri che vengono in Italia e cercano di investire. Cerchiamo piuttosto di incoraggiarli in maniera calorosa - ha concluso - anziché maltrattarli". Quanto all'Alfa Romeo, l'ad ha confermato che il marchio sbarcherà negli U.S.A. nel 2012, smentendo così indiscrezioni che volevano uno slittamento di un anno. Infine una considerazione sul ventilato ingresso in politica di Luca di Montezemolo: "Montezemolo è un amico, ha fatto un miracolo in Ferrari ma quando ne parliamo io lo sconsiglio di entrare in politica. Lo dico per lui". La nomina di Gabriele Galateri alla guida di Generali? "Galateri lo conosco bene, arriva da noi. E' un torinese come me". Quanto al mercato italiano dell'auto non si annunciano miracoli: "Prevedo che aprile sarà migliore perché comincerà a confrontarsi con la crisi iniziata dodici mesi fa. Ma in numeri assoluti siamo bassi. Non vedevo queste cifre dal 1996".
(Fonte: www.repubblica.it - 11/4/2011)

lunedì 11 aprile 2011

Autos Segredos: la produzione della nuova Palio potrebbe iniziare il 15 giugno


Secondo una notizia pubblicata dai brasiliani di AutosSegredos, i primi esemplari della Palio di nuova generazione potrebbero incontrare le linee di montaggio dagli stabilimenti sudamericani Fiat già il prossimo 15 giugno. La notizia confermerebbe le anticipazioni secondo cui il modello sarà commercializzato entro fine 2011. Il Progetto 326, questo il nome in codice dietro cui si cela l’auto, dovrebbe prendere forma definitiva a breve: la presentazione delle sue foto e delle sue caratteristiche ufficiali potrebbe avvenire già nel prossimo mese di luglio. I collaudi stradali della nuova Palio sono del resto già arrivati alle loro fasi conclusive.
(Fonte: http://autossegredos.com.br - 28/3/2011)

domenica 10 aprile 2011

Giuseppe Berta: "Probabile che la sede di Fiat-Chrysler sarà negli U.S.A."


"Niente di nuovo", dice Giuseppe Berta. Il professore di Storia dell'industria della Bocconi, attento osservatore dell'universo Fiat, non si scompone di fronte all'ennesima ridda di voci su un possibile trasferimento di Fiat negli Stati Uniti. E dice: "È probabile che vada a finire proprio così".
Professore, perché considera il trasloco negli States quasi inevitabile?
"Il governo americano si è impegnato moltissimo nel rilancio di Chrysler e immagino voglia essere tutelato. Al di là degli argomenti di natura economica, credo che la vera sede legale candidata a ospitare la futura creatura Fiat-Chrysler sarà Detroit. Basta vedere lo spot che l'azienda ha lanciato al Superbowl per capirlo".
Intende quello con Eminem?
"Esatto. C'è la Chrysler 200C, che ha la stessa calandra della Lancia Thema, ma c'è anche uno slogan inequivocabile: "Imported from Detroit", importato da Detroit. Basta quel video, che è una campagna pubblicitaria eccezionale e non solo il lancio di un prodotto, per capire che il radicamento dell'azienda americana non è in gioco".
Se Fiat fuggirà, di chi sarà la colpa?
"Di un Paese che un passo dopo l'altro dà l'idea di non saper né difendere né amministrare il proprio patrimonio industriale. Non lo abbiamo mai fatto, a differenza degli altri stati europei. Abbiamo dovuto attendere l'allarme su Parmalat per vedere qualche tardiva resipiscenza. Attenzione, però: non è questione di mancato protezionismo, ma piuttosto di una velocità insufficiente della nostra economia".
La Italdesign di Giugiaro è passata in mano ai tedeschi, ora c'è la questione Fiat-Chysler. E dopo?
"Si aprirà il capitolo Fiat Industrial. Anche in questo caso mi aspetto alleanze e ricomposizioni, perché c'è un problema di massa critica e di prospettive. Non penso che il discorso della globalizzazione in casa Fiat sia limitato all'auto. E poi Exor pare destinata a essere sempre meno una società di controllo e sempre più una finanziaria di partecipazioni. Insomma siamo di fronte a una trasformazione del capitalismo italiano, a un cambiamento d'epoca. Il problema è che negli ultimi anni abbiamo disarticolato i nostri capisaldi, le nostre grandi imprese".
Per il Piemonte esiste un futuro senza la grande industria?
"Se non ci poniamo il problema della sua crescita rischiamo parecchio. Se di fronte al vecchio che cambia ci fossero forze dinamiche in grado di sostituirlo non mi impressionerei. Invece non vedo nulla. Oggi il futuro del sistema dell'auto a Torino è delegato non solo alla Fiat, ma anche alle multinazionali che sono localizzate qui in posizione di fornitori importanti. E il merito va anche alla tenuta di Mirafiori: senza quello stabilimento il nostro settore automotive sarebbe un'anomalia, mentre un polmone produttivo di quel tipo è una garanzia, anche di visibilità nel mondo".
Insomma, poteva andare peggio?
"Sì, ma anche meglio. Penso all'interazione tra Fiat e Ford Europa avvenuta negli anni '80, che forse se si fosse concretizzata avrebbe potuto rendere migliori gli scenari attuali. Ciò che colpisce è che in quegli anni avevamo imprese piemontesi che avevano una posizione di primato mondiale che oggi, a 25 anni di distanza, non hanno più. Ai tempi Fiat e Volkswagen si giocavano il primato europeo. Ora non è più così".
(Fonte: www.repubblica.it - 25/3/2011)

