martedì 31 marzo 2009

Obama: "Fiat partner ideale per Chrysler". Montezemolo ringrazia e la Borsa brinda


Un giudizio lusinghiero nel giorno in cui ha respinto i piani di salvataggio dei colossi dell'auto di Detroit. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha individuato senza esitazioni nella Fiat l'unica possibile ancora di salvezza per la Chrysler, elogiando i prodotti e il management della casa automobilistica torinese. «Recentemente - spiega il presidente - Chrysler ha cercato e trovato un potenziale partner, la compagnia automobilistica internazionale Fiat, dove l'attuale management è riuscito ad imprimere una svolta impressionante» alla società, riportandola in prima linea nel settore. Obama ha ricordato che «Fiat è pronta a trasferire la sua tecnologia di punta alla Chrysler e, dopo aver lavorato in stretta collaborazione con il mio team, si è impegnata a costruire nuove auto a basso consumo di carburante e motori qui in America». L'inquilino della Casa Bianca ha aggiunto che «abbiamo anche raggiunto un accordo in modo da garantire che la Chrysler rimborserà i contribuenti per tutti i nuovi investimenti che saranno stati fatti prima che la Fiat venga autorizzata a prendere una quota di maggioranza nella Chrysler».
(Fonte: www.corriere.it - 30/3/2009)

«Le parole che il presidente Obama ha usato ieri nei confronti della Fiat sono un importante riconoscimento per tutte le donne e gli uomini che in questi anni anni hanno lavorato duramente per far tornare la nostra azienda forte e credibile nel mondo». Con queste parole il numero uno di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo ha commentato la benedizione da parte del capo della Casa Bianca dell'accordo tra Chrysler e il gruppo italiano. Intesa alla quale Obama ha più volte ricordato di subordinare la decisione di concedere nuovi aiuti al settore automobilistico. «Credo che aver scelto la Fiat per aiutare il rilancio dell'auto americana - ha aggiunto Montezemolo - possa essere motivo di grande orgoglio non soltanto per l'industria italiana, ma per tutto il Paese». Il presidente della casa torinese ha poi ricordato che «se l'accordo sarà perfezionato, nelle prossime settimane, si presenterà un'occasione straordinaria: usando una rete importante come quella della Chrysler, potremo entrare negli Stati Uniti con le nostre automobili». «Il mercato americano - ha ribadito Montezemolo - nonostante stia vivendo momenti difficili, resta la più grande delle opportunità e delle sfide».
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 31/3/2009)

Intanto a Piazza Affari gran rimbalzo per le azioni Fiat, che ritornano sopra i 5 euro mentre l'AD, Sergio Marchionne è volato in U.S.A. per mettere a punto gli ultimi dettagli dell'intesa con Chrysler dopo l'OK di Washington di ieri. Il titolo chiude in rialzo del 10,3% a 5,27 euro. Superati i timori della vigilia, il mercato si sente tranquillo sull'impegno finanziario della casa torinese per l'intesa con Detroit. "C'erano timori sulla partecipazione di Fiat al debito di Chrysler, nonostante le rassicurazioni (della casa torinese). Adesso sembra chiarito il fatto che per Fiat l'esposizione come quota iniziale sia limitata al 20% per poi salire progressivamento fino a quando Chrylser non avrà ripagato tutti i fondi ricevuti dallo stato", commenta un'operatrice. Inoltre, prosegue l'operatrice, "le parole di elogio di Obama sulla Fiat sono state una enorme pubblicità gratis".
(Fonte: http://it.reuters.com - 31/3/2009)

lunedì 30 marzo 2009

Fiat-Chrysler: accordo fatto. E arrivano 6 miliardi di dollari


Il presidente Obama gli aveva dato 30 giorni, ma alla Chrysler sono bastate 3 ore e poco è arrivato l'annuncio ufficiale: "Fiat e Chrysler hanno raggiunto un accordo sulla struttura di un'alleanza globale che ha il sostegno del Tesoro U.S.A.". Queste le parole del CEO di Chrysler, Bob Nardelli, che di fronte alla prospettiva di perdere sei miliardi di dollari si è mosso come un fulmine. Per il colosso U.S.A. non si tratta però di sottomissione. E subito da Detroit hanno fatto sapere che "Chrysler con l'alleanza con Fiat rafforza il suo modello di business e la capacità del gruppo Chrysler di creare e preservare posti di lavoro negli U.S.A.". In ogni caso l'accordo Chrysler-Fiat è la prima grande vittoria per il presidente Obama che, dopo aver lanciato una coraggiosa politica di controllo sull'operato delle case automobilistiche (storica e memorabile l'affermazione "La crisi dell'auto negli U.S.A. è un fallimento delle leadership da Washington a Detroit"), ora vede una grande azienda U.S.A. seguire, velocemente, le sue indicazioni. Non mancano però, come ha spiegato lo stesso Nardelli, "notevoli ostacoli da superare". Il riferimento va al fatto che questo clamoroso annuncio avvenuto a velocità record è un accordo basato sulla revisione del precedente accordo non vincolante siglato fra Fiat e Chrysler. "Sebbene riconosciamo le difficoltà - spiega però Nardelli - noi ci impegniamo a lavorare a stretto contatto con Fiat, il governo americano, il dipartimento del tesoro U.S.A. e la task force al fine di assicurare il sostegno degli azionisti necessari". Nel comunicato ufficiale poi il presidente di Chrysler racconta che "Fiat rafforzerà la capacità di Chrysler di creare e conservare posti di lavoro negli Stati Uniti; darà ai consumatori americani più scelte per l'acquisto di veicoli avanzati che rispettino l'ambiente; fornirà ai concessionari più di quei prodotti di cui necessitano per operare con successo; aiuterà a stabilizzare la base dei fornitori; permetterà a Chrysler di restituire più presto i prestiti governativi". Nardelli in pratica precisa con chiarezza un aspetto fondamentale dell'intera vicenda: i 6 miliardi non sono un regalo ma un prestito. Un prestito, va detto, che non ha riguardato solo i soldi: Obama stavolta ci ha messo la sua faccia e la sua possente immagine. "Se comprate una vettura Chrysler o GM - ha spiegato il presidente U.S.A. - continuerete a ricevere i servizi come sempre. Le garanzie saranno al sicuro, infatti saranno più al sicuro che mai perchè a partire da oggi il governo americano sarà dietro le vostre garanzie". Più di così... E la Fiat? Sergio Marchionne ringrazia "pubblicamente il Presidente Obama a nome di tutto il management del Gruppo Fiat per le parole di apprezzamento che ha avuto nei confronti del lavoro fatto negli ultimi cinque anni e per il suo incoraggiamento a finalizzare una solida alleanza tra Chrysler e Fiat". "Siamo fermamente convinti - ha spiegato l'Ad Fiat - che le tecnologie ecologiche e le piattaforme per vetture medio-piccole sviluppate da Fiat giocheranno un ruolo fondamentale nel ricostruire uno stretto rapporto tra i marchi del Gruppo Chrysler e i consumatori americani". Per l'amministratore delegato della Fiat l'alleanza "riuscirà ad accelerare in modo significativo gli sforzi per produrre veicoli a basso consumo, portando quindi ad un più rapido rimborso dei fondi pubblici messi a disposizione della società americana". "I colloqui con la Task Force del Presidente Obama - conclude Marchionne - sono stati serrati ma leali. Siamo convinti di poter conseguire un risultato che, assegnando la giusta priorità alla restituzione dei fondi dei contribuenti, darà un futuro credibile a questo settore industriale che è cruciale per l'economia. Siamo davvero felici che Fiat possa giocare un ruolo chiave in questo importante sforzo". Cosa succederà ora? Il mix di prodotto possibile dall'intreccio di Chrysler e Fiat (gigantesche monovolume e maxi fuoristrada da una parte, city car e sportive dall'altra) è un'incredibile gamma di prodotti che spazierebbe dalla Jeep Grand Cherokee alla 500, dalla Ferrari 599 GTB alla Grand Voyager. E le strategie possibili fra la gigantesca rete commerciale di Chrysler che solo negli U.S.A. conta 3300 concessionarie e quella del Gruppo italiano da 500 punti vendita in Italia potrebbe dare origine a qualcosa di mai visto nel mondo dell'auto. E' già stato annunciato lo sbarco della Fiat 500 e dell'Alfa Mito negli U.S.A., così come l'utilizzo dei motori del Gruppo Fiat nelle auto elettriche Chrysler di prossima generazione che li useranno per estendere l'autonomia delle normali batterie. Ma grandi benefici sono attesi dai possibili risparmi con i fornitori e dalle economie di scala sulla componentistica. D'altra parte già il vecchio matrimonio Fiat-GM fece intravedere quali vantaggi può avere una singola marca: il colosso di Detroit - allora carente di motori diesel - riuscì a lanciare una lunga serie di modelli con il fantastico MultiJet Fiat, mentre la marca del Lingotto in poco tempo riuscì a ridare un'ammiraglia alla Fiat grazie al pianale americano. Fu solo un assaggio, però, perché poi il matrimonio si interruppe. Ma stavolta invece ci sono tutte le premesse perché l'unione sia più stabile. Se non altro per la garanzia di qualcuno davvero molto potente: il governo degli Stati Uniti d'America.
(Fonte: www.repubblica.it - 30/3/2009)

