A Detroit, in questi giorni, la temperatura percepita a causa del vento scende a -20 di giorno. Nonostante il gelo, per le strade si respira un'aria diversa: tra la gente è tornata la fiducia. Eppure solo due anni fa la famosa Motor City del Michigan era stata dichiarata fallita. La ripartenza della metropoli è comunque avviata e il ritrovato vigore dell'industria e del mercato dell'auto, insieme a un'economia U.S.A. in grande spolvero, fanno sì che il 2015 sia visto come il vero anno della svolta. Lo stesso presidente Barack Obama ha detto nelle scorse settimane che il salvataggio dell'industria americana dell'auto può considerarsi concluso. Ecco allora che GM, Ford e Chrysler (ora FCA) possono riprendere ufficialmente la loro corsa. E proprio Chrysler, rimessa in carreggiata da Sergio Marchionne, rappresenta il caso del momento. A Detroit, infatti, poco conta che Fiat abbia la sede legale in Olanda e quella fiscale a Londra (d'altro canto quasi tutte le aziende U.S.A. hanno la sede legale nel Delaware e l'Alleanza Renault-Nissan è pure basata in Olanda). «Qui - dicono nelle fabbriche di Detroit - a contare sono sempre la rinata Chrysler e i suoi marchi; e ben vengano anche brand come Fiat o Alfa Romeo. Da noi si guarda all'insieme. L'importante è che gli stabilimenti girino e le persone lavorino». Un dato per tutti: dal 2009, anno d'inizio della sfida americana di Marchionne, a oggi, i dipendenti del gruppo negli U.S.A. sono passati da 47mila a 77mila, avvicinandosi così agli 80mila del 2006, prima degli incentivi all'uscita decisi da Daimler e poi dal fondo Cerberus. FCA o rinata Chrysler che sia, la prossima settimana sarà protagonista dell'Auto Show di Detroit non solo per le novità in vetrina (Alfa Romeo 4C Spider e Pick-up Ram 1500), ma perché il gruppo si presenta all'appuntamento annuale con risultati da primo della classe: per il terzo anno consecutivo i veicoli Jeep hanno messo a segno vendite mondiali senza precedenti e hanno superato il target del milione di Suv. Solo negli U.S.A. il balzo delle vendite è stato del 41% al record di 692.348 Suv. Da registrare, quindi, il +42% nell'Asia-Pacifico, il +49% in Cina e, sempre per Jeep, il +40% in Europa. FCA US, inoltre, nel 2014 ha visto crescere le immatricolazioni del 16% (20% in dicembre), superando quota 2 milioni di unità. Chiusa nel 2014 la fusione tra Fiat e Chrysler, impostato il piano industriale al 2018, portata FCA in Borsa a New York e Milano, deciso lo scorporo di Ferrari e reperiti i fondi per dar seguito agli investimenti, ecco le sfide che attendono ora Marchionne. In marzo ci sarà l'inaugurazione del nuovo impianto brasiliano (Fiat si è confermata leader del mercato lo scorso anno) di Goiana, nello Stato del Pernambuco, rafforzando così il polo industriale di FCA nel fondamentale Sud America. Quindi, a metà anno, è attesa la quotazione del 10% di Ferrari a Wall Street, mentre Marchionne sarà sempre più impegnato a incontrare potenziali investitori negli U.S.A. e a tenere a bada il debito. Ma il 2015 è anche l'anno della messa in pratica del piano industriale da 50 miliardi. E il 24 giugno, in coincidenza dei 105 anni di Alfa Romeo, è in programma il lancio della nuova Giulia prodotta in Italia.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 7/1/2015)
Nessun commento:
Posta un commento