sabato 9 aprile 2011

U.S.A., impazza la 500 a stelle e strisce


Un «sold out» inaspettato che supera ogni più rosea previsione. È presto per avere numeri complessivi. Ma un dato è certo: dallo scorso 1 aprile è iniziata la vendita delle nuove Fiat 500 negli U.S.A. e, se il buon giorno si vede dal mattino, i primi 64 concessionari della casa di Torino americani sono stati sommersi di richieste di prenotazioni, telefonate per prove su strada e visite per vedere da vicino la piccola grande city-car italiana. E quello che praticamente più conta, i dealer Fiat da New York alla California, dal Michigan e soprattutto dal Canada hanno venduto in poche ore quasi tutte le 500 parcheggiate nei garage e in tanti casi anche quelle esposte negli show-room. Il caso più singolare, diciamolo, quasi eclatante, è quello dello storico concessionario Fiat di New York, Alfredo Gulla: lo scorso 1° aprile ha venduto ben trenta Fiat 500 in poche ore. E ne ha altre venti prenotate, con tanto di deposito e contratto firmato, che consegnerà appena avrà ricevuto, il prossimo 20 aprile il secondo carico di 500 made in Detroit. Persino il New York Times, domenica scorsa, ha dedicato ben 3 pagine al lancio e al primo inaspettato successo delle nuove 500 sul mercato americano, spiegando in dettaglio il profilo tecnico in quanto la piccola grande di casa Fiat, in versione a stelle e strisce, ha 35 sistemi per la sicurezza e il comfort in più di quella italiana. «La nuova 500 piace agli americani e non la comprano solo perché la ritengono stilish, ossia elegante, e anche cool, cioè di tendenza e alla moda», ha spiegato al Detroit News uno dei maggiori concessionari Chrysler-Fiat del Michigan, Bill Golding. In pochi giorni ha sua organizzazione ha venduto dodici Fiat 500, altre cinque ne ha pronte per la consegna in questa settimana e ne ha in ordinazioni altre sedici. Dal Michigan alla Grande Mela con l’obbligo andare di far visita a chi rappresenta il marchio Fiat (e quello Alfa Romeo) a New York. La sua storica concessionaria Alfredo’s Foreing Cars, di Alfredo Gulla (sulla piazza da mezzo secolo), a Larchmont, zona chic e residenziale dove vivono broker e avvocati di Wall Street, ha fatto registrare la vendita più sensazionale. «Ho consegnato già trenta Fiat 500, altre venti sono prenotate e pronte per essere messe in strada appena mi arriveranno da Detroit, dove sono motorizzate, mentre la produzione avviene nell’impianto di Toluca, in Messico», spiega con soddisfazione «Mister Fiat», come viene chiamato da queste parti Alfredo, originario di Palmiriti, in Calabria, emigrato a New York nel 1959 e due anni dopo pronto a vendere le prime auto italiane «ai nostri paisà». «Nel 1961 vendevo le 600 a 2.990 dollari e le 1100 a 3.150 dollari. Avevo clienti italiani e italoamericani, ma anche tanta gente famosa, come Graucho Marx, al quale ho venduto una Duetto ed Henry Kissinger, che venne ad acquistare in gran segreto una spider Alfa Romeo per la moglie che compiva gli anni. E poi tanta gente di Wall Street e attori famosi che venivano a comprare da me le Alfa e le Maserati», ricorda con orgoglio mister Alfredo, amico di tanti piloti della Ferrari, come Jody Scheckter e Mario Andretti, i quali venivano a fargli visita a Larchmont per la gioia dei tanti tifosi del Cavallino di New York. «È vero che l’America è cambiata - conclude lo storico dealer dalle radici calabresi - ma l’approccio degli americani alle vetture italiane è rimasto lo stesso. Sono quasi tutti americani quelli che hanno acquistato le prime cinquanta 500 da me, due soli clienti sono italoamericani. Ho visto che chi ha acquistato la 500 è un appassionato, un amante dei dettagli, attento al gusto e con una personalità spiccata. E la Fiat 500 somma quasi tutte le caratteristiche del design e dello stile made in Italy. Lo schermo touchscreen da 22 centimetri con navigazione TomTom, ben 7 Airbag e il cambio automatico a 6 marce, in dotazione solo su vetture di grandi cilindrate: tutte cose che fanno la differenza. Prezzo: 19.500 euro. Dopo 30 anni posso ritornare a vendere auto italiane».
(Fonte: www.ilgiornale.it - 6/4/2011)