venerdì 27 marzo 2009

Marchionne: "La prima auto con Chrysler nel 2011"


«Noi siamo pronti. Se con Chrysler sarà tutto ok potremo vedere nel 2011 la prima macchina. Una volta che congeliamo lo stile in 18 mesi possiamo fare la vettura. Il problema sono le normative sui motori che devono superare certi test in America. Per questo ci vorranno almeno 24 mesi». Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, conversando con i giornalisti al termine dell'assemblea degli azionisti. «Alla Chrysler - ha detto - abbiamo offerte le nostre piattaforme A, B e C, quelle che abbiamo noi. È stato fatto tutto il possibile per assicurarci una buona opportunità di portare avanti l'accordo, la decisione tocca a loro». Marchionne ha poi escluso alternative con altri costruttori: «Io sono impegnato con loro. Già dormiamo poco - ha aggiunto - cerchiamo di non crearci alternative». Anche Luca Cordero di Montezemolo è dello stesso avviso. «Tutto quello che potevamo fare l'abbiamo fatto, adesso tocca a loro».
(Fonte: www.ilsussidiario.net - 27/3/2009)

giovedì 26 marzo 2009

WSJ: La task force di Obama chiede aggiustamenti all’alleanza Fiat-Chrylser


La task force designata dal presidente americano, Barack Obama, per supervisionare la ristrutturazione di Detroit riterrebbe necessario che Chrysler e Fiat facciano degli aggiustamenti alla proposta partnership così da renderla più accettabile per il governo americano. Lo afferma il Wall Street Journal, citando due persone che avrebbero partecipato all'incontro sulla possibile alleanza svoltosi mercoledì. Il quotidiano ricostruisce anche l'incontro fra l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, e la task force, meeting durante il quale Marchionne ha mostrato una presentazione di 75 pagine. Ron Bloom, uno dei top advisor della squadra di Obama per Detroit, si sarebbe concentrato sulla strategia di business mentre Steven Rattner, altro adivsor, su come l'accordo era strutturato. Il team Fiat alla fine dell'incontro avrebbe ritenuto - riporta il quotidiano - che le domande che gli erano state poste mostravano una limitata comprensione dell'industria. «È giusto dire che siamo usciti dall'incontro un po' turbati», avrebbe detto, secondo il Wall Street Journal, uno dei componenti della squadra Fiat che ha incontrato la task force.
(Fonte: www.ilsussidiario.net - 26/3/2009)

mercoledì 25 marzo 2009

Marchionne: "Il peggio è passato"


