Per un giornalista può essere imbarazzante analizzare i risultati 2014 realizzati da Fiat-Chrysler sul mercato americano. L'uso di aggettivi roboanti, infatti, generalmente segnala una cattiva qualità dell'articolo. E tuttavia, come si fa a non parlare di marcia trionfale? La società guidata da Sergio Marchionne negli ultimi cinque mesi, tutti i mesi, dicembre compreso, ha registrato in America un incremento delle vendite del 20%. Il 2014 si è chiuso, sempre negli U.S.A., con immatricolazioni a quota 2,1 milioni (+16% mentre il mercato è salito del 6% circa) quindi oltre i livelli precrisi e oltre quattro volte superiori a quelle italiane, a patto di comprendervi anche i furgoni dove Fiat è forte. Impressionante la progressione di Jeep, che nei soli Stati Uniti (692.000) e in Canada (70.000) è riuscita a vendere circa 762.000 vetture, ovvero 30.000 pezzi in più di tutte le Jeep (732.000) vendute in tutto il mondo nel 2013. Per completare il quadro vale la pena riportare alcuni dati delle vendite di dicembre che è il 57esimo mese consecutivo di crescita delle vendite: non sono andati bene solo i classici punti forti di FCA, ovvero Jeep (+19%) e i giganteschi e molto profittevoli pick-up della Ram (+32%), ma sono risultati molto richiesti anche alcuni modelli "minori" ma promettenti. Ad esempio i furgoni Ducato (che in America si chiamano ProMaster) hanno superato quota 3.000 con una crescita del 62% rispetto al dicembre 2013 e la Chrysler 200, una berlina che sfrutta la piattaforma dell'Alfa Romeo Giulietta, è arrivata a vendere 16.200 pezzi nel mese con un aumento di oltre il 200%. In questo contesto meritano una segnalazione anche i prodotti più strettamente legati all'Italia. Al suo terzo anno di presenza negli U.S.A. la 500 se l'è cavata con quasi 34.000 immatricolazioni e un calo del 6% più che compensato dalle vendite della 500L arrivate a quota 12.400 (+68%) e dal primo lotto delle sportivissime Alfa Romeo 4C che a dicembre hanno fatto registrare le prime 67 vendite che sottolineano comunque il ritorno ufficiale del marchio italiano nelle classifiche del mercato statunitense. Un ultimo dato, ma strategico. Fiat-Chrysler nel 2014 si è confermato il quarto produttore più importante per il mercato U.S.A. ma ha accorciato le distanze da Ford e Toyota che occupano la seconda e la terza posizione mentre il podio più alto è appannaggio dell'irraggiungibile GM. Nel 2013 in particolare in America Toyota staccò Fiat-Chrysler di 436.000 pezzi vendendo il 24% in più con 2.236.000 immatricolazioni contro 1.800.000 di Auburn Hills. Quest'anno - su un mercato più ampio - la distanza si è ridotta al 13,6% e cioè a 284.000 pezzi poiché i giapponesi hanno venduto 2.374.000 vetture e gli italo-americani 2.090.000. Sarà interessante a questo punto, a fine mese con la presentazione dei conti annuali, conoscere il livello dei margini raggiunti da FCA. Livello di cui alcuni mesi fa Marchionne si lamentò. Comunque, e per fortuna, il senso di imbarazzo per eccesso di chi scrive è condiviso. Il giornalista Larry Lavallequette, che segue FCA per AutomotiveNews, la pubblicazione che per il mondo dell'automobile è poco meno di una Bibbia, per commentare le vendite di novembre di Auburn Hills aveva usato un solo aggettivo: "stunning", che in italiano si può tradurre con stupefacente o scioccante. Meno male che il giornalismo americano è considerato il più obiettivo del mondo.
(Fonte: http://motori.ilmessaggero.it - 5/1/2015)
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