venerdì 8 aprile 2011

Lezione di Marchionne all'Alma Graduate School di Bologna


Parole dirette e senza cautele, come suo costume. L'ad di Fiat, Sergio Marchionne, invitato per una lezione sulla leadership all'Alma Graduate School dell'università di Bologna, traccia un quadro che va dalla ricorrenza dei 150 anni dell'Unità d'Italia al futiro di Fiat e Chrysler passando per le definizioni di Fabbrica Italia e del ruolo del sindacato. Altrettanto diretta è anche la contestazione nei suoi confronti fuori dai cancelli di Villa Guastavillani, sede della Alma Graduate School: una trentina di manifestanti ha scandito più volte lo slogan «Marchionne a lavorare» e mostrato cartelli con la scritta «Bocciare Marchionne».
STORIA - Tra passato e foturo il suo discorso, con un legame che dovrebbe, secondo Marchionne modificare il presente. «Mi auguro davvero che i 150 anni dell'Unità d'Italia possano essere l'opportunità per ritrovare una coscienza collettiva, per riscoprire un impegno condiviso che guardi ad un orizzonte più largo: quello del Paese che fa e che vogliamo lasciare alle prossime generazioni» ha detto. «Il fatto che quest'anno ricorrano i 150 anni dell'Unità d'Italia è l'occasione che abbiamo per ridisegnare il nostro Paese intorno ai principi su cui è nato. È l'occasione per riscoprire il significato del nostro essere nazione e i valori che ci tengono uniti e che ci identificano come popolo e come individui: l'impegno, la serietà, il senso del dovere. Questi valori rappresentano le nostre radici e sono anche l'unica garanzia per il nostro futuro».
FABBRICA ITALIA - Dal generale al particolare, Marchionne spiega poi il futuro che vede per l'Italia e per Fiat. Il progetto Fabbrica Italia, dice è «la nostra scommessa, è il nostro modo per dimostrare che l'Italia non è un Paese da abbandonare. Vogliamo eliminare le inefficienze del sistema produttivo nel Paese e creare una base sana su cui far crescere la produzione, le esportazioni e le opportunità di lavoro. Vogliamo dare il nostro contributo perché l'Italia abbia la possibilità di aprirsi al mondo e giocare la sua partita alla pari». Marchionne ha rilevato che con questo progetto «vogliamo aggiornare il metodo operativo negli stabilimenti italiani e adeguarli agli standard necessari per competere. Non abbiamo chiesto sovvenzioni nè aiuti di Stato per portarlo avanti. Si sono spese molte parole per attaccare Fiat e il suo operato. Non so se dipenda da motivi storici o da una mentalità che per tradizione vede l'industria come un avversario. Ma non possiamo dimenticare che le scelte, o ancora peggio le non scelte che facciamo oggi, avranno conseguenze sulla società di domani».
MODELLO U.S.A. - Quanto ai risultati ottenuti finora «siamo riusciti a presentare 16 nuovi prodotti in soli 19 mesi, rinnovando il 75% della nostra gamma. Le quote di mercato sono tornate a risalire e l'anno scorso l'azienda ha rivisto l'utile operativo, superando tutti i target che ci eravamo fissati». Sulla possibilità di Fiat di salire ulteriormente (ora ha il 25%) nell'azionariato di Chrysler «credo - ha detto - che siamo molto vicini al secondo 5% che dovrebbe essere risolto entro i prossimi 30-60 giorni». La ripresa di Chrysler dalla crisi, è per Marchionne un modello da seguire, sia per il rapporto con il sindacato sia per la capacità di reagire. «La cosa straordinaria - ha aggiunto l'ad - è che nel 2011 la Chrysler, a livello operativo, guadagnerà più della Fiat» e «anche il tono dei commenti» degli esperti «inizia a cambiare».
NESSUNA INFLUENZA -Per queste sue scelte Marchionne è stato anche duramente criticato. E lui stesso lo rileva per far notare come la Fiat abbia «zero influenza» sui giornali. «Non riusciamo a influenzare assolutamente niente - ha detto -. Se si vuole andare veramente su di giri basta prendere il Corriere della Sera e leggere cosa si dice della Fiat. Delle cose assolutamente ingiuste. E vengono dette e pubblicate in un giornale in cui noi siamo il secondo azionista. Non mi preoccupo di muoverci su queste posizioni nel breve termine - ha aggiunto riferendosi alla partecipazione in Rcs - perché fanno parte in questo Paese di un insieme di equilibri sociali che sono necessari, per il momento, per mantenere la Fiat in una posizione così forte». La partecipazione in Rcs, per Marchionne è analizzata «come investimento in quanto tale. Quindi spero che i conti delle attività di Rcs comincino ad avere i risultati considerando l'impegno finanziario che ha preso la Fiat».
(Fonte: www.corriere.it - 7/4/2011)