«Il peggio è passato». L’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, scioglie la prognosi sullo stato di salute dell’economia mondiale. «Certo - puntualizza - le conseguenze restano pesanti, ma è partito il processo di risanamento. Diciamo che è stata individuata la ferita, ora bisogna ripulire». Marchionne ha affrontato l’argomento a Ginevra, al termine dell’assemblea degli azionisti della società svizzera Sgs, di cui è presidente. Una lancia spezzata in favore di un ragionato ottimismo: «Sono uno dei pochissimi che cerca di leggere nella sfera di cristallo - ha detto, con un po’ di humour, Marchionne - e secondo me una gran parte dei problemi che hanno impattato sull’economia a livello globale si è già verificata. Il peggio della crisi è passato». Naturalmente molto hanno contato le importanti iniziative avviate per contrastare la recessione ed intervenire sulle banche «malate» da parte delle istituzioni internazionali e dei governi. Prima fra tutte l’azione di contrasto che ha portato al maxi-piano di aiuti deciso dal governo americano: «Nei giorni scorsi ho avuto l’opportunità di parlare con il dipartimento del Tesoro U.S.A. - ha spiegato l’Ad Fiat - e ho visto l’elevato impegno che a Washington perseguono nel trovare soluzioni realizzabili. In Europa, invece, mi preoccupa il protezionismo a livello nazionale, in particolare per le industrie e le politiche generali, che rallenta il processo di ripresa nel vecchio continente». Ma quando ci sarà il giro di boa? Quando si potrà dire con sicurezza che la risalita è incominciata? «Io credo - valuta Marchionne - che nella seconda metà di quest’anno si comincerà a vedere qualche segnale di inversione di tendenza negli U.S.A., poi in Asia e infine in Europa, che è più lenta e dove qualcosa di positivo si concretizzerà non prima di fine 2009». In questo outlook ci sono anche indicazioni sulla Fiat: «Per il 2009 - dice Marchionne - abbiamo annunciato un risultato di oltre un miliardo di operativo e da quello che vedo adesso posso confermarlo. Però, come ho già detto, il primo trimestre sarà strutturalmente debole, a gennaio i mercati sono scesi di più del 20%. Sono bravo, buono, lavoro, non spendo, ma in certi momenti è difficile». Quello a cui l’Ad Fiat si riferisce come base della conferma sul risultato 2009 è una prima stima delle vendite del gruppo a marzo: «Spero che le cifre di previsione siano in linea con quelle di fine mese - si augura il top manager del Lingotto - Fiat è migliorata anche in Europa, nei paesi che hanno creato una struttura di ecoincentivi». Insomma, mette in chiaro Marchionne: «Un miglioramento sostanziale per quota e volumi rispetto a questo febbraio, ma anche rispetto al marzo 2008. Come abbiamo sempre detto, questi incentivi avrebbero spronato la domanda e ora cominciamo a vedere i risultati». Intanto dalla sponda americana dell’Atlantico si attende una decisione per l’alleanza con Chrysler: «Il mercato è una scacchiera che si muove alla velocità della luce, è inutile essere ottimisti fino a quando non c’è un annuncio», avverte l’Ad Fiat e aggiunge: «Tutto quello che dovevamo fare riguardo alla proposta per Chrysler l’abbiamo fatto. Sono andato negli Usa due volte e ho parlato a lungo con i due commissari nominati per valutare le soluzioni nel settore auto: abbiamo spiegato in maniera piuttosto chiara quali sono i vantaggi per Chrysler. Adesso dipende da loro, io ho l’animo in pace». Tra i dossier aperti resta anche quello cinese. Alleanze? Marchionne non dice se, dopo il congelamento dei colloqui con Chery, il nuovo partner di Fiat nel grande paese asiatico sarà Guangzhou Automobile: «Abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un pò i tempi - si limita a spiegare - fino a quando la domanda non si stabilizza, non si può dir nulla sui progetti di Fiat in Cina. Parliamo con tutti, veramente con tutti».
(Fonte: www.lastampa.it - 25/3/2009)

martedì 24 marzo 2009

Accordo Fiat-Chrysler: approfondimenti sui futuri frutti dell’alleanza


Sei nuovi modelli per Chrysler nel giro dei prossimi anni: questo prevede il ruolino di marcia messo a punto con Fiat per arrivare al risanamento dell’azienda. Praticamente tutte le novità per gli americani si concentreranno nel basso di gamma, dove il gruppo di Auburn Hills è al giorno d’oggi completamente sguarnito. Nel caso in cui l’alleanza tra Fiat e Chrysler dovesse consolidarsi, molto probabilmente alcuni degli stabilimenti del gruppo statunitense si convertirebbero parzialmente alla produzione delle piccole italiane. I modelli destinati alle linee USA saranno essenzialmente tre: 500, MiTo e Milano. Queste auto prodotte in terra americana saranno distribuite oltreoceano dalla rete di vendita e assistenza Chrysler. Per quanto riguarda invece i nuovi prodotti che Chrysler svilupperà partendo dalle basi tecniche e dal know-how di Torino, emergono ulteriori novità. Automotive News, ad esempio, menziona la possibilità che Jeep partorisca una piccola offroad sulla base della Fiat Panda 4x4 e che la Grande Punto possa fornire il suo pianale per la creazione di una inedita segmento C da commercializzare con il marchio Chrysler. E per Fiat? Per Fiat sembra avvicinarsi la possibilità di sfruttare la tecnologia ENVI messa a punto dagli americani per le loro ibride ed elettriche. Ora rimane da vedere quali prodotti la sfrutteranno.
(Fonte: www.autoblog.it - 24/3/2009)

lunedì 23 marzo 2009

Elkann: Fiat interessata al consolidamento tra i produttori auto


Il presidente di Exor e vicepresidente di Fiat, John Elkann, ribadisce che il gruppo non ha bisogno al momento di essere ricapitalizzato. "Al momento, come abbiamo sempre ribadito, Fiat non ha bisogno di un aumento di capitale", ha detto Elkann rispondendo a una domanda sull'atteggiamento della holding Exor in questa eventualità. Elkann ha partecipato oggi alla presentazione della scuola di alta formazione al management a cui partecipa, con altri partners, la Fondazione Agnelli. Sulle prospettive del settore dell'auto Elkann ha detto che "la crisi spinge il settore a un consolidamento e noi vogliamo partecipare a questo processo". A una domanda sulla possibilità, in questo quadro, di diluire la partecipazione del gruppo Agnelli, Elkann ha detto solo "lo abbiamo già detto". Il vicepresidente di Fiat ha anche ribadito la piena fiducia in Marchionne nel raggiungere i target fissati. Riferendosi all'AD Fiat, Elkann ha detto "lo sosteniamo, lo abbiamo sempre sostenuto, convinti che riuscirà a raggiungere gli obiettivi che ha fissato". Infine su Chrysler, il vicepresidente Fiat ha detto solo che l'apporto di Fiat (al rilancio della casa americana) "è considerato molto positivo".
(Fonte: http://it.reuters.com - 23/3/2009)

venerdì 20 marzo 2009

Chrysler rettifica: Fiat non assumerà parte del suo debito


Fiat, in quanto azionista di Chrysler, non si assumerà alcuna responsabilità per il debito della casa automobilistica U.S.A. . Lo ha detto Chrysler in una nota aggiungendo che il gruppo italiano avrà gli stessi diritti e le stesse responsabilità di qualsiasi altro azionista di una società appena ristrutturata. Stamattina anche Fiat aveva precisato che l'ipotesi di alleanza con Chrysler non comporta per il gruppo torinese assunzione di debito della società U.S.A. . Ieri invece Chrysler aveva dichiarato che Fiat assumerà il 35% del debito che la casa automobilistica americana avrà nei confronti del governo di Washington.
(Fonte: http://it.reuters.com - 20/3/2009)

giovedì 19 marzo 2009

Chrysler: Fiat si assumerà il 35% dei nostri debiti verso il Governo U.S.A.


