Sarà per l'estetica che richiama alla mente la Nuova 500 del 1957
(chiamata "Nuova" al momento del suo lancio per distinguerla dalla "500
Topolino" degli Anni Trenta), sarà per il sapiente lavoro di marketing
della Casa torinese, ma la "Cinquecento" che troviamo oggi nelle
concessionarie e che incontriamo sempre più frequentemente lungo le
nostre strade sembra fatta apposta per cavalcare il fascino
inossidabile - ed il conseguente duraturo successo commerciale - di
quella di mezzo secolo fa. Le radici della piccola di casa Fiat
affondano però ancora ben più lontano nel tempo della piccola
bicilindrica del 1957. Addirittura prima della vettura progettata da
Dante Giacosa all'inizio degli Anni Trenta e poi divenuta famosa con il
soprannome di "Topolino", tempestivamente affibbiatole dagli
automobilisti italiani per sottolineare le sue dimensioni ultracompatte e
quell'aria che faceva subito simpatia. Il nome ed il concetto "Fiat
500" hanno infatti ormai un secolo. Già nel 1915 la Casa torinese aveva
cominciato a sviluppare l'idea di una piccola automobile che già allora
chiamò 500 e quattro anni dopo, alla fine della Prima Guerra Mondiale,
ne aveva realizzato anche un prototipo. Si trattava ovviamente di una
automobile molto diversa da quella che abbiamo poi imparato a
conoscere: non un'auto da famiglia, bensì una spider (carrozzeria tipo
"Ballon", si diceva all'epoca) equipaggiata con un 4 cilindri da 8-10 CV
ed in grado di raggiungere una
velocità massima di 65 km/h. Un'idea di automobile tutto sommato più
vicina a quella dell'odierna "Cinquecento" che a quella della "Topolino"
di vent'anni dopo. Il prototipo rimase fine a sé stesso, ma
negli anni seguenti i progettisti della Fiat continuarono a lavorare sul
progetto della piccola automobile, realizzando altri veicoli che
peraltro rimasero anch'essi allo stadio prototipale. A frenare un più
deciso impulso allo sviluppo del progetto di quella prima Fiat 500
furono probabilmente il successo riscosso negli Anni Venti dalle
cyclecar che, soprattutto in Gran Bretagna, sembravano rappresentare una
reale alternativa alle vetture convenzionali, e l'idea allora molto
diffusa specialmente in Italia che l'automobile fosse ancora un
"oggetto" riservato a pochi. Da noi l'idea della motorizzazione
di massa e dell'automobile per tutti, che già stava prendendo piede
negli Stati Uniti e nel Regno Unito, era ancora di là da venire.
Toccherà proprio alla Balilla ed alla 500 suggerire per la prima volta
agli italiani un altro modo di intendere l'automobile: quello che da
anni abbiamo imparato a conoscere.
(Fonte: www.repubblica.it - 30/12/2014)
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