giovedì 7 aprile 2011

Marchionne: l'auto elettrica costa troppo, la strada giusta è l'ibrido


"La struttura finanziaria dell'auto elettrica non sta in piedi. Bisogna trovare un modello più intelligente. Per ogni vettura elettrica prodotta e venduta negli U.S.A. perderemo più di 10mila dollari. Sarei veramente preoccupato se l'auto elettrica fosse l'unica alternativa per far fronte al futuro." Cosi' l'a.d. di Fiat, Sergio Marchionne, parlando ai giornalisti a margine della conferenza stampa. Marchionne ha anche preannunciato che al Salone dell'Auto di Detroit nel 2012 "vedremo l'applicazione del motore elettrico sulla 500". Sulla road-map europea che punta alla circolazione unicamente di auto elettriche nei centri urbani nel 2050, Marchionne ha commentato: "Non credo sia essenziale arrivare alla soluzione disperata della Commissione Europea. In Fiat abbiamo già sviluppato in passato la tecnologia a metano e Gpl, la soluzione più facile in Europa per ridurre le emissioni di CO2". "L'importanza dello sviluppo della tecnologia dell'auto elettrica è essenziale", ha proseguito Marchionne, per il quale "l'abbiamo fatto con la 500 come base di know-how per integrare i motori a combustione con i motori elettrici. Tutte le trasmissioni che stiamo installando sulle Chrysler nascono con la capacità di essere ibridi, quindi dobbiamo continuare in quella direzione perché diventerà la soluzione andando avanti. La vera battaglia è come minimizzare l'investimento". Marchionne ha aggiunto che "se gli U.S.A. dovessero decidere di convertire a metano la loro flotta a motori a combustione avrebbero riserve di gas per i prossimi 100 anni, così potrebbero eliminare da subito la dipendenza dal petrolio. Questa è comunque una scelta del Governo". Il presidente di Fiat, John Elkann, ha aggiunto che attualmente, "su 900 milioni di macchine al mondo, meno di 100mila sono elettriche". Alla domanda su cosa pensi della strategia sull'elettrico portata avanti da Carlos Ghosn, numero uno di Renault-Nissan, Marchionne ha risposto: "Ognuno fa le sue scelte. Sono sicuro che Carlos abbia quei 4 miliardi da investire in energie alternative".
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 30/3/2011)