Chrysler ha reso noto che il gruppo Fiat si assumerà il 35% del debito che il gruppo americano avra' nei confronti del governo U.S.A. . La partnership con il gruppo del Lingotto, ha spiegato inoltre Chrysler, porterà ad un budget annuale per gli acquisti di 80 miliardi di dollari. Chrysler ha ribadito inoltre che "non un centesimo" dei soldi dei contribuenti americani andrà a Fiat attraverso il piano di salvataggio del settore auto e ha anticipato che i veicoli prodotti in partnership con il gruppo italiano saranno piu' efficienti dal punto di vista dei consumi energetici del 26% rispetto ai modelli che Chrysler metterà sul mercato nel 2010.
(Fonte: www.radiocor.ilsole24ore.com - 19/3/2009)

mercoledì 18 marzo 2009

Nardelli: Prestito sì, amministrazione controllata no


Per sopravvivere Chrysler ha bisogno dei 5 miliardi di dollari di prestito chiesti allo Stato, senza essere costretta a entrare in amministrazione controllata. No al Chapter 11. «Spero di sbagliarmi, ma non ho molta fiducia nel fatto che nelle condizioni attuali potremmo uscire dalla bancarotta», ha detto il numero uno di Chrysler, Robert Nardelli, bocciando l’ipotesi che gli aiuti di Stato possano essere subordinati alla sottoscrizione del Chapter 11, ovvero la normativa americana che regola l’amministrazione controllata. In una intervista al quotidiano USA The New York Times, Nardelli ha ricordato che, nel piano aggiornato di ristrutturazione presentato da Chrysler il 17 febbraio scorso al dipartimento del Tesoro, l’opzione aiuti di Stato unita all’amministrazione controllata costerebbe alle casse federali tra 20 e 25 miliardi di dollari. «Perché il governo dovrebbe voler spendere tra 20 e 25 miliardi, quando può spenderne 5?», si è domandato il numero uno di Chrysler, ribadendo piuttosto la necessità di avere il via libera al finanziamento di 5 miliardi di dollari oltre ai 4 miliardi che ha già ricevuto dalla Casa Bianca. La decisione della task force sul settore auto creata dall’amministrazione di Barack Obama arriverà tra due settimane. Il team, nel frattempo, sta studiando anche le richieste di General Motors, che per sopravvivere ha chiesto fino a 16,6 miliardi di dollari, oltre ai 13,4 miliardi già ricevuti. Con i nuovi fondi pubblici Chrysler, che ha siglato un’intesa di massima per un’alleanza con Fiat, ce la farà, ha sottolineato Nardelli nell’intervista, ammettendo che «in tutta onestà, stiamo sopravvivendo giorno per giorno». Avanti comunque. La società «può andare avanti da sola, ma con Fiat le possibilità aumentano notevolmente», ha detto Nardelli, ribadendo quanto già scritto l’altro ieri in una lettera ai dipendenti di Chrysler. La casa torinese, ha aggiunto il numero uno della casa automobilistica di Detroit, «ha quello che manca a noi ed è presente dove noi non ci siamo».
(Fonte: www.nytimes.com - 17/3/2009)

martedì 17 marzo 2009

Les Echos: "PSA poco incline a sacrificare la sua indipendenza per Fiat"


PSA è «poco incline a sacrificare la sua indipendenza per un matrimonio con Fiat»: lo scrive Les Echos. La famiglia Peugeot non appoggerebbe una fusione, scrive il quotidiano economico francese, citando fonti vicine all'amministratore delegato del gruppo d'Oltralpe. «Se il gruppo PSA non è ostile al rafforzamento di certe alleanze – afferma Les Echos – l'ipotesi di una fusione con Fiat Auto, accarezzata da alcuni banchieri d'affari, appare molto meno probabile. La famiglia Peugeot non intende lasciarsi diluire». Secondo il quotidiano, l'ipotesi di fusione, lanciata venerdì scorso dal Sole 24 Ore, evocando un progetto maturato alla banca d'affari Mediobanca con il nome di codice "Eiffel", «ha lasciato di marmo i due gruppi interessati». Un'ipotesi del genere era già circolata negli anni 1993 e 1994, senza materializzarsi. La crisi attuale – aggiunge l'articolo di Denis Fainsilber, spinge tutti i gruppi automobilistici a rivedere le loro strategie e «un eventuale rafforzamento del partenariato tra PSA e Fiat non è da escludere». Nessuna conferma è venuta, d'altra parte, dalla Fiat, che ha dichiarato che non sottoporrà all'esame del cda nessuna operazione di fusione con altre imprese del settore automobilistico. Cosa che non impedisce di esaminare «ogni opportunità di accordo di diverse forme per ottenere sinergie produttive e l'accesso a nuovi mercati». Il gruppo italiano, sottolinea Les Echos, «non dispone a breve termine di un sostegno statale equivalente a quello dei gruppi francesi, cosa che lo rende più nervoso sulle prossime scadenze di tesoreria». Il discorso, continua il quotidiano, è «molto più tiepido» da parte francese. Il gruppo PSA va ripetendo da settimane che l'impegno più urgente è la gestione della crisi, riferisce Les Echos. Le riflessioni degli azionisti – aggiunge - riguardano più il rafforzamento dei partenariati che le alleanze. «Lo scenario di una fusione franco-italiana non è giudicato credibile» per varie ragioni. Innanzitutto, la famiglia Peugeot, che detiene il 30% del capitale e il 45% dei diritti di voto, non la chiede. «Non la vedo accettare di perdere il controllo del gruppo. Intende attraversare questa crisi come ne ha attraversate altre, pensando che ci saranno vittime e quote di mercato da conquistare», scrive il quotidiano, facendo riferimento a quanto si dice nell'entourage di Christian Streiff, presidente del direttorio di PSA. Un matrimonio, nel contesto attuale, avrebbe conseguenze sull'occupazione, visto che ci sono numerosi doppioni tra i due gruppi, spiega Les Echos. Contrariamente all'alleanza Fiat-Chrysler, una fusione Fiat-PSA sarebbe molto più orientata sulla riduzione dei costi che sulla crescita, afferma un consulente automobilistico, aggiungendo però che l'industria automobilistica ha bisogno di qualcosa così. PSA ha appena avuto oltre 3 miliardi di prestiti da parte del governo francese, in cambio della promessa di non chiudere fabbriche: i poteri pubblici difficilmente darebbero il loro benestare a uno scenario che comporta perdite di posti di lavoro. Infine, prima di prendere in considerazione altre concentrazioni, «ognuno attende di conoscere le sorti di Opel, che "pesa" ancora per il 7% del mercato europeo». Un altro titolo su Les Echos, «Due famiglie di fronte alla tempesta», spiega che alla PSA, come alla Fiat, le famiglie dei discendenti dei fondatori «hanno sempre il potere». Anche se le funzioni operative sono lasciate ai manager, per ogni eventuale alleanza capitalistica sono gli azionisti a decidere. Le due famiglie, scrive ancora il quotidiano, hanno relazioni reciproche da parecchi lustri, ma l'idea di unire la totalità dei loro attivi «e quindi, per una delle due famiglie, di perdere il controllo» non è mai stata ufficialmente messa in piazza. Les Echos fa un parallelo tra il «capitalismo di eredi» delle due famiglie, ricorda che John Elkann è stato spinto sulla scena prematuramente con la morte del nonno Giovanni Agnelli nel 2003 e del pro-zio Umberto nel 2004, sottolinea che Sergio Marchionne ha dato alla Fiat nuovo slancio e che ha la fiducia della famiglia Agnelli. Ma secondo Les Echos c'è una differenza: come dimostrano il «matrimonio fallito» con General Motors e la prossima alleanza con Chrysler, Fiat «è più desiderosa di PSA di convolare a nozze con i suoi pari».
(Fonte: www.lesechos.fr - 16/3/2009)

