sabato 2 agosto 2014

FCA (2): OK degli azionisti Fiat alla fusione con Chrysler nell'ultima assemblea a Torino


Per Fiat è arrivato il momento di fare un "salto di qualità". Nel giorno dell'ultima assemblea degli azionisti a Torino, l'amministratore delegato Sergio Marchionne dipinge il progetto di fusione con Chrysler come "un altro salto epocale, che dopo 115 anni segna la fine di un lunghissimo ciclo storico". È l'ultima volta del Lingotto: oggi, l'84 per cento dei soci presenti (poco più della metà del capitale) ha detto sì, dando il via libera ufficiale a FCA. D'ora in poi, a decidere sarà Londra, il nuovo quartier generale. Nel capoluogo piemontese resteranno i piani alti europei.
Dal 2004 a oggi - La giornata comincia alle 11 e il messaggio di Marchionne e del presidente John Elkann è chiarissimo: "Non possiamo più permetterci il lusso di guardare alle nostre attività riducendo la prospettiva ai confini storici e ai domicili legali". L'a.d. ha ricordato il baratro del 2004, quando il gruppo "era sull'orlo del fallimento" e concentrava il 92 per cento del fatturato in Europa, con 1 milione e 900 mila automobili vendute. Oggi, per il manager, è tutto diverso. "Possiamo e dobbiamo puntare in alto - è l'esortazione - Grazie al lavoro degli ultimi anni, siamo pronti a fare il salto di qualità". I dati riferiti dall'a.d., relativi al 2013, parlano di 87 miliardi di fatturato nel 2013, triplicato rispetto a nove anni prima, e 4,4 milioni di veicoli venduti: "La nostra nostra presenza sui mercati è piu equilibrata e siamo diventati il settimo costruttore mondiale dopo Ford".
L'impegno per l'Italia - Durante l'assemblea, Marchionne ha anche ribadito che l'azienda "non sta lasciando l'Italia", che le attività nel Belpaese "non verranno ridotte" e che solo la holding seguirà il diritto olandese. Rassicurazioni anche da Elkann: "L'impegno resta forte e immutato".
La votazione - Nel primo pomeriggio, gli azionisti Fiat hanno dunque dato il via libera. In sala era rappresentato il 52 per cento del capitale, pari a 655 milioni di azioni. L'OK a FCA è arrivato con il sì di 551 milioni, l'84 per cento. Fiat sarà incorporata in Fiat Investments, destinata a diventare Fiat Chrysler Automobiles, la nuova holding del Gruppo. Torino si congeda così, il prossimo appuntamento sarà ad Amsterdam. Non solo per la sede legale, ma anche per la prima assemblea del nuovo corso. Al perfezionamento della fusione, il consiglio di amministrazione sarà composto da John Elkann, Sergio Marchionne, Andrea Agnelli, Tiberto Brandolini d'Adda, Glenn Earle, Valerie A. Mars, Ruth J. Simmons, Ronald L. Thompson, Patience Wheatcroft, Stephen M. Wolf ed Ermenegildo Zegna.
Incognita recesso - I contrari alla fusione potranno esercitare il diritto di recesso: a chi si tirerà indietro verranno riconosciuti 7,72 euro per ogni azione, ma è da quel 16 per cento di "no" che dipenderà l'esito dell'operazione. Per il pagamento dei recessi sono stati stanziati 500 milioni di euro, che a detta della stessa Fiat non dovranno essere superati: se tutti i contrari di oggi (circa 100 milioni di azioni, pari a poco meno di 800 milioni di euro) dovessero esercitare il diritto, la fusione non andrebbe dunque in porto. "Non sarebbe un fallimento", è la rassicurazione di Elkann, mentre per Marchionne a quel punto si tratterebbe di "aspettare" e riesumare l'operazione "tra qualche mese o un anno".
Barra dritta - Nella conferenza stampa tenuta dopo l'assemblea, Marchionne ha confermato la linea sul nostro Paese: "Non è corretto definire la FCA come meno italiana - ha detto l'a.d. - Abbiamo dovuto fare quello che devono fare tutte le aziende per garantire la loro sopravvivenza in un mercato che è diventato globale. Per fortuna, o abilità, nel 2009 abbiamo avuto la possibilità di allargarci in maniera piuttosto significativa prendendo dei rischi non da poco, facendo cose che molti altri non avrebbero fatto. Questo ci dà una tranquillità per lo sviluppo delle attività italiane che non abbiamo mai avuto negli ultimi dieci anni, da quando sono in Fiat". Marchionne ha inoltre ribadito il no agli interventi di defiscalizzazione per l'auto proposti dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi: "Non voglio incentivi né ingerenze sulla domanda del mercato - ha spiegato l'a.d. - lasciamo che vada da solo". Ma il messaggio che emerge dall'ultimo giorno di Torino parla d'altro, e ha i toni della certezza: "Abbiamo cinque mesi di lavoro da fare. Nonostante il livello di scetticismo, sono convinto che realizzeremo i numeri che abbiamo messo su carta".
(Fonte: www.quattroruote.it - 1/8/2014)

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