mercoledì 6 aprile 2011

Nuova Panda: la produzione parte a novembre


La produzione della nuova Fiat Panda partirà da novembre 2011. La nuova citycar italiana verrà realizzata nello stabilimento campano di Pomigliano d’Arco. La nuova Fiat Panda arriverà nelle concessionarie entro la prossima primavera, dopo il debutto in anteprima mondiale al Salone di Francoforte, in programma a settembre 2011. La realizzazione della nuova Fiat Panda porterà un’impennata della produttività dello stabilimento campano: secondo le stime comunicate dall’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler Sergio Marchionne, la nuova citycar sarà prodotta fino a 300 mila unità ogni anno. L’esborso economico per realizzare la nuova Fiat Panda ha richiesto un investimento di ben 840 milioni di euro, nell’ottica del progetto Fabbrica Italia. L’attesa ormai è finita: la nuova Fiat Panda sarà presentata ufficialmente al prossimoa Salone di Francoforte, al via da settembre 2011. Notizia di oggi la data dell’avvio della produzione: la nuova Fiat Panda sarà prodotta a partire dal prossimo novembre nell’impianto partenopeo di Pomigliano d’Arco, sottoposto ad un profondo restyling in vista dell’arrivo della nuova citycar. Stiamo lavorando per rifornire Pomigliano che diventerà un vero e proprio impianto di ultima generazione quando inizierà la produzione nel mese di novembre ha dichiarato il responsabile della produzione Fiat, Stefan Ketter, nel corso di una visita all’impianto di Tychy, in Polonia. La nascita della Fiat Panda è stata preceduta da un duro scontro tra sindacati e Sergio Marchionne: l’amministratore delegato, prima di dare il via libera alla produzione, ha voluto la sottoscrizione del nuovo contratto e la firma è arrivata solamente dopo un referendum per conoscere il consenso della forza lavoro. Torniamo alla nuova Fiat Panda: la compatta sar arriverà nelle concessionarie in abbinamento alle motorizzazioni a benzina dotate di tecnologia Multiar, i diesel Multijet e le versioni bifuel a metano e GPL. Grande attesa per la versione ibrida attesa non prima del 2015: la Panda Hybrid potrebbe essere il primo modello di una nuova famiglia a ridotte emissioni realizzata da Fiat.
(Fonte: http://motori.tuttogratis.it - 28/3/2011)

martedì 5 aprile 2011

Il New York Times e la 500


"La piccola italiana cerca l'amore in America". Questo il titolo che il New York Times dedica alla Fiat 500 americana, "piccola fuori per gli standard statunitensi ma dagli interni non claustrofobici". Una vettura "molto europea" che arriva in U.S.A. in un momento propizio con i prezzi della benzina a 4 dollari al gallone (circa 3,8 litri). Nel lungo servizio che il New York Times dedica alla Fiat 500 (3 pagine), viene messo in evidenza come la 500 poteva restare un fenomeno europeo ma con l'ingresso di Fiat in Chrysler lo sbarco negli Stati Uniti è invece diventato realtà. Ci sono voluti però due anni prima del suo arrivo perché "la Fiat 500 non era pensata per il Nord America e non aveva i requisiti di emissioni e sicurezza degli Stati Uniti".
(Fonte: www.nytimes.com - 25/3/2011)