lunedì 16 marzo 2009

Nardelli: "E' di 8-10 miliardi di dollari il contributo cash di Fiat a Chrysler"


Chrysler stima che il valore cash del contributo di Fiat all'alleanza proposta fra le due case automobilistiche sarà compreso fra 8 e 10 miliardi di dollari. La previsione è del CEO Robert Nardelli, il quale accenna anche al fatto che l'intesa con il Lingotto aiuterà Chrysler a mantenere 5.000 posti di lavoro nel settore manifatturiero americano. Nardelli ha sottolineato di aver avuto negoziati "molto costruttivi" con la task force dedicata al settore auto e ha aggiunto di aver detto ai funzionari governativi che il gruppo di Detroit "è un business che sta in piedi su basi stand alone", senza bisogno di un partner. Il numero uno di Chrysler ha ribadito che la chiusura del deal con Fiat è subordinata alla soddisfazione delle richieste a cui il governo USA vincola il suo finanziamento.
(Fonte: http://it.reuters.com - 16/3/2009)

venerdì 13 marzo 2009

Fiat: ecco il «piano Eiffel» per l'alleanza con PSA


Il Lingotto stringe sulle alleanze: messa a punto con Parigi e Mediobanca un'ipotesi di fusione che si confronterà con le altre soluzioni. Più volte la voce di un accordo Fiat-Peugeot ha scosso i mercati. E altrettante volte Torino e Parigi hanno fatto circolare cortesi smentite. Lo stesso amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, quando affronta il tema alleanze si trincera dietro una frase che lascia aperta una miriade di opzioni: «Tutti parlano con tutti». D'altra parte, la situazione generale certo non facilita la definizione di un progetto chiaro di aggregazione. La volatilità delle Borse, la scarsa e incerta visibilità sul futuro imminente del mercato auto e la difficoltà nel trovare strumenti concreti di valutazione che rendano meno vincolante il parere del mercato, ha imposto una generale prudenza. Ora, però, Fiat ha messo almeno due punti fermi. Ha ottenuto gli incentivi per l'auto e sta procedendo a passi spediti verso l'accordo con Chrysler che la riporterà in America. Un contesto, questo, che ha permesso a Marchionne di riprendere nuovamente in mano il dossier degli accordi strategici in Europa. E così, con il supporto-chiave di Mediobanca, si è riaperto il dossier «Eiffel», come viene chiamato scherzosamente in ambienti finanziari francesi. Secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, infatti, un piano di fusione con PSA sarebbe già stato abbozzato con l'assistenza di Mediobanca e di un consulente strategico e Marchionne starebbe valutando se e quando presentarlo in consiglio. Con il gruppo francese, del resto, Fiat ha in piedi un accordo nel settore dei veicoli commerciali che dura da diversi anni e i cui frutti sono tangibili sia in termini di sinergie sia di quote di mercato. Ma su quali basi si potrebbe sviluppare la nuova intesa? Il progetto sul quale si starebbe lavorando, secondo quanto riferito da alcuni fonti finanziarie, partirebbe dal presupposto di mantenere inalterata la struttura produttiva in Italia in modo da salvaguardare l'occupazione in questo momento difficile per l'industria. I francesi sopporterebbero il costo occupazionale della fusione, ma prenderebbero in cambio il quartier generale: la sede del colosso risultante dall'operazione sarebbe infatti a Parigi, con Marchionne però alla guida operativa del nuovo gruppo. Sui termini finanziari, invece, c'è ancora il top secret. Non a caso nessuna comunicazione è stata portata nel consiglio di amministrazione Fiat. L'ipotesi più probabile, tuttavia, è che vi sia un'integrazione tra l'attività auto di Fiat e quella di PSA. Sul come ciò possa avvenire, il mercato si è esercitato in più occasioni diffondendo analisi dettagliate. Una di queste portava la firma di UBS, banca svizzera di cui Marchionne è vice presidente non esecutivo. Nel dettaglio, lo studio prevedeva che il Lingotto scambiasse il business dell'auto, che rappresenta un 45% circa del fatturato di gruppo, con una quota consistente nella nuova realtà. Secondo alcune stime, allo stato Fiat Auto, controllata al 100% da Torino, può valere tra i 2,5 e i 3 miliardi contro i 3,47 miliardi della capitalizzazione di Psa ai prezzi di ieri. PSA è a sua volta controllata con il 30,22% dalla famiglia Peugeot che vanta però il 45% dei diritti di voto, il che impedisce che si possa realizzare qualsiasi manovra ostile nei confronti della società francese. A questi prezzi, è dunque ipotizzabile che Fiat diventi azionista con una quota compresa tra il 41 e il 45% circa di una realtà che oggi può essere valutata tra i 6 e i 6,5 miliardi e partecipata dalla famiglia Peugeot con un pacchetto variabile tra il 16,2% e il 17,8%. Da superare, ovviamente lo scoglio dei diritti di voto. La famiglia Peugeot potrebbe cercare di spuntare una gestione equilibrata del nuovo gruppo auto. Lo schema finanziario, in ogni caso, è legato a doppio filo con la valutazione che verrà fatta degli asset che in ultimo si deciderà di far confluire nell'accordo. Come sottolineava a suo tempo UBS, questo progetto avrebbe diversi pregi sul piano industriale, compreso quello di dare a PSA la possibilità di entrare nei segmenti di alto livello grazie ai marchi Alfa Romeo e Lancia. Anche sul fronte dei motori non vi sarebbero sovrapposizioni particolari, piuttosto in alcuni casi anche complementarietà. Non a caso qualche tempo fa il presidente di PSA Christian Streiff ha dichiarato che «ci sono discorsi positivi su nuovi motori e altri progetti con i nostri partner».
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 13/3/2009)

giovedì 12 marzo 2009

Winterkorn: "Alleanza Fiat-Chrysler? L'unione non fa la forza"


