martedì 5 aprile 2011
Il New York Times e la 500
"La piccola italiana cerca l'amore in America". Questo il titolo che il New York Times dedica alla Fiat 500 americana, "piccola fuori per gli standard statunitensi ma dagli interni non claustrofobici". Una vettura "molto europea" che arriva in U.S.A. in un momento propizio con i prezzi della benzina a 4 dollari al gallone (circa 3,8 litri). Nel lungo servizio che il New York Times dedica alla Fiat 500 (3 pagine), viene messo in evidenza come la 500 poteva restare un fenomeno europeo ma con l'ingresso di Fiat in Chrysler lo sbarco negli Stati Uniti è invece diventato realtà. Ci sono voluti però due anni prima del suo arrivo perché "la Fiat 500 non era pensata per il Nord America e non aveva i requisiti di emissioni e sicurezza degli Stati Uniti".
(Fonte: www.nytimes.com - 25/3/2011)
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L'ultimo passaggio è sicuramente un "dato progettuale" da prendere in considerazione: adattare un prodotto, già lanciato in europa, per il mercato USA (solo per requisiti di sicurezza emissione) ci sono voluti due anni. Se si potesse analizzare il dettaglio del workflow e il suo cammino critico si potrebbero individuare delle aree di miglioramento e di compressione della durata totale, ma non è questo il punto. Progettare una piattaforma per una world car richiede sia forti competenze tecniche e di mercato, ma anche team progettuali fortemente motivati, operanti contemporaneamente in più luoghi e dotati di metodologie cooperative stato dell'arte(un solo cuore ma più teste, come dice Marchionne). Leggendo alcuni report sulla storia Daimler-Chrysler sembrerebbe che uno dei motivi del fallimento sia stata proprio l'incapacità dei team progettuali a lavorare in armonia su progetti condivisi.
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