lunedì 4 aprile 2011

L'analisi di Morningstar su presente e futuro del settore auto


Il salone dellʼauto di Ginevra riaccende i riflettori sullʼautomotive dandoci lʼoccasione per tirare le somme e delineare le future strategie di un segmento cruciale per lʼeconomia mondiale. Il settore dellʼauto si caratterizza per la difficoltà da parte degli operatori di costruirsi una solida e duratura posizione di vantaggio rispetto ai competitor. Richiede un elevatissimo investimento di capitali ma al tempo stesso ha visto ridursi progressivamente le barriere dʼingresso ai nuovi concorrenti. Mentre molti anni fa le case automobilistiche avevano la necessità di insediarsi fisicamente sul mercato, attraverso lʼapertura dʼimpianti produttivi, adesso, con lʼespansione del mercato globale, è diventato più semplice per i gruppi emergenti attaccare nuovi mercati. Basta, infatti, affermarsi su segmenti anche limitati in modo da generare un livello di liquidità sufficiente a rilevare altre società. E questo è quello che è successo con lʼindiana Tata, essa si è imposta allʼinterno dei confini nazionali grazie ai suoi modelli low cost e ha sfruttato la crescita esponenziale del mercato locale per generare le risorse necessarie ad acquisire Jaguar Land Rover dalla Ford nel 2008. Allo stesso modo altre case automobilistiche indiane e cinesi si stanno preparando ad entrare sui mercati occidentali. Il settore si contraddistingue anche per la sua forte ciclicità. In peridi come quello appena trascorso di forte sofferenza dellʼeconomia, è stato molto difficile, anche per i gruppi più forti, ridurre i costi e continuare a generare elevati rendimenti del capitale. Per il consumatore, poi, non ci sono costi nel passaggio da un produttore allʼaltro e questo rende la concorrenza ancora più feroce.
Le armi a disposizione dei produttori - Lʼesperienza ci ha mostrato quelle che sono le armi a disposizione delle case di produzione per costruirsi un vantaggio nei confronti dei competitor, seppur limitato nel tempo. Chrysler negli anni ʼ80 ha rivoluzionato il mercato presentando un prodotto completamente nuovo come il minivan. Honda e Volkswagen hanno avuto la capacità di introdurre importanti innovazioni tecnologiche come il motore ibrido e il propulsore a basso consumo BlueMotion, mentre le case giapponesi, ed in particolare Toyota, negli anni ʼ80 e ʻ90 hanno battuto la concorrenza riducendo drasticamente il time-to-market e proponendo ai consumatori un portafoglio costantemente aggiornato con nuovi modelli.
Vecchie e nuove soluzioni per affrontare la crisi - La grave crisi economica si è fatta sentire pesantemente in un settore volatile come quello dellʼauto. In molti mercati, come quello statunitense ad esempio, la vendita di veicoli leggeri ha raggiunto il punto più basso negli ultimi cinquanta anni, mentre nel Vecchio continente gli incentivi statali sono serviti soltanto a ridurre i danni. Cosa dobbiamo attenderci, quindi, nei prossimi anni? Quali saranno le mosse dei principali player del mercato? In periodi di scarsa crescita, come lʼattuale, la scelta che accomuna gli operatori economici è quella di focalizzarsi sui prodotti a più elevato valore aggiunto. Non potendo muovere la voce dei ricavi si pensa almeno a salvare i margini di profitto. Questa strategia risponde anche al problema della sovraproduzione che affligge il settore. Per poter mantenere le proprie quote di mercato le case automobilistiche sono costrette a produrre più della domanda effettiva in modo da sfruttare le economie di scala che le permetteranno di produrre ad un costo unitario più basso e quindi di applicare un prezzo di vendita competitivo. La concorrenza tra gli operatori del settore è molto forte e in molti segmenti si gioca sul prezzo. Lo scorso anno si è registrato un calo generalizzato dei prezzi del 2,2% e ci si aspetta che anche questʼanno si riducano ulteriormente dellʼ1% circa. General Motors e Volkswagen (soprattutto con la linea Audi) sono lʼesempio di come si possa smarcarsi dalla logica del ribasso del prezzo offrendo prodotti a elevato valore aggiunto per i quali i consumatori sono disposti