Così Martin Winterkorn, numero uno di Volkswagen, commenta la joint venture Torino-Detroit. Per la casa tedesca il 2008 è stato positivo, ma la crisi del settore ha iniziato a farsi sentire e il 2009 sarà «difficile». «Fiat e Chrysler si sono messe insieme perché ciascuna delle due non va tanto bene. Ma il mettersi insieme non basta per migliorare i conti». La battuta di Martin Winterkorn, numero uno della Volkswagen, viene dall'esperienza del gruppo tedesco nell'integrazione di tutte le sue marche: «Noi ci abbiamo messo vent'anni - spiega - per far funzionare tutte le sinergie possibili». Il manager tedesco resta scettico sulle previsioni di Sergio Marchionne secondo cui nel settore resteranno solo sei grandi gruppi, di cui due al massimo in Europa: «Quello che vedo al momento attuale - dice - è un grosso consolidamento in Cina, e credo che i cinesi faranno parte dei sopravvissuti alla fine della crisi. Ma ci sarà sicuramente più di un gruppo europeo». Per quanto riguarda i possibili aiuti alla concorrente Opel, Winterkorn ha ribadito che lo Stato non dovrebbe aiutare aziende che non hanno possibilità di sopravvivere nel lungo periodo. Volkswagen ha presentato ieri conti da primato per il 2008: 6,3 milioni di vetture vendute (+1,3%), fatturato in crescita del 4,5% a 113,8 miliardi di euro, utile operativo di 6,3 miliardi (+3%) nonostante il crollo dei mercati nella seconda parte dell'anno. Sulla base di questi risultati il board proporrà ai soci un aumento del dividendo - caso unico nel settore in questi tempi di crisi - nonostante le previsioni per il 2009 siano per un calo dei profitti e per un possibile primo trimestre in rosso. Ai dubbi su questa decisione, il direttore finanziario Hans Dieter Pötsch ha risposto che il payout sugli utili dell'azienda è relativamente basso e che in ogni caso anche i dipendenti della Volkswagen hanno ottenuto un aumento del bonus annuale a 4.100 euro a testa. Ha inoltre ricordato che con i suoi 8 miliardi di liquidità netta a fine 2008, Volkswagen è meglio attrezzata delle concorrenti per affrontare la crisi. Anche il colosso di Wolfsburg, tuttavia, dovrà sottoporsi a una cura dimagrante: 2 miliardi di investimenti in meno e un obiettivo di ridurre i costi di un miliardo, pur senza chiusure di impianti. Non sono previsti licenziamenti, ma l'azienda ha già annunciato che non rinnoverà i contratti a termine a 16mila persone. Gli obiettivi di lungo periodo (2018) restano invariati: Volkswagen, ha detto Winterkorn, intende diventare il numero uno mondiale dell'auto.
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 12/3/2009)

mercoledì 11 marzo 2009

WSJ: La ripresa della Chrysler legata alle marche straniere


Il futuro di Chrysler? E' nelle mani della Fiat, della Nissan e della Lotus. Il piano di rilancio presentato al Tesoro dalla casa automobilistica prevede il lancio di 24 modelli nei prossimi 48 mesi, e di questi quasi tutti sono sviluppati dalle marche citate. Lo riporta il Wall Street Journal, ma senza nascondere un po' di preoccupazione perché l'autorevole giornale U.S.A. ricorda come diversi dei precedenti tentativi di introdurre sul mercato statunitense vetture con design straniero si sono rivelati un flop. Negli anni '80 Ford aveva infatti importato la sport car tedesca Mercury Merkur senza successo, e lo stesso era accaduto con l'importazione della Ford Contour e della Mercury Mystique. Due dei modelli Chrysler con vendite più basse, la Sebring e il Dodge Avenger, sono sviluppati da Mitsubishi in Giappone. "Se da un lato molti osservatori ritengono che la partnership con Fiat abbia senso, alcuni hanno dei dubbi sul fatto che la partnership possa formarsi così rapidamente da far sì che la Chrysler sopravviva alla crisi", spiega il Wall Street Journal, evidenziando come "anche se tutto dovesse svolgersi nei tempi previsti, molti dei modelli Chrysler basati su piattaforma Fiat non saranno pronti per la vendita prima del 2011. "Passerà un'eternità - afferma Michael Robinet, vice presidente di CSM WorldWide - fino a quando veicoli basati su modelli Fiat usciranno dagli impianti nordamericani di Chrysler".
(Fonte: http://online.wsj.com - 9/3/2009)

martedì 10 marzo 2009

Jim Press: "L’accordo con Fiat ci rafforzerà in Europa e America Latina"


«La due diligence con Torino è in corso e non posso confermare o smentire se Chrysler potrà utilizzare i vari impianti di Fiat, anche in Italia. Dico solo che il piano presentato alle autorità prevede possibili sinergie a livello di piattaforme, distribuzione e - come parte fondamentale per la generazione dei profitti - nel campo dei componenti e degli acquisti». Jim Press, il manager che anni fa creò il fenomeno Toyota negli U.S.A. e ora, in qualità di presidente di Chrysler, spera negli aiuti di Washington per rilanciare il gruppo e far decollare l’accordo con Fiat, è ottimista. «Grazie agli italiani - afferma Press - entreremo nel segmento delle auto compatte, accederemo alle tecnologie “verdi” di Torino, come quelle sul gas e l’etanolo e, così, potremo crescere in Europa. Ma Fiat ci servirà soprattutto per aumentare il nostro peso in America latina dove ora contiamo solo per lo 0,7%». È già possibile azzardare similitudini tra i marchi: Dodge-Alfa Romeo (sportività), Chrysler-Lancia (offerta al top), Jeep-Fiat (gamma allargata ai Suv anche di taglia ridotta). «La nostra ambizione - aggiunge Press - è coprire tutti i segmenti. Quello low cost? È ancora da vedere». Il presidente di Chrysler liquida con un sorriso la domanda sulla nuova società con Fiat: si chiamerà FiatChrysler? Oppure, memori delle sfortunate nozze con Daimler (da cui DaimlerChrysler) ad Auburn Hills chiederanno una soluzione diversa? Se l’accordo andrà in porto (tutto è legato ai nuovi aiuti in corso di valutazione a Washington), gli americani non si opporrebbero a possibili allargamenti dell’intesa: «Essere aperti alle opportunità - precisa Press - fa parte del nostro approccio strategico. Per quanto ci riguarda abbiamo accordi in essere con Nissan nel settore delle vetture compatte, con Volkswagen da cui attingiamo motori diesel. Cooperiamo anche con Hyundai e Mitsubishi». Tra una risposta e l’altra il presidente di Chrysler ricorda che «entro il 31 marzo la Casa Bianca farà sapere se ci concederà i nuovi finanziamenti, ovviamente propedeutici all’accordo con Fiat». Per far irritare Press basta pronunciare la parola «Chapter 11»: «Sarebbe un disastro - avverte - e subito andrebbero persi 300.000 posti. Una iattura anche per i nostri 3.300 concessionari. Questa ipotesi comporterebbe un danno sociale enorme: 140.000 occupati in meno solo considerando tutto il nostro business». «Insieme a Fiat - conclude - vogliamo diventare il sesto produttore mondiale e contribuire alla lotta all’inquinamento».
(Fonte: www.ilgiornale.it - 10/3/2009)

lunedì 9 marzo 2009

Faz: "Opel con Fiat per sopravvivere"