a pagare un extra-prezzo. Il sodalizio Fiat-Chrysler e prima ancora quello tra Renault e Nissan, dimostrano quanto sia importante unire le forze per aumentare la scala di produzione e ridurre lʼincidenza dei costi fissi attraverso lʼaccorpamento delle operazioni di acquisto e del marketing, o attraverso lʼutilizzo di piattaforme comuni per la produzione di più modelli. Al fine di diversificare la propria esposizione geografica e spingere il fatturato, le società puntano anche ad entrare in nuovi mercati attraverso partnership con produttori locali. I gruppi più importanti come Volkswagen e Toyota fronteggiano la crisi economica diversificando la loro offerta sia in termini geografici che di prodotto, facendo leva su un portafoglio molto vasto in grado di coprire tutti i segmenti del settore. Ma questo, oltre a moltiplicare gli sforzi del marketing, può far correre il rischio di incappare nellʼerrore già commesso in passato da General Motors di non differenziare a sufficienza i vari modelli.
Verso una nuova era dellʼauto - Lʼamerican Ford cerca di migliorare la qualità delle sue autovetture aumentando la componente tecnologica. Lʼintroduzione della piattaforma Sync, infatti, mira a rendere le vetture di Detroit multifunzionali, permettendo al conducente di interagire con il mondo esterno restando seduto in macchina e con le mani sul volante. Renault-Nissan, invece, punta tutto sulla nuova generazione delle auto elettriche. Il gruppo franco-giapponese ha investito quattro miliardi di euro per portare sul mercato di massa il primo modello interamente elettrico. Se vincerà la scommessa Renault-Nissan avrà un ritorno non solo in termini di profitto, potendo beneficiare dei vantaggi del first-mover, ma anche in termini di reputazione e affidabilità agli occhi dei consumatori. Il rischio, in questo caso, è molto elevato. Oltre ai problemi della durata delle batterie, ci sono quelli legati alle infrastrutture e agli incentivi allʼacquisto, che potranno essere superati solo con una forte comunione dʼintenti con i vari governi nazionali.
La sfida dei mercati emergenti - La vera sfida del futuro, comunque, è lʼaffermazione sui mercati emergenti, in particolare su quelli indiano e cinese. Il colosso asiatico è ormai la seconda economia al mondo, in grado di crescere in doppia cifra quando tutti gli altri Paesi occidentali sono ancora impegnati in una lenta ripresa. Per avere, poi, unʼidea dellʼimmenso potenziale di questo mercato possiamo confrontare il tasso di penetrazione del settore in Cina, 1a 40 (una macchina ogni quaranta abitanti), con quello della Germania, 1 a 2, e accostare poi questi dati al numero di abitanti dei due Paesi ed al tasso di crescita della popolazione. Se la Germania è considerata dagli operatori ancora un mercato solido, la Cina è decisamente il nuovo Eldorado delle case produttrici di tutto il mondo. Esso rappresenta già adesso il principale mercato per General Motors e Volkswagen (leader del mercato con una quota del 18%) e tutte le altre case automobilistiche stanno aumentando la loro capacità produttiva per essere in grado di rispondere alla domanda potenziale che ci si aspetta da Pechino.
La Cina e il rischio sovraproduzione - Il rischio, però, è quello di peggiorare il problema della sovraproduzione. Gli incentivi governativi per lʼacquisto di auto a basso consumo e nelle aree rurali avviati nel 2008, che hanno spinto la domanda interna di nuove autovetture, sono dovuti cessare perché ora il vero problema è quello della viabilità. Come testimoniato dallʼincredibile ingorgo della scorsa estate sulle autostrade cinesi, ci sono troppe macchine in giro e il governo di Pechino è costretto adesso a calmierare le immatricolazioni non solo nella capitale ma anche in altre città. Discorso diverso per lʼIndia che presenta un tasso di penetrazione enormemente più basso, ovvero otto macchine ogni 1000 persone, ma il dominio di Tata, che con le sue vetture ultra low cost ha praticamente monopolizzato il mercato, costringe le altre case a competere, almeno per il momento, sul difficile terreno del prezzo.
(Fonte: www.morningstar.it - 14/3/2011)