Un'alleanza con la Fiat per sopravvivere alla crisi. Questa la scelta strategica suggerita alla Opel dal tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il prestigioso quotidiano conservatore individua nella casa torinese il partner ideale. "Anche se Fiat e Opel vanno dal 2005 ciascuna per proprio conto - scrive la Faz - poche aziende automobilistiche si conoscono così bene". Ulteriore motivo a sostegno della convergenza sarebbe la considerazione che due modelli come Grande Punto e Corsa vengono costruite sulla stessa piattaforma, con Opel che utilizza i motori diesel sviluppati dal Lingotto.
(Fonte: www.faz.net - 7/3/2009)

venerdì 6 marzo 2009

Marchionne: "In Europa aiuti all'auto a tutti o a nessuno"


Gli incentivi sono «una misura strutturalmente necessaria per rinnovare il parco circolante. Spero che rimangano istituzionalmente nel sistema». Lo ha detto l'ad della Fiat, Sergio Marchionne al Salone di Ginevra. Sull'andamento di mercato del gruppo Fiat, il manager ha affermato: «Gli ordini stanno aumentando. Il prodotto nostro è azzeccato e ideale per questo mercato. 500, Panda e Punto sono macchine ottime». Sugli aiuti dallo Stato, Marchionne ha detto: «Riconosco totalmente l'impegno del governo Berlusconi nel settore dell'auto e lo ringrazio perché credo che abbiano fatto un grandissimo lavoro e che Un impegno simile non si possa ignorare». Tuttavia, «quando i due maggiori produttori francesi ricevono 6 miliardi di finanzaimenti dal governo a tassi di interesse non ottenibili dal mercato, la Fiat in queste condizioni è messa con le spalle al muro», ha precisato Marchionne. «Capisco benissimo l'impegno del governo francese ma noi continuiamo a guardare quale sarà l'impatto finale alla struttura finanziaria del gruppo e sulla sua capacità di competere. Non possiamo - ha aggiunto l'ad di Fiat - fare a botte con le mani legate dietro la schiena. Gli aiuti devono andare o a tutti o a nessuno». Riferimento evidente alla decisione della commissione U.E. di definire «non competitivi» gli aiuti destinati al settore dell'auto dal governo francese. Marchionne ha spiegato: «Ci stiamo mettendo in un campo di dislivelli totali. C'è la tranquillità di uno che può avere 3 miliardi di aiuti per quanto riguarda la gestione di questa crisi e c'è la Fiat che sta facendo tutto da sola partendo da una crisi strutturale nostra del 2004 molto profonda». Ergo, «non sono qui a dire al governo Berlusconi cosa deve o non deve fare ma deve riconoscere che questo è un problema che si è creato nei mercati e che deve essere risolto, non può essere lasciato così. Capisco bene l'impegno dei francesi. Ma ora comincia anche la Germania, poi l'Inghilterra si sta muovendo per aiutare Jaguar e Land Rover. Adesso basta. Come produttori di auto non possiamo ignorare tutto questo. Spero che ci lascino tutti a piedi, tutti da soli per competere». Il manager italo-canadese ha concluso: «Dobbiamo cercare di creare un futuro per questa industria andando avanti. Mettere i cerotti ad un problema che è diventato così strutturale, così fondamentale non risolve assolutamente niente. Invito i miei colleghi e gli altri amministratori delegati a riconoscere il problema e a sedersi attorno a un tavolo per risolverli». Marchionne ha chiesto poi a Moody's maggior coerenza, replicando a distanza alla società di rating, che nei giorni scorsi ha abbassato la valutazione del merito di credito del gruppo torinese e in un report ha poi sostenuto che il cash di Fiat a fine 2008 (pari a 3,9 miliardi di euro) non è sufficiente al fabbisogno dei 12 mesi. «Sono disposto a fargli vedere un po' di numeri. Sono opinioni loro. È la stessa agenzia che si è rifiutata di riconoscere il risanamento della Fiat e le è bastato che il mercato girasse per cambiare opinione. Bisogna avere una certa coerenza, una certa calma». Il vero problema - ha detto ancora il manager - «è quanto durerà la crisi. La cosa importante da capire è che Fiat nell'anno non perderà soldi. Fiat è probabilmente una delle società più capitalizzate e senza debiti a fine 2008».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 3/3/2009)

giovedì 5 marzo 2009

Marchionne al Tesoro U.S.A.: "Possiamo risollevare le sorti di Chrysler e aiutarla a ripagare i prestiti del Governo"


L'accordo con Fiat potrebbe permettere a Chrysler di risollevarsi dalla crisi e anche aiutarla a ripagare i prestiti ricevuti dal governo degli Stati Uniti. E' quanto ha detto l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, dopo un incontro durato due ore con i membri della commissione del dipartimento del Tesoro U.S.A., che sta esaminando i problemi del settore dell'auto in U.S.A. . "Possiamo apportare valore aggiunto. - ha detto Marchionne ai giornalisti dopo la riunione - Questa è la vera questione ed è un fattore necessario per la ripresa di Chrysler". La commissione del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti "ha voluto sapere come si manifesterà l'alleanza industriale (tra Chrysler e la Fiat)", ha detto Marchionne. L'amministratore delegato della Fiat si è incontrato in particolare con i consulenti del segretario al Tesoro Timothy Geithner, ovvero Steve Rattner e Ron Bloom, e con altri funzionari del governo di Obama. "Ritengo che siano stati critici in modo intelligente su tutte le questioni rilevanti, e giustamente. - ha detto Marchionne - Riconoscono la portata del problema e c'è una determinazione assoluta a trovare una soluzione" riguardo alle difficoltà che il comparto auto attraversa. Il numero uno della Fiat ha aggiunto comunque che il governo di Obama si è mostrato ricettivo nei confronti della proposta di un'alleanza tra Fiat e Chrysler.
(Fonte: www.apcom.net - 5/3/2009)

mercoledì 4 marzo 2009

Jim Press: "Con Fiat alleanza davvero perfetta"


Quella con Fiat sarebbe un'allenza "davvero perfetta". Ne è convinto il vicepresidente di Chrysler, Jim Press, che si è espresso così nell'ambito del Salone Internazionale dell'Automobile di Ginevra. "Fiat - ha spiegato - ha una linea di prodotti molto forte, una grande tecnologia a livello di emissioni di CO2, un'intera gamma nel segmento A, B e C e una forte distribuzione in Europa. "D'altra parte - ha proseguito - Chrysler ha una forte presenza in Nord America e vuole rafforzare la sua posizione a livello mondiale". Press non ha voluto esprimersi sui tempi per la formalizzazione della lettera d'intenti con Fiat. Prima, ha spiegato, devono arrivare a Chrysler i 5 miliardi di dollari di finanziamento nell'ambito degli stanziamenti fissati dal governo U.S.A. a sostegno delle case automobilistiche nazionali. Press non ha aggiunto nuove informazioni su quali, quanti saranno e dove verranno prodotti i modelli in comune: "Siamo in due diligence, non possiamo dire nulla". Quanto, infine, all'eventualità che la teorica alleanza con Fiat non dovesse andare in porto, Press ha detto che ci saranno altre opportunità, ma "ora c'è solo Fiat".
(Fonte: http://notizie.virgilio.it - 3/3/2009)

martedì 3 marzo 2009

Marchionne: "Fiducia nell'intesa con Chrysler"


Era particolarmente attesa la presenza, al Salone di Ginevra, dell'amministratore delegato del gruppo Fiat, Sergio Marchionne, soprattutto per avere qualche novità sull'accordo con Chrysler. "Abbiamo totale fiducia su questa intesa - ha spiegato Marchionne - e domani sera andrò in America per riprendere il dialogo con le autorità U.S.A. e vedere a che punto siamo. Non c'è nessuna necessità di prorogare la data del 31 marzo per la scadenza del prestito da 5 miliardi di dollari chiesti da Chrysler a Washington. Dipende da quale soluzione troveranno loro per andare avanti. Noi saremo lì a spiegare la posizione di Fiat ai funzionari del Tesoro".
(Fonte: www.quattroruote.it - 3/3/2009)

lunedì 2 marzo 2009

Inizia il Salore di Ginevra e continua il Risiko delle alleanze. E se nascesse un "super-gruppo" Fiat(Chrysler)-PSA-BMW?


Crollo delle vendite, taglio della produzione, licenziamenti, scioperi, nuove alleanze. In estrema sintesi è quanto si sta verificando nell'industria mondiale dell'auto, colpita da una profonda crisi finanziaria globale che non si vedeva da decenni e che preluderà a cambiamenti radicali. Ed è in questo scenario drammatico ma di svolta che apre domani alla stampa la 79esima edizione del Salone dell'auto di Ginevra. Certamente tutti i "big" del settore presenti a Ginevra illustreranno le proprie ricette per uscire dalla crisi. E in molti casi si tratterà di cure shock che prevedono netti ridimensionamenti produttivi ed occupazionali, inedite alleanze o scioglimento di rapporti che duravano da decenni. Insomma, alla fine del 2009 l'industria automobilistica mondiale avrà cambiato pelle e avviato quel processo di consolidamento profetizzato alcuni mesi fa dall'amministratore delegato della Fiat. Chissà se già da allora Marchionne aveva in mente di fare un'alleanza con Chrysler, comunque quello sulle modalità ed i tempi del progetto di partnership tra il gruppo torinese ed il produttore americano sarà certamente uno dei temi caldi del salone di Ginevra. Come terrà banco il futuro di General Motors che ha annunciato una maxi-perdita 2008 da 31 miliardi di dollari e nei giorni scorsi ha presentato al governo americano un aggressivo piano di taglio dei costi (12 impianti chiusi entro il 2012 e 47.000 posti di lavoro in meno entro il 2009) a fronte di aiuti fino ad un totale di 30 miliardi di dollari. Anche Chrysler ha presentato un piano che prevede la diminuzione di ulteriori 3.000 posti di lavoro (oltre ai 32.000 già tagliati) e un taglio dei costi fissi per il 2009 di 700 milioni, mettendo in evidenza come la proposta di partnership con Fiat potrà aiutare la società sia a diminuire i costi sia ad accedere a piattaforme per veicoli a basso consumo. A fronte di ciò Chrysler chiede però un totale di 9 miliardi di aiuti. In questo scenario la Ford ha invece confermato di avere una liquidità adeguata e di poter continuare la propria attività di ristrutturazione senza dover chiedere aiuti al governo. La crisi però morde anche le giapponesi tanto che Toyota, per la prima volta dal 1963, stima una perdita di 2,9 miliardi di euro e annuncia un taglio alla produzione del 20% e la Nissan prevede un 'rosso' di 2,2 miliardi, il primo dall'arrivo di Ghosn nel 1999, e decide di mandare a casa 20 mila persone. Anche PSA ha segnato nel 2008 le sue prime perdite da dieci anni, mentre Renault ha annunciato un utile in caduta libera del 78%. Fiat invece ha segnato un utile netto di 1,2 miliardi, mantenendo però il dividendo solo alle azioni di risparmio. In questo quadro a tinte fosche si studiano nuovi scenari per uscire dalla crisi e si intrecciano ipotesi di cessioni o nuove alleanze. La Ford ha già messo in vendita la controllata Volvo, come come Gm sembra intenzionata a fare con la Saab. Sempre in casa GM, anche Opel, acquisita 80 anni fa, potrebbe essere ceduta fino al 50%. Intanto la Daimler ha già fatto sapere che non è interessata né ad Opel, né a Volvo o a Saab e anche il patron di Renault Carlos Ghosn ha al momento escluso qualsiasi ipotesi di nuova alleanza. BMW finora si è pronunciata solo sulla prosecuzione dei colloqui con Fiat per una possibile cooperazione nei marchi Mini e Alfa Romeo, oggetto otto mesi fa di una lettera d'intenti tra le due case, ed ha confermato contatti con la concorrente Daimler per un rafforzamento della cooperazione. Secondo alcune indiscrezioni di stampa la casa bavarese starebbe studiando anche un possibile ampliamento dell'alleanza con la francese PSA e qualcuno ha anche azzardato una partnership a tre Fiat(Chrysler)-BMW-PSA.
(Fonte: www.bluewin.ch - 2/3/2009)