domenica 3 aprile 2011

Pesce d'aprile 2011: ecco la "iPanda" (però Marchionne disse davvero: "Voglio che la Fiat diventi la Apple dell'auto")


Fiat presenterà al Salone di New York (22 aprile-1 maggio) la iPanda, concept che prefigura la Panda di terza generazione, che sarà svelata in forma definitiva in autunno al Salone di Francoforte, e serve ad annunciare l’accordo tra la casa torinese e la Apple per lo sviluppo di nuovi sistemi telematici dedicati all’automobile. L’iPanda non sarà tuttavia solo un giocattolo, ma diventerà una versione speciale della nuova Panda, per di più, il suo debutto avviene proprio nella Grande Mela e serve all’azienda guidata da Sergio Marchionne per saggiare la risposta del pubblico americano alle linee della nuova piccola – destinata a diventare magari una Chrysler o una Dodge – e sondare il favore di una clientela evoluta che, più delle dimensioni e alle automobili in sé, è interessato a tutto quello che vuol dire tecnologia, in particolare per i maniaci delle creazioni provenienti dall’azienda di Cupertino. L’accordo con Microsoft sarà invece interrotto. Ai vertici di Fiat infatti non è piaciuto il fatto che a Redmond abbiano poi ceduto a Ford la piattaforma Blue&Me sviluppata congiuntamente e ancora di più il fatto che Bill Gates abbia salutato l’accordo con Dearborn per il Sync come il primo del genere per Microsoft.
IPAD 2 ON BOARD - La iPanda è concepita come un iPad su quattro ruote. Non solo perché il famoso tablet è sistemato al centro della plancia, ma anche per alcuni sapienti tocchi che si ricollegano allo stile minimale dei dispositivi con la Mela. La tinta bianco opalescente, le fessure circolari per la telecamera anteriore e quella posteriore e persino la lente che cela le antenne per la connettività UMTS e wi-fi, discretamente visibile al di sopra del parabrezza, sono elementi inconfondibili studiati in modo congiunto tra gli uomini di Steve Jobs e il centro stile Fiat. L’iPad2 è perfettamente integrato al centro della plancia e serve a controllare tutte le funzioni della vettura attraverso l’interfaccia touch screen. La vera novità però è che tali funzioni potranno essere integrate e scaricate allargando la dotazione della vettura in tempo reale. Il collegamento tra il software e l’hardware della vettura sarà praticamente completo e personalizzabile. Internet, navigazione, sistema audio e telefono vivavoce sono la dotazione minima, ma si potrà fare molto altro.
LA PANDA SI MIGLIORA ONLINE - Si preferisce avere il freno di stazionamento a tocco invece che elettrico? Ci sarà l’applicazione iBreak che si collega alla centralina dell’ESP e provvede a implementare la nuova funzione. Lo stesso sarà possibile con il cambio automatico e la funzione iShift, con la quale decidere quale strategia di cambiata attuare personalizzandola a piacere. Naturalmente, nel sistema è implementata l’applicazione iSave, con la quale gestire tutto quello che oggi viene fatto con EcoDrive, ma senza passare i dati con le chiavette di memoria. In pieno stile iPad, la iPanda infatti non avrà prese USB: tutte le connessioni sono realizzate con protocolli wireless e del resto l’iPad è asportabile e i dati sulla propria guida potranno essere studiati ovunque. Grazie alla connessione UMTS, si potrà accedere in tempo reale alla community dei proprietari.
UN IPHONE AL POSTO DELLA CHIAVE - La iPanda è però dotata anche di iPhone che funge da chiave elettronica della vettura e consente di controllare a distanza diverse funzioni della vettura come l’avviamento della ventilazione, il monitoraggio perimetrico dell’allarme e persino avvertire in tempo reale se l’auto viene toccata nei parcheggi. Oltre ad avvertire il proprietario con un sms, si attiveranno automaticamente le due telecamere che registreranno le immagini su hard disk e consentiranno di identificare l’autore del danno. A proposito di sistemi antifurto, l’iPad è dotato di un sistema di protezione elettronico che ne impedisce l’utilizzo disgiunto dalla vettura e dell’iPhone a meno che non lo permetta l’utente. Chi avesse dunque in mente di farsi un iPad gratis, sappia che prendendolo senza permesso dall’interno di un’iPanda si ritroverebbe un bel soprammobile, ma nulla di più. Le telecamere servono anche per un’altra originalissima applicazione denominate iFacePanda, con la quale tutti gli appartenenti alla community di possessori iPanda potranno collegarsi, chattare e persino fornire informazioni visive sul traffico. Naturalmente funzionano come sistema di visione periferico durante le manovre.
DIMOSTRATORE TECNOLOGICO A METANO - Per dimostrare i consumi ridotti del motore TwinAir e le possibilità offerte dal gas naturale, la iPanda raggiungerà prima Auburn Hills nel mese di aprile, ideale per la pesca nei Grandi Laghi, e da lì partirà alla volta di Cupertino coprendo gli oltre 4.200 km per dimostrare l’efficienza del bicilindrico TwinAir di 900 cc con stop&start alimentato a metano che eroga 100 CV ed è accoppiato a un cambio robotizzato a 5 rapporti, più efficiente e leggero anche del DCT a doppia frizione. I serbatoi sono in fibra di carbonio per resistere a pressioni di 350 bar e stivare una maggiore quantità di gas naturale (20 kg rispetto ai 13 della Panda attuale), sufficiente per un’autonomia di oltre 500 km che arrivano a 800 con il piccolo serbatoio di benzina. Tramite l’applicazione iCNRG – un gioco di parole tra CNG, ossia Compressed Natural Gas ed Energy – sarà possibile individuare il punto di rifornimento più vicino per il metano e armonizzare la navigazione in base alla loro dislocazione. Ma l’omologia tra auto, iPad e iPhone è stata spinta anche oltre. La iPanda infatti è dotata di batteria agli ioni di litio da 70 Ah e sarà possibile ordinarla con le custodie per iPad e iPhone nello stesso materiale del quale sono rivestiti i sedili.
CAVALLI E GIGA - Ulteriore tocco finale, sarà la denominazione. A parità infatti di motorizzazione, la iPanda sarà disponibile nelle versioni 16GB, 32GB e 64GB seguendo la capacità del disco rigido degli iPhone4 e iPad2 dei quali sarà corredata di serie. Quanto al contratto di connessione, sarà offerto un pacchetto in collaborazione con un operatore che varierà a seconda del paese (ancora top secret per l’Italia), oppure lasciata al cliente la possibilità di stipulare autonomamente il contratto. Il prezzo dell’iPanda? Intorno a 25mila euro, dunque non sarà a buon mercato, come del resto sono i prodotti Apple e il listino offrirà un elenco assai nutrito di applicazioni, se le si vuole trovare sulla vettura nuova al momento della consegna, altrimenti potranno essere implementate successivamente. Fiat e Apple assicurano inoltre che si tratta di un collaborazione in esclusiva e che porterà all’implementazione della stessa interfaccia uomo-macchina su altri modelli del gruppo Fiat-Chrysler, anche su quelli dotati di propulsione ibrida ed elettrica, portando l’integrazione tra software e hardware verso orizzonti inesplorati per grado di tecnologia e semplicità di utilizzo.
(Fonte: www.omniauto.it - 